Gesù Luce del mondo

San Martino di Tours Vescovo

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 11/11/2010, 11:04

Advanced Member

Group:
Servo per Amore
Posts:
5,705

Status:


image



11 novembre

Sabaria (ora Szombathely, Ungheria), 316-317 - Candes (Indre-et-Loire, Francia), 8 novembre 397



Nasce in Pannonia (oggi in Ungheria) a Sabaria da pagani. Viene istruito sulla dottrina cristiana ma non viene battezzato. Figlio di un ufficiale dell'esercito romano, si arruola a sua volta, giovanissimo, nella cavalleria imperiale, prestando poi servizio in Gallia. È in quest'epoca che si colloca l'episodio famosissimo di Martino a cavallo, che con la spada taglia in due il suo mantello militare, per difendere un mendicante dal freddo. Lasciato l'esercito nel 356, già battezzato forse ad Amiens, raggiunge a Poitiers il vescovo Ilario che lo ordina esorcista (un passo verso il sacerdozio). Dopo alcuni viaggi Martino torna in Gallia, dove viene ordinato prete da Ilario. Nel 361 fonda a Ligugé una comunità di asceti, che è considerata il primo monastero databile in Europa. Nel 371 viene eletto vescovo di Tours. Per qualche tempo, tuttavia, risiede nell'altro monastero da lui fondato a quattro chilometri dalla città, e chiamato Marmoutier. Si impegna a fondo per la cristianizzazione delle campagne. Muore a Candes nel 397. (Avvenire)

Patronato: Mendicanti

Etimologia: Martino = dedicato a Marte

Emblema: Bastone pastorale, Globo di fuoco, Mantello

Martirologio Romano: Memoria di san Martino, vescovo, nel giorno della sua deposizione: nato da genitori pagani in Pannonia, nel territorio dell’odierna Ungheria, e chiamato al servizio militare in Francia, quando era ancora catecumeno coprì con il suo mantello Cristo stesso celato nelle sembianze di un povero. Ricevuto il battesimo, lasciò le armi e condusse presso Ligugé vita monastica in un cenobio da lui stesso fondato, sotto la guida di sant’Ilario di Poitiers. Ordinato infine sacerdote ed eletto vescovo di Tours, manifestò in sé il modello del buon pastore, fondando altri monasteri e parrocchie nei villaggi, istruendo e riconciliando il clero ed evangelizzando i contadini, finché a Candes fece ritorno al Signore.

Quattromila chiese dedicate a lui in Francia, e il suo nome dato a migliaia di paesi e villaggi; come anche in Italia, in altre parti d’Europa e nelle Americhe: Martino il supernazionale. Nasce in Pannonia (che si chiamerà poi Ungheria) da famiglia pagana, e viene istruito sulla dottrina cristiana quando è ancora ragazzo, senza però il battesimo. Figlio di un ufficiale dell’esercito romano, si arruola a sua volta, giovanissimo, nella cavalleria imperiale, prestando poi servizio in Gallia. E’ in quest’epoca che può collocarsi l’episodio famosissimo di Martino a cavallo, che con la spada taglia in due il suo mantello militare, per difendere un mendicante dal freddo.
Lasciato l’esercito nel 356, raggiunge a Poitiers il dotto e combattivo vescovo Ilario: si sono conosciuti alcuni anni prima. Martino ha già ricevuto il battesimo (probabilmente ad Amiens) e Ilario lo ordina esorcista: un passo sulla via del sacerdozio. Per la sua posizione di prima fila nella lotta all’arianesimo, che aveva il sostegno della Corte, il vescovo Ilario viene esiliato in Frigia (Asia Minore); e quanto a Martino si fatica a seguirne la mobilità e l’attivismo, anche perché non tutte le notizie sono ben certe.
Fa probabilmente un viaggio in Pannonia, e verso il 356 passa anche per Milano. Più tardi lo troviamo in solitudine alla Gallinaria, un isolotto roccioso davanti ad Albenga, già rifugio di cristiani al tempo delle persecuzioni. Di qui Martino torna poi in Gallia, dove riceve il sacerdozio dal vescovo Ilario, rimpatriato nel 360 dal suo esilio. Un anno dopo fonda a Ligugé (a dodici chilometri da Poitiers) una comunità di asceti, che è considerata il primo monastero databile in Europa.
Nel 371 viene eletto vescovo di Tours. Per qualche tempo, tuttavia, risiede nell’altro monastero da lui fondato a quattro chilometri dalla città, e chiamato Marmoutier. Di qui intraprende la sua missione, ultraventennale azione per cristianizzare le campagne: per esse Cristo è ancora "il Dio che si adora nelle città". Non ha la cultura di Ilario, e un po’ rimane il soldato sbrigativo che era, come quando abbatte edifici e simboli dei culti pagani, ispirando più risentimenti che adesioni. Ma l’evangelizzazione riesce perché l’impetuoso vescovo si fa protettore dei poveri contro lo spietato fisco romano, promuove la giustizia tra deboli e potenti. Con lui le plebi rurali rialzano la testa. Sapere che c’è lui fa coraggio. Questo spiega l’enorme popolarità in vita e la crescente venerazione successiva.
Quando muore a Candes, verso la mezzanotte di una domenica, si disputano il corpo gli abitanti di Poitiers e quelli di Tours. Questi ultimi, di notte, lo portano poi nella loro città per via d’acqua, lungo i fiumi Vienne e Loire. La sua festa si celebrerà nell’anniversario della sepoltura, e la cittadina di Candes si chiamerà Candes-Saint-Martin.

