Gesù Luce del mondo

Lettere di Padre Pio ai suoi Direttori Spirituali, Volume Primo - 100 lettere per te (a cura di Padre Pacifico Giuliano

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Mary Lourdes
view post Posted on 9/11/2010, 16:18




Padre Pio a padre Agostino

"Si sente passare il cuore da un dardo di fuoco che tutto l'accende - Bella frase francese - Barbablù lo tormenta"

Babbo carissimo,

con quanto amore vi auguro il vostro prossimo onomastico, misuratelo dall'amore e dalla stima che il vostro figlio e discepolo nutre per voi.
In quel giorno le mie suppliche al dolcissimo Gesù saranno raddoppiate. Sentite poi cosa accadde venerdì scorso. Me ne stavo in chiesa a farmene il rendimento di grazie per la messa, quando tutto ad un tratto mi sentii ferire il cuore da un dardo di fuoco si vivo ed ardente, che credetti morirne.

Mi mancano le parole adatte per far comprendervi la intensità di questa fiamma: sono affatto impotente a potermi esprimere. Ci credete? L'anima, vittima di queste consolazioni, diventa muta. Mi sembrava che una forza invisibile m'immergesse tutto quanto nel fuoco....Dio mio, che fuoco! Quanta dolcezza!

Di questi trasporti d'amore ne ho sentiti molti, e per diverso tempo sono rimasto come fuori di questo mondo. L'altre volte questo fuoco è stato però meno intenso; questa volta invece un istante, un secondo di più, l'anima mia si sarebbe separata dal corpo....se ne sarebbe andata con Gesù.

Oh che bella cosa divenir vittima d'amore. Ma presentemente come si trova l'anima mia? Mon cher père, à prèsent Jèsus a retirè son javelot de feu, mais la blessure est mortelle......

Non crediate però che barbablù mi lasci in pace; sono tali i tormenti che va infliggendo al mio corpo, che li lascio immaginare a voi dalle consolazioni divine alle quali va soggetta l'anima mia. Ma viva sempre il dolcissimo Gesù, che mi dà tanta forza, da poter deridere in viso quel cosaccio.
Grazie ne rendo a Dio per l'elemosina delle messe che mi avete inviato.

Per il panegirico del Rosario ho parlato col deputato di festa ed è rimasto addoloratissimo di non potermi accontentare, perchè ha fatto già l'invito ad un altro religioso; nel caso che costui non accetti, sarete voi il preferito. Caro padre, barbablù metterà tutto il suo diabolico artifizio per impedire di rivederci. Ma sia fatta sempre la divina volontà.

Vi rimetto i saluti e gli auguri di tutti i buoni amici, assieme a quelli dell'arciprete.

Je vous salue et vous embrasse, oère consolateur.

Votre pauvre
f.Pie
 
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Mary Lourdes
view post Posted on 10/11/2010, 17:34




Padre Pio a padre Agostino

"Gioia di soffrire per Gesù - Missione dell'angelo custode nell'insegnargli le lingue"

Pietrelcina, 20 settembre 1912

Mio carissimo padre,

voglio sperare che non mi abbiate fatto una accusa per non aver risposto all'ultima vostra lettera; ed anche se all'ultima vostra cartolina vaglia rispondo con diversi giorni di ritardo. Il mio buon padre già ne ha immaginato i giusti motivi che hanno impedito il suo povero figliolo dal rispondergli.

Quel cosaccio da vari giorni in qua mi sta muovendo una guerra assai più aspra. Sarà questo l'ultimo suo assalto? Soffro e soffro assai, ma grazie al buon Gesù, sento ancora un altro pò di forza; e di che cosa non è capace la creatura aiutata da Gesù? Io non bramo punto di essere alleggerita la croce, poichè soffrire con Gesù mi è caro; nel contemplare la croce sulle spalle di Gesù mi sento sempre più fortificato ed esulto di una santa gioia.

Sento però nel mio cuore il grave bisogno di gridare sempre più forte a Gesù col dottore della grazia: "Da quod iubs, et iube quod vis". Quindi, mio caro padre, l'idea del mio soffrire non metta nè sulla vostra fronte, nè nei vostri occhi un'ombra che potrebbe rattristare il vostro cuore. Si, non piangiamo, babbo mio; è d'uopo celare finalmente le nostre lacrime a colui che le manda, a colui che ne ha versate e ne versa tutti i giorni per l'ingratitudine umana.

Egli si sceglie delle anime e tra queste, contro ogni mio demerito, ha scelto anche la mia per essere aiutato nel grande negozio dell'umana salvezza. E quanto più queste anime soffrono senza aver un conforto tanto più si alleggeriscono i dolori del buon Gesù.

Ecco tutta la ragione perchè desidero soffrire sempre più e soffrire senza conforto; e di ciò ne faccio tutta la mia gioia. Purtroppo ho bisogno del coraggio, ma Gesù nulla negherà. Ciò posso attestarlo dalla lunga esperienza fattane, purchè non si cessa di importunarlo.

Di quando in quando, anche di lontano, non cessate di maledire il nostro comun nemico; lasciate poi che il vostro cuore voli verso di me; come il mio si porta bene spesso a voi; ma non dimenticate che sono egoista in fatto di sofferenze, voglio soffrir solo e che, mentre sono impaziente di andarmene con Gesù, mi rimprovererei se cercassi anche per un'ora sola di essere lasciato senza croce o, peggio ancora, se altri entrassero in mezzo a rapirmela.

Solo bramo da voi che importuniate il dolcissimo Gesù che mi tenesse lontano dal peccato.

I celesti personaggio non cessano di visitarmi e farmi pregustare l'ebbrezza dei beasti. E se la missione del nostro angelo custode è grande, quella del mio è di certo più grande dovendomi fare anche da maestro nella spiega di altre lingue.

In ottobre ho bisogno di applicazioni. Gesù provvederà.

Gli amici tutti vi ossequiano. Io vi abbraccio.

fra Pio
 
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Mary Lourdes
view post Posted on 12/11/2010, 22:03




Padre Pio a padre Agostino

"Il demone vuol annullare le lettere di conforto - Lo batte fino a Morte - Rimprova l'angelo custode - Bellissima parlata dall'angelo custode"

Pietrelcina, 5 novembre 1912

Babbo carissimo,

anche questa seconda vostra lettera, per permissione di Dio, ha ottenuto la stessa sorte di quella precedente. Son certo che a quest'ora il padre Evangelista vi abbia già tenuto informato della nuova fase di guerra che mi muovono quegl'impuri apostati. Costoro, babbo mio, non potendo vincere la mia costanza nel riferirvi le loro insidie, si sono appigliati a quest'altro estremo, vorrebbero indurmi nelle loro reti col privarmi dei vostri consigli, che voi mi venite suggerendo per mezzo delle vostre lettere, unico mio conforto; ed io a gloria di Dio ed a loro confusione lo sopporterò.

Non vi dissi che Gesù vuole che io soffra senza alcun conforto? Non mi ha chiesto egli, forse, ed eletto per una delle sue vittime? Ed il dolcissimo Gesù mi ha fatto comprendere purtroppo tutto il significato di vittima. Bisogna, babbo caro, giungere al consummatum est ed all'in manus tuas.

Non vi dico poi in che modo mi vanno percotendo quei disgraziati. Certe volte mi sento presso a morire. Sabato mi sembrò che mi volessero proprio finire, non sapevo più a qual santo votarmi; mi rivolgo al mio angelo e dopo d'essersi fatto aspettare per un pezzo eccolo infine aleggiarmi intorno e con la sua angelica voce cantava inni alla divina maestà. Successe una di quelle solite scenate; lo sgridai aspramente d'essersi fatto così lungamente aspettare, mentre io non avevo mancato di chiamarlo in mio soccorso; per castigarlo non volevo guardarlo in viso, volevo allontanarmi, volevo sfuggirlo; ma egli poverino mi raggiunge quasi piangendo, mi acciuffa, finchè sollevato lo sguardo, lo fissai in volto e lo trovai tutto spiacente. Ed ecco..." "...Ti sono sempre vicino, mio diletto giovine, ei dice, io mi aggiro sempre a te d'intorno con quell'affetto che suscitò la tua riconoscenza verso il diletto del tuo cuore; questo mio affetto per te non si spegnerà neppure con la tua vita. Lo so che il tuo cuore generoso batte sempre pel nostro comune diletto; tu attraverseresti tutti i monti, tutti i deserti per cercarlo, per rivederlo, per riabbracciarlo in questi estremi momenti e dirgli che rompesse presto cotesta catena che ti tiene unita al corpo....che non soffre più tanto da lui lontano, che ti portasse con sè. Dirgli che qui separato da lui raccogli più tristezze che gioie. Tu lo vorresti proprio questo dono da lui, ma non ti affaticare...tu devi aspettare un altro poco. Egli per adesso nulla può darti come il raggio d'una stella, il profumo d'un fiore, il gemito di un'arpa, le carezze del vento. Tu non cessare però d'incessantemente domandarglielo, poichè la sua suprema letizia è di averti con sè. E sebbene egli al presente non può accontentarti, perchè la provvidenza vuole che si stia in esilio per un altro pò, egli finalmente finirà coll'accontentarti almeno in parte....".

Povero angiolino! Egli è troppo buono. Ci riuscirà a farmi conoscere il grave dovere della gratitudine?

Finisco, babbo mio, non ne posso più. Chi sa dove ci rivedremo?!

