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SS. FILIPPO e GIACOMO, Apostoli e martiri

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view post Posted on 3/5/2011, 17:46

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Martedì 03 Maggio 2011
Santi Filippo e Giacomo
Apostoli e martiri



Gli apostoli Filippo e Giacomo “Minore” sono festeggiati lo stesso giorno perché le loro reliquie furono deposte insieme nella Chiesa dei Dodici Apostoli a Roma.

Filippo è conosciuto principalmente attraverso i Vangeli e gli Atti degli Apostoli (cfr. Gv 1,43-48 – Gv 6,5-7 – Gv 12,21-22 – Gv 14,8-31 - At 8,5-40).

Filippo, come Pietro e Andrea, era originario di Bethsaida, sulle sponde del lago di Tiberiade; fu tra i primi a seguire Gesù quando questi passò dal suo paese. Gesù disse una parola “Seguimi”. Filippo lo seguì portandosi dietro anche Natanaele al quale egli aveva detto: "Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret". (cfr. Gv 1,43-48).

Più tardi, Filippo fu testimone dei miracoli del Maestro, come quello della moltiplicazione dei pani, quando, sulla montagna, Gesù venne circondato da una folla tale che...dice Filippo: "Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo". (cfr. Gv 6,5-7).

Ma l'insegnamento più grande del Maestro, Filippo lo provocò con una sua domanda, dopo l'ultima Cena, quando : « Gli disse Filippo: "Signore, mostraci il Padre e ci basta". Gli rispose Gesù: "Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre... " » (cfr. Gv 14,8-31)

Parole inaudite, frasi che danno le vertigini e che i discepoli comprenderanno pienamente solo quando lo Spirito Santo scenderà su di loro, nel giorno della Pentecoste. Parole che Filippo si porterà dentro nella sua missione (cfr. At 8,5-40).

La tradizione più comune afferma che Filippo morì crocifisso a Geropoli all’età di 87 anni.

Filippo è venerato come santo dalla Chiesa cattolica e da quella evangelica (commemorazione liturgica il 3 maggio), dalla Chiesa anglicana (1° maggio), dalla Chiesa ortodossa (14 novembre), dalla Chiesa armena (17 novembre), dalla Chiesa copta (18 novembre).

Giacomo,a differenza di Filippo, non ha quasi parte alcuna nei Vangeli; egli era, pare, figlio d'Alfeo, e forse cugino di Gesù. Viene detto “Minore” per distinguerlo da Giacomo “Maggiore”, fratello di Giovanni Evangelista e figlio di Zebedeo. La sua parte principale ha inizio dopo l'Ascensione di Gesù e dopo la Pentecoste ed è narrata negli Atti degli Apostoli. In effetti, nella prima Chiesa, Giacomo “Minore” godette d'una particolare autorità.

Quando S. Pietro venne miracolosamente liberato dalle catene, nella prigione del Re Erode, corse a darne notizia, per primo all'Apostolo Giacomo.

S. Paolo, dopo la conversione, tornando a Gerusalemme, si diresse subito alla casa di Giacomo, per ricevere istruzioni. E dopo il suo ultimo viaggio in missione, lo stesso Paolo farà la sua precisa relazione proprio nella casa di Giacomo, dove gli altri Apostoli si sono radunati.

Anche gli Ebrei avevano grande ammirazione per la figura di questo Galileo, primo vescovo cristiano di Gerusalemme. Qui fondò una comunità di cristiani, operando sempre numerose conversioni.

Eppure anch'egli cadde vittima della persecuzione o meglio di una specie di sommossa, durante la quale Giacomo venne portato su un punto elevato del Tempio, perché rinnegasse la sua fede in Gesù, dinanzi al popolo.

Alla leale e animosa risposta dell'Apostolo, molti, anche tra gli ebrei, resero Gloria al Signore ma i Farisei, esasperati, fecero precipitare Giacomo dall'alto del Tempio.

Era l'anno 62, e anche fra gli Ebrei, i più saggi e giusti si dolsero di quella uccisione voluta da pochi facinorosi ed eseguita da una folla eccitata.

Giacomo lasciò a monumento sempiterno la Lettera Cattolica nella quale è celebre il suo detto: “la fede senza le opere è morta”.

Significato dei nomi :
Filippo : "che ama i cavalli" (greco)
Giacomo : "che segue Dio" (ebraico).

 
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view post Posted on 2/5/2012, 18:19

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DAGLI SCRITTI...

Dalle “Omelie sui Vangeli” di San Gregorio Magno, papa
Vi vorrei esortare a lasciar tutto, ma non oso. Se dunque non potete lasciare tutte le cose del mondo, usate le cose di questo mondo in modo da non essere trattenuti nel mondo; in modo da possedere le cose terrene, non da esserne posseduti; in modo che quello che possedete rimanga sotto il dominio del vostro spirito e non diventi esso stesso schiavo delle sue cose, e non si faccia avvincere dall’amore delle realtà terrestri. Dunque i beni temporali siano in nostro uso, i beni eterni siano nel nostro desiderio; i beni temporali servano per il viaggio, quelli eterni siano bramati per il giorno dell’arrivo. Tutto quello che si fa in questo mondo sia considerato come marginale. Gli occhi dello spirito siano rivolti in avanti, mentre fissano con tutto interesse le cose che raggiungeremo. Siano estirpati fin dalle radici i vizi, non solo dalle nostre azioni, ma anche dai pensieri del cuore. Non ci trattengano dalla cena del Signore né i piaceri della carne, né le brame della cupidigia, né la fiamma dell’ambizione. Le stesse cose oneste che trattiamo nel mondo, tocchiamole appena, quasi di sfuggita, perché le cose terrene che ci attirano servano al nostro corpo in modo da non ostacolare assolutamente il cuore. Non osiamo perciò, fratelli, dirvi di lasciare tutto; tuttavia, se volete, anche ritenendole tutte, le lascerete se tratterete le cose temporali in modo da tendere con tutta l’anima alle eterne. Usa infatti del mondo, ma è come se non ne usasse, colui che indirizza al servizio della sua vita anche le cose necessarie e tuttavia non permette che esse dominino il suo spirito, in modo che siano sottomesse al suo servizio e mai infrangano l’ardore dell’anima rivolta al cielo. Tutti coloro che si comportano così, hanno a disposizione ogni cosa terrena non per la cupidigia, ma per l’uso. Non vi sia niente dunque che alteri il desiderio del vostro spirito, nessun diletto di nessuna cosa vi tenga avvinti a questo mondo.
Se si ama il bene, la mente trovi gioia nei beni più alti, quelli celesti. Se si teme il male, si abbiano davanti allo spirito i mali eterni, perché mentre il cuore vede che là si trova ciò che più si deve amare e più si deve temere, non si attacchi assolutamente a quanto si trova di qui. Per far questo abbiamo come nostro aiuto il mediatore di Dio e degli uomini, per mezzo del quale otterremo prontamente ogni cosa, se ardiamo di vero amore per lui, che con il Padre e lo Spirito Santo vive e regna Dio per tutti i secoli dei secoli. Amen.(Lib. 2, 36. 11-13; PL 76, 1272-1274)

 
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