Gesù Luce del mondo

IV DOMENICA DI QUARESIMA - LAETARE (ANNO C) 10 Marzo 2013

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view post Posted on 9/3/2013, 14:34

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Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico: Viola o Rosaceo


“O Padre, che per mezzo del tuo Figlio operi mirabilmente la nostra redenzione”: è con questa preghiera che apriamo la liturgia di questa domenica. Il Vangelo ci annuncia una misericordia che è già avvenuta e ci invita a riceverla in fretta: “Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio”, dice san Paolo (2Cor 5,20).
Il padre non impedisce al suo secondogenito di allontanarsi da lui. Egli rispetta la sua libertà, che il figlio impiegherà per vivere una vita grigia e degradata. Ma mai si stanca di aspettare, fino al momento in cui potrà riabbracciarlo di nuovo, a casa.
Di fronte all’amore del padre, il peccato del figlio risalta maggiormente. La sofferenza e le privazioni sopportate dal figlio minore sono la conseguenza del suo desiderio di indipendenza e di autonomia, e di abbandono del padre. La nostalgia di una comunione perduta risveglia in lui un altro desiderio: riprendere il cammino del focolare familiare.
Questo desiderio del cuore, suscitato dalla grazia, è l’inizio della conversione che noi chiediamo di continuo a Dio. Siamo sempre sicuri dell’accoglienza del padre.
La figura del fratello maggiore ci ricorda che non ci comportiamo veramente da figli e figlie se non proviamo gli stessi sentimenti del padre. Il perdono passa per il riconoscimento del bisogno di essere costantemente accolti dal Padre. Solo così la Pasqua diventa per il cristiano una festa del perdono ricevuto e di vera fratellanza.

Antifona d'ingresso
Rallegrati, Gerusalemme,
e voi tutti che l’amate, riunitevi.
Esultate e gioite, voi che eravate nella tristezza:
saziatevi dell’abbondanza
della vostra consolazione. (cf. Is 66,10-11)

Colletta
O Padre, che per mezzo del tuo Figlio
operi mirabilmente la nostra redenzione,
concedi al popolo cristiano
di affrettarsi con fede viva e generoso impegno
verso la Pasqua ormai vicina.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

barangelitos

Prima lettura
Gs 5,9-12
Il popolo di Dio, entrato nella terra promessa, celebra la Pasqua.

Dal libro di Giosuè

In quei giorni, il Signore disse a Giosuè: «Oggi ho allontanato da voi l’infamia dell’Egitto».
Gli Israeliti rimasero accampati a Gàlgala e celebrarono la Pasqua al quattordici del mese, alla sera, nelle steppe di Gerico.
Il giorno dopo la Pasqua mangiarono i prodotti della terra, àzzimi e frumento abbrustolito in quello stesso giorno.
E a partire dal giorno seguente, come ebbero mangiato i prodotti della terra, la manna cessò. Gli Israeliti non ebbero più manna; quell’anno mangiarono i frutti della terra di Canaan.

Parola di Dio

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Salmo responsoriale
Sal 33

Gustate e vedete com’è buono il Signore.


Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino.

Magnificate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore: mi ha risposto
e da ogni mia paura mi ha liberato.

Guardate a lui e sarete raggianti,
i vostri volti non dovranno arrossire.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce.

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Seconda lettura
2Cor 5,17-21
Dio ci ha riconciliati con sé mediante Cristo


Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi

Fratelli, se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove.
Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. Era Dio infatti che riconciliava a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione.
In nome di Cristo, dunque, siamo ambasciatori: per mezzo nostro è Dio stesso che esorta. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio.
Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio.

Parola di Dio

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Canto al Vangelo (Lc 15,18)
Lode e onore a te, Signore Gesù!
Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò:
Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te.
Lode e onore a te, Signore Gesù!

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Vangelo
Lc 15,1-3.11-32
Questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita.