Beneditemi fortemente e non dimenticate.

il vostro povero discepolo
fra Pio

Se il provinciale vi chiederà le mie lettere, fategliele leggere se lo credete giusto.
 
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Mary Lourdes
view post Posted on 13/11/2010, 22:58




Padre Pio a padre Agostino

"La vostra lettera è stata letta - Artifici diabolici - Auguri natalizi"

Pietrelcina, 13 dicembre 1912

Mio carissimo padre,

Te Deum Laudamus. Ho potuto finalmente leggere le vostre righe. La vostra lettera così piena di soavi consolazioni, ha fatto del bene alla mia afflitta anima.

Quanto, mio diletto padre, debbo ringraziarvi di esservi in tal guisa unito al mio cordoglio in mezzo anche a qualche consolazione che alle volte vi ha circondato! Io ve ne sarò grato della cura avuta per me, e del dolore che avete condiviso con me; e basta perchè ve ne sia riconoscentissimo e spero di rendervelo a cento doppi allorchè sarò con Gesù.

Oh! dimanderò allora con più santa importunità, senza falsa vergogna, che mi si diano delle grazie per voi. E se vi precederò, come spero, non temete, questa promessa non sarà da me dimenticata.
Coll'aiuto del buon angiolino si è trionfato questa volta sul perfido disegno di quel cosaccio; la vostra lettera è stata letta. L'angiolino mi aveva suggerito, che all'arrivo di una vostra lettera l'avessi aspersa coll'acqua benedetta prima di aprirla. Così feci coll'ultima vostra. Ma chi può dire la rabbia provata da barbablù! egli vorrebbe finirmi ad ogni costo. Sta mettendo su tutte le sue diaboliche arti. Ma rimarrà schiacciato. L'angiolino me lo assicura, ed il paradiso è con noi.

L'altra notte mi si è presentato sotto le sembianze di un nostro padre, trasmettendomi un severissimo ordine del padre provinciale di non scrivervi più, perchè contrario alla povertà e di grave impedimento alla perfezione.

Confesso la mia debolezza, babbo mio, piansi amaramente, credendo essere ciò stato una realtà- E non avrei mai potuto sospettare, anche debolmente, essere questo invece un tranello di barbablù, se l'angiolino non mi avesse svelato l'inganno. E solo Gesù sa che ci volle per persuadermi. Il compagno della mia infanzia cerca di smorzarne i dolori che mi affliggono quegl'impuri apostati, col cullarmi lo spirito in un sogno di speranza.

Io sono tranquillo, rassegnato a tutto, ed oso sperare che questi daibolici artificii non produrrano gli effetti disastrosi, che per un pezzo mi paventarono.

Finisco col raccomandarvi di pregare il nascituro Bambino per me, come vi prometto di far lo stesso per voi, e coll'augurarvi da parte dei miei e di tutti i conoscenti un felicissimo Natale, con preghiera di estendere questo augurio a tutta la comunità.

Il vostro povero
fra Pio

Barbablù si arrabbia di più allorchè scrivete in lingua gallica. Si è manifestato. A dispetto suo, scrivetemi più spesso in questa lingua. Francesco vi manda un infinito numero di baci. La mia lettera indirizzatavi il 12 scorso mese non vi è pervenuta. Non è vero?

 
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Mary Lourdes
view post Posted on 15/11/2010, 16:30




Padre Pio a padre Agostino

"Vivere quaggiù mi annoia - L'amore si conosce nel dolore - Fedeltà e amore - Gesù non risponde"

Pietrelcina, 29 dicembre 1912

Mio carissimo padre,

un altro anno se ne sta andando nell'eternità con il peso delle colpe in esso commesse! Quante anime più fortunate di me salutarono l'aurora e non la fine! Quante anime sono entrate nella casa di Gesù e là vi resteranno per sempre. Quante anime felicissime da me invidiate sono passate all'eternità con la morte del giusto, baciate da Gesù, confortate dai sacramenti, assistite da un ministro di Dio, col sorriso di cielo sulle labbra nonostante gli strazi dei dolori fisici da cui erano oppresse!

Il vivere quaggiù, padre mio, mi annoia. E' un tormento così amaro per me il vivere della vita dell'esilio, che quasi quasi non ne posso più. Il pensiero che in ogni istante posso perdere Gesù mi dà un affanno che non posso spiegarlo; solo quell'anima che ama sinceramente Gesù potrà saperlo.

In questi giorni tanto solenni per me, perchè feste del celeste Bambino, spesso sono stato preso da quegli accessi d'amore divino, che tanto fanno languire il mio povero cuore. Compreso tutto della degnazione di Gesù verso di me, gli ho rivolto la solita preghiera con più confidenza: "Oh Gesù, potessi amarti, potessi patire quanto vorrei e farti contento e riparare in un certo modo alle ingratitudini degli uomini verso di te!".

Ma Gesù mi ha fatto sentire assai più la sua voce al mio cuore: "Figlio mio, l'amore si conosce nel dolore, lo sentirai acuto nello spirito, e più acuto ancora lo sentirai nel corpo".

Queste parole restano, padre mio, oscure per me.

Quei cosacci cercano di tormentarmi in tutte le guise; ne muovo per questo lagnanze a Gesù e sento che mi va ripetendo: "Coraggio, chè dopo la battaglia viene la pace": Fedeltà ed amore dice che mi occorrono. Son pronto a tutto, pur di fare la sua volontà. Pregate solo, ve ne supplico, che quest'altro pò di vita che mi resterà lo spenda a sua gloria e che lo facci scorrere questo tempo a quella guisa che si propoga la luce.

Ho pregato Gesù per quell'incarico che mi deste ultimamente; ma non mi ha risposto. E' da un pezzo che non mi vuole degnare di una risposta, allorchè si tratta per affari della nostra provincia. A me sembra che dovete accettare alacremente la carica sempre che vi verrà imposta, perchè a me pare, che sebbene siete alquanto debole per questo ufficio, pure dovreste accettare perchè mancano soggetti più adatti a ciò.

Vi prego però di non cercarla da voi questa carica, nemmeno indirettamente; e se vi riesce possibile di non accettare, fatelo pure.

Dal padre Stefano, cioè da Foggia, non ho ricevuto nulla; e fino a verso la metà dell'entrante mese non mi manca l'applicazione. Dopo Dio provvederà.

Faccio sosta, non ne posso più; vi auguro da parte dell'arciprete, della mia famiglia e di tutti i buoni amici il buon capo d'anno, con preghiera di estenderlo a tutta la comunità.

Abbiatemi sempre pel vostro discepolo.

Fra Pio
 
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Mary Lourdes
view post Posted on 18/11/2010, 21:52




Padre Pio a padre Agostino

"Il mio corpo è tutto ammaccato - Non temere, io ti farò soffrire - Gesù chiede più abbandono e confidenza"

Pietrelcina, 13 febbraio 1913

Babbo carissimo,

io mi trovo assai contento. Gesù non cessa di volermi bene, anche contro ogni mio demerito, perchè non cessa di farmi affliggere di più da quei brutti ceffoni. Oramai sono sonati ventidue giorni continui che Gesù permette a costoro di sfogare la loro ira su di me. Il mio corpo, padre mio, è tutto ammaccato per le tante percosse che ha contato fino al presente per mano dei nostri nemici.

Più di una volta sono giunti a togliermi perfino la camicia e percuotemi in tale stato. Ora ditemi, non è stato forse Gesù che mi ha aiutato in questi sì tristi momenti in cui, si privo di tutti, i demoni hanno cercato di distruggermi e perdermi? Aggiungete ancora che anche dopo che costoro si sono allontanati, sono rimasto svestito per molto tempo, perchè impotente a muovermi, con questa stagione si rigida. Quanti malanni avrevvero dovuto scatenarmi su di me, se il nostro dolcissimo Gesù non mi avesse aiutato!

Ignoro quello che mi accadrà; so soltanto però una sola cosa con certezza, che il Signore non verrà mai meno nelle sue promesse: "Non temere, io ti farò soffrire, ma te ne darò anche la forza - mi va ripetendo Gesù -. Desidero che l'anima tua con quotidiano ed occulto martirio sia purificata e provata; non ti spaventare se io permetto al demonio di tormentarti, al mondo di disgustarti, alle persone a te più care di affliggerti, perchè niente prevarrà contro coloro che gemono sotto la croce per amor mio e che io mi sono adoperato per proteggerli".

"Quante volte - mi ha detto Gesù poc'anzi - mi avresti abbandonato, figlio mio, se non ti avessi crocifisso".

"Sotto la croce s'impara ad amare ed io non la do a tutti, ma solo alle anime che mi sono più care".

Grazie poi vi rendo per le tante preghiere che per me porgete al Signore. Io mi prometto che allorchè sarò con lui di perorare la vostra causa. Gesù è buono, non potrà resistere ai miei clamori, sebbene essi sono sempre deboli.

Non ho poi mai dimenticato di raccomandare a Gesù quelle due anime. Rassicuratele, ve ne prego, che stessero tranquille. Gesù richiede da loro un pò più di abbandono e di confidenza in lui. Esse, poverine, non si avvedono che sono più care agli occhi di lui in questi momenti, che allorchè si trovavano nelle consolazioni. Esse non l'avvertono, ma sono aiutate da Gesù più adesso che prima. Gesù vuole affezionarle a lui solo, perciò vuole spargere la loro vita di spine.

