Gesù Luce del mondo

S. GIULIANA di Norwick, Mistica, reclusa

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view post Posted on 13/5/2011, 07:32

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Venerdì 13 Maggio 2011
Santa Giuliana di Norwich
Mistica, reclusa



Dalla Catechesi di Papa Benedetto XVI
Aula Paolo VI (Mercoledì, 1° dicembre 2010)

Cari fratelli e sorelle, [...]

Le notizie di cui disponiamo sulla sua vita - non molte - sono desunte principalmente dal libro in cui questa donna gentile e pia ha raccolto il contenuto delle sue visioni, intitolato "Rivelazioni dell’Amore divino". Si sa che è vissuta dal 1342 al 1430 circa, anni tormentati sia per la Chiesa, lacerata dallo scisma seguito al ritorno del Papa da Avignone a Roma, sia per la vita della gente che subiva le conseguenze di una lunga guerra tra il regno d’Inghilterra e quello di Francia. Dio, però, anche nei tempi di tribolazione, non cessa di suscitare figure come Giuliana di Norwich, per richiamare gli uomini alla pace, all’amore e alla gioia.

Come ella stessa ci racconta, nel maggio del 1373, probabilmente il 13 di quel mese, fu colpita all’improvviso da una malattia gravissima che in tre giorni sembrò portarla alla morte. Dopo che il sacerdote, accorso al suo capezzale, le mostrò il Crocifisso, Giuliana non solo riacquistò prontamente la salute, ma ricevette quelle sedici rivelazioni che successivamente riportò per iscritto e commentò nel suo libro, le Rivelazioni dell’Amore divino. E fu proprio il Signore che, quindici anni dopo questi avvenimenti straordinari, le svelò il senso di quelle visioni. “Vorresti sapere cosa ha inteso il tuo Signore e conoscere il senso di questa rivelazione? Sappilo bene: amore è ciò che Lui ha inteso. Chi te lo rivela? L’amore. Perché te lo rivela? Per amore ... Così imparai che nostro Signore significa amore” (Giuliana di Norwich, Il libro delle rivelazioni, cap. 86, Milano 1997, p. 320).

Ispirata dall’amore divino, Giuliana operò una scelta radicale. Come un’antica anacoreta, scelse di vivere all’interno di una cella, collocata in prossimità della chiesa intitolata a S. Giuliano, dentro la città di Norwich, ai suoi tempi un importante centro urbano, vicino a Londra. Forse, assunse il nome di Giuliana proprio da quello del santo cui era dedicata la chiesa presso cui visse per tanti anni, sino alla morte. [...]

Sappiamo che anche Giuliana riceveva frequenti visite, come ci è attestato dall’autobiografia di un’altra fervente cristiana del suo tempo, Margery Kempe, che si recò a Norwich nel 1413 per ricevere suggerimenti sulla sua vita spirituale. Ecco perché, quando Giuliana era viva, era chiamata, com’è scritto sul monumento funebre che ne raccoglie le spoglie: “Madre Giuliana”. Era divenuta una madre per molti.

Le donne e gli uomini che si ritirano per vivere in compagnia di Dio, proprio grazie a questa loro scelta, acquisiscono un grande senso di compassione per le pene e le debolezze degli altri. Amiche ed amici di Dio, dispongono di una sapienza che il mondo, da cui si allontanano, non possiede e, con amabilità, la condividono con coloro che bussano alla loro porta. [...]