Autore: Domenico Agasso



 
Top
view post Posted on 11/11/2011, 09:46

Advanced Member

Group:
Servo per Amore
Posts:
5,705

Status:


La leggenda del mantello



Ad Amiens, nell’inverno del 338/339 avvenne l’episodio più famoso e più narrato della sua vita, il più decisivo e importante della sua futura vocazione. Si era nel cuore del duro inverno gallico, un inverno particolarmente rigido, durante il quale – secondo le cronache del tempo - morirono parecchie persone, e Martino era di guardia alle porte della città, insieme ad altri soldati, quando passò un mendicante seminudo e infreddolito che gli chiese l’elemosina. Il giovane non aveva con sé denaro da dargli, in quanto ciò che aveva lo aveva dato in precedenza. Tuttavia, memore delle parole di Gesù: «Perché ... ero... nudo e mi avete vestito... » (Mt 25, 36), dato che l’unica cosa che aveva con sé erano le armi e il mantello, d'impulso, con la sua spada tagliò in due il suo mantello militare e lo condivise con il mendicante. Secondo alcuni storici, è più probabile che Martino abbia diviso la stoffa dalla pelliccia che foderava all'interno il mantello dei soldati romani e ne donò la metà al povero.

Quella stessa notte vide in sogno Gesù che, rivestito del suo mantello, diceva ai suoi angeli: «Ecco qui Martino, il soldato romano che non è battezzato: egli mi ha vestito!». Quando Martino si risvegliò, trovò il suo mantello integro.

Sappiamo con certezza che nella Pasqua di quello stesso anno (339) e nella stessa città, Martino divenne cristiano, ricevendo il battesimo all'età di ventidue o ventitre anni.

La sua carriera militare si protrasse per venticinque anni, dal 331 al 356 e gli permise di raggiungere un alto grado: Ufficiale della Guardia Imperiale. Ma, come ci informa Sulpicio Severo: “Non era un soldato, era un monaco”.

Durante la vita di soldato, infatti, Martino visse da buon cristiano e da buon commilitone. Era sempre comprensivo nei confronti di tutti, e disponibile ad aiutare coloro che si trovavano in difficoltà, anche economiche. Era di carattere allegro e socievole, ma mai si abbassò ai volgari piaceri della vita militare di allora. Come il regolamento imponeva ad un ufficiale, possedeva uno schiavo, ma lo considerava un fratello, tanto che lo faceva sedere a tavola con lui e arrivava persino a servirlo, quando questi era stanco.

Il congedo di Martino dalla vita militare fu una sua libera decisione, contrastata in tutti i modi dai superiori. Nella primavera del 356, Martino partecipava alla campagna sul Reno che in quegli anni vide impegnato il Cesare Giuliano (più tardi imperatore e apostata) contro Franchi e Alemanni. Alla vigilia di una battaglia, poiché non voleva versare del sangue, Martino rifiutò il donativo che Giuliano stava distribuendo ai soldati e chiese ufficialmente il congedo. Tacciato di viltà, fu posto agli arresti: Martino si limitò a rispondere che all'indomani si sarebbe posto, solo e senza armi, davanti ai nemici, protetto soltanto dal simbolo della croce. Perché non avesse a pentirsene, fu messo in catene e condotto in carcere: il giorno seguente, i barbari, prima di cominciare la battaglia, chiesero la pace. Martino ebbe così il congedo.