Recandovi a San Marco siete pregato di ossequiarmi il padre provinciale. Desidero pure che gli direte ancora se vuole autorizzarmi alla confessione. Son quasi certo di fare un buco nell'acqua, ma io non posso però soffocare in me questa voce misteriosa. Sono disposto a tutti i voleri del superiore ed un rifiuto di più per me quivale ad una maggiore rassegnazione.

I miei tutti vi salutano; l'arciprete vi ossequia; Francesco vi manda mille baci.

Pregate per chi vi ha tanto a cuore.

fra Pio

 
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Mary Lourdes
view post Posted on 22/11/2010, 11:37




Padre Pio a padre Agostino

"Grande visione! Ad alcuni sacerdoti che stanno parandosi, Gesù indignato e con due lagrime agli occhi, grida: "Macellai!" - Dice che la sua agonia a causa di costoro durerò fino alla fine del mondo"

Pietrelcina, 7 aprile 1913

Mio carissimo padre,
venderdì mattina ero ancora a letto, quando mi apparve Gesù. Era tutto malconcio e sfigurato. Egli mi mostrò una grande moltitudine di sacerdoti regolari e secolari, fra i quali diversi dignitari ecclesiastici; di questi, chi stava celebrando, che si stava parando e chi si stava svestendo delle sacre vesti.

La vista di Gesù in angustie mi dava molta pena, perciò volli domandargli perchè soffrisse tanto. Nessuna risposta n'ebbi. Però il suo sguardo si riportò verso quei sacerdoti; ma poco dopo, quasi inorridito e come se fosse stanco di guardare, ritirò lo sguardo ed allorchè lo rialzò verso di me, con grande mio orrore, osservai due lagrime che gli solcavano le gote. Si allontanò da quella turba di sacerdoti con una grande espressione di disgusto sul volto, gridando: "Macellai!". E rovlto a me disse: "Figlio mio, non credere che la mia agonia sia stata di tre ore, no; io sarò per cagione delle anime da me più bemeficate, in agonia sino alla fine del mondo. Durante il tempo della mia agonia, figlio mio, non bisogna dormire. L'anima mia va in cerca di qualche goccia di pietà umana, ma ohimè mi lasciano solo sotto il peso della sofferenza. L'ingratitudine ed il sonno dei miei ministri mi rendono più gravosa l'agonia.

Ohimè come corrispondono male al mio amore! Ciò che più mi affligge è che costoro al loro indifferentismo, aggiungono il loro disprezzo, l'incredulità. Quante volte ero lì per lì per fulminarli, se non ne fossi stato trattenuto dagli angioli e dalle anime di me innamorate....Scrivi al padre tuo e narragli ciò che hai visto ed hai sentito da me questa mattina. Digli che mostrasse la tua lettera la padre provinciale...".

Gesù continuò ancora, ma quello che disse non potrò giammai rivelarlo a creatura alcuna in questo mondo. Questa apparizione mi cagionò tale dolore nel corpo, ma più ancora nell'anima, che per tutta la giornata fui prostrato ed avrei creduto di morirne se il dolcissimo Gesù non mi avesse già rivelato.....

Gesù purtroppo ha ragione di lamentarsi della nostra ingratitudine! Quanti disgraziati nostri fratelli corrispondono all'amore di Gesù col buttarsi a braccia aperte nell'infame setta della massoneria! Preghiamo per costoro acciocchè il Signore illumini le loro menti e tocchi loro il cuore. Fate coraggio al nostro padre provinciale, che copioso soccorso di celesti favori ne riceverà dal Signore. Il bene della nostra madre provincia deve essere la sua continua aspirazione. A questo devono tendere tutti i suoi sforzi. A questo fine devono essere indirizzate le nostre preghiere, tutti a ciò siamo tenuti.

Nel riordinamento della provincia non potranno mancare al provinciale le difficoltà, le molestie, le fatiche; si guardi però dal perdersi d'animo, il pietoso Gesù lo sosterrà nell'impresa.

La guerra di quei cosacci si va sempre più intensificando, ma non li temerò coll'aiuto di Dio.

Per evitare i sudori avrei bisogno per quest'estate di un abito di panno assai leggiero, se il padre provinciale me lo provvederà gliene sarò grato.

Salutatemi il padre provinciale e ringraziatelo per me dell'applicazioni.

Fra Pio
 
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Mary Lourdes
view post Posted on 26/11/2010, 23:50




Padre Pio a padre Agostino

"Le cure della Madonna toccano la ricercatezza - In compagnia di Gesù e di Maria - Desiderio della morte e della vita - Il bene che il cuore cerca"

Pietrelcina, 6 maggio 1913

Babbo carissimo,

i vostri affettuosi auguri, in occasione del mio onomastico, mi sono assai dolcemente scesi nel cuore; Gesù solo vi rimuneri di questo, versando nel vostro cuore quella consolazione che voi avete versato nel mio.

Sarà mai vero che alla fine del mese, a Dio piacendo, mi è serbato un'altra consolazione, abbracciare cioè il padre mio? Oh! se sapeste quanta impazienza ha posto nell'anima mia questa idea.

Ecco finalmente ritornato il mese della bella Mammina. Quante belle cose vorrei dirvi, se mi fosse concesso dalla mia povera condizione, perchè potreste capire qualche cosa del mio stato abituale! Mi sforzerò per quanto mi verrà concesso.

Questa cara mammina seguita a prestarmi premurosamente le sue materne cure, specialmente in questo mese. Le di lei cure verso di me toccano la ricercatezza. Soltanto allorchè le faccio cenno a quella grazia, che voi già sapete, il suo celeste volto si contrae tutto; si rattrista e con solennità mi rinnova il divieto.

Che cosa ho io fatto per aver meritato tanta squisitezza? La mia condotta non è stata forse una smentita continua, non dico di suo figlio, ma anche al nome istesso di cristiano? Eppure questa tenerissima Madre nella sua grande misericordia, sapienza e bontà ha voluto punirmi in un modo assai eccelso col versare nel mio cuore tali e tante grazie, che quando mi trovo alla presenza sua ed a quella di Gesù sono costretto ad esclamare: "Dove sono, dove mi trovo? chi è che mi sta vicino?" Mi sento tutto bruciare senza fuoco; mi sento stretto e legato al Figlio per mezzo di questa Madre, senza neanche vedere le catene che tanto strette mi tengono; mille fiamme mi consumano; sento di morire continuamente e pur sempre vivo.

In certi istanti tale è il fuoco che qui dentro mi divora, che faccio tutti i miei sforzi per allontanarmi da loro, per andare in cerca di acqua ed acqua gelata per gittarmi dentro; ma ahimè! padre mio, mi accorgo subito di essere io assai infelice, perchè allora più che mai sento di non essere libero; le catene che gli occhi miei non vedono, le sento che mi tengono stretto a Gesù ed alla sua diletta madre; ed è in questi istanti che esco il più delle volte in escandescenze; sento che il sangue mi affluisce al cuore e da questo alla testa, sono tentato di gridare loro in viso e chiamare crudele il Figlio, tiranna la Madre.

Ma, oh Dio! non sono padrone di me; mi accorgo che sono follie. Allorchè poi riesco a padroneggiarmi, riflettendo sulla mia vita, che non è affatto invidiabile, sento la forza di protestare che non la cambierei mai a qualunque prezzo con tante altre vite di questo mondo. Vorrei volare per invitare le creature tutte di amare Gesù, di amare Maria.

Eccovi descritto debolmente quello che mi accade quando sono con Gesù e con Maria. Fuori di questi momenti cerco di fuggire tutti i piaceri ed intanto un piacere grandissimo riempie tutto il mio core, da renderlo beato e contento. Soffro e vorrei sempre più soffrire, mi sento consumare e vorrei essere sempre più consumato.

Desidero la morte solo per unirmi con vincoli indissolubili al celeste Sposo. Desidero pure la vita, per sempre più patire, avendomi Gesù dato da intendere che la prova sicura dell'amore è solo nei dolori. Parmi di cercare sempre qualcosa che non trovo, e neanche io so quale è questa cosa che continuamente cerco; amo, soffro poco, vorrei amare assai di più questa cosa che cerco; vorrei soffrire assai di più per l'ideale che cerco.

Ma, padre mio, sebbene non so chi è questo bene, che di per se il mio cuore avidamente cerca, mi pare di sapere questo di preciso, essere questo bene inesauribile, non essere circoscritto da termini, e di più parmi di comprendere che il mio cuore non potrà mai contenerlo tutto, perchè nella mia ignoranza sento che questo è un bene assai grande, un bene immenso, un bene infinito.

Sarà mai questo, Gesù.

E se non è lui, chi mai sarà?...