Fu proprio nella solitudine abitata da Dio che Giuliana di Norwich compose le "Rivelazioni dell’Amore divino", di cui ci sono giunte due redazioni, una più breve, probabilmente la più antica, ed una più lunga. Questo libro contiene un messaggio di ottimismo fondato sulla certezza di essere amati da Dio e di essere protetti dalla sua Provvidenza. Leggiamo in questo libro le seguenti stupende parole: “Vidi con assoluta sicurezza ... che Dio prima ancora di crearci ci ha amati, di un amore che non è mai venuto meno, né mai svanirà. E in questo amore Egli ha fatto tutte le sue opere, e in questo amore Egli ha fatto in modo che tutte le cose risultino utili per noi, e in questo amore la nostra vita dura per sempre ... In questo amore noi abbiamo il nostro principio, e tutto questo noi lo vedremo in Dio senza fine” (Il libro delle rivelazioni, cap. 86, p. 320). [...]

Giuliana di Norwich ha compreso il messaggio centrale per la vita spirituale: Dio è amore e solo quando ci si apre, totalmente e con fiducia totale, a questo amore e si lascia che esso diventi l’unica guida dell’esistenza, tutto viene trasfigurato, si trovano la vera pace e la vera gioia e si è capaci di diffonderle intorno a sé.

Vorrei sottolineare un altro punto. Il Catechismo della Chiesa Cattolica riporta le parole di Giuliana di Norwich quando espone il punto di vista della fede cattolica su un argomento che non cessa di costituire una provocazione per tutti i credenti (cfr nn. 304-314). Se Dio è sommamente buono e sapiente, perché esistono il male e la sofferenza degli innocenti? Anche i santi, proprio i santi, si sono posti questa domanda. Illuminati dalla fede, essi ci danno una risposta che apre il nostro cuore alla fiducia e alla speranza: nei misteriosi disegni della Provvidenza, anche dal male Dio sa trarre un bene più grande come scrisse Giuliana di Norwich: “Imparai dalla grazia di Dio che dovevo rimanere fermamente nella fede, e quindi dovevo saldamente e perfettamente credere che tutto sarebbe finito in bene…” (Il libro delle rivelazioni, cap. 32, p. 173).

Sì, cari fratelli e sorelle, le promesse di Dio sono sempre più grandi delle nostre attese. Se consegniamo a Dio, al suo immenso amore, i desideri più puri e più profondi del nostro cuore, non saremo mai delusi. “E tutto sarà bene”, “ogni cosa sarà per il bene”: questo il messaggio finale che Giuliana di Norwich ci trasmette e che anch’io vi propongo quest’oggi. Grazie.



 
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view post Posted on 8/5/2012, 18:44

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«Questa è una rivelazione d’amore che Gesù Cristo, nostra felicità eterna, mi ha fatto in sedici visioni (c. 1*). Questa rivelazione fu fatta ad una creatura semplice e illetterata mentre ancora viveva nella sua carne mortale, nell’anno di nostro Signore 1373, il (venerdì) 13 di maggio (c. 2)...Io non sono buona a motivo della visione, ma solo se amo meglio Dio, e nella misura in cui voi amate meglio Dio, essa vale più per voi che per me... lo dico per voi che siete semplici, perché ne ricaviate sollievo e conforto: tutti noi infatti siamo uno nell’amore, e veramente non mi fu rivelato che Dio mi ama di più della più piccola anima che vive in grazia di Dio. Poiché sono sicura che ci sono molti che non hanno mai avuto né visioni né rivelazioni oltre il comune insegnamento della santa Chiesa e che pure amano Dio più di quanto non faccia io.

Se guardo a me stessa singolarmente io non sono proprio niente; ma se mi considero in generale, sono, io spero, in unione di carità con tutti i miei fratelli cristiani. E in questa unità sta la vita di tutti gli uomini che saranno salvati. Perché, per quanto vedo, Dio è tutto ciò che è buono; e Dio ha fatto tutto ciò che è creato, e Dio ama tutto ciò che ha creato. E colui che ama tutti per Dio ama tutto ciò che esiste. Perché nell’umanità che sarà salvata è compreso tutto, voglio dire tutto ciò che è creato e il creatore di tutto, perché nell’uomo c’è Dio, e in Dio c’è tutto. E chi ama così ama tutto. E io spero, per la grazia di Dio, che chi vede le cose in questo modo sarà ammaestrato nella verità e riceverà una grande consolazione, se ne ha bisogno (c. 9).

