Gesù Luce del mondo

Beato Giovanni Duns Scoto

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view post Posted on 8/11/2010, 09:51

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8 novembre

1265 - 1308



Nacque tra il 23 dicembre 1265 e il 17 marzo 1266, in Scozia da cui il soprannome «Scoto». La città natale, Duns portava lo stesso nome della sua famiglia. Sin da bambino entrò in contatto con i francescani, di cui tredicenne iniziò a frequentare gli studi conventuali di Haddington, nella contea di Berwich. Terminati gli studi in teologia si dedicò all'insegnamento prima a Oxford, poi a Parigi e Colonia. Qui, su incarico del generale della sua Congregazione doveva fronteggiare le dottrine eretiche, ma riuscì a dedicarsi per breve tempo all'impresa. Morì infatti pochi mesi dopo il suo arrivo, l'8 novembre 1308. Giovanni Duns è considerato uno dei più grandi maestri della teologia cristiana, nonché precursore della dottrina dell'Immacolata Concezione. Giovanni Paolo II lo ha proclamato beato il 20 marzo 1993 definendolo «cantore del Verbo incarnato e difensore dell'Immacolato concepimento di Maria». Le sue spoglie mortali sono custodite nella chiesa dei frati minori di Colonia. (Avvenire)

Martirologio Romano: A Colonia in Lotaringia, ora in Germania, beato Giovanni Duns Scoto, sacerdote dell’Ordine dei Minori, che, di origine scozzese, maestro insigne per sottigliezza di ingegno e mirabile pietà, insegnò filosofia e teologia nelle scuole di Canterbury, Oxford, Parigi e Colonia.