Fra Pio
 
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Mary Lourdes
view post Posted on 3/12/2010, 11:37




Padre Pio a padre Benedetto



"Presenza spirituale di Gesù Cristo - Pena nel soddisfare le necessità naturali - Pena dell'esilio - Desiderio della morte"

Pietrelcina, 7 luglio 1913

Mio carissimo padre,

Benedictus Deus, qui fecit mirabilia solus.
Quanto spesso mi sono ricordato di voi e delle vostre croci in questi giorni! Dall'ultima vostra nel sapervi tanto perplesso nello spirito, non ho smesso mai di raccomandarvi con più insistenza al dolcissimo Gesù.
Quest'affare vostro mi ha tenuto in angustie fino a questa mattina, perchè Gesù benedetto non mi voleva dar retta Ma sia pur sempre benedetta la sua infinita bontà poichè si è mosso a pietà di questo povero meschinello!
Stamane dopo la messa, mentre me ne stavo tutto rattristato pel cennato affare, in un subito sono stato preso da un violentissimo mal di capo che lì per l' mi è sembrato impossibile di poter seguitare il rendimento di grazie. Questo stato aumentava in me il tormento; anche una grande aridità di spirito si è impadronita di me, e chi sa cosa sarebbe successo se non fosse avvenuto quel che sto per narrare. Mi è apparso nostro Signore, il quale così mi ha parlato: "Figliuol mio, non lasciare di scrivere quello che odi oggi dalla mia bocca, perchè tu non l'abbia a dimenticare. Io sono fedele, nessuna creatura si perderà senza saperlo. Molto è diversa la luce dalle tenebre. L'anima a cui io soglio parlare l'attiro sempre a me; invece le arti del demonio tendono ad allontanarla da me. Io non ispiro mai all'anima timori che l'allontanano da me; il demonio non mette mai nell'anima paure che la muovano a ravvicinarsi a me.
I timori che l'anima sente in certi momenti della vita sull'eterna sua salute, se hanno me per autore si riconoscono dalla pace e serenità, che lasciano nell'anima....".
Questa visione e locuzione di nostro Signore ha immersa la mia nima in tale pace e contentezza, che tutte le dolcezze del mondo le paiono insipide al paragone di una stilla anche sola di questa beatitudine:
Ogni timore sul vostro spirito mi si è immediatamente dalla mente dileguato, ed anche provandomi ho sentito che simil dubbio non può far forza sull'anima. Resto molto confortato e lieto di si buona compagnia. E chi potrebbe dire di quanto aiuto mi è l'avere di continuo Gesù dal lato. Questa compagnia mi fa guardare con maggior studio di far cosa che a Dio dispiace. Mi sembra che Gesù mi stia costantemente a guardare. Se mi avviene che qualvolta perdo la presenza di Dio, sento tosto che nostro Signore mi richiama al dovere. la voce con cui mi richiama non so esprimerla, so perà che è assai penetrante e l'anima che la sente non può quasi rifiutarsi.
Non mi domandate, padre mio, come sia certo essere nostro Signore quegli che in tale visione mi si mostra, mentre non vedo nulla nè cogl'occhi del corpo, nè con quelli dello spirito, perchè non lo so, nè posso dire più di ciò che ho detto. Solo so dire questo che quegli che mi sta dal lato destro è nostro Signore e non un altro; ed anche prima che egli me lo dicesse, mi si era fermamente impresso nella mente che egli era.
Molto bene ha prodotto in me questa grazia. L'anima è in preda continua ad una grande pace; mi sento fortemente consumare dal desiderio estremamente grande di piacere a Dio; mi fa guardare, da che il Signore mi ha favorito di questa grazia, con immenso disprezzo tutto ciò che non mi aiuta ad accostarmi a Dio. Sento una indicibile confusione nel non potermi far ragione onde mai mi venga un tanto bene.
L'anima mia è spinta dalla più viva riconoscenza di attestare al Signore che tale grazia gliela concede fuori dìogni suo merito, e ben lungi dal tenersi per questo superiore ad altre anime, crede al contrario che di quante persone sono al mondo lei è dessa che serve meno al Signore, poichè, mediante questa grazia, il Signore ha dato tale chiarezza all'anima, che si riconosce dìessere più che ogni altra anima obbligata a servire ed amare il suo creatore
Ogni minimo difetto che commetto, per l'anima è una spada di dolore che le trapassa il cuore. In certi momenti sono portato ad esclamare coll'apostolo, sebbene ahimè!, non con quella stessa perfezione: “Non sono io quello che più vivo” ma sento esservi qualcuno in me.
L'altro effetto di questa grazia è che la vita mi sta diventando un crudele martirio, e solo provo conforto nel rassegnarmi a vivere per amor di Gesù, sebbene ahimè! padre mio, anche in questo conforto la pena che in certi momenti io sento è insopportabile, perchè vorrebbe l'anima che la vita tutta fosse seminata di croci e di persecuzione.
Gli stessi atti naturali, come sarebbe il mangiare, il bere, il dormire sono per me di un peso assai grave. L'anima in questo stato geme, perchè le ore scorrono troppo lente per lei. Al termine di ogni giornata si sente come alleggerita di un grave peso e di molto sollevata; ma tosto si sente ricadere in una più profonda tristezza al pensiero che molte giornate di esilio le sono serbate; ed è proprio in questi momenti che l'anima è portata a gridare: “Oh vita che per me non sei più vita, ma tormento! Ph morte non so chi può temerti, mentre per te ci si apre la vita!”.
Innanzi che il Signore mi favorisse di questa grazia, il dolore dei miei peccati, la pena che sentivo nel vedere tanto offeso il Signore, la pienezza degli affetti che sentivo per Iddio nel cuore non erano tanto intensi da farmi uscire fuori di me stesso, e talora parendomi insopportabile questo dolore, mi costringeva a sfogarmi in grida acutissime, senza potermi frenare. Ma dopo questa grazia, il dolore si è fatto ancora più crudo da sembrarmi che il cuore mi si trafigga a banda a banda.
Adesso mi sembra di penetrare quale fu il martirio della nostra dilettissima Madre, il che non mi è stato possibile per lo innanzi. Oh se gli uomini penetrassero questo martirio! Chi riuscirebbe di compatire questa nostra sì cara corredentrice? Chi le ricuserebbe il bel titolo di “regina dei martiri”?.
Il pensiero della morte non mi attrerrisce punto, eppure nel considerare che i più gran santi nell'approssimarsi di questa tremarono, mi sento agghiacciare il sangue nelle vene, perchè penso che non sia questo il colmo del mio acciecamento, giustamente permesso da Dio in pena delle mie innumerevoli infedeltà.
Riconosco chiaramente di aver fatto nulla per la gloria di Dio, niente per la salute delle anime, che anzi troppo danno ho recato a molte colla mia vita scandalosa; riconosco finalmente di aver fatto nulla per me all'infuori d'essermi moltissime volte ucciso da me stesso. O padre mio, non credete già essere l'umiltà che mi detta un tal linguaggio, oh!, no, è la verità, e l'evidenza.

Desidero poi che la presente sia mostrata anche al padre lettore, che in questo mese si troverà costà. Esaminate, ve ne prego, il presente scritto, e trovandovi in ciò inganno del demonio non mi risparmiate di disingannarmi. Questo pensiero mi fa tremare, io non vorrei esser vittima del demonio.
Vengo poi a chiedervi un favore: desidero che la presente sia distrutta assieme alle altre due precedenti, tenendo presente che solo con questa speranza mi è riuscito di aprirmi con più confidenza in questi scritti.
Del resto questo è solo un mio semplice desiderio, che sottopongo alla vostra bontà a volerlo secondare. Ma se tale mio desiderio non lo trovate giusto, siete pregato però che questi miei scritti non siano letti da nessuno.
Finisco col chiedervi la paterna benedizione; Gesù vi colmi di tutte quelle grazie che io gli chieggo per voi, e tenga sempre sopra di voi la sua mano piena di benedizioni,

Il vostro povero
fra Pio, cappuccino
 
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Mary Lourdes
view post Posted on 18/1/2011, 07:45




Padre Pio a padre Benedetto



"Visione rivelqtrice dello stato di tre anime, due delle quali non conosceva affatto - La terza è di una sua penitente e che dopo conobbe."

