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S. ANSELMO d'Aosta, Vescovo e Dottore della Chiesa

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Yoghina
view post Posted on 21/4/2011, 07:43




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Giovedì 21 Aprile 2011
Sant'Anselmo d’Aosta
Vescovo e Dottore della Chiesa



Anselmo nacque nel 1033 o nel 1034 ad Aosta, da Gandolfo, il cui nome rivela la sua origine longobarda, e dalla nobile Eremberga, originaria della Borgogna e parente del conte Oddone di Savoia.

Sembra che fosse l'esempio della religiosità materna a spingerlo a desiderare la vita conventuale, ma si scontrò con l'opposizione del padre: seguirono difficili rapporti in famiglia, aggravati dalla prematura morte della madre che convinsero Anselmo ad abbandonare Aosta per la Borgogna e la Francia, mentre il padre, curiosamente, entrava in quel convento che aveva negato al figlio.

Nel 1059 giunse nell’abbazia benedettina di Notre-Dame du Bec, in Normandia, per seguire le lezioni del noto Lanfranco di Pavia, priore e maestro della scuola del monastero.

Nel 1060 Anselmo si monacò in quella stessa abbazia, divenne collaboratore del suo maestro nell'insegnamento e, nel 1063, priore e maestro di arti liberali succedendo a Lanfranco; nel 1078 venne eletto abate all'unanimità.

Anselmo si trattenne nell'abbazia fino al 1092 e fu il periodo di sua più intensa attività, tanto pedagogica che di riflessione e composizione teologica e filosofica: vi compose le due opere più note, il Monologion e il Proslogion, oltre al De grammatico, il De veritate, il De libertate arbitrii e il De casu diaboli.

Come abate e priore, Anselmo ebbe incombenze che lo costrinsero a frequenti viaggi, anche lunghi, come quello che intorno al 1080 lo portò in Inghilterra, a Canterbury, dove nel 1093 venne nominato arcivescovo: in Inghilterra si scontrò più volte con i re Guglielmo II e Enrico I, e per questo motivo dovette intraprendere due volte la via dell'esilio.

L'opera più famosa del periodo inglese (terminata, però, in esilio in Italia, sull'eremo benedettino di Villa Sclavia [oggi Liberi (Caserta)] fu il “Cur Deus homo?” (Perché un Dio uomo?). Anselmo ha lasciato anche un'ampia raccolta di Preghiere e di Meditazioni, nonché un nutrito Epistolario; è ricordato non solo come teologo, ma anche come filosofo : viene talvolta definito “Doctor magnificus e Padre della Scolastica”.

Anselmo è altrettanto noto per aver ideato cinque “prove” dell’esistenza di Dio.

Le quattro “a-posteriori” deducono l’esistenza di Dio a partire da alcune qualità essenziali delle cose del mondo; esse sono :

· la bontà (se ci sono molte cose buone, ci dev’essere un bene supremo da cui esse derivano),

· la grandezza (se ogni cosa possiede una qualche grandezza, ci dev’essere una grandezza suprema da cui derivano tutte le altre),

· l’essere (se le cose hanno l’essere, ci dev’essere un essere supremo da cui deriva l’essere di ogni cosa),

· la perfezione.

In pratica esse corrispondono a quella a cui a volte fa riferimento la gente comune, secondo cui se c’è il mondo ci dev’essere qualcuno che l’ha fatto.

La quinta prova è invece “a-priori”, cioè cerca di arrivare a Dio prima di aver considerato il mondo. Essa si fonda sul fatto che l’uomo, compreso l’ateo, è in grado di pensare “ciò di cui nulla può pensarsi più grande”. L’argomentazione in pratica è questa: se sei stato capace di pensare un’idea così grande, addirittura infinita, allora vuol dire che questa grandezza così smisurata deve esistere davvero, altrimenti non si spiegherebbe come tu sia potuto riuscire, con la tua sola mente, a giungere a un’idea tale, che è più grande della tua mente stessa.