La Scozia è la patria del francescano Giovanni Duns, soprannominato Scoto (dalla nazione Scozia come l’Università di Parigi suddivideva gli studenti per nazioni). Paese affascinante che armonizza nella sua natura tutti i contrasti più selvaggi e i suoi paesaggi più ameni. In uno di questi luoghi, Duns, tra la fine del 1265 e l'inizio del 1266, nasceva un bimbo nella casa di Niniano Duns - omonomia tra luogo e cognome - a cui venne dato il nome di Giovanni.
A ricordo di questo evento, un ceppo marmoreo ne ricorda il posto dal 17 marzo 1966, mentre un busto di bronzo nei giardini pubblici ne conserva il ricordo ai posteri.
Dopo le iniviali occupazioni di sorvegliante del gregge minuto, che lo videro sempre più immerso nella bellezza variopinta della natura, Giovanni riceve la necessaria formazione scolastica all’ombra delle due vicine abbazie circestensi di Melrose e di Dryburg, che gli accesero l’amore per la Madonna e per la liturgia.
A 13 anni, Giovanni frequenta gli studi conventuali della vicino Haddington, principale centro della conte di Berwich, in cui da poco si erano insediati i Francescani, che nella famiglia dei Duns trovarono dei grandi benefattori. E proprio in quell’anno, 1278, viene eletto Vicario della Scozia francescana, un uomo pio dotto e stimato da tutti, padre Elia Duns, zio paterno di Giovanni. Quando padre Elia ritornò nel suo convento di Dumfriers; condusse con sé anche il nipote per ammetterlo all’Ordine, facendo da garante per la sua costituzione sia fisica che spirituale, dal momento che Giovanni aveva appena 15 anni e che per diritto canonico occorrevano almeno 18 anni per entrare nel noviziato.
Il silenzio della storia, in quest'anno di prova religiosa, è sovrano e solenne. Tutto sembra presagire che il giovane novizio si sia lasciato inebriare e affogare dall'amore di Dio, rivelato in Cristo Gesù, mediante la Vergine Madre. È un anno di grazia speciale e di esperienza mistica, secondo lo spirito giovanile ed entusiastico dell’ideale francescano, che proneveva - bonaventurianamente - anche l’amore per lo studio come preghiera e lavoro. È nella notte del Natale 1281, quando Giovanni si preparava alla professione religiosa, che bisogna collocare l'episodio della dolce apparizione del Bambino Gesù tra le sue braccia, come segno del profondo suo amore verso la Vergine Madre.
Profetico auspicio o logica deduzione?
Tutti e due insieme. Poesia e teologia, mistica e metafisica si baciano in questo presagio di ineffabile grazia. La sua dottrina sul primato di Cristo e sull'immacolata Concezione ne fa fede.
Terminati gli studi istituzionali che consentono di accedere al sacerdozio, il 17 marzo 1291, nella chiesa di S. Andrea a Northampton, Giovanni Duns Scoto riceve dal vescovo di Lincoln, Oliverio Sutton, l'ordine sacro. Aveva 25 anni compiti, secondo le conclusioni tratte dal Registrum Episcopale del vescovo.
Per le sue ottime qualità intellettive e spirituali viene designato dai Superiori a frequentare il corso dottorale nella celebre Università di Parigi, ritenuta da tutti la "culla" e la "metropoli" della filosofia e della teologia in Occidente. Avrebbe dovuto conseguire il titolo accademico di Magister regens, nel 1303, ma la triste controversia tra il re di Francia, Filippo il Bello, e il papa Bonifacio VIII, ne ritarda il conseguimento nella primavera del 1305, quando le acque si erano momentaneamente calmate.
La politica egemonica di Filippo il Bello aveva orientato verso di sé la quasi totalità dell'opinione pubblica francese. Ne è segno tangibile la spaccatura che si registra nello Studium generale francescano di Parigi: gli "appellanti" (68 firmatari) erano favorevoli al Re; mentre i "non-appellanti" (87 firmatari), al Papa. Nella lista dei "non-appellanti", il nome di Johannes Scotus figura al 19° posto.
La posta in gioco era molta alta. Ai "non-appellanti" veniva aperta la via dell'esilio con la confisca dei beni e la cessazione di ogni attività accademica. E Giovanni Duns Scoto, fedele alla Regola di Francesco d'Assisi, che raccomanda amore rispetto e riverenza al "Signor Papa", il 25 giugno del 1303 prende la via dell'esilio, dimostrando profonda fede e grande coraggio.
Nel novembre 1304, quando le acque si calmarono per la morte di Bonifacio VIII, il Ministro Generale dei Frati Minori, fr. Gonsalvo di Spagna, raccomanda, al superiore dello Studium di Parigi, Giovanni Duns Scoto per il Dottorato, con queste parole:
«Affido alla vostra benevolenza il diletto padre Giovanni Scoto, della cui lodevole vita, della sua scienza eccellente e del suo ingegno sottilissimo, come delle altre virtù, sono pienamente informato sia per la lunga esperienza sia per la fama che dappertutto egli gode». E’ il primo e solenne “panegirico”
Così il 26 marzo del 1305, Giovanni Duns Scoto riceve l'ambìto titolo di magister regens che gli permetteva di insegnare ubique e rilasciare titoli accademici. Ha goduto del titolo solo tre anni: due a Parigi e uno a Colonia.
Dell'insegnamento parigino merita segnalare la storica disputa sostenuta nell'Aula Magna dell'Università (di Parigi), nei primi mesi del 1307, sulla Immacolata Concezione.
I pochi mesi trascorsi a Colonia, invece, sono molto intensi e ricchi di attività: riorganizza lo Studium generale e combatte l'eresia dei Beguardi e delle Beghine (che negavano ogni autorità alla Chiesa, ogni valore ai Sacramenti, alla preghiera e alle opere di penitenza) e si ricorda anche l’estasi pubblica avvenuta durante una sua predica nella chiesa.
L'intensa attività di lavoro, insieme alle conseguenze del viaggio da Parigi, mina la robusta costituzione e l'8 novembre 1308, Giovanni Duns Scoto entra nella pace del Signore, all'età di 43 anni.
Attualmente l'urna delle ossa del Beato Giovanni Duns Scoto è situata al centro della navata sinistra (guardando dall'ingresso) della chiesa francescana di Colonia nell'elegante e semplice sarcofago, costruito con pietra calcare di conchiglia di colore grigio, opera dello scultore Josef Hontgesberg. Tra i tanti motivi decorativi, è riprodotta l'antica iscrizione:
Scotia me genuit
Anglia me suscèpit
Gallia me docuit
Colonia me tenet
La primitiva iscrizione tombale così recitava:
«È chiuso questo ruscello, considerato fonte viva della Chiesa;
Maestro di giustizia, fiore degli studi e arca della sapienza.
Di ingegno sottile, della Scrittura i misteri svela,
In giovane età fu [rapito al cielo], ricordati dunque, di Giovanni.
Lui, o Dio, ornato [di virtù] fa che sia beato in cielo.
Per un [così gran] Padre involato inneggiamo con cuore grato al Signore.
Fu [Duns Scoto] del clero guida, del chiostro luce e della verità [apostolo] intrepido».

La sua tomba a Colonia è mèta di continui pellegrinaggi. Anche l'attuale Pontefice ha sostato in preghiera il 15 ottobre 1980, chiamandolo "torre spirituale della fede".Dopo la pubblicazione del Decreto di Canonizzazione nel 6 luglio 1991, il Santo Padre ne confermò solennemente il culto il 20 marzo 1993. La memoria liturgica è l’8 novembre.

Autore: Lauriola Giovanni ofm



 
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Yoghina
view post Posted on 8/11/2011, 09:23




Il giorno 8 novembre la Chiesa ci fa celebrare la memoria liturgica del Beato Giovanni Duns Scoto. Giovanni nacque tra il 23 dicembre 1265 e il 17 marzo 1266 a Duns, in Scozia da cui prese il nome. Il soprannome Scoto gli venne attribuito all’università di Parigi, in ossequio ad un’usanza che soleva distinguere gli studenti secondo la provenienza geografica ( Scoto: della Scozia).Suo padre, Niniano Duns, lo mise da fanciullo a pascolare il gregge ma suo zio, padre Elia lo incoraggiò verso la vocazione religiosa francescana e lo introdusse nel convento di Haddington. Nel 1291 venne ordinato sacerdote e fece un viaggio di studi a Parigi e poi rientrato in Inghilterra si dedicò con grande impegno e competenza all’insegnamento teologico ad Oxford. Il teologo morì a Colonia, dove stava insegnando, l’8 novembre 1308. Giovanni Duns Scoto conosciuto come "doctor subtilís", fu quindi un ...

