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S. VINCENZO FERRER, Sacerdote domenicano

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Yoghina
view post Posted on 5/4/2011, 07:41




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Martedì 05 Aprile 2011
San Vincenzo Ferrer
Sacerdote O.P. (domenicano)



Vincenzo (Vicente nella lingua madre) Ferrer nacque a Valencia il 23 gennaio 1350. Di nobile famiglia, studiò filosofia e a 17 anni entrò tra i domenicani. Il 5 febbraio 1367 riceve l'abito dei frati predicatori nel Convento eretto da re Giacomo a poca distanza dalla casa dei Ferrer.

Proseguì gli studi presso la casa di formazione del suo ordine a Barcellona, poi a Lerida. Studia e insegna logica; più tardi, nel 1373, mentre studia le Sacre Scritture e l'ebraico, insegna scienze naturali. Completa i suoi studi a Tolosa e ordinato sacerdote nel 1378.

Due mesi dopo il suo ritorno definitivo da Avignone a Roma, Pp Gregorio XI (Pierre Roger de Beaufort,
1370-1378) muore nel marzo 1378. E nell’Urbe tumultuante che gridava:“Vogliamo un papa romano, o almeno italiano”, i cardinali, in maggioranza francesi, eleggono il napoletano Bartolomeo Prignano alias Urbano VI (1378-1389). Ma questi si scontra subito con i suoi elettori, e la crisi porta a un contro-conclave nel quale, gli stessi cardinali, fanno Papa un altro: Roberto di Ginevra, ossia Clemente VII, che tornerà ad Avignone. Così comincia lo scisma d’Occidente, che durerà 39 anni. La Chiesa è spaccata e i regni d’Europa stanno chi con Urbano VI e chi con Clemente VII.

Vincenzo, nel 1379, conobbe il legato pontificio presso la corte di Pietro IV d’Aragona, il cardinale Pedro de Luna che lo spinse a sostenere il Pp avignonese, Clemente VII.

Pedro de Luna, eletto Papa nel 1394 dai cardinali avignonesi col nome di Benedetto XIII, scelse Vincenzo Ferrer come suo confessore personale e consigliere e lo nominò Penitenziere apostolico. Vincenzo accettò l’incarico ma, per umiltà, rifiutò la nomina a cardinale offertagli dal papa.

Nel settembre del 1398, durante l’assedio di Carlo VI di Francia (che non aveva riconosciuto l’elezione di Benedetto XIII) ad Avignone, Vincenzo Ferrer cadde malato; secondo una leggenda appartenente alla tradizione devozionale, sarebbe stato guarito miracolosamente da Gesù e dai SS. Francesco e Domenico che lo inviarono nel mondo a predicare, invitando i peccatori a convertirsi. Ottenuto il permesso di lasciare la corte pontificia e ricevuto il titolo di legato a latere, trascorse i successivi vent’anni della sua vita come predicatore in giro per l’Europa occidentale, ma soprattutto in Spagna, ottenendo, grazie alla sua abilità oratoria, al tono apocalittico dei suoi sermoni e alla fama di taumaturgo, numerose conversioni soprattutto di musulmani e ebrei.

Si impegnò soprattutto per comporre lo scisma d’occidente, dapprima tentando una mediazione tra Gregorio XII (Angelo Correr, 1406-1415) e Benedetto XIII, poi cercando di convincere Benedetto a rinunciare alla tiara e, di fronte al suo rifiuto, cercando di sottrargli l’obbedienza della Spagna.

L'occasione gli si presentò nel 1412 quando, morto senza eredi Martino I d’Aragona, fu tra i giudici incaricati di stabilire la successione al trono; il trono, infatti, venne assegnato al candidato sostenuto da Vincenzo: Ferdinando I di Aragona (detto il “Giusto”). Questi, nel Concilio di Costanza, si batté per la fine dello scisma e riconobbe l’elezione al soglio pontificio di Martino V (Oddone Colonna, 1417-1431), mettendo fine ad ogni pretesa di Benedetto XIII.

Il 5 aprile 1419, durante uno dei suoi viaggi, Vincenzo si spense a Vannes (F). Il suo corpo oggi riposa nella cattedrale di Vannes, nella cappella del SS. Sacramento.

Nel suo processo di canonizzazione furono autenticati 873 miracoli. Uno, tra i più popolari prodigi a lui attribuiti, è salvezza di un muratore che stava cadendo da un andito. Questo prodigio fu reso ancora più strepitoso in quanto Vincenzo, in attesa del permesso del suo Superiore per eseguire il miracolo, mantenne il giovane sospeso a mezz'aria.

Vincenzo Ferrer fu canonizzato da Pp Callisto III (Alonso de Borgia, 1455-1458) il 29 giugno 1455 nella chiesa domenicana di Santa Maria sopra Minerva a Roma; il suo culto fu confermato da Pp Pio II (Enea Silvio Piccolomini, 1458-1464) che, con la bolla del 1458, fissò per la sua festa la data del 5 aprile.

S. Vincenzo Ferrer ha lasciato diversi scritti e opere di cui:

“De moderno schismate” : trattato teologico-canonico, che mira a dimostrare la legittimità di Clemente VII;

“De vita spirituali” : trattato di spiritualità, probabilmente il più diffuso al termine del Medioevo;

“Sermones” : discorsi suddivisi secondo i tempi liturgici e del calendario.

Significato del nome Vincenzo: “che vince, destinato a vincere” (latino).


