Gesù Luce del mondo

S. BIAGIO, Vescovo e martire

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 3/2/2011, 09:02

Advanced Member

Group:
Servo per Amore
Posts:
5,705

Status:


image



Giovedì 03 Febbraio 2011
San Biagio (di Sebaste)
Vescovo e martire
(memoria facoltativa)



Biagio visse tra il III e il IV secolo a Sebaste, in Armenia (Asia Minore) : era medico e venne nominato vescovo della sua città.

Biagio in qualità di vescovo, dunque, governava la comunità di Sebaste nel periodo in cui nell’Impero romano si concesse la libertà di culto ai cristiani: nel 313.

Nel 316, a causa della sua fede, venne imprigionato e processato; rifiutò di rinnegare la fede cristiana e, per punizione, fu prima straziato con i pettini di ferro, che si usano per cardare la lana, e poi decapitato.

Quello che risulta strano agli occhi degli storici è che Biagio muore martire tre anni dopo la concessione della libertà di culto nell’Impero Romano.

Una motivazione plausibile sul suo martirio sembra sia dovuta al dissidio scoppiato, nel 314, tra Costantino I e Licinio, i due imperatori-cognati (Licinio era sposato con una sorella di Costantino), e proseguito, con brevi tregue e nuove lotte, fino al 325, quando Costantino fa strangolare Licinio a Tessalonica (Salonicco).

Il conflitto provoca in Oriente anche qualche persecuzione locale - forse ad opera di governatori troppo zelanti, come scrive lo storico Eusebio di Cesarea nello stesso IV secolo - con distruzioni di chiese, condanne dei cristiani ai lavori forzati, uccisioni di vescovi.

Per Biagio i racconti tradizionali, seguendo modelli frequenti in quest’epoca, che vogliono soprattutto stimolare la pietà e la devozione dei cristiani, sono ricchi di vicende prodigiose, ma allo stesso tempo incontrollabili.

Il corpo di Biagio è deposto nella sua cattedrale di Sebaste ma, nel 732, una parte dei resti mortali viene imbarcata da alcuni cristiani armeni alla volta di Roma. Una improvvisa tempesta tronca, però, il loro viaggio a Maratea (PZ): qui i fedeli accolgono le reliquie del santo in una chiesetta, che poi diventerà l’attuale basilica, sull’altura detta ora Monte San Biagio, sulla cui vetta fu eretta, nel 1963, la grande statua del Redentore, alta 21 metri.

S. Biagio lo si venera tanto in Oriente quanto in Occidente, e per la sua festa è diffuso il rito della “benedizione della gola”, fatta poggiandovi due candele incrociate e invocando la sua intercessione. L’atto si collega a una tradizione secondo cui il vescovo Biagio avrebbe prodigiosamente salvato un bambino liberandolo da una spina o lisca conficcata nella sua gola.

Il culto di S. Biagio, oltre che in Europa e nelle Americhe, è molto diffuso in Italia dove sono numerosi i comuni che portano il suo nome e numerosissimi quelli di cui è il patrono.

Molti di questi comuni posseggono anche delle reliquie come :

Carosino (TA) : un pezzo della lingua, conservato in un'ampolla incastonata in una croce d'oro massiccio;

Caramagna Piemonte (CN) : un pezzo del cranio conservato in un busto argenteo;

Cardito (NA) : un ossicino del braccio;

Palomonte (SA) : una reliquia nella Chiesa madre Santa Croce;

Penne, in Abruzzo : il cranio del santo.

Nella cattedrale di Ruvo di Puglia si venera, nel giorno di S. Biagio, una reliquia del braccio del Santo, esposta entro un reliquiario a forma di braccio benedicente, portato in processione dal Vescovo e esposto alla pubblica venerazione dopo la solenne messa pontificale in cattedrale, al vespro del 3 febbraio.

Nella sua qualità di medico, i fedeli si rivolgono a Biagio anche per la cura dei mali fisici ed in particolare per la guarigione dalle malattie della gola; durante la celebrazione liturgica in molte chiese i sacerdoti benedicono le gole dei fedeli accostando ad esse due candele.

È anche protettore dei laringoiatri, suonatori di flauti, cardatori di lana, fabbricanti di materassi, degli animali e delle attività agricole (secondo la leggenda guariva con un segno di croce gli animali ammalati).

S. Biagio è ricordato dalla chiesa il "dies natalis", cioè il 3 febbraio, quando fu decapitato, ma a Maratea la festa patronale si celebra nella seconda domenica di maggio con un cerimoniale stabilito da un protocollo vecchio di secoli. I festeggiamenti durano otto giorni e si aprono il sabato precedente la prima domenica di maggio con la processione al Castello, detta “S. Biagio va per la terra”. Il giovedì successivo, il simulacro del Santo viene portato a Maratea Inferiore, e la mattina della seconda domenica di maggio la statua, coperta col drappo rosso, torna nella sua abituale sede al Castello.




