Il santo

La vita del santo è fatta di abissi e di vette; abissi abissali, notti nere come l'inferno, gallerie oscure, dove l'anima, invasa da una luce assolutamente superiore, è abbagliata in una oscura contemplazione e sommersa in un mare di angoscia o quasi di disperazione, per la constatazione palese del proprio nulla e della propria misera. Il santo passa mesi, anni, in cui un solo anelito sarebbe quello di morire in seno a Dio, da quale si sente volte irrimediabilmente staccato. La vita è un atroce morte ed il sonno un sollievo, una tregua; quasi una carezza per l'anima piagata. Trascorre un lungo tempo in cui grida invocando il perdono, la salvezza, il santo che più nulla ha in cuore se non Dio, il suo Dio.
Poi, dopo un lungo lavorio in un crogiolo paragonabile al purgatorio, l'anima del santo è tratta lentamente dal suo divino Artefice ad una vita serena, piena, luminosa, operosa e inscalfibile ad ogni urto: ma in lei ora non vive più lei, vive glorioso e forte, onorato e ascoltato, il Creatore e il Signore d'ogni cuore umano.

(Chiara Lubich)