Gesù Luce del mondo

Testi utili per l'anno 2013 - Settimana di Preghiera per l'unità dei cristiani

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view post Posted on 12/1/2013, 15:44

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Quel che il Signore esige da noi
(cfr. Michea 6, 6-8)

GUIDA AL TESTO


Come è tradizione della Società Biblica in Italia, anche quest’anno 2013 sono offerti alla
meditazione dei Cristiani alcuni testi biblici appositamente scelti da un gruppo internazionale
ecumenico composto da rappresentanti del Consiglio Ecumenico delle Chiese e del Pontificio
Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani. Vi chiediamo, nell’apprezzare questo
servizio ecumenico, di accompagnare con la preghiera e di sostenere con le vostre offerte il
lavoro della Società Biblica in Italia per la diffusione della Parola di Dio in Italia e nel
mondo.
Valdo Bertalot
Segretario Generale
Società Biblica in Italia

Il fascicolo contiene:
Presentazione del comitato interconfessionale italiano
Schede per la liturgia della Settimana
Testi biblici completi delle letture della Settimana.
Scheda informativa sull’Alleanza Biblica Universale e la Società Biblica in Italia.
Dal suo sorgere l’attività missionaria dell’Alleanza Biblica Universale esiste grazie alla
preghiera e all’aiuto dei credenti che vogliono condividere la Parola di Dio.


TESTO BIBLICO

“Quale offerta porteremo al Signore, al Dio Altissimo, quando andremo ad adorarlo? Gli
offriremo in sacrificio vitelli, di un anno? Gradirà il Signore migliaia di montoni e torrenti di
olio? Gli daremo in sacrificio i nostri figli, i nostri primogeniti per ricevere il perdono dei
nostri peccati?
In realtà il Signore ha insegnato agli uomini quel che è bene, quel che esige da noi: praticare
la giustizia, ricercare la bontà e vivere con umiltà davanti al nostro Dio.”
(Michea 6, 6-8)

Il testo è tratto da:
‘Parola del Signore’ – La Bibbia, Traduzione interconfessionale in lingua corrente
Leumann / Roma, Elledici / Alleanza Biblica Universale, 2000


PRESENTAZIONE
Quel che il Signore esige da noi
(cfr. Michea 6, 6-8)