 
Top
view post Posted on 2/2/2012, 21:50

Advanced Member

Group:
Servo per Amore
Posts:
5,705

Status:


Il martire Biagio è ritenuto dalla tradizione vescovo della comunità di Sebaste in Armenia al tempo della "pax" costantiniana. Il suo martirio, avvenuto intorno al 316, è perciò spiegato dagli storici con una persecuzione locale dovuta ai contrasti tra l'occidentale Costantino e l'orientale Licinio. Nell'VIII secolo alcuni armeni portarono le reliquie a Maratea (Potenza), di cui è patrono e dove è sorta una basilica sul Monte San Biagio. Il suo nome è frequente nella toponomastica italiana - in provincia di Latina, Imperia, Treviso, Agrigento, Frosinone e Chieti - e di molte nazioni, a conferma della diffusione del culto. Avendo guarito miracolosamente un bimbo cui si era conficcata una lisca in gola, è invocato come protettore per i mali di quella parte del corpo. A quell'atto risale il rito della "benedizione della gola", compiuto con due candele incrociate. (Avvenire)

Patronato: Malattie della gola

Etimologia: Biagio = bleso, balbuziente, dal latino

Emblema: Bastone pastorale, Candela, Palma, Pettine per lana

Martirologio Romano: San Biagio, vescovo e martire, che in quanto cristiano subì a Sivas nell’antica Armenia il martirio sotto l’imperatore Licinio.

C’è una sua statua anche su una guglia del Duomo di Milano, la città dove in passato il panettone natalizio non si mangiava mai tutto intero, riservandone sempre una parte per la festa del nostro santo. (E tuttora si vende a Milano il “panettone di san Biagio”, che sarebbe quello avanzato durante le festività natalizie). San Biagio lo si venera tanto in Oriente quanto in Occidente, e per la sua festa è diffuso il rito della “benedizione della gola”, fatta poggiandovi due candele incrociate (oppure con l’unzione, mediante olio benedetto), sempre invocando la sua intercessione. L’atto si collega a una tradizione secondo cui il vescovo Biagio avrebbe prodigiosamente liberato un bambino da una spina o lisca conficcata nella sua gola.
Vescovo, dunque. Governava, si ritiene, la comunità di Sebaste d’Armenia quando nell’Impero romano si concede la libertà di culto ai cristiani: nel 313, sotto Costantino e Licinio, entrambi “Augusti”, cioè imperatori (e pure cognati: Licinio ha sposato una sorella di Costantino). Licinio governa l’Oriente, e perciò ha tra i suoi sudditi anche Biagio. Il quale però muore martire intorno all’anno 316, ossia dopo la fine delle persecuzioni. Perché?
Non c’è modo di far luce. Il fatto sembra dovuto al dissidio scoppiato tra i due imperatori-cognati nel 314, e proseguito con brevi tregue e nuove lotte fino al 325, quando Costantino farà strangolare Licinio a Tessalonica (Salonicco). Il conflitto provoca in Oriente anche qualche persecuzione locale – forse ad opera di governatori troppo zelanti, come scrive lo storico Eusebio di Cesarea nello stesso IV secolo – con distruzioni di chiese, condanne dei cristiani ai lavori forzati, uccisioni di vescovi, tra cui Basilio di Amasea, nella regione del Mar Nero.
Per Biagio i racconti tradizionali, seguendo modelli frequenti in queste opere, che vogliono soprattutto stimolare la pietà e la devozione dei cristiani, sono ricchi di vicende prodigiose, ma allo stesso tempo incontrollabili. Il corpo di Biagio è stato deposto nella sua cattedrale di Sebaste; ma nel 732 una parte dei resti mortali viene imbarcata da alcuni cristiani armeni alla volta di Roma. Una improvvisa tempesta tronca però il loro viaggio a Maratea (Potenza): e qui i fedeli accolgono le reliquie del santo in una chiesetta, che poi diventerà l’attuale basilica, sull’altura detta ora Monte San Biagio, sulla cui vetta fu eretta nel 1963 la grande statua del Redentore, alta 21 metri.
Dal 1863 ha assunto il nome di Monte San Biagio la cittadina chiamata prima Monticello (in provincia di Latina) e disposta sul versante sudovest del Monte Calvo. Numerosi altri luoghi nel nostro Paese sono intitolati a lui: San Biagio della Cima (Imperia), San Biagio di Callalta (Treviso), San Biagio Platani (Agrigento), San Biagio Saracinisco (Frosinone) e San Biase (Chieti). Ma poi lo troviamo anche in Francia, in Spagna, in Svizzera e nelle Americhe... Ne ha fatta tanta di strada, il vescovo armeno della cui vita sappiamo così poco.

Autore: Domenico Agasso

 
Top
1 replies since 3/2/2011, 09:02   85 views
  Share