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

Parola del Signore

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Preghiera dei fedeli
Il ritorno a Dio da peccatori è e dev’essere sempre un momento di felicità. Il Padre non ci giudica e non ci chiede di ammettere le nostre colpe per farcele pesare. Egli ci ama prima, durante e dopo le nostre infedeltà.
Preghiamo insieme e diciamo: Padre, donaci la gioia del Tuo perdono.

1. Perché la nostra obbedienza a Te non sia mai vissuta come una repressione della nostra volontà. Preghiamo.
2. Perché in mezzo alla confusione della nostra vita possiamo sempre prendere coscienza di essere Tuoi figli. Preghiamo.
3. Perché la coscienza di essere amati da Te ci aiuti ad amare incondizionatamente gli altri. Preghiamo.
4. Perché sappiamo sentire come definitiva la Tua vittoria sul peccato. Preghiamo.

O Padre, l’ostacolo al comprendere la grandezza del Tuo amore per l’uomo è non credere che la morte abbia l’ultima parola. Aiutaci a vivere questa verità che supera il nostro intelletto. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.


Preghiera sulle offerte
Ti offriamo con gioia, Signore,
questi doni per il sacrificio:
aiutaci a celebrarlo con fede sincera
e a offrirlo degnamente per la salvezza del mondo.
Per Cristo nostro Signore.


PREFAZIO DI QUARESIMA IV
I frutti del digiuno

È veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Signore, Padre santo,
Dio onnipotente ed eterno.
Con il digiuno quaresimale
tu vinci le nostre passioni, elevi lo spirito,
infondi la forza e doni il premio,
per Cristo nostro Signore.
Per questo mistero si allietano gli angeli
e per l’eternità adorano la gloria del tuo volto.
Al loro canto concedi, o Signore,
che si uniscano le nostre umili voci
nell’inno di lode: Santo...


Antifona di comunione
“Rallegrati, figlio mio,
perché tuo fratello era morto ed è tornato in vita,
era perduto ed è stato ritrovato”. (Lc 15,32)


Preghiera dopo la comunione
O Dio, che illumini ogni uomo
che viene in questo mondo,
fa’ risplendere su di noi la luce del tuo volto,
perché i nostri pensieri
siano sempre conformi alla tua sapienza
e possiamo amarti con cuore sincero.
Per Cristo nostro Signore.



Edited by onegirl - 9/3/2013, 14:49
 
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view post Posted on 9/3/2013, 16:06

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Commento "Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò" di Don Luigi Gioia