Pietrelcina, 21 luglio 1913

Mio carissimo padre,
domenica mattina, dopo la celebrazione della santa messa, ecco ciò che mi accadde.
Il mio spirito si è sentito in un subito trasportato da una forza superiore in una spaziosissima stanza tutta folgoreggiante di luce vivissima. Su di un alto trono tempestato di gemme vidi assisa una signora di rara bellezza, questa era la Vergine santissima, avendo in grembo il Bambino, il quale aveva un atteggiamento maestoso, un volto splendido e luminoso più del sole. Intorno una grande moltitudine di angioli sotto forme assai risplendenti.
In fondo di questa gran sala vi erano due lettini ed in ognuno di essi vi era una persona che, a giudicare dall'apparenza, dovevano essere sofferenti assai. Una di esse era sofferentissima, da sembrare che da un momento all'altro avesse da dare l'ultimo saluto alla vita.
Di fronte al trono dove era assisa la Vergine vi si trovava tutta assorta nella contemplazione un'altra persona, la quale era la felicità personificata. Il fanciullo che era nel grembo della Vergine ne discende e, seguito dalla Madre e dagli angioli, si dirige verso quella persona che era in orazione. Le gitta le braccia al collo, la stringe forte forte al petto, le dà infiniti baci con altre innumerevoli carezze. Lo stesso fa la Vergine e gli angioli.
Si avvia poi verso i letti dove stavano le due persone inferme. Ad un di esse che è a sedere in mezzo al letto il bambino le rivolge solo alcune parole di conforto assai fredde però. e con un fare poco cerimonioso. All'altra inferma che è distesa nel letto e che ha più bisogno di conforto non la degna di uno sguardo: e come se avesse orrore anche a castigarla, ordinò agli angioli cje l'avessero percossa. Questi non esitarono punto ad eseguire l'ordine ricevuto. Si accostano all'inferma, uno di essi la prende per una mano e gli altri cominciarono a percuoterla con pugni, con calci e con schiaffi.
A guardare questa scena sembrava una crudeltà. Caso strano e meraviglioso? La poverina non si lamenta, ma con un fil di voce in gola ripete: "O benignissimo Gesù, abbia misericordia di me, mentre dura il tempo della misericordia...Non mi condannare, o dolcissimo Gesù, quando dovrai giudicarmi, perchè non potrei più amarti...O piissimo Gesù, se la tua severa giustizia vuole condannarmi, mi appello alla tua piissima misericordia."
Il Bambino a me rivolto dice: "Impara come si deve amare". Io non capivo nulla; questa vista mi faceva tremare come una canna esposta ad un impetuosissimo vento, perchè aspettavo che quest'anima fosse riprovata da Gesù. Ma ahimè l'uomo carnale quanto giudica le cose spirituali diverse da quelle che sono in realtà!
Me misero! Tanti anni sono stato alla scuola del dolore, senza aver imparato nulla. Siane eternamente benedetta la misericordia infinita del nostro Dio, che ha tanta bontà e pazienza di sopportarmi in pace!
Ma a dileguare ogni timore in me volle il Signore mostrarmi anche le anime di tutte e tre quelle persone. Quante sono belle le anime, in cui regna il celeste sposo! Se a tutti fosse mostrata una tale bellezza, non si vederebbero certamente tanti stolti nostri fratelli correre là dove non vi è Dio.
Tutte e tre queste angeliche creature erano in grazia di Dio; tutte erano adorne di meriti, sebbene non uguali, poichè la terza creatura era più adorna di meriti della seconda e questa più adorna della prima. E poichè non sapevo rendermi ragione perchè il Signore trattava in modo assai diverso queste sue care spose, questi si degnò di venire in aiuto di questo povero meschinello e con locuzione interna, chiara ed espressa comincia a dirmi: "Che la prima era un anima ancor debole e che aveva bisogno di accarezzamenti, altrimenti gli avrebbe voltato le spalle; che la seconda era un anima meno debole e che per mantenerla nel suo servigio abbisognava ancora di qualche piccola carezza; la terza era una diletta sua sposa, perchè nonostante il modo in cui la veniva affliggendo, era sempre costante nel suo servigio e fedele nell'amore.
Di queste tre anime, la prima mi è ben nota. Dell'altre due, sebbene non me l'abbia il Signore manifestato apertamente, sono rimasto nella pienezza del convincimento che la terza anima sia quella di Barletta e la seconda è quell'altra anima. Mi sembra che ormai non sia più il caso che voi con qualche residuo dei vostri sospetti continuiate a tormentare queste poverine. Gesù stesso fa loro da guida e voi non siete altro se non ministro di questa sublime guida.
Vi chiedevo nell'ultima mia di aprirmi il vostro animo intorno a quelle cose che il Signore va operando in me; ma nulla mi avete significato. Deh! per carità, se conoscete essere io nella rete di satana, non rispiarmiate di disingannarmi.
Riguardo alla salute di quell'anima tranquillizzatevi, caro padre, il Signore non permetterà che si danni. Egli ha impegnato quasi la sua parola e la sua parola è infallibile. Ignoro quando Gesù però vorrà chiamarla a ravvedimento. Preghiamo però senza mai stancarci, affinchè il pietoso Gesù voglia stringerla presto a sè.
Vengo poi a chiedervi un permesso e voglio sperare che non vi opporrete. Vorrei fare un voto in onore della Vergine di astenermi dal mangiare furtta il mercoledì. A me pare che in questo non vi sia pericolo della salute. Ma mi rimetto in tutto alle vostre decisioni.
Ho ricevuto anche le applicazioni assieme alla vostra e Gesù vi rimuneri di si fiorita carità e cura.
Tante cose affettuosissime per me al padre lettore. A voi poi vi auguro da Gesù tutte quelle grazie delle quali avete bisogno.

Fra Pio, cappuccino.
 
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Mary Lourdes
view post Posted on 23/1/2011, 16:18




Padre Pio a padre Agostino

"La vanagloria, nemica delle anime consacrate al Signore"

Pietrelcina, 2 agosto 1913

Mio carissimo babbo,
nostro Signore sia sempre con voi.
Nell'ultima vostra, alla quale rispondo con moltissimo ritardo, mi domandavate qualche cosa da dire a quelle due anime. Ho raccomandato più volte la cosa a nostro Signore, ed ecco quello che sembrami che lui vuole che io tratti, cioe della vanagloria, per poterle a tempo prevenirle contro si formidabile nemico.
Questo è un nemico proprio delle anime che si sono consacrate al Signore e che si sono date alla vita spirituale; e perciò a ben ragione può dirsi la tignuola dell'anima che tende alla perfezione. Essa vien detta dai santi tarlo della santità.
Nostro Signore per addimostrarci quanto la vanagloria sia contraria alla perfezione, ce lo dimostra con quella riprensione che fece agli apostoli, quando li vide pieni di compiacenza e di vanagloria, allorchè i demoni si mostravano obbedienti ad ogni loro comando: "Veruntamen in hoc nolite gaudere, quia spiritus subiiciuntur vobis".
E per radicar bene i tristi effetti di questo maledetto vizio nelle loro menti, allorchè riesce ad insinuarsi nei cuori, li atterrisce ponendo sotto i lori occhi l'esempio di Lucifero precipitato da tanta altezza per la vana compiacenza che si prese delle doti, a cui Iddio lo aveva innalzato: "videam satanam, sicut fulgur de coelo cadentem.
Questo vizio intanto più è da temersi in quanto non ha virtù contraria per combatterlo. Infatti ogni vizio ha il suo rimedio e la virtù contraria; l'ira si atterra colla mansuetudine, l'invidia colla carità, la superbia coll'umiltà e via, via dicendo: la sola vanagloria invece non ha virtù contraria per essere combattuta. Essa s'insinua negli atti più santi; e perfino nella stessa umiltà se non si è accorti innalza superba la sua tenda.
Il Crisostomo parlando della vanagloria dice: "Quantumvis bona feceris, volens compescere vanagloriam, tanto magis excitas eam", e quale ne è la causa? Lasciamo che la dica lo stesso santo dottore: "quia omne malum a malo nascitur; sola autem vanagloria de bono procedit; et ideo non extingitur per bonum, sed magis nutritur".
Il demonio, caro padre, sa molto bene che un lascivo, un rapace, un avaro, un peccatore ha più da confondersi e da arrossire che da gloriarsi e perciò se ne guarda bene di tentarli per questo lato, ma se risparmia costoro da questa battaglia, non risparmia intanto i buoni, massime chi si sforza di tendere alla perfezione. Tutti gli altri vizi predominano solo quelli che si lasciano vincere e dominare da essi, ma la vanagloria innalza la testa contro quelle istesse persone che la combattono e vincono. Essa prende animo di assalire gli stessi suoi espugnatori delle istesse vittorie che hanno portato contro lei. Essa è un nemico che non si fiacca ma, è un nemico che entra a guerreggiarci in tutte le nostre operazioni e se non si è accorti, se ne rimane vittima.
Infatti noi per isfuggire le lodi altrui preferiamo i digiuni occulti e nascosti a palesi, il silenzio al parlare eloquente, l'esser disprezzati all'esser tenuti in conto, agli onori i disprezzi ahimè! Dio mio, anche in questo, come suol dirsi, vuole ficcarci essa il naso, assalendoci colle vane compiacenze.
Aveva ben ragione San Girolamo di paragonare la vanagloria all'ombra. Difatti l'ombra segue dovunque il corpo, ne misura persino i passi. Fugge questo, fugge anche lei; cammina a passo lento, anche lei a lui si uniforma; siede ed anche allora lei prende la stessa posizione,
Lo stesso fa la vanagloria, segue dovunque la virtù. Invano cercherebbe il corpo fuggire la sua ombra, questa sempre e dovunque la segue e le va appresso. Parimenti accade a chi si è dato alla virtù, alla perfezione; più+ fugge la vanagloria e più si sente da lei investito. Temiamo, tutti, caro padre, questo nostro grande nemico; lo temano più ancora quelle due anime elette, perchè questo nemico ha un certo che di inespugnabile.
Stiamo sempre all'erta, non si lasci penetrare questo nemico formidabile nelle loro menti e nei loro cuori, perchè entrato ch'egli è, sfiora ogni virtù, rode ogni santità, corrompe tutto ciò che è di bello e di buono.
Cerchino di chiedere a Dio continuamente la grazia di essere preservate da questo vizio pestilenxiale, perchè "omne donum perfectum desursum est, descendens de Patre luminum". Allarghino i loro cuori alla fiducia in Dio. Tengano sempre presente alle loro menti che tutto ciò che di buono in esse è un puro dono di quella somma bontà del celeste Sposo.
S'imprimano bene nella mente, scolpiscano fortemente nei loro cuori e si persuadano che nessuno è buono "nisi Deus" e che noi non abbiamo se non il nulla. Vadano meditando assiduamente quello che San Paolo scrive ai fedeli di Corinto: "Quid habes, quod non accepisti? si autem accepisti, quid gloriaris, quasi non acceperis?". "Non quod simus - dice altrove - sufficientes cogitare aliquid a nobis quasi ex nobis; sed sufficientia nostra ex Deo est".
Quando si sentiranno tentate di vanagloria, ripetano con san Bernardo: "Nec propter te coepi, nec propter te desinam" non ho incominciato il mio viaggio nelle vie del Signore? Dunque per esse voglio proseguire, per esse seguitar il mio cammino. Se il nemico l'assale per la santità della loro vita, gli gridino in viso: la mia santità non è effetto dello spirito mio, ma sibbene nè è effetto lo spirito di Dio che mi santifica. Questa è un dono di Dio, è un talento prestatomi dal mio Sposo, perchè io traffichi con esso, per rendergliene poi a suo tempo stretto conto del guadagno fattone.
Tengano nascosto ciò che di bene va operando in esse il loro Diletto; le virtù sono come chi tiene un tesoro, il quale se non è tenuto celato agli occhi degli invidiosi verrà rapito. Il demonio è sempre vigilante; è il peggiore di tutti gli invidiosi, cerca subito di rapire questo tesoro, quali sono le virtù, non appena gli è palese e questo lo fa col farci assalire da questo si forte nemico, la vanagloria.
Nostro Signore sempre premuroso del nostro bene, per preservarci da questo gran nemico, in vari luoghi dell'evangelio ce ne rende avvertiti. Non ci dice forse che volendo fare orazione ci ritirassimo nella nostra stanza, chiudessimo la porta, orassimo da solo a solo con Dio, per non essere la nostra orazione ad altri palese? Che digiunando ci lavassimo la faccia acciocchè non dessimo a conoscere agli altri colla luridezza e squallore del volto del nostro digiuno? Che facendo elemosina non sappia la destra ciò che faccia la sinistra?
Siano caute a non parlare mai delle cose di cui il buon Gesù le va favorendo con altre persone, all'infuori del loro direttore e confessore. Indirizzino sempre tutte le loro azioni alla pura gloria di Dio, giusta come l'apostolo vuole: "Sive ergo manducatis, sive bibitis, sive aliquid facitis, omnia in gloriam Dei facite". Questa santa intenzione la vadano rinnovando di tanto in tanto. Si esamino alla fine di ogni azione e conoscendo qualche imperfezione, non si turbino, ma si confondano e si umiliino dinnanzi alla bontà di Dio, ne chiedano perdono al Signore e lo supplichino di riguardarnele per l''avvenire.
Si guardino da ogni vanità nelle loro vestimenta, perchè il Signore permette le cadute di queste anime per tali vanità.
Le donne che cercano la vanità delle vesti non possono vestirsi mai della vita di Gesù Cristo, e coteste perdono ogni ornamento dell'anima, non appena entra questo idolo nei loro cuori. Il loro abito, come vuole San Paolo, sia decentemente e modestamente ornato, ma però senza conciature di crini, senza oro, senza gemm, senza vesti preziose che abbiano sentore di lusso e ostentazione di fasto.
Porgete poi loro i miei ringraziamenti per le preghiere che innalzano al Signore per me, pregatele che seguitino in questo avendone gravissimo bisogno. Assicurate loro che non dimenticherò di fare altrettanto per esse nelle mie povere preghiere.
Tante cose affettuose a voi e al padre provinciale.