Questa creatura desiderava ottenere dalla grazia di Dio tre doni: il primo era la memoria della passione, il secondo era una malattia fisica, il terzo era di avere da Dio tre ferite... Desideravo... provare in me le sofferenze della passione di Cristo, ma desideravo con la grazia di Dio di farne un’esperienza ancor più profonda. Avrei voluto essere realmente presente con la Maddalena e con gli altri amici di Cristo per riuscire a vedere con i miei occhi la passione che nostro Signore Gesù Cristo soffriva per me, e così poter soffrire con lui, come fu dato a quelli che lo amavano e gli erano accanto. Per questo desideravo una visione corporea in cui avrei potuto avere una conoscenza maggiore delle pene fisiche del nostro Salvatore... (c. 2).

La Trinità è la nostra gioia

Quando avevo trent’anni e mezzo Dio mi mandò una malattia fisica che durò tre giorni e tre notti: la quarta notte ricevetti tutti i riti della santa Chiesa, e pensavo che non sarei riuscita a sopravvivere fino all’alba... E però mi dispiaceva morire, non perché ci fosse qualcosa sulla terra per cui mi sarebbe piaciuto vivere, né perché mi spaventassero il dolore e la sofferenza: per questo confidavo nella misericordia di Dio. La ragione era che avrei voluto vivere per amare Dio meglio e più a lungo, e così guadagnarmi una maggiore conoscenza e un più grande amore per Dio nella gioia del cielo... (c. 3).

Nella prima rivelazione vidi il sangue rosso di Cristo scorrere giù dalla corona, caldo e gorgogliante, abbondante e vivo... Ero assolutamente convinta che proprio lui, Dio e uomo, che aveva sofferto per me, era la medesima persona che mi si rivelava in quel momento, senza intermediario alcuno. E nella stessa visione la Trinità riempì immediatamente il mio cuore di una grande gioia, e capii che così doveva essere nella vita senza fine del cielo per quelli che ci arrivano. Perché la Trinità è Dio, Dio è la Trinità. La Trinità è il nostro creatore, la Trinità è il nostro custode, la Trinità è il nostro amore eterno, la Trinità è la nostra gioia e felicità infinita, per il nostro Signore Gesù Cristo e nel nostro Signore Gesù Cristo (c. 4)... Questa visione era viva e reale, e orribile e paurosa, e dolce e amabile, e di tutta la visione che io vidi ciò che mi diede maggior conforto fu che il nostro buon Signore, che è così alto da ispirare timore e paura, si mostrasse così familiare e cortese, e questo soprattutto riempì la mia anima di gioia e di sicurezza...

Ed è quanto il nostro Signore Gesù fa con noi, perché secondo me la gioia più grande sta proprio nel suo essere altissimo, onnipotente, nobilissimo e degno di ogni onore, e insieme umilissimo, dolcissimo, familiare e cortese oltre ogni misura. Ed egli ci rivelerà questa meravigliosa gioia in modo vero e reale quando lo vedremo. E il nostro buon Signore vuole che queste cose siano per noi oggetto di fede e di fiducia, fonte di gioia e di letizia, e ci siano di conforto e di sollievo, per quanto ci è possibile, con l’aiuto della sua grazia, fino al giorno in cui lo vedremo come egli è (c. 7)...