La quinta prova doveva essere, nelle intenzioni di Anselmo, la più forte, chiara e irresistibile, ma il monaco Gaunilone, sempre dell’XI secolo, obiettò ad Anselmo che poter pensare una cosa non equivale ad aver dimostrato che esiste; Anselmo rispose a Gaunilone che la sua obiezione valeva per le idee più modeste, ma non per la grandezza infinita. Nel discorso di Gaunilone c’era in realtà già una risposta: egli faceva infatti notare che chi dice “Dio” non è detto che possegga nella mente un’idea realmente adeguata a ciò che sta dicendo.

Anselmo morì il 21 aprile 1109 a Canterbury e fu sepolto nella celebre cattedrale.

Papa Alessandro III (Rolando Bandinelli, 1159-1181) nel 1163 concesse all'arcivescovo Tommaso Becket, di procedere all'“elevazione” del corpo del suo predecessore, atto che a quel tempo corrispondeva a tutti gli effetti ad un'odierna canonizzazione.

S. Anselmo d'Aosta fu infine annoverato tra i Dottori della Chiesa da Pp Clemente XI (Giovanni Francesco Albani, 1700-1721) l'8 febbraio 1720.

Significato del nome Anselmo : “protetto da Dio, Dio gli è elmo” (tedesco).



 
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view post Posted on 20/4/2012, 18:09

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La vita, le opere ed il pensiero di uno dei più grandi personaggi del Medioevo, Anselmo d'Aosta, filosofo e teologo che ha ricoperto importanti cariche, come l'essere arcivescovo di Canterbury, Santo e dottore della Chiesa.

La vita di un uomo che ebbe l’esistenza sotto il segno del viaggio in vari centri del Vecchio Continente, tratteggiando il profilo di un uomo dal pensiero e cultura di levatura europea, filosofo, teologo e dottore della Chiesa, Anselmo nacque ad Aosta nel 1033 o 1034 da una famiglia nobile. Il ragazzo era molto legato alla madre Eremberga de Ginevra, originaria della Borgogna, ed aveva invece dei duri contrasti con il padre Gondulfo de Candia, di origine longobarda, che impedì al giovane di entrare nel monastero aostano si Saint Benin, esercitando delle pressioni sull’abate del convento. Poco più che ventenne lasciò Aosta e si spostò secondo la tradizione dei clerici vagantes tra la Borgogna e la Normandia, alla ricerca dei più illustri maestri del tempo, per poi seguire le lezioni di Lanfranco di Pavia nel monastero di Santa Maria del Bec, di cui divenne prima priore e poi abate. Suo padre invece entrò nel convento che paradossalmente aveva negato al figlio.
Qui Anselmo compose le sue opere più conosciute, il Monologion (1076) ed il Proslogion (1077-1078) nelle quali dimostra l’esistenza di Dio.

Gratias tibi, bone domine, gratias tibi, quia quod prius
credidi te donante,
iam sic intelligo te illuminante,
ut si te nolim credere, non possim non intelligere.

(Proslogion, 4)

Ti ringrazio, buon Signore, ti ringrazio, perché ciò che
prima ho creduto per tuo dono,
ora lo comprendo con la tua illuminazione,
e se anche non volessi credere, non potrei non comprendere.

Dopo vari viaggi in Inghilterra, nel 1093, subentrando a Lanfranco, viene eletto arcivescovo di Canterbury ed in questa veste sostiene una lunga lotta per le investiture dei vescovi con la corona inglese. Anselmo viene così esiliato prima da Guglielmo il Rosso e poi anche da Enrico I, viaggiando per Roma, Cluny, Lione e Chartres. Dopo questi periodi rientra a Canterbury dove muore nel 1109.
Nei cinque anni successivi il suo segretario e discepolo Eadmero completa la sua Vita Anselmi e nel 1163 Thomas Becket avanza la richiesta di canonizzazione, iscritto nel Catalogo dei Santi nel 1690, fu proclamato dottore della Chiesa trent’anni dopo da papa Clemente IX.
Anselmo non è ricordato solo come teologo, ma anche come filosofo, definito il padre della scolastica. Kant definì la sua dimostrazione dell’esistenza di Dio come la “prova ontologica dell’esistenza di Dio“. La ricerca della verità ha come fondamento la fede, ma questa da sola non è sufficiente, esige dimostrazioni e conferme razionali. In questo l’intelletto ha una sicura guida nell’illuminazione divina, concetto ripreso da Sant’Agostino e riproposto anche da San Bonaventura da Bagnoregio.

 
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