Alla ricerca della sua strada


Lasciato l'esercito, all’età di quaranta anni, Martino partì da Worms e si recò a Poiters, dove da tre anni era vescovo Ilario, personaggio che Martino aveva conosciuto qualche anno prima. Questi accolse Martino con estrema benevolenza e fu per lui uno straordinario maestro nello studio delle cose di Dio e nella difesa dell’ortodossia contro l’arianesimo che a quell’epoca aveva anche il sostegno della Corte imperiale. Ilario, che ben conosceva le doti di Martino, avrebbe voluto ordinarlo diacono, ma Martino rifiutò quell’onore ripetutamente, in quanto non si riteneva degno. Ilario allora lo convinse a diventare esorcista: era il primo passo sulla via del sacerdozio

A Poitiers egli sentì la chiamata di Dio, che lo invitava a tornare in patria e convertire i suoi genitori. Valicate le Alpi e attraversati molti pericoli, Martino tornò in Pannonia, dove riuscì a convertire soltanto la madre. Oltre a ciò, cominciò la sua battaglia contro l'arianesimo, che era appoggiato dall'imperatore Costanzo II: dopo essere stato minacciato e oltraggiato, fu frustato in pubblico e cacciato dalla città.

Nel 358 fece ritorno in Italia e, appresa la notizia che le Gallie erano turbate dalla diffusione dell’arianesimo e che, poco dopo la sua partenza da Poitiers, Ilario era stato mandato in esilio in Frigia, si fermò a Milano, dove si diede alla vita eremitica. Il soggiorno fu di breve durata, poiché dopo essere stato perseguitato e insultato, fu cacciato dalla città lombarda dal vescovo ariano Assenzio.


Il monaco


In compagnia di un presbitero, si rifugiò allora a Gallinara, un'isola della costa ligure di fronte ad Albenga, dove condusse vita ascetica. Il soggiorno a Gallinara fu breve e interrotto nel 360, quando Martino, appresa la notizia del ritorno di Ilario dall’esilio, lo raggiunse a Poitiers. Qui, l’anno successivo, forse su un terreno di proprietà dello stesso vescovo, fondò a Ligugé, una località sulla riva sinistra del Clain, 8 km a sud di Poitiers, un eremo, che gli studiosi considerano come il primo esempio di fondazione monastica dell’Europa occidentale.

Ordinato prima diacono e, successivamente, sacerdote, Martino si dedicò ad una intensa vita ascetica e all’attività pastorale nelle campagne circostanti l’eremo. Ben presto fu circondato da molti discepoli coi quali cominciò ad evangelizzare i contadini che abitavano i villaggi e la campagna circostante, dove ancora resisteva il paganesimo. Risale, inoltre, a questo periodo il racconto di alcuni miracoli operati da Martino, come la resurrezione di due morti: un catecumeno, che era deceduto improvvisamente durante la sua assenza, ed un giovane schiavo suicida.

Da dieci anni circa Martino viveva a Ligugè, quando morì Liborio, vescovo di Tours. Conoscendo la fama di Martino, i fedeli di quella città, lo volevano come successore di Liborio. A quei tempi, infatti, il Vescovo non era nominato dalla Curia romana, ma direttamente dai fedeli interessati; successivamente all’elezione, i vescovi delle diocesi vicine approvavano la scelta, partecipando alla consacrazione episcopale del designato. Martino, però, era contrario all'idea, per diversi motivi personali, non ultimo il suo passato da militare.


Il Vescovo- monaco.



Gli abitanti di Ligugè, allora, ricorsero ad uno stratagemma. Un certo Rusticio, con il pretesto della malattia della moglie, si recò da Martino e lo supplicò di guarirla. Martino non poté resistere all'appello di carità e si avviò con l’uomo verso la casa dell'ammalata. Lungo la strada erano adunati gruppi di cristiani di Tours che lo condussero nelle loro città quasi a forza. Tutta la popolazione lo acclamò e Martino divenne, suo malgrado, candidato all'episcopato. A nulla servì l'opposizione del clero locale e di alcuni vescovi di città limitrofe: alla fine l'entusiasmo popolare trionfò e Martino venne consacrato Vescovo di Tours il 4 Luglio 371.