Nella quattordicesima visione compresi come Gesù è la nostra vera Madre nella natura per la nostra prima creazione, ed è nostra vera Madre nella grazia per avere assunto la nostra natura creata. Tutte le belle funzioni e tutti gli uffici dolci e gentili della preziosa maternità sono propri della seconda Persona... (c. 59). Sappiamo che le nostre madri ci generano al dolore e alla morte. Ah, cosa è mai questo? La nostra vera Madre, Gesù, lui solo ci genera alla gioia e alla vita eterna, sia benedetto!... Per questo è per lui un dovere il nutrirci, perché il suo prezioso amore della maternità lo ha fatto debitore verso di noi. Una madre può dare al bambino il suo latte da succhiare, ma la nostra carissima Madre Gesù è in grado di nutrirci con se stesso, e lo fa, con grande cortesia e tenerezza, mediante il sacramento beato che è il cibo prezioso per la vera vita... (c. 60).

Desideri vedere mia Madre?

Nell’undicesima rivelazione il nostro buon Signore... mi rammentò dove sava la Madonna nel momento della sua passione. “Desideri vederla?”. E in questa dolce parola è come se avesse detto: “Io so bene che tu desideri vedere la mia Madre beata, poiché dopo di me lei è la gioia più alta che io possa mostrarti, il gaudio e l’onore più grande, ciò che tutte le mie beate creature desiderano maggiormente vedere” (c. 25)...

Nell’ottava rivelazione invece io vidi parte della compassione della Madonna, Maria Santissima: poiché Cristo e lei erano così uniti nell’amore, che la grandezza del suo amore fu la causa della grandezza del suo dolore... Poiché quanto più alto, più forte, più dolce è l’amore, tanto più grande è il dolore di chi vede soffrire il corpo dell’amato... Qui io vidi una grande unità tra Cristo e noi, secondo quanto comprendo: poiché quando egli era nel dolore, noi eravamo nel dolore, e tutte le creature che sono in grado di soffrire dolore soffrivano con lui. Questo significa che tutte le creature che Dio ha fatto per il nostro uso, il firmamento e la terra, vennero meno secondo la loro natura per il dolore causato dalla morte di Cristo, perché appartiene alla loro natura conoscerlo come loro Signore... (c. 17).

Così la Madonna è nostra Madre; in lei siamo tutti racchiusi e nasciamo da lei in Cristo, poiché lei, che è la madre del nostro Salvatore, è la madre di tutti quelli che sono salvati nel nostro Salvatore; e il nostro Salvatore è la nostra vera madre, e in lui siamo continuamente generati, e non ci separeremo mai da lui... (c. 57).
Nostro Signore mi fece anche una rivelazione sulla preghiera, e in essa vidi due condizioni rispondenti all’intenzione del Signore: una è che l’intenzione sia retta, l’altra è che la nostra fiducia sia sicura... La preghiera è una sincera, gratuita e costante volontà dell’anima, unita e legata alla volontà di nostro Signore mediante la dolce e misteriosa operazione dello Spirito Santo... (c. 41). Ma talvolta pensiamo di avere pregato per molto tempo senza ricevere quello che abbiamo chiesto. Questo però non dovrebbe deprimerci, poiché sono sicura che nelle intenzioni di Dio ciò significa che, o dobbiamo attendere un tempo migliore, o una grazia più grande, o un dono più bello...

E imparai che nostro Signore è amore

E Dio mi rivelò che il peccato è il flagello più crudele con cui possa essere colpita ogni anima eletta, e questa sferza colpisce uomini e donne, e abbatte l’uomo, e lo rende spregevole ai suoi stessi occhi... Con il massimo amore il nostro buon Signore ci custodisce quando ci sembra di essere quasi abbandonati e respinti a causa del nostro peccato e quando noi vediamo di avere meritato questo abbandono... Poiché il nostro cortese Signore non vuole che i suoi servi si disperino, sia che cadano spesso in peccato, sia che le loro cadute siano gravi: il nostro cadere in peccato, infatti, non gli impedì di amarci. La pace e l’amore sono sempre in noi, in noi vivono e operano, noi però non siamo sempre nella pace e nell’amore. Ma egli ci vuole attenti al fatto che è lui il fondamento di tutta quanta la nostra vita, nell’amore, e inoltre è il nostro eterno custode... (c. 39).
Vidi poi tre specie di desideri in Dio e tutti e tre hanno il medesimo fine... Il primo è il desiderio di insegnarci a conoscerlo e ad amarlo sempre di più, e questo è conveniente e utile per noi. Il secondo è il desiderio di vederci nella felicità come sono le anime quando in cielo sono libere dal dolore. Il terzo è il desiderio di riempirci di felicità, e questo si realizza nell’ultimo giorno con una pienezza che durerà per sempre... (c. 75).