... eminente teologo francescano che combattè energicamente l’eresia dei Begardi e delle Beghine. Essi costituivano un movimento libertario del XIII secolo, i cui adepti, sentendosi già in Paradiso su questa terra per intervento dello Spirito, si sentivano in possesso di uno stato di impeccabilità che li portava talvolta a lasciarsi andare a qualsiasi licenziosità sessuale. Tuttavia la fama di scoto lungo i secoli sarà legata specialmente al dogma dell’Immacolata Concezione da lui proposto teologicamente. Molti dei suoi insegnamenti sugli Angeli furono dati nei "Commentari alle sentenze di Pietro Lombar¬do". Le concezioni di Lombardo e di Scoto coincidono praticamente su tutti í punti sostanziali della dottrina angelologica. Anzitutto per Scoto i due mondi angelico ed umano ritrovano una profonda vicinanza, mentre san Tommaso d’Aquino li aveva ontologicamente distinti. Infatti l’oggetto della conoscenza umana e di quella angelica è il medesimo: l’essere reale e concreto nell’intuizione oppure l’essere universale e teorico nell’astrazione; l’essere è colto attraverso la “species intelligibilis” prodotta dall’intelletto. In tal modo si sottolinea primariamente la funzione del soggetto conoscente, piuttosto che la sua conformità all’oggetto reale. Da ciò segue che l’angelo possiede un’intelligenza attiva e conosce le cose concrete come l’uomo; il suo pensiero quindi procede in modo discorsivo e argomentativi, non solo contemplativo. L’unica differenza rispetto all’intelletto umano sta nella maggior chiarezza che la conoscenza angelica possiede, non nella sua maggiore universalità o comprensione. L’angelo inoltre può conoscere i pensieri segreti e gli atti liberi di un altro angelo, anche se questo li vuole nascondere. Per Scoto la volontà degli angeli è sempre libera. Per questa ragione gli angeli non compiono un solo atto di scelta immutabile, sia nel bene sia nel male, ma possono fare diverse scelte successive. I demoni, nella loro libertà, hanno commesso una serie di errori, di fronte ai quali potevano pentirsi; caduti nella dannazione, essi non hanno perduto questa libertà, propria della loro natura; tuttavia non possono ravvedersi, poiché non è concesso loro da Dio. Ugualmente gli angeli buoni possiedono la libertà naturale, anche se sono nella beatitudine; non possono però aumentare la loro gloria. Scoto poi ammette, contrariamente a Tommaso, la composizione di forma e di materia nella natura angelica; tuttavia afferma anche la loro spiritualità, poiché la materia, di cui è composto l’angelo, non è corporea ed è come assorbita dall’attività spirituale. Anche secondo questo profilo, non c’è grande differenza tra la natura umana e quella angelica, sono tuttavia specificamente distinte, nel senso che l’angelo costituisce una natura per se stesso, mentre l’anima umana è solo una parte della natura, poiché anche il corpo integra la medesima natura umana. In certo modo l’anima dell’uomo è come una parte della forma angelica. Inoltre Scoto ammette che una stessa specie può essere partecipata da molteplici angeli, perché ogni specie è comunicabile a diversi individui, altrimenti non sarebbe più universale, contrariamente a quanto affermato da san Tommaso. Ulteriori questioni, tuttavia, vengono poste e risolte con una quantità di dettagli che, difficilmente, potrebbero riuscire interessanti alle menti odierne. Quasi ogni questione sugli Angeli viene posta e risolta con riferimenti a tutte le grandi personalità teologiche della Chiesa. Si trovano questioni come: "Se un Angelo può essere in un luogo?", "se due Angeli possano essere nello stesso luogo e nel medesimo tempo?". In conclusione tutte queste questioni e le relative argomentazioni ci dimostrano quanto concreti gli Angeli fossero per i più grandi pensatori della teologia cattolica e can quanta cura e dottrina venisse da loro discusso e considerata ogni aspetto dell'esistenza degli Spinti celesti. Oggi, il ricordare che le più eccelse menti dell'umanità abbiano dedicato molto del loro tempo e delle loro energie a riflettere sugli Angeli, mette in evidente sconforto nel pensare che, da parte di nume¬rosi uomini di Chiesa, Vescovi compresi, il tema angelologico sia considerato letteratura fiabesca. Non sono gli Angeli lontano da noi, ma sono le menti poco intelligenti di molti a non considerarli nella loro importanza.

don Marcello Stanzione

 
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