Quest’anno la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani ci invita a riflettere
sull’importantissimo e ben noto testo del profeta Michea: “Quale offerta porteremo al
Signore, al Dio Altissimo, quando andremo ad adorarlo? Gradirà il Signore migliaia di
montoni e torrenti di olio? Gli daremo in sacrificio i nostri figli, i nostri primogeniti per
ricevere il perdono dei nostri peccati? In realtà il Signore ha insegnato agli uomini quel che è
bene quel che esige da noi: praticare la giustizia, ricercare la bontà e vivere con umiltà
davanti al nostro Dio” (6, 6-8).
Il libro del profeta Michea esorta il popolo a camminare in pellegrinaggio: “Saliamo
sulla montagna del Signore, ed Egli ci insegnerà quel che dobbiamo fare e noi impareremo
come comportarci” (4, 2). Di grande rilievo, dunque, è la sua chiamata: “camminare in questo
pellegrinaggio, a condividere nella giustizia e nella pace, ove troviamo la vera salvezza”.
È verità indiscutibile che la giustizia e la pace - ricorda il profeta Michea -,
costituiscono una forte e salda alleanza fra Dio e l’umanità, attraverso cui si crea una società
costruita sulla dignità, sull’uguaglianza, sulla fraternità e sul reciproco “svuotamento”
(kenosis) delle passioni.
È poi incontestabile che la vera fede in Dio è inseparabile dalla santità personale, come anche
dalla ricerca della giustizia sociale.
Al tempo della predicazione del profeta Michea il popolo di Dio doveva affrontare
l’oppressione e l’ingiustizia di coloro che intendevano negare la dignità e i diritti dei poveri.
Lo sfruttamento dei poveri era - ed è - un fatto reale: “Voi divorate il mio popolo. Lo spellate,
gli rompete le ossa”, dice il profeta (3, 3).
In modo simile, oggi, il sistema delle caste, con il razzismo e il nazionalismo, pone
severe sfide alla pace dei popoli, e in tanti paesi; altre caste, con diversi nomi, negano
l’importanza del dialogo e della conversazione, la libertà nel parlare e nell’ascoltare. A
motivo di questo sistema delle caste, i Dalits, nella cultura indiana, “sono socialmente
emarginati, politicamente sotto-rappresentati, sfruttati economicamente e soggiogati
culturalmente”.
Noi, come seguaci del “Dio della vita e della pace”, del “Sole della giustizia”, secondo
l’Innologia dell’Oriente Ortodosso, dobbiamo camminare nel sentiero della giustizia, della
misericordia e dell’umiltà, realtà e tema di eccellente significato e di attualità che saranno
sviluppati con dinamismo dalla X Assemblea generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese,
in programma nel 2013 a Busan, nella Corea del Sud.
“Dio della vita, guidaci verso la giustizia e la pace” è il tema dell’Assemblea, e
risuonerà come un forte appello a tutti i popoli a camminare insieme, comunitariamente, nel
sentiero della giustizia che conduce alla vita e alla salvezza.
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Dunque, la nostra salvezza dalla schiavitù e dall’umiliazione quotidiana più che
semplicemente con riti solo formali, sacrifici e offerte (Mic 6, 7), richiede da noi il “praticare
la giustizia, ricercare la bontà e vivere con umiltà davanti al nostro Dio” (6, 8).
Con chiarezza il profeta Michea mette in evidenza, da una parte, il rigetto dei rituali e
dei sacrifici impoveriti dalla mancanza del senso della misericordia, dell’umiltà e della
giustizia, e dall’altra dimostra l’aspettativa di Dio che la giustizia debba essere al cuore della
nostra religione e dei nostri riti. È la volontà di Dio, il suo desiderio di procedere nel sentiero
della giustizia e della pace, facendo quel che Dio esige da noi.
Giovanni Paolo II ha affermato che “qualsiasi espressione di pregiudizio, basata sulle
caste, in relazione ai cristiani, è una contro-testimonianza dell’autentica solidarietà umana,
una minaccia alla genuina spiritualità e un serio ostacolo alla missione di evangelizzazione
della Chiesa”. Mentre il Papa Benedetto XVI proclama così: “Anche se nel mondo il male
sembra sempre prevalere sul bene”, a vincere alla fine è “l’amore e non l’odio”, perché “più
forte è il Signore, il nostro vero re e sacerdote Cristo, e nonostante tutte le cose che ci fanno
dubitare sull’esito positivo della storia, vince Cristo e vince il bene”, il Patriarca Ecumenico
Bartolomeo I ha dichiarato con fermezza: “Promuoviamo l’universalità della carità al posto
dell’odio e dell’ipocrisia, promuoviamo l’universalità della comunione e della collaborazione
al posto dell’antagonismo”. In modo simile si sono pronunciati anche gli altri Capi delle
diverse chiese e confessioni cristiane.
La celebrazione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani è un vero e forte
segno di amore e di speranza, di aiuto spirituale e morale, e l’unità dei cristiani sarà un dono
dello Spirito Santo.
Camminare umilmente con Dio significa anzitutto camminare nella radicalità della
Fede, come il nostro padre Abramo, camminare in solidarietà con coloro che lottano per la
giustizia e la pace, e condividere la sofferenza di tutti, attraverso l’attenzione, la cura e il
sostegno verso i bisognosi, i poveri e gli emarginati. Infatti, camminare con Dio significa
camminare oltre le barriere, oltre l’odio, il razzismo e il nazionalismo che dividono e
danneggiano i membri della Chiesa di Cristo.
San Paolo afferma: “Con il battesimo, infatti siete stati uniti a Cristo e siete stati
rivestiti di Lui come di un abito nuovo. Non ha più alcuna importanza l’essere Ebreo o
pagano, schiavo o libero, uomo o donna, perché uniti a Gesù Cristo, tutti voi siete diventati
un solo uomo” (Gal 3, 28).
Ogni uomo è “icona di Dio”, secondo la dottrina dei Santi Padri Greci della
Cappadocia, e, conseguentemente, incontrandolo nella strada, incontriamo Cristo, e,
servendolo, serviamo lui, che “infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la
propria vita in riscatto per molti” (Mc 10, 45).
Amore e giustizia si incontrano e conducono alla salvezza, hanno la stessa origine e
conducono alla vita eterna.
Il monaco Efrem di Siro, grande asceta dell’Oriente Ortodosso ed eccellente scrittore di
preghiere mistiche, sottolinea: “Se amerai la pace trapasserai il grande mare della vita con
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serenità. Se amerai la giustizia troverai la vita eterna”, prospettiva che ci fa comprendere che
la pace e l’unità sono piene solo se si fondano nella giustizia: “Beati quelli che hanno fame e
sete della giustizia, perché saranno saziati” (Mt 5, 6).