Nell’ultima visione mi meravigliai altamente, perché nonostante la nostra vita da poco e la nostra cecità quaggiù, il nostro cortese Signore instancabilmente ci guarda... nel medesimo amore egli ci custodisce... E perciò quando ci sarà il Giudizio e noi saremo portati lassù, potremo vedere chiaramente tutti i misteri che ora ci sono nascosti. E allora nessuno di noi sarà spinto a dire: “Signore, se fosse stato così, sarebbe stato meglio”. Ma tutti diremo ad una sola voce: “Signore, sii benedetto, perché le cose stanno così e vanno bene; e ora vediamo nella verità che ogni cosa è stata fatta secondo quanto tu avevi stabilito prima che fosse fatta...” (c. 85).

Dal primo momento in cui ebbi queste rivelazioni, spesso desiderai sapere che cosa intendesse nostro Signore. Più di quindici anni dopo mi fu data in risposta una comprensione spirituale... E così imparai che nostro Signore significa amore. Ed io vidi con assoluta sicurezza in questa visione e in tutto il resto che Dio prima ancora di crearci ci ha amati, di un amore che non è mai venuto meno, né mai svanirà. E in questo amore egli ha fatto tutte le sue opere, e in questo amore egli ha fatto in modo che tutte le cose risultino utili per noi, e in questo amore la nostra vita dura per sempre. Nella nostra creazione abbiamo avuto un inizio, ma l’amore nel quale ci ha creati era in lui da sempre, senza principio. In questo amore noi abbiamo il nostro principio, e tutto questo noi lo vedremo in Dio, senza fine. Siano rese grazie a Dio (c. 86)».
Da " Le Rivelazioni del Divino Amore"

* I numeri si riferiscono ai capitoli dell’opera di Giuliana "Le Rivelazioni del Divino Amore", da cui provengono le citazioni.

CHI E' GIULIANA DI NORWICH?

Di quella che recentemente è stata definita dalla critica come “la donna teologa più importante della tradizione cristiana” non si sa molto almeno per quanto riguarda le fonti storiche. È una mistica inglese vissuta nella città di Norwich, a nord est di Londra, autrice del Libro delle Rivelazioni, che è considerato una pietra miliare della spiritualità non solo inglese ma universale e anche una importante opera che figura nella storia della incipiente letteratura inglese. Si sa con certezza che è vissuta dal 1342 fino al 1430 circa, che prima di diventare una “Anchoress” o “reclusa” si chiamava Katherine. Secondo l’autore canadese, Ralph Milton, studioso di medioevo e di mistica medievale in Julian’s Cell (La cella di Giuliana), Katherine si era sposata giovanissima e aveva avuto due figli.

Poi un’immane tragedia (la “peste dei piccoli”) le portò via i due bambini ancora in tenera età ed il marito. È solo un’ipotesi questa ma plausibile visto il grande risalto dato a Dio e a Cristo come nostra Madre, e al continuo riferimento all’uomo singolo e all’umanità intera come fosse un bambino bisognoso di affetto e di sicurezza nelle braccia della propria Madre, Dio. Forse Katherine ha scritto e descritto così il proprio rapporto con Dio, attingendo alla propria esperienza di madre terrena.