Poche altre pagine della Scrittura offrono una così vivida rappresentazione dell'amore del Padre: Il Padre è colui che dona quello che ha, che vede da lontano, che ha compassione, che corre incontro, che si getta al collo e bacia, che ordina di far festa, che esce per supplicare. E' un Padre che non si dà pace, che costantemente va incontro, esce, si dona, non si rassegna. Una tale rappresentazione di Dio è agli antipodi di tutte quelle che potremmo concepire da soli. Ci troviamo di fronte all'inconcepibile: cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo (1Co 2,9).
In contrasto con l'apertura del Padre, vi è la chiusura dei due figli.
Il primo chiede la sua parte di eredità e quando il Padre gliela concede, la raccoglie, in un gesto che visualmente chiude le braccia in un cerchio che crea una separazione, rivendica uno spazio proprio dal quale il Padre è precluso. Anche per questo figlio vale ciò che il Padre dice all'altro, tutto quello che è mio è tuo. Al primo figlio però pesa il sapersi dipendente dal Padre. Vuole la sua autonomia e tale esigenza sarebbe legittima se non si trasformasse in separazione dal Padre. Quando il Signore crea il primo uomo e la prima donna, li costituisce re e sacerdoti di tutto il creato, a loro dà la dominazione (Gn 1,28), il privilegio di conferire un nome a tutti gli essere viventi (Gn 2,19). Si riserva solo la gioia di venire a passeggiare nel giardino che ha donato all'uomo e alla donna per intrattenersi con loro (Gn 3,8). Non nega loro la legittima autonomia dei figli di Dio, ma cerca di educarli a viverla nella verità, nell'azione di grazie, nella responsabilità.
Anche il Padre della parabola di Luca costituisce i suoi figli amministratori di tutti i suoi averi. Quando riaccoglie il figlio che era partito lontato, gli attribuisce i segni della piena autorità su tutti i suoi beni: i sandali ai piedi, la tunica ornata e soprattutto l'anello, il sigillo cioè con il quale si è autorizzati a disporre di tutti i beni della casa. La sua gioia consiste nel saperli in vita, felici. Non è un padre tirannico, possessivo, sospettoso. Quando il primo figlio chiede la sua parte e decide di partire, il Padre acconsente, non cerca di frenarlo. Il solo legame con il quale vuole tenere i figli legati a lui è quello dell'amore, della libera adesione, della gioiosa condivisione.
Occorre saper leggere tra le righe di questa pagina di Luca per capire fino a che punto un tale amore sia riuscito a trionfare della distanza, della colpevolezza, della vergogna e del rimorso del figlio e gli abbia permesso di riprendere la strada del ritorno. Quando infatti il Figlio si ritrova nel bisogno e per la prima volta rientra in sè, immediatamente vi ritrova la sicurezza di poter sempre essere accolto in casa di suo Padre: Andrò da mio Padre e gli dirò: Padre ho peccato. Visualmente, lo stesso insegnamento lo si indovina nella frase centrale di questa parabola:
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide...
Il Figlio si era allontanato dal Padre, ma il Padre non aveva mai perso di vista il Figlio. Il Padre sapeva che l'amore che accetta il distacco e attende è più potente di quello che cerca di prevenire e che, anche a fin di bene, ostacola la libertà dell'altro. Da quando il figlio era partito, il Padre si era stabilito sulla terrazza di casa e mai aveva cessato di scrutare l'orizzonte nella direzione verso la quale il figlio si era allontanato. Io insegnai a Efraim a camminare, sorreggendolo per le braccia; ma essi non hanno riconosciuto che io cercavo di guarirli. Io li attiravo... con legami d'amore (Os 11,3s).
Non esiste luogo dove sfuggire a questo amore. Esso ci raggiunge ovunque continuamente ci perdiamo o ci disperdiamo. Basta rientrare in noi stessi per ritrovarlo nel nostro cuore, per sentirlo, per sperimentarlo ed allora basta arrenderci ad esso, riconsegnarci ad esso e da esso lasciarci ricondurre alla casa del Padre: lasciatevi riconciliare con Dio! (2Co 5,20).
Il Salmista voleva esprimere questa stessa consolante sicurezza dell'omnipresenza dell'amore del Signore quando proclamava:
Dove andare lontano dal tuo spirito?
Dove fuggire dalla tua presenza?
Se salgo in cielo, là tu sei; se scendo negli inferi, eccoti.
Se prendo le ali dell'aurora per abitare all'estremità del mare,
anche là mi guida la tua mano e mi afferra la tua destra.
Se dico: "Almeno le tenebre mi avvolgano e la luce intorno a me sia notte",
nemmeno le tenebre per te sono tenebre e la notte è luminosa come il giorno;
per te le tenebre sono come luce.
(Sal 139)
Il male, il peccato, la colpevolezza sono una prigione solo per noi, sono tenebra solo per noi. La distanza, le mura che hanno eretto intorno a noi il nostro egoismo, la nostra ingratitudine, la nostra fuga lontano dal Signore sono insormontabili solo per noi. Il Risorto ci raggiunge e penetra ovunque, passa attraverso le mura, illumina ogni oscurità, dissipa ogni tenebra (Gv 20,19). Se il pensiero di essere sempre in presenza di Dio ci può incutere timore, occorre ricordarsi che Dio è il Padre misericordioso di questa pagina evangelica di Luca, che la sua omnipresenza e la presenza di questo suo amore. Nei
labirinti nei quali ci smarriamo ogni giorno di più, basta rientrare in noi stessi per ritrovare proprio nei nostri cuori l'amore che il Padre vi ha versato per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato (Rom 5,5): esso è il filo di Arianna che ci ricondurrà alla casa del Padre, dove liberati da ogni colpevolezza e rimorso potremo partecipare alla festa e cantare in eterno la bontà del Signore.