Chiesa Cattolica
✠ Mansueto Bianchi
Vescovo di Pistoia
Presidente, Commissione Episcopale per l’Ecumenismo e il Dialogo della CEI


Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia
Pastore Massimo Aquilante
Presidente


Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia e di Malta
ed Esarcato per l’Europa Meridionale

✠ Metropolita Gennadios
Arcivescovo Ortodosso d’Italia e di Malta
ed Esarca per l’Europa Meridionale


SUGGERIMENTI PER L’ORGANIZZAZIONE
DELLA SETTIMANA DI PREGHIERA
PER L’UNITÀ DEI CRISTIANI

Cercare l’unità: un impegno per tutto l’anno


La data tradizionale per la celebrazione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani,
nell’emisfero nord, va dal 18 al 25 gennaio, data proposta nel 1908 da padre Paul Wattson, perché
compresa tra la festa della cattedra di san Pietro e quella della conversione di san Paolo; assume
quindi un significato simbolico. Nell’emisfero sud, in cui gennaio è periodo di vacanza, le chiese
celebrano la Settimana di preghiera in altre date, per esempio nel tempo di Pentecoste (come
suggerito dal movimento Fede e Costituzione nel 1926), periodo altrettanto simbolico per l’unità
della Chiesa.
Consapevoli di una tale flessibilità nella data della Settimana, incoraggiamo i fedeli a considerare il
materiale presentato in questa sede come un invito a trovare opportunità in tutto l’arco dell’anno per
esprimere il grado di comunione già raggiunto tra le chiese e per pregare insieme per il
raggiungimento della piena unità che è il volere di Cristo stesso.


Adattamento del testo

Il testo viene proposto con l’avvertenza che, ove possibile, sia adattato agli usi locali, con
particolare attenzione alle pratiche liturgiche nel loro contesto socio-culturale e alla dimensione
ecumenica.
In alcune località già esistono strutture ecumeniche in grado di realizzare questa proposta, ma ove
non esistessero se ne auspica l’attuazione.


Utilizzo del testo

— Per le chiese e comunità cristiane che celebrano la Settimana di preghiera in una singola liturgia
comune viene offerto un servizio di culto ecumenico.
— Le chiese e comunità cristiane possono anche inserire il testo della Settimana di preghiera in un
servizio liturgico proprio. Le preghiere della celebrazione ecumenica della parola di Dio, gli “otto
giorni”, nonché le musiche e le preghiere aggiuntive possono essere utilizzate a proprio
discernimento.
— Le comunità che celebrano la Settimana di preghiera in ogni giorno dell’ottavario, durante la loro
preghiera, possono trarre spunti dai temi degli “otto giorni”.
— Coloro che desiderano svolgere studi biblici sul tema della Settimana di preghiera possono usare
come base i testi e le riflessioni proposte negli “otto giorni”. Ogni giorno l’incontro può offrire
l’occasione per formulare preghiere di intercessione conclusive.
— Chi desidera pregare privatamente per l’unità dei cristiani può trovare utile questo testo come
guida per le proprie intenzioni di preghiera. Ricordiamo che ognuno di noi si trova in comunione
con i credenti che pregano nelle altre parti del mondo per costruire una più grande e visibile unità
della Chiesa di Cristo.


CELEBRAZIONE ECUMENICA DELLA PAROLA DI DIO

Quel che il Signore esige da noi
(cfr. Michea 6, 6-8)