Un suo motto

“timete deum, date illi honore quia venit hora iudicii”(Apocalisse)

Temete il Signore, date a Lui onore, poiché viene l’ora del giudizio




 
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view post Posted on 4/4/2012, 18:33

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La vita del sacerdote domenicano spagnolo S. Vincenzo Ferreri è legata al mondo angelico. Egli stesso, a livello iconografico, viene assai spesso rappresentato come un angelo vestito da domenicano, con le ali dietro le spalle e una tromba in mano. Questo perché un giorno durante una predica in cui commentava il passo dell’Apocalisse “ Poi vidi un altro angelo che volando in mezzo al cielo recava un vangelo eterno da annunziare agli abitanti della terra e ad ogni nazione, razza, lingua e popolo. Egli gridava a gran voce: Temete Dio e dategli gloria,
perché è giunta l'ora del suo giudizio” ( Ap. 14, 6-7) affermò di esser lui l’angelo di cui parlava il libro sacro ed esortò i suoi uditori a dare gloria all’Altissimo perché il Suo Giudizio non era un avvenimento poi tanto lontano. Fra Vincenzo era un uomo e non un angelo ma sentì quel giorno di esserlo perché sentì improvvisamente data a sé una funzione che Dio dà ad alcuni angeli, in genere appartenenti al coro degli arcangeli, quella di annunciare grandi eventi. Personalmente devoto agli Angeli custodi, suo e delle persone che incontrava egli non perdeva occasione di magnificare dinnanzi ai fedeli la missione benefica loro affidata e di invitare caldamente a corrispondervi con gratitudine e docilità; e raccomandava caldamente la recita dell’invocazione Angelo di Dio, affermando che chi si lascia guidare dal suo angelo custode non smarrisce la propria strada. Dio volle esortarlo un giorno ad aver devozione anche agli Angeli custodi delle città e delle nazioni. S.Vincenzo era un predicatore itinerante ed aveva ricevuto inconsapevoli aiuti nelle suo peregrinare da questi Angeli. Le cronache narrano che stando un giorno per entrare a piedi insieme a un gruppo di fedeli nella città di Barcellona per ammaestrarne gli abitanti si fermò improvvisamente davanti alla porta della città detta allora Puerta del Orbs o Puerta Els e guardando in alto disse in dialetto catalano: Angel de Déu ¿Qué fas aquí? Che fai qui Angelo di Dio? Dopo un po’, come se avesse ricevuto una risposta soddisfacente, era entrato in Barcellona attraverso la Porta. A chi gli chiedeva che cosa avesse visto e con chi avesse parlato raccontò di aver visto un grande Angelo con una spada nella mano destra e una corona regale nella mano sinistra che aveva affermato, sempre in dialetto catalano, di esser l’ Angelo protettore di Barcellona per ordine dell’Altissimo che gli avrebbe dato aiuto. Dobbiamo credere che da allora S.Vincenzo non entrò più in nessuna città europea senza salutarne prima l’Angelo protettore. Gli abitanti di Barcellona, saputa la visione di S.Vincenzo, ribattezzarono subito Puerta del Orbs Puerta del Angel. Nel 1466 fu costruita presso di essa una cappella contenente una statua dell’Angelo di Barcellona. Oggi non esistono nè la Porta nè la cappella. Il professore Antonio Adinolfi nella sua relazione sull’iconografia angelica al meeting sugli angeli del 2010 a Campagna (Sa), parla di tre xilografie che raffigurano la visione di S.Vincenzo che sono state riportate su tre cartoline con annullo filatelico nel 1966 in occasione dell’ XI esposizione filatelica e numismatica di SAINTS-HOSTAFRANCS (che è un nuovo quartiere di Barcellona) per ricordare il V centenario della costruzione della cappella. In esse l’Angelo vi appare maestoso. In due di esse dalla bocca di S.Vincenzo esce scritta la domanda che fece all’angelo, dalla bocca dell’Angelo la sua risposta. Nel Museo della Cattedrale di Barcellona – precisa il prof. Adinolfi - c’è un retablo quattrocentesco di Jaime Huguet in cui si vede l’angelo custode di Barcellona insieme non a S. Vincenzo Ferreri ma al sacerdote francescano italiano S.Bernardino da Siena. Come mai? Il prof. Adinolfi lo spiega col fatto che S. Bernardino conobbe da giovane S. Vincenzo quando questo predicava in Piemonte. Lo andò ad ascoltare ad Alessandria. Il Ferreri vedendolo tra la folla dei suoi uditori disse con accento profetico: "Io torno ad evangelizzare la Francia e la Spagna perché c'è tra voi un frate Minore ( N.B. Bernardino non era ancora frate) che predicherà per tutta l'Italia la parola di Dio come non si è mai sentito". Canonizzato nel 1450, Bernardino fu raffigurato da Jaime Huguet pochi anni dopo insieme all’Angelo di Barcellona. Bernardino ha la stesso atteggiamento con cui sarà raffigurato Vincenzo Ferreri canonizzato dopo Bernardino: libro sacro aperto nella mano sinistra, braccio destro alzato e indice della mano destra che indica il cielo. L’Angelo di Barcellona di Huguet ha una tunica candida con una sottile stola incrociata sul petto ed è coperto da un elegantissimo mantello sui cui bordi, che gli scendono dai polsi, sono ricamate verticalmente figure di santi. Nella mano destra ha la spada ma nella sinistra ha uno scudo crociato e non una corona come aveva nell’apparizione a S. Vincenzo. E’, nello stesso tempo, un angelo sacerdote e un angelo-guerriero. Il Ferreri morì a Vannes in Francia nel 1419, egli è il protettore dei predicatori e dei costruttori e lo si invoca contro l’epilessia, contro i fulmini e i terremoti.

don Marcello Stanzione

 
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