Gesù Luce del mondo

S. GIOVANNI di DIO, Religioso, fondatore

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view post Posted on 8/3/2011, 08:29

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Martedì 08 Marzo 2011
San Giovanni di Dio
Fondatore Ordine Ospedaliero
“Fatebenefratelli”



Giovanni di Dio, al secolo Juan Ciudad, nasce à Montemor-o-Novo (P) l’8 marzo 1495.

All’età di 8 anni, assieme ad un chierico si allontanò dalla casa paterna e giunse in Spagna, dove ad Oropesa (Toledo) fu accolto dalla famiglia di Francisco Cid, detto “el Mayoral”.

Fino a 27 anni fece il pastore e il contadino, poi si arruolò tra i soldati di ventura. Nella celebre battaglia di Pavia tra Carlo V e Francesco I, Giovanni di Dio si trovò nello schieramento vincitore, cioè dalla parte di Carlo V. Più tardi partecipò alla difesa di Vienna stretta d'assedio dall'ottomano Solimano II.

Chiusa la parentesi militaresca, finché ebbe soldi nel borsello vagò per mezza Europa e finì in Africa a fare il bracciante; per qualche tempo fece pure il venditore ambulante a Gibilterra, commerciando paccottiglia; stabilitosi infine a Granada vi aprì una piccola libreria.

Avvertiva già una grande vocazione per Gesù nell'assistenza dei poveri e dei malati, ma Giovanni mutò radicalmente indirizzo alla propria vita, in seguito ad una predica di (san) Giovanni d’Avila.

Abbandonò, allora, tutto: vendette libri e negozio, si privò anche delle scarpe e del vestito, e andò a mendicare per le vie di Granada, rivolgendo ai passanti la frase che sarebbe divenuta l'emblema di una nuova benemerita istituzione: "Fate (del) bene, fratelli, a voi stessi".

La carità che la gente gli faceva veniva spartita infatti tra i più bisognosi. Ma gli abitanti di Granada credettero di fare del bene a lui rinchiudendolo in manicomio.

Malinteso provvidenziale: in manicomio Giovanni si rese conto della colpevole ignoranza di quanti pretendevano curare le malattie mentali con metodi degni di un torturatore.

Così, appena poté liberarsi da quell'inferno, fondò, con l'aiuto di benefattori, un suo ospedale. Pur completamente sprovvisto di studi di medicina, Giovanni si mostrò più bravo degli stessi medici, in particolar modo nel curare le malattie mentali, inaugurando, con grande anticipo nel tempo, quel metodo psicoanalitico o psicosomatico che sarà il vanto (quattro secoli dopo ... ) di Freud e discepoli.

La cura dello spirito era la premessa per una proficua cura del corpo.

Giovanni di Dio raccolse i suoi collaboratori in una grande famiglia religiosa, l’“Ordine Ospedaliero”, meglio conosciuto col nome di “Fatebenefratelli”. Si impegnò anche nei confronti delle prostitute, aiutandole a reinserirsi nella società.

L’Arcivescovo di Granada gli cambiò il nome in Giovanni di Dio.

Giovanni morì a Granada, a soli cinquantacinque anni, il giorno del suo compleanno, l'8 marzo 1550.

Papa Alessandro VIII (Pietro Vito Ottoboni, 1689-1691) lo canonizzò nel 1690. Pp Leone XIII (Vincenzo Gioacchino Raffaele Luigi Pecci, 1878-1903) lo dichiarò patrono degli ospedali e di quanti operano per restituire la salute agli infermi.

Significato del nome Giovanni: “il Signore è benefico, dono del Signore” (ebraico).

 
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view post Posted on 7/3/2012, 17:57