Il vostro
fra Pio, cappuccino
 
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Mary Lourdes
view post Posted on 27/1/2011, 16:41




Padre Pio a Padre Agostino

"L'eccessive ansie sono un perditempo nelle vie dello spirito - Amare Gesù ed essere amato da Lui - Amore e timore - Un'anima che si salva"

Pietrelcina, 17 agosto 1913

Mia carissimo padre,
Gesù sia sempre con voi e vi faccia fare sempre la sua santissima volontà.
Avrei il desiderio di dirvi tante belle cose tutte di Gesù, ma mi avvedo che ciò deve rimanere un pio desiderio solamente, perchè le forze che da diversi giorni me le sento venir meno non me lo permettono. Ma sia benedetto Gesù! Per amor suo mi attengo al puro necessario.
Calmate, vi supplico, diletto padre, le vostre ansie in riguardo al vostro spirito, perchè a me sembra esser queste un vero perditempo pel nostro eterno negozio; e quel che è peggio per molte di queste ansie, che in sè possono essere sante, e per la nostra fragilità e per il soffiare potentemente che vi fa il demonio, vengono tutte le nostre belle azioni sempre, permettetemi l'espressione, sporcificate da qualche pò di mancanza di confidenza nella bontà di Dio.
E' un sottilissimo filo, è vero, che tiene legato lo spirito, ma impedisce però grandemente a questo di spiccare il suo volo nelle vie della perfezione ed agire con santa libertà. E' una grave ingiuria che fa l'anima al nostro celeste Sposo ed in pena di questo, ahimè! il dolcissimo Signore di quante grazie ci priva solamente perchè la porta del nostro cuore non gli è aperta con tanta confidenza. L'anima se non si decide ad uscire da questo stato si attira molti castighi addosso.
Non vi sembri esagerato, caro padre, questa mia asserzione. Richiamiamo alla nostra mente quell'immenso popolo di Dio nel deserto che per mancanza di confidenza quasi tutti non arrivarono a metter piede nella terra promessa. Lo stesso loro duce, voglio dire Mosè, per aver esistato nel percuotere quella pietra donde doveva uscire l'acqua per dissetare quel popolo sitibondo, fu gravemente punito, non toccò la terra promessa.
Vi consoli, caro padre, il dolce pensiero di amare Gesù e di esserne assai di più da lui riamato. Chiediamogli con la sposa dei sacri Cantici: "Osculetur me osculo oris sui, quia meliora sunt ubera tua vino". Quante volte questo bacio di pace, a noi sacerdoti specialmente ci viene dato da Gesù nel santissimo sacramento! Si, desideriamolo ardentemente questo bacio dalla bocca divina e più ancora mostriamocene riconoscenti. Qual più caro dono possiamo noi miseri mortali desiderare da Dio?".
Se noi ci sforzeremo di amare Gesù, questo solo scaccerà ogni timore da noi, e nelle vie del Signore l'anima sente che non cammina, ma vola. L'anima posta in questo stato è portata ad esclamare col real profeta: "Viam mandatorum tuorum cucurri cum dilatasti cor meum".
Di due cose dobbiamo supplicare di continuo il docissmo Signor nostro: che accrescesse in noi l'amore ed il timore, poichè questo ci farà volare nelle vie del Signore, questo ci fa guardare dove mettiamo il piede; quello ci fa guardare le cose di questo mondo per quelle che sono, questo ci fa riguardare con ogni trascuratezza. Allorchè poi amore e timore si daranno un bacio non è più in poter nostro il concedere affetto alle cose di quaggiù. Non si conoscono più contese, non si conoscono più invidie. Unico desiderio sulla terra è di contentare l'oggetto amato. Si sente morire dal desiderio di essere da lui amato. Si sente di esser pronto a sacrificare la vita se si potesse sperare con tal sacrificio di rendersi più grati ai suoi occhi.
Cammineremo sempre cauti, ma con santa libertà. Sentiremo che il Signore che a sè ci ha incatenati coll'amore, ci fa riguardare dal peccato come da un aspide velenoso e pel più grande interesse non si commette mai di proposito deliberato un peccato veniale, e quanto al mortale poi lo si teme più del fuoco.
Preghiamo grandemente per quell'anima che si violentemente uscì da quest'esilio. Ho un presentimento che il Signore gli usò misericordia in quegli ultimi istanti. Non vogliate supporre che sia il mio cuore delicato che a questo mi porta a credere, che vi sbagliereste grandemente. Vi confesso sinceramente che ebbi gran ribrezzo fin da che quell'infelice usci da quest'esilio, d'innalzare una prece per lui al Signore. Ma oggi invece sento nel mio cuore tutto il contrario. Egli è salvo! Questo colpo è ben dura prova per la di lui famiglia e più ancora per quelle due angeliche creature, ma sia ancora per esse tutte di loro maggior perfezione.
Per tutto questo mese non ho bisogno di applicazione, grazie al cielo.
Augurate tante belle cose per me al padre provinciale, e promettiamoci dal Signore ogni bene per mano sua di cui abbisogna la nostra provincia.
Domandate al dolcissimo gesù, ve ne supplico, ch'egli viva sempre in me, altrimenti, se non è così, che sicurezza può avere una vita si male spesa come la mia? Ben l'intendo, voi avreste desiderato che il vos...
(la lettera è incompiuta e così è stata spedita).
 
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Mary Lourdes
view post Posted on 31/1/2011, 16:18




Padre Pio a padre Benedetto



"Relazione della sua orazione di quiete, di assorbimento in Dio, di conoscenza della divina grandezza e della propria miseria - Non sente confusione che altri sappiano le sue meraviglie interiori, conoscendole come puro dono"