Martino prese subito a cuore il suo nuovo impegno pastorale che cercò di coniugare con la sua vocazione alla vita monastica. Egli amava la solitudine e la preghiera e, fedele al suo ideale monastico, sembra che, almeno inizialmente, abbia tentato di vivere in una cella nei pressi della chiesa cattedrale, ma i doveri episcopali e la folla di fedeli che, attratti dalla sua fama di taumaturgo, lo andavano sempre a visitare, gli impedivano la meditazione e la preghiera. Egli, allora, si rifiutò di vivere in città e, nel 372, fondò, a poca distanza dalle mura di Tours, un monastero, noto in latino come Maius monasterium (monastero grande), che divenne la sua residenza. Qui accorsero monaci, chierici e da qui uscirono numerosi santi vescovi.

Il merito principale di Martino fu di dare inizio alla sistematica cristianizzazione delle campagne ancora pagane, non solo della sua diocesi, ma anche di altre. Accompagnato dai suoi monaci, intraprese perciò regolari viaggi missionari per tutta la Francia centrale ed occidentale, predicando, convertendo e distruggendo i templi pagani. Fino ad allora, gli evangelizzatori avevano seguito le vie romane, che collegavano tra loro le città, e il cristianesimo si era prevalentemente diffuso nei centri urbani. Per i suoi viaggi apostolici, Martino percorse le antiche strade galliche in modo da poter venire in contatto con gli abitanti delle campagne, che evangelizzò e che convertì in gran numero. La sua opera di evangelizzatore ebbe notevole successo perché egli protesse sempre i poveri contro le angherie del fisco romano, e favorì la giustizia sociale, contribuendo col suo comportamento e col suo appoggio a formare nelle plebi rurali quella presa di coscienza della dignità che mai avevano avuto: il che spiega l’enorme popolarità di cui il santo godette in vita e la crescente venerazione successiva.

Dovunque fondò chiese e parrocchie rurali che, coprirono ben presto tutte le regioni della Francia e dell’attuale Belgio. Molte tradizioni locali ricordano i luoghi visitati da s. Martino: da Treviri, sede imperiale, a Parigi, Lione, Bordeaux, l'Alvernia…

L'azione svolta da Martino nel corso dei suoi 26 anni di episcopato fa di lui una delle figure più significative del cristianesimo non solo occidentale.


La morte

Nel corso del suo ventisettesimo anno di episcopato, nell'autunno del 397, più che ottantenne, dovette recarsi nella parrocchia rurale di Candes (l’odierna Indre-et-Loire), per pacificare alcune fazioni del clero locale in lite fra loro. Il suo soggiorno si protrasse per qualche tempo, e i suoi buoni uffici riuscirono a pacificare gli animi. Sul punto di rientrare a Tours, fu assalito da una febbre violenta. Morì verso la mezzanotte di domenica 8 Novembre 397, disteso sopra un giaciglio di paglia e cenere.

Subito dopo la sua morte, gli abitanti di Poitiers e quelli di Tours si disputarono il suo corpo. Ebbero la meglio i secondi, i quali, di notte, per via d’acqua, lungo i fiumi Vienne e Loire, portarono il corpo del santo vescovo nella loro città. L’11 novembre, data nella quale è commemorato, ebbero luogo le sue esequie, cui partecipò un'immensa moltitudine di popolo proveniente dagli angoli più disparati delle Gallie. Alla testa del corteo, in base alle testimonianze pervenute, procedevano duemila monaci e religiosi e molte vergini. Fu sepolto in una semplice tomba, sulla quale ben presto venne costruita una basilica.

A partire da quel momento praticamente aveva inizio il culto di questo grande santo, che diventò subito popolarissimo non solo in tutto l'Occidente, ma anche in Oriente, al punto che egli fu il primo confessore non martire ad essere venerato nella liturgia. In Francia, Italia, Spagna, Inghilterra furono intitolate a lui chiese e parrocchie.

Meno di ottanta anni dopo (473), così dirà di lui Eufrone, vescovo di Autun: «Confessore per i suoi meriti, martire per le sue sofferenze, apostolo per i suoi atti, Martino regna glorioso in cielo, e qui nel suo sepolcro; possa egli ricordarsi di noi e, cancellando i peccati della nostra povera vita, possa nascondere i nostri errori sotto i suoi meriti».

 
Top
1 replies since 11/11/2010, 11:04   45 views
  Share