Dalla Devozione alla Teologia
Da sempre i cristiani hanno cercato il Volto di Cristo. Troviamo tracce di questa ricerca nell'Apostolo Giuda Taddeo, che nei suoi viaggi missionari avrebbe portato con sè un'immagine di Cristo. Ma è soprattutto conosciuta la tradizione del Volto rimasto impresso sul velo della Veronica, di cui si fa cenno nei Vangeli apocrifi del II secolo. Un'origine simile avrebbe l'immagine di Edessa, di cui si diceva che fosse stata impressa su un fazzoletto di lino da Gesù stesso e inviata in dono al Re Abgar V, sovrano del regno di cui Edessa era la capitale. Quel fazzoletto, in greco "mandylion", fu a lungo conservato e venerato in quella città. Dopo molte vicissitudini fu trasferito a Costantinopoli, dove rimase fino al 1204, quando sparì in seguito al saccheggio della città. Ancora oggi i cristiani ortodossi ne festeggiano il trasporto a Costantinopoli il 16 Agosto. Già nel IX secolo si sapeva che nella Basilica di San Pietro era conservato un velo con l'immagine di Cristo, ma solo più tardi, a partire almeno dalla seconda metà del 1200, apparve in Occidente la devozione al Santo Volto con la tradizione del Velo della Veronica, di cui parla anche Dante nel Paradiso. Tuttavia, in Europa, già nel XI secolo era venerato il maestoso Crocifisso di Lucca il cui Volto era ritenuto opera degli Angeli. Il culto alle immagini raffiguranti il Volto di Cristo considerate acheròpite (cioè non eseguite da mano d'uomo) si sviluppò dapprima nelle Chiese d'Oriente, che preferiscono raffigurare il Volto di Cristo con gli occhi aperti, nel suo aspetto regale, senza i segni umilianti della Passione, mentre la Chiesa d'Occidente ha preferito raffigurare il Volto di Cristo colto nel momento della sofferenza e della maddina umiliazione, con gli occhi chiusi e con tutti i segni della Sua Passione. Ricordiamo che in Francia, a Laon, è venerata un'altra immagine del Signore impressa su un lino. Anche a Genova esiste un Santo Volto su stoffa e a Oviedo in Spagnaè noto il Sudario. Un altro, oggi più conosciuto, è quello di Manopello (Pescara). Per quest'ultimo alcuni studiosi ipotizzano si tratti del piccolo sudario che coprì il Volto di Cristo, posto sotto il grande lenzuolo della Sindone. Molti studiosi ritengono che il velo della Veronica sarebbe in realtà la parte relativa al Volto dell'intero lenzuolo della Sindone di Torino, che veniva esposto a Edessa piegato, in modo che i fedeli potessero venerare la sua parte più significativa. Altri studiosi pensano che il Mandylion di Edessa fosse una copia del Volto della Sindone, e tale sarebbe anche l'origine delle altre note reliquie del Volto o dell'intero Corpo del Cristo deposto. Perciò, l'unica immagine veramente acheròtipa è quella misteriosamente impressa sulla Sindone di Torino, ed essa è l'unico modello di tutte le altre. Quest'immagine, misteriosa per la scienza, sfida per l'intelligenza come l'ha definita Giovanni Paolo II, è per i credenti un grande segno della Passione di Cristo. Per questo Benedetto XVI l'ha definita Specchio del Vangelo. Il Corpo e il Volto dell'uomo della Sindone riportano, con impressionante chiarezza, i segni di quelle sofferenze cui fu sottoposto Gesù, come ci sono tramandate dalla testimonianza dei Vangeli. Per noi oggi la Sindoneè richiamato forte a contemplare, nell'immagine, il dolore di ogni uomo, le sofferenze a cui spesso non sappiamo neppure dare un nome. Ma di fronte alla Sindone la preghiera, come la riflessione di chi è in ricerca, è anche provocata alla speranza. Speranza di una vita senza dolore, nella gioia del Signore, come Egli stesso ha promesso (Gv 15,11); e speranza, anche, che dall'amore fraterno degli uomini e delle donne di oggi si continui quella testimonianza che il Signore ha comandato ai suoi: <<da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri>> (Gv 13,35).