Introduzione alla celebrazione ecumenica


La celebrazione riflette il carattere giovanile dello Student Christian Movement in India (SCMI).
Prende in considerazione la realtà dei Dalits e offre l’opportunità di condividere la loro spiritualità.
Alcuni elementi della celebrazione, in particolare, derivano dal contesto Dalit che include l’uso di
percussioni e del Bhajan, che è il modo locale di esprimere col canto la fede in Dio. Un terzo
elemento peculiare è la condivisione della testimonianza di fede che illustra la spiritualità Dalit di
combattere per la giustizia, per l’amorevole benevolenza, e il camminare con Dio (cfr. Mic 6,6-8).
La celebrazione si conclude con un segno di condivisione, che è tipico nelle comunità Dalit, e che
in questo caso è la condivisione di germogli o di giovani arbusti, che simboleggiano la nostra
chiamata alla speranza e al cambiamento.
Lungo tutta la Settimana di preghiera per l’unità, i cristiani di tutto il mondo esplorano che cosa
significhi, nella comunità ecumenica, praticare la giustizia, amare la benevolenza e camminare in
umiltà con Dio. Questo tema è sviluppato attraverso gli otto giorni dalla metafora del cammino. Per
le comunità Dalit il cammino verso la liberazione è inseparabile dal cammino verso l’unità. E
perciò, in questa Settimana, il nostro cammino con i Dalits, e con tutti coloro che anelano alla
giustizia, è parte integrante della preghiera per l’unità.
I cristiani in India dovrebbero ripudiare ogni divisione di classe, così come i cristiani nel mondo
non dovrebbero accettare la divisione fra loro: “Cristo non può essere diviso!” (1 Cor 1, 13). Per
questo motivo ci raduniamo nella celebrazione per pregare per l’unità che Cristo desidera per la sua
Chiesa, e perché siamo chiamati a demolire i muri di divisione fra di noi e dentro di noi.


Struttura della celebrazione

La celebrazione si struttura in sei momenti: l’introduzione, la lode e il rendimento di grazie,
la confessione di peccato e la certezza del perdono, la liturgia della parola e la testimonianza di fede,
le preghiere d’intercessione, la benedizione finale.


I. Introduzione

Inizia con un preludio di percussioni, che, per le comunità Dalit in India, simboleggiano sia la
celebrazione della vita, che la resistenza all’oppressione. Segna la perseveranza di tutte le comunità
che lottano per la giustizia e la liberazione, in ogni parte del mondo. Una traccia di percussione
Dalit si può trovare di seguito:



Le comunità che non avessero a disposizione strumenti a percussione possono trovare un altro modo o un altro strumento appropriato per esprimere la medesima intenzione. Le invocazioni sono tratte dagli scritti del famoso poeta indiano, premio Nobel, Rabindranath Tagore. I riti iniziali si
concludono con un Bhajan, un canto devozionale guidato dal leader e ripetuto dall’assemblea in
preghiera (in lingua Telugu). Esempi di canto Bhajan si possono trovare in Internet.


II. Lode e rendimento di grazie


III. Confessione di peccato e certezza del perdono


Quale segno della certezza di aver ottenuto il perdono, l’assemblea è invitata a muoversi dal proprio
posto per scambiare il segno della pace al suono di musica strumentale.


IV. Liturgia della parola e testimonianza di fede

La liturgia della parola comincia con la lettura del testo per la Settimana di preghiera, Michea 6,6-8.
Segue la testimonianza di fede di una storia realmente accaduta di una donna della comunità Dalit
chiamata Sarah. L’incidente narrato ebbe luogo nel 2008 in Khandamal, nello Stato di Orissa,
nell’India centrale, dove per un mese si scatenò grande violenza, i cristiani (in maggioranza Dalits)
furono attaccati da estremisti Hindu. I luoghi di culti e le case dei cristiani furono distrutti. Orissa è
una delle città più povere dell’India, tradizionalmente associata con il settore più socialmente
discriminato. Il bilancio della violenza fu di 59 morti, 115 chiese cristiane distrutte, case
danneggiate, e un totale di 50.000 cristiani senza tetto che cercarono rifugio nelle foreste e, più
tardi, nei campi-profughi organizzati dal Governo indiano. Circa l’80-90% dei cristiani in India
sono Dalits convertiti. Come Sarah nella storia, la maggioranza dei Dalits non è stata indotta a farsi
cristiana, come qualche volta è stato riportato; molti Dalits si convertirono quando giunsero nelle
missioni, cercando rifugio dall’oppressivo sistema delle caste. Chiedevano quella libertà che
credevano poter ottenere per la potenza guaritrice del Dio liberatore.
A questo punto si può inserire un’analoga testimonianza di fede, tratta dal proprio contesto.
L’assemblea viene quindi invitata a meditare in silenzio su queste testimonianze di fede, mentre
ascolta la parola di Dio.


V. Preghiere d’intercessione


VI. Benedizione finale


Un’usanza tipica presso le comunità Dalit è la condivisione del cibo, perciò si suggerisce di
preparare un’agape fraterna da condividere al termine della celebrazione.



Edited by onegirl - 13/1/2013, 17:05
 
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