Dopo la morte dei suoi cari, annichilita dal dolore, cadde in una lunga e profonda crisi spirituale. Rifugiatasi quindi nell’abbazia benedettina di Carrow, continuò la propria ricerca di fede, nella meditazione e nella preghiera, e qui quasi da autodidatta apprese a leggere e scrivere in inglese e imparò anche il latino (ma non sembra che sia diventata monaca benedettina). Lesse i Padri della Chiesa, in particolare Sant’Agostino, San Bernardo, forse anche i mistici tedeschi.

Il travaglio spirituale culminò, all’età di trent’anni il 13 maggio 1373 (un venerdì, giorno del ricordo della Passione del Cristo), con una gravissima malattia durante la quale ebbe una serie di impressionanti visioni di Cristo durante la Passione. Dopo la sorprendente guarigione iniziò la vita da “reclusa” in una cella costruita a fianco del Santuario di San Giuliano a Norwich (da questo momento diventa Giuliana). Reclusa dentro quattro ristrette mura e segregata dal mondo per lei non significava vivere estranea alle sue vicende lieti e tristi. Non si era seduta ai bordi del fiume della storia intenta a guardare, con cuore impassibile, lo scorrere dell’immenso dolore umano. No, non fu così. La città di Norwich e la Chiesa intera erano nel suo cuore.

E ben presto la gente semplice intuì il grande significato della presenza di quella donna apparentemente ritiratasi dalle lotte quotidiane della vita. A lei infatti accorreranno per ricevere conforto, per chiedere preghiere, per avere consiglio o solo per il desiderio di vederla. Madre Giuliana, come veniva chiamata, era diventata così un punto di riferimento per tutta la città e oltre. Nel silenzio, nella preghiera e nel raccoglimento (aiutata solo dalla domestica Alice) rielaborò le visioni avute e scrisse il capolavoro “Le Rivelazioni del Divino Amore”.

Un libro questo, dopo tanto oblio, tornato alla ribalta teologica, non solo perché scritto da una donna ma anche per la grande intuizione ampiamente descritta di Cristo come “nostra Madre tenerissima e carissima”. In verità l’idea era già presente nella spiritualità cristiana medievale (A. Cabassut), ma è proprio lei a darle di nuovo grande risalto, all’interno del dibattito sulla maternità di Dio e della necessità di un linguaggio teologico nuovo. “Che le donne debbano far sentire la loro voce nel concerto di chi parla di Dio è un’esigenza sempre più sentita. Giuliana può dare forza a queste voci e aiutare ad aprire una strada, sia per quel che dice sia per il tono con cui lo dice... Il suo contributo porta ad una visione di Dio più ricca ed equilibrata, più piena e quindi, più attraente. E non è poco” (Domenico Pezzini). Una visione di Dio quindi anche “al femminile” (dopo tanta teologia “al maschile”) visto che Lui è per noi, sempre e insieme, Padre e Madre. Ce n’era bisogno. (Mario Scudu SDB)

Giuliana, teologa della maternità di Dio

«Giuliana era una donna che aveva le antenne, percepì il travaglio dei tempi nuovi e pensò all’umanità, di tutti e di ciascuno, come a una creatura che ha bisogno di essere presa in braccio, tenuta stretta, rassicurata. La sua dottrina (esposta nel libro Rivelazioni) è nota come teologia della maternità di Dio e viene considerato “un modello di teologia femminista”...

Nella teologia di Giuliana la relazione materna è l’allegoria del mistero divino, ciò che lo rende pensabile e praticabile in questo mondo, senza però esaurirlo; per lei la maternità allegorica di Dio è vera e reale, com’è vera e reale ogni maternità e, prima di tutte, quella di Maria di Nazareth.

Sì, perché Dio che ci era madre in quanto creatore, lei spiega, volle diventare la nostra madre in tutto, anche per quella “parte sensuale” – cioè il nostro essere vivente, carne sensibile – che si perde e si disperde, esponendoci alla sofferenza e alla disperazione...» (Luisa Muraro, in Il Dio delle donne, 2003, pp. 77-79).

 
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