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LETTERA A LUIGI BATTISTA

Nel nome di nostro Signore Gesù Cristo e di nostra Signora la Vergine Maria sempre intatta; Dio prima di tutto e sopra tutte le cose del mondo. Dio vi salvi, fratello mio in Gesù Cristo e figlio mio amatissimo, Luigi Battista.
Ho ricevuto una vostra lettera inviatami da Jaén, che mi recò molta gioia e (dalla quale ebbi) molta soddisfazione, sebbene mi sia spiaciuto molto che abbiate avuto mal di denti, perché mi fa soffrire tutto il vostro male e mi fa gioire il vostro bene.
Mi avete fatto sapere di non aver trovato costì nessuna soluzione per quello che siete andato a cercare; d’altro canto mi dite che volete andare a Valencia, o non so dove, non so che dirvi.
Scrivo questa lettera in fretta per spedirla subito, e ho tanta premura che quasi non ho tempo di raccomandare la cosa a Dio; ed è necessario raccomandarla molto a nostro Signore Gesù Cristo e con più tempo di quanto io ne abbia.
E vedendo che molte volte siete tanto debole, specie con le donne, non so se farvi venire qui, perché Pedro non se n’è andato, né so quando partirà; lui dice che vuole partire, ma io non so di sicuro quando avverrà la sua partenza.
Se sapessi con certezza che qui trarreste vantaggio per la vostra anima e per quella di tutti, vi ordinerei subito di venire, ma ho paura che succeda il contrario; mi parrebbe meglio perciò (lasciarvi) trascorrere adesso qualche giorno in mezzo ai guai, fino a che siate molto ben assuefatto alle fatiche e all’alternarsi di giornate assai nere o molto buone; e d’altro canto mi pare che se doveste finire col perdervi, sarebbe molto meglio tornarvene, comunque di tutto questo Dio sa qual è il meglio e il vero.
Per questo mi pare meglio che prima di partire da codesta città, raccomandiate molto l’affare a nostro Signore Gesù Cristo, e che io pure di qui faccia lo stesso, e per questo mi scriviate molto spesso; vi informerete di lì dai pellegrini che transitano in ogni senso: essi vi diranno qual è la situazione di codesta terra di Valencia; se andrete a Valencia vedrete il corpo santo di San Vincenzo Ferrer.
Mi sembra che andiate come una barca senza remo: infatti, molte volte mi sorge il dubbio che anch’io sia un uomo senza un indirizzo fisso, cosicché siamo in due a non sapere che fare, né voi né io.
Ma Dio è quello che sa e rimedia, dia Lui rimedio e consiglio a tutti noi.
Poiché mi sembra che procediate come una pietra vagante, sarà bene che andiate un po’ a macerare le vostre carni e a soffrire vita dura, fame e sete e ignominie e stanchezze, e angustie e affanni e contrarietà; tutto ciò si deve patire per Dio, perché se venite qui, dovete soffrire tutto questo per amore di Dio.
Di tutto dovete rendere molte grazie a Dio per il bene e per il male.
Ricordatevi di nostro Signore Gesù Cristo e della sua benedetta Passione, che restituì, per il male che gli facevano, il bene: così dovete fare voi, figlio mio Battista, che quando verrete alla casa di Dio, sappiate conoscere il male e il bene; ma se con certezza sapeste che con questo viaggio doveste perdervi, meglio sarebbe tornare qui o a Siviglia, dove nostro Signore Gesù Cristo meglio vi guidasse.
Ma se venite qui, dovete obbedire molto e lavorare molto più di quanto abbiate lavorato, e tutto (assorto) nelle cose di Dio e perdere il sonno nella cura dei poveri.
La casa è aperta per voi: vorrei vedervi camminare di bene in meglio, come figlio e fratello.
Da questa lettera non potrete comprendere tutta la mia situazione perché ho molta fretta e non vi posso scrivere a lungo, perché non so se il Signore vorrà che torniate tanto presto in questa casa, oppure che soffriate costì; ma ricordate che, se venite, dovete venire sul serio e dovete guardarvi molto dalle donne, come dal diavolo.
Già sta avvicinandosi per voi il tempo di scegliere una strada: se dovete venire qui, dovete dare qualche frutto a Dio, e dovete lasciare la pelle e il resto.
Ricordatevi di San Bartolomeo: lo scorticarono e portò in spalla la propria pelle: se venite qui, non è che per lavorare, non per poltrire, perché al figlio più amato si affidano le maggiori fatiche.
Circa il venire qui, fate quello che vi sembra meglio e Dio vi farà capire; se vi par meglio correre adesso per il mondo in cerca di qualche impresa nella quale Dio meglio sia servito, fate tutto come a Lui piacerà, come quelli che vanno alle Indie alla ventura; ma fate in modo di scrivermi sempre, dovunque vi troverete.
Tutti i giorni della vostra vita guardate a Dio, assistete sempre all’intera Messa, confessatevi frequentemente, se sarà possibile: non dormite in peccato mortale neppure una notte, amate nostro Signore Gesù Cristo sopra tutte le cose del mondo, ché per molto che lo amiate, molto più Lui ama voi.
Abbiate sempre carità, perché dove non c’è carità, non c’è Dio, anche se Dio è in ogni luogo.
Potendo, andrò a presentare i vostri saluti a Lebrija; la vostra lettera l’ho data a Battista in carcere: ne è stato molto contento, e gli ho detto che scrivesse subito, per poter spedire la lettera; adesso vado a vedere se ha scritto, per inviarla; a tutti i miei saluti.
A tutti ho portato i vostri saluti, ai grandi e ai piccoli, e all’Ortiza e a Miguel; e Pedro dice che, se venite, starete con lui fino alla sua partenza, e ugualmente, se tornasse.
Non ho altro da dirvi, se non che Dio vi salvi e vi custodisca, e vi incammini nel suo santo servizio, voi e tutti.
Smetto, ma non di pregare Dio per voi e per tutti; devo dirvi che mi è andata molto bene con il Rosario, e spero in Dio, di recitarlo tutte le volte che potrò e Dio vorrà.
Già vi ho detto che, se credete di perdervi in questo viaggio, facciate come meglio vi parrà.
Prima di partire da codesta città, fate dire alcune Messe allo Spirito Santo e ai Re Magi, se ne avrete i mezzi, e se no, basterà la buona volontà; e se questa non fosse sufficiente, supplisca la grazia di Dio.
Il fratello minore di tutti, Giovanni di Dio, se Dio vuole morendo, ma però tacendo e in Dio sperando, schiavo di nostro Signore Gesù Cristo, desideroso di servirlo. Amen Gesù.
Sebbene non sia un così buono schiavo come altri, poiché molte volte lo servo male e molte volte lo tradisco, e quantunque me ne dispiaccia assai e molto più dovrebbe dispiacermene, Dio voglia perdonare me e voglia salvare tutti.
Scrivetemi tutto quello che vi succede costì; vi invio qui acclusa una lettera che mi hanno mandata perché ve la facessi avere; non ho voluto aprirla per esservi leale, né so se è indirizzata a voi, o a Battista, quello del carcere; se fosse destinata a quello del carcere, leggetela e mandatemela, perché gliela consegni, e se Battista avrà scritto la sua lettera, partirà con queste due.
Ora restate con Dio e andate con Dio.[1]

 
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