Pietrelcina, 1 novembre 1913

Mio carissimo padre,
Gesù vi assista sempre con la sua grazia e vi faccia santo. Dalla relazione che sto per farvi intorno al mio spirito, vi scongiuro, per amor di Gesù, di esaminare attentamente la cosa e di non esser facile e tenero a voler giudicare bene di me, ma conoscendo di essere nell'inganno aiutarmi, colla grazia del celeste Padre, ad uscirne il più presto.
La maniera ordinaria della mia orazione è questa. Non appena mi pongo a pregare, subito sento che l'anima incomincia a raccogliersi in una pace e tranquillità da non potersi esprimere colle parole. I sensi restano sospesi, ad eccezione dell'udito, il quale alcune volte non viene sospeso, però ordinariamente questo senso non mi dà fastidio e debbo confessare che anche se a me intorno si facesse del grandissimo rumore, non per questo riesce a molestarmi menomamente.
Da qui capirete che poche sono le volte che riesco a discorrere coll'intelletto.
Spesse volte poi mi accade che in certi momenti nei quali il continuo pensiero di Dio, che è sempre a me presente, mi si allontana un pò dalla mente, mi sento allora in un tratto toccarmi da nostro Signore in un modo assai penetrante e soave nel centro dell'anima che, il più delle volte, sono costretto a versar lagrime di dolore per la mia infedeltà e di tenerezza per aver un padre sì buono e sì attento a richiamarmi alla sua presenza.
Altre volte invece mi avviene di trovarmi in una grande aridità di spirito; sento il mio corpo in una grande oppressione per le tante infermità, sento di essere impossibilitato a potermi raccogliere e far orazione, per quanto buon desiderio ne avessi.
Questo stato di cose vanno sempre più intensificandosi che se non ne muoio è un miracolo del Signore. Quando poi piace al celeste sposo delle anime por termine a questo martirio, mi manda in un subito una siffatta devozione di spirito da non potere in modo alcuno resistere. Mi trovo in un istante del tutto mutato, arricchito di grazie soprannaturali e talmente ripieno di fortezza da sfidare tutto il regno di satana.
Quello che so dire di questa orazione si è che l'anima sembrarmi che si perda tutta in Dio, e che essa profitti in tali momenti più di quello che potrebbe fare in molti anni di esercizio con tutti i suoi sforzi.
Molte altre volte mi sento compreso da un impeto assai veemente, mi sento tutto struggere per Iddio, sembrami proprio di morirne. Tutto questo nasce non da qualche considerazione, ma da una fiamma interna, e da un amore tanto eccessivo che se Iddio non mi venisse in aiuto a breve andare ne sarei consumato.
Per l'addietro con i miei sforzi alcune volte riuscivo a calmare quest'impeti, adesso non posso difendermi affatto. Quello che valgo a dirne intorno a questo, senza tema di sbagliare, si è che in nulla io vi concorro. Sento in questi momenti che l'anima ha un ardentissimo desiderio di uscire di vita e poichè vede di non essere appagata nei suoi desideri, ne soffre una pena acerbissima ed insieme assai deliziosa, che non vorrebbe mai vederla cessare.
Sembra all'anima che tutti gli altri trovino consolazione e sollievo negli stessi loro mali ed essa sola è nelle pene. Il martirio che le va a penetrare proprio nel suo centro è talmente superiore alla debole sua natura, che le riuscirebbe impossibile il soffrirlo se il pietoso Signore non ne venisse lui stesso a moderarne la violenza con alcuni rapimentio, mediante i quali la povera farfalletta si calma e si quieta, sia perchè il Signore le ha fatto pregustare alcunchè di quello ch'ella desidera, sia ancora per le alte cose, che alcune volte le scopre.
Mi vengono pure dei grandi desideri di servire Iddio con perfezione. Allora non vi è per l'anima tormento che non il soffrirebbe con allegrezza. Anche questo mi accade senza alcuna mia considerazione, ed in un subito. Non comprende l'anima donde le viene il gran coraggio che sente.
Tali desideri consumano l'anima interiormente perchè comprende, per una chiarissima luce che Iddio le dà, di non poter rendere a Dio quel servigio che vorrebbe. Tutto poi va a finire nelle delizie di cui Iddio viene ad inondar l'anima.
Ma da il più delle volte gran pena il trattare con altri, eccetto quelle persone alle quali si parla di Dio e della preziosità dell'anima. Per questo appunto amo assai la solitudine.
Spesso spesso provo gran travaglio nel sovvenire alle necessità della vita: il mangiare, cioè, il bere, il dormire; e mi ci assoggetto come un condannato solo perchè Iddio lo vuole.
Il tempo sembra che fugge rapidamente e mai averne a sufficienza per pregare. Mi sento grandemente affezionato alle buone letture, ma leggo però assai poco, e perchè sono impossibilitato dalle infermità ed anche perchè aprendo il libro mi trovo, dopo una breve lettura, profondamente raccolto che da lettura diventa orazione.
Da che il Signore mi va facendo queste cose mi sento tutto mutato da non riconoscermi più da quello che ero per lo innanzi.
Conosco chiaramente che se in me vi è alcun bene mi è pervenuto tutto da uqesti beni soprannaturali. Di qui riconosco essermi pervenuto quella saldissima determinazione di soffrir tutto con rassegnazione ed alacrità, senza mai stancarmi di soffrire, sebbene, ahimè!, con quante imperfezioni. Una risoluzione fermissima di on offendere Iddio, neanche venialmente e soffrirei mille volte la morte del fuoco, prima di commettere avvertitamente peccato alcuno.
Mi sento assai migliorato nell'obbedienza al confessore ed a chi dirige l'anima mia, da stimarmi poco meno che dannato, se contravvenissi loro in cosa alcuna.
Le conversazioni se si prolungano per passatempo, non potendo alle volte allontanarmene, debbo farmi violenza grandissima per rimanervi, dandomi questa una gran pena.
Tutte le cose soprannaturali non ne ebbi mai che non mi producessero un notevole profitto. Tali celesti favori hanno prodotto in me, oltre gli effetti propri di ciascun favore, questi tre effetti principali: una ammirabile conoscenza di Dio e della sua incomprensibile grandezza; una grande conoscenza di me stesso e un profondo sentimento di umiltà, nel riconoscermi tanto ardito da offendere un padre si santo; e un gran disprezzo per le cose tutte della terra ed un grande amore a Dio ed alla virtù.
Riconosco pure essermi provenuto da questi tesori celesti un grandissimo dewsiderio di trattare con persone che hanno fatto più profitto colle vie della perfezione. Le amo assai perchè a me sembra che grandemente mi aiutino nell'amare l'autore di tutte le meraviglie, Iddio. Mi sento pure grandemente spinto ad abbandonarmi tutto nella provvidenza e nessun pensiero mi danno più le cose sì prospere che avverse e tutto questo avviene senza nessuna ansietà e sollecitudine.
Per lo innanzi provavo confusione che altri sapessero quello che il Signore opera in me, ma da alcun tempo in qua non la sento più questa confusione, perchè vedo che non per questi favori io son migliore, vedendomi anzi peggiore e che poco profitto io fo con tutte queste grazie. Tale è il concetto che ho di me, che non so se vi siano altri peggiori; ed allorquando veggo in altri certe cose che paiono essere peccati, non posso persuadermi che costoro abbiano offeso Dio, nonostante che io vegga assai lampante la cosa. Solo mi dà pensiero il male comune, che molte volte m'addolora altamente.
Questo è ciò che d'ordinario prova l'anima mia; ma alcune volte, raramente tuttavia, avviene che per diverso spazio di tempo e perfino a diversi giorni questi favori mi vengono tolti e si cancellano totalmente dalla mia mente da non rammentarmi il più piccolo bene che sia stato in me. Mi sembra che il mio spirito sia tutto intorno circondato da tenebre e che di nulla riesco a ricordarmi.
Tutti i mali corporali e spirituali si mettono d'accordo per tormentarmi. Mi sento turbato nello spirito; vorrei non dico pregare, che sarebbe troppo, ma formare un sol pensiero di Dio, ma tutto in questo stato mi riesce impossibile. Allora mi veggo che sono tutto pieno d'imperfezioni; tutto il coraggio che per lo innanzi sentivo mi abbandona tutto. Mi veggo debolissimo a praticar la virtù, a resistere agli assalti dei nemici. Mi convinco allora più che mai che a niente son buono. Mi assale una profonda tristezza ed un pensiero atroce mi attraversa la mente, quello cioè di poter essere un illuso senza conoscerlo. Dio solo sa che tormento
è questo per me! Forse che il Signore, mi penso, in pena delle mie infedeltà non potrà permettere che io, senza saperlo, ingannassi me stesso ed i direttori del mio spirito? E come fare a vincere questo dubbio, se per una luce che porto nell'anima conosco benissimo le tante mie cadute nelle quali vado involontariamente sempre cadendo, nonostante i tanti tesori del Signore che porto in me?!
Ciò che io intendo con ogni verità e chiarezza si è che il mio cuore ama anche allora grandemente, assai più di quello che l'intelletto conosce. Su questo nessun dubbio mi assale, e ne son tanto certo di amare che, dopo la verità di fede, di nessun'altra cosa son tanto certo quanto di questo.
Durante questo stato quello che so dire con certezza, si è di non offendere Iddio più del solito perchè, grazie al cielo, la fiducia in lui non la perdo mai. Alla prima visita che il Signore viene a farmi tutto passa; l'intelletto mi si riempie di luce; la fortezza e tutti i buoni desideri li sento tutti rivivere e perfino le infermità corporali me le sento assai alleviate.
Questo io l'ho osservato accuratamente più di una volta.
Giudicatelo voi adesso, mio caro padre, se in ciò che ho fin qui esposto vi sia inganno del demonio ed apritemi il vostro interno al riguardo, sempre che Gesù lo voglia.