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Video Commento a cura di Don Claudio Doglio



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OMELIA
"O Padre, che per mezzo del tuo Figlio operi mirabilmente la nostra redenzione": è con questa preghiera che apriamo la liturgia di questa domenica. Il Vangelo ci annuncia una misericordia che è già avvenuta e ci invita a riceverla in fretta: "Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio", dice san Paolo (2Cor 5,20).
Il padre non impedisce al suo secondogenito di allontanarsi da lui. Egli rispetta la sua libertà, che il figlio impiegherà per vivere una vita grigia e degradata. Ma mai si stanca di aspettare, fino al momento in cui potrà riabbracciarlo di nuovo, a casa.
Di fronte all'amore del padre, il peccato del figlio risalta maggiormente. La sofferenza e le privazioni sopportate dal figlio minore sono la conseguenza del suo desiderio di indipendenza e di autonomia, e di abbandono del padre. La nostalgia di una comunione perduta risveglia in lui un altro desiderio: riprendere il cammino del focolare familiare.
Questo desiderio del cuore, suscitato dalla grazia, è l'inizio della conversione che noi chiediamo di continuo a Dio. Siamo sempre sicuri dell'accoglienza del padre.
La figura del fratello maggiore ci ricorda che non ci comportiamo veramente da figli e figlie se non proviamo gli stessi sentimenti del padre. Il perdono passa per il riconoscimento del bisogno di essere costantemente accolti dal Padre. Solo così la Pasqua diventa per il cristiano una festa del perdono ricevuto e di vera fratellanza.

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MEDITAZIONE
O Signore, tu non mi hai lasciato allontanare da te. Se mi è capitato talvolta di dimenticarti, tu, mio Dio, mi hai sempre soccorso e sopportato. Quando il mio corpo e la mia anima non potevano più essere saldi, ho gridato verso di te dal fondo del mio abisso. Subito, tu sei accorso e mi hai teso la mano, strappandomi dalla palude della mia miseria, e restituendomi la gioia della tua salvezza.
Ecco, Signore, ecco ciò che sono stato, ecco ciò che sono.
Ebbene, io oggi ritorno a te! Le mie miserie in bella mostra, tu le vedi come le vedo io; e vi è ancora molto che mi sfugge, a causa della cecità o della dimenticanza, ma sono cose che tu vedi.
Quanto ai miei beni, ne ho conservato qualcuno, ma nessuno è integro. Il nemico me ne ha sottratto la maggior parte, ed ha insudiciato ciò di cui non è riuscito a derubarmi; e mi ha avvilito ancora di più!
Guarda che figura faccio davanti a te, Signore! Di fronte al tuo volto, essa è misera, o misericordia sovrana! Non ti nascondo nulla degli angoli e dei recessi più segreti della mia vita, tu lo sai, o divina verità. E ti prego, che tutto in me sia luce davanti a te! Poiché io non temo nessuno come me stesso.
Ho tanta paura, a mia insaputa, ed anche consapevolmente, di ingannarmi! Ma è a te che io credo, Signore, è in te che io spero! Concediti a me, poiché non cerco nient'altro. Abbi pietà di me, Signore, alzati, vieni davanti a me e guarda! Voglio restare saldo nella tua fede, voglio crescere nella speranza. E per ciò che riguarda il tuo amore, mi tengo qui, come un povero e un mendicante di fronte al tuo volto.
GUGLIELMO DI SAINT THIERRY

 
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