 
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Mary Lourdes
view post Posted on 4/2/2011, 17:36




Padre Pio a padre Benedetto



"Il pietoso Signore mi ha paternamente aiutato con la sua grazia - Il cuore come invaso da una fiamma di un vivo amore - L'anima è diventata quasi muta - Le cose straordinarie si rendono più elevate - Compassione delle altrui miserie - Migliorato assai nella fiducia in Dio - Intenzioni della preghiera"

Pietrelcina, 26 marzo 1914

Mio carissimo padre,
nostro Signore sia sempre nel vostro cuore e vi santifichi. Son già trascorsi cinque mesi da che vi rimisi l'ultima relazione riguardante il mio spirito.
Da quel tempo in qua il pietoso Signore mi ha potentemente aiutato colla sua grazia. Doni assai grandi il Signore Iddio ha fatto all'anima mia; parmi che con tali abbondanti aiuti il mio spirito sia andato migliorando in quello che sto per dire. A lui ne diano le creature tutte sempiterna lode e benedizioni!
Appena mi metto a pregare tosto mi sento il cuore come invaso da una fiamma di un vivo amore; questa fiamma non ha nulla a che vedere con qualsiasi fiamma di questo basso mondo. E' una fiamma delicata ed assai dolce che strugge e non dà pena alcuna. Dessa è sì dolce e sì deliziosa che lo spirito ne prova tale compiacenza e ne rimane sazio in tal guisa da non perderne il desiderio; ed oh Dio! cosa al sommo meravigliosa per me e che forse non arriverò mai a comprendere se non nella celeste patria.
Questo desiderio lungi dal togliere la sazietà dell'anima le va sempre più raffinando. Il godimento che sente l'anima là nel suo centro piuttosto che rimanere diminuito dal desiderio, rimane sempre più perfezionato; lo stesso dicasi del desiderio di sempre goderne di questa vivissima fiamma., poichè tal desiderio non viene ad essere estinto dal godimento, ma rimane dallo stesso godimento moltissimo raffinato.
Di qui comprenderete che si vanno sempre più rarefacendo le volte in cui io possa discorrere coll'intelletto e giovarmi dell'ufficio dei sensi.
Non so se sono riuscito a farmi intendere, non saprei meglio spiegarmi. L'anima posta dal Signore in tale stato, arricchita di tante celesti cognizioni dovrebbe essere più loquace; eppure no, essa è divenuta quasi muta. Non saprei se questo sia un fenomeno che si avvera in me solo. Con termini assai generici, ed il più delle volte vuoti anche di senso, riesce l'anima ad esprimere qualche particella di ciò che in lei lo sposo dell'anima va operando.
Credetelo pure, padre mio, che tutto questo per l'anima non è un lieve tormento. Qui accade all'anima quello che accadrebbe ad un povero pastorello se venisse introdotto in un gabinetto reale, dove un finimondo di oggetti preziosi vi son collocati e che lui non ha mai visto. Il pastorello uscito che sarà dal gabinetto reale, avrà certamente dinanzi all'occhio della mente tutti quegli oggetti vari, preziosi e belli, ma non saprà certamente nè indicarne il numero, nè assegnar loro il vero proprio nome. Egli desidererebbe di parlar con altri di tutto ciò che ha visto; raccoglierebbe tutte le sue forze intellettuali e scientifiche per bene apporsi; ma vedendo poi che tutti i suoi sforzi non riuscirebbero a farsi intendere, preferisce meglio il tacere.
Questo è pur quello che suole accadere all'anima mia che per sola divina bontà è stata elevata a tal grado di orazione. Ahimè, padre mio, ben mi avvedo però che la parità non corre a rigore!
Tutte quelle cose straordinarie lungi dall'essere cessate, esse si vanno sempre più rendendo elevate. i rapimenti sento che hanno aumentato di forza e sogliono avvenire con tale impeto, che tutti gli sforzi per impedirli non valgono proprio a nulla. Il Signore ha posto l'anima in un maggiore distacco dalle cose di questo basso mondo e sento che sempre più la va rafforzando nella santa libertà di spirito.
Nel fondo di quest'anima parmi che Iddio vi ha versato molte grazie rispetto alla compassione delle altrui miserie, singolarmente in rispetto dei poveri bisognosi. La grandissima compassione che sente l'anima alla vista di un povero le fa nascere nel suo proprio centro un veementissimo desiderio di soccorrerlo, e se guardassi alla mia volontà mi spingerebbe a spogliarmi perfino dei panni per rivestirlo.
Se so poi che una persona è afflitta, sia nell'anima che nel corpo, che non farei presso del Signore per vederla libera dai suoi mali? Volentieri mi addosserei, pur di vederla andar salva, tutte le sue afflizioni, cedendo in suo favore i frutti di tali sofferenze, se il Signore me lo permettesse.
Veggo benissimo esser questo un favore singolarissimo di Dio, perchè per lo addietro, sebbene per divina misericordia non tralasciassi mai di aiutar i bisognosi, non avevo naturalmente se non poca o niente pietà della loro miserie.
Grazie ai favori dei quali Iddio non cessa di ricolmarmi, mi trovo migliorato assai nella fiducia in Dio. Per l'addietro alle volte mi pareva d'aver bisogno degli aiuti altrui, adesso non più. Conosco per propria esperienza che il vero rimedio per non cadere è l'appoggiarsi alla croce di Gesù, colla confidenza in lui solo, che per la nostra salvezza volle esservi appeso.
Ho pregato e prego sempre secondo tutti quei fini che voi desiderate; ma mi astengo di fare dimande a nostro Signore al fine di averne una risposta, avendomelo egli stesso vietato. Se per lo addietro il Signore permetteva, anzi, voleva che gli domandassi in quella e quell'altra circostanza, qual fosse il suo volere, da un pezzo però riprova questo vecchio modo di agire.
"Questo modo ben si confà, ebbe a dirmi una volta nostro Signore, per quelli che sono come parvoli nelle mie vie, ed io voglio che tu esci finalmente da questo stato di fanciullezza".
Pregate, vi prego, per chi intercede, sebbene con preghiere assai deboli, ma sempre e continuamente la vostra causa presso il Signore.

Il vostro figliuolo fra Pio

Il Signore vi rimuneri dell'applicazioni inviatemi.
 
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Mary Lourdes
view post Posted on 3/3/2011, 15:32




Padre Pio a Padre Agostino


“Iddio vuole che scriva – Lo spirito maligno all’attacco – Gesù “sarà magnificato nel mio spirito e nel mio corpo” – vorrebbe dubitare e non può”

Pietrelcina, 30 ottobre 1914

Mio carissimo padre,
la pace del Signore nostro Gesù Cristo sia sempre con voi, e con tutti quelli che lo amano puramente e santamente.
Con grande sforzo vi scrivo la presente, stante il mio fisico assai debole a cagione di una influenza che mi va torturando da diversi giorni.
Il motivo che mi spinge a scrivervi si è perché Gesù lo vuole. Sia mai sempre benedetto il celeste Padre che così vuol trattarmi, e si glorifichi pure nel mio corpo, poiché egli è la mia vita, ed io vivo solo per servirlo, non vivo per me, solo vivo per lui.
Piaccia sempre a Gesù che il tutto mia sia di guadagno e di utile allo spirito.
Mio Dio! Quegli spiriti maligni, padre mio, fanno tutti gli sforzi per perdermi; vogliono vincermi per forza; sembra che ne approfittino proprio della mia debolezza fisica per maggiormente sfogare contro di me il loro livore e in tale stato veder se sia loro possibile strapparmi dal petto quella fede e quella fortezza che mi viene dal Padre dei lumi.
In certi momenti mi veggo proprio sull’orlo del precipizio, sembrami allora che la pugna sia per arridere a quei birbaccioni; mi sento proprio tutto tutto scuotermi, un’agonia mortale attraversa il mio povero spirito, riversandosi pure sul povero corpo e tutte le membra me le sento rattrippirsi. La vita allora davanti a me la veggo come se mi si arrestasse; ella è sospesa.
La spettacolo è assai triste e luttuoso, solo chi ne è stato posto alla prova potrà immaginarselo. Quanto è dura, padre mio, la prova che ci mette all’estremo rischio di offendere il salvatore e redentore nostro! Si, qui si gioca il tutto per tutto; continuerà il pietoso Signore ad usarmi misericordia, donandomi quella forza e quella costanza che fino al presente mi ha dato per poter sempre vincere e debellare questo nostro nemico si forte e si potente?
Il tutto spero che le vostre e per le altrui orazioni, e per il soccorso dello spirito di Gesù Cristo. Vi confesso, padre mio, che in tutti questi combattimenti, nonostante che io mi vedo si debole da sembrarmi da un momento all’altro di soccombere, pure a seconda dell’aspettazione, e speranza mia, tengo certo che in niuna cosa sarò confuso; ma che con ogni sicurezza come sempre, così anche al presente Gesù Cristo sarà magnificato nel mio spirito e nel mio corpo, senza portarne scottatura alcuna.
Chi ne è l’autore di tal sentimento che io sento nella più alta punta dello spirito? Potrà mai esserne l’autore il maligno spirito? Non arrivo a persuadermi che egli sia capace di tanto, poiché un tal sentimento io lo sento nel più secreto dello spirito, dove a mio modo di vedere, l’ingresso è vietato a qualsiasi creatura sia infernale che angelica.
Per carità, spiegatevi al riguardo, non vorrei essere vittima del malvagio spirito. Tutta la mia persona è consacrata a Gesù ed a lui mi sento stretto da un doppio vincolo, e come cristiano e come sacerdote e per questo appunto io tremo al solo pensiero che questo doppio vincolo potesse essere momentaneamente rallentato.
Sarò possibile che tal vincolo possa rompersi, o quel che è peggio, potrà mai darsi che sia stato rotto senza conoscerlo e pure averne la certezza in contrario, certezza tale che solo può uguagliarsi a quella che si ha dell’esistenza di Dio?
A questa interrogazione sento dal fondo del mio spirito rispondermi che ciò non potrà mai darsi, a meno che non sia un eresiarca. Eppure io vorrei concepire il dubbio del mio stato e perché non mi è possibile?
Padre mio, mi accorgo che questo è parlare da insipiente, ma laaciate pure che par tale; è l’amore che porto a Gesù che tale mi ha reso.
Ossequi il padre provinciale e chiedendo ad entrambi la benedizione mi dico

Fra Pio

 
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