Gesù Luce del mondo

Gli Apostoli ci parlano dell'Eucarestia, Speciale "Le SS. Quarantore"

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view post Posted on 20/2/2012, 13:11

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adorazione


La S. Messa e la S. Comunione

Il momento più importante del giorno,
importante senza confronto,
è quando Tu vieni nel nostro cuore.
È l’Udienza con l’Onnipotente.
E lì, dicendoti e ridicendoti
i mille bisogni nostri e dell’umanità,
ringraziandoti per i doni
soprannaturali e naturali,
adorandoti,
e pregandoti si salutare per noi la Madre tua,
sentiamo di consumare il vertice della giornata
e ci rendiamo conto che troppo spesso
non abbiamo saputo capire
al cospetto di Chi eravamo
e quanto “potevamo” a tu per tu con Dio
nell’intima stanza dell’anima nostra.

CHIARA LUBICH


La bellezza della vita sacerdotale

In questo momento sento nel cuore una passione d’amore così grande che vorrei cantare davanti al Signore, ma anche davanti ad ogni persona che posso incontrare, la bellezza della vita sacerdotale. Mi è capitato, a volte, di dover domandare a qualche amico sacerdote:”Come stai? Come va?” e vedere apparire sul volto una specie di smorfia che fa già capire la risposta. E’ vero: non è facile per nessuno…ma cosa c’è di faci-le? Ho attraversato anch’io momenti di buio, e non si capisce subito il perché. Ma siccome ora è un periodo di grande gioia e consolazione, nel quale il Signore mi fa toccare con mano quanto Lui è davvero “GRANDE” e compie meraviglie, veri e propri miracoli nascosti agli occhi del mondo, per questo motivo vorrei poter gridare a tutti: “Che bello essere sacerdote!”
Il sacerdote nasce dall’Eucaristia e trova il senso del suo esistere nell’Eucaristia: una vita spesa come dono di amore, a servizio di Dio e dei fratelli.
Se il sacerdote non si sposa, non è perché non sa amare e non capisce nulla dell’amore, anzi è per la scelta di allargare ancor di più il suo cuore per amare con il cuore stesso di Gesù e per contenere tutti i fratelli che Lui gli ha affidato.
Che bello allora, per il sacerdote essere prima di tutto un dito puntato verso Dio e portare tutti a seguire Gesù e non se stesso.
Bella la preghiera del sacerdote che si ricorda di tutti e porta gli altri a chiedere: “Insegna anche a noi a pregare!”
Belli i momenti passati davanti al tabernacolo dove poter dire al Signore, con confidenza assoluta: “Queste persone sono tue, me le hai date Tu. E ora pensaci Tu che tutto puoi”.
Che bello riuscire a non tener dentro il peso dei problemi di tutti, ma poterli passare al Signore, …e Lui ci pensa davvero!”
Che bello accompagnare nella fede qualcuno, vederlo crescere spiritualmente e vedere che anche dentro di te questo ti porta a contemplare sempre più l’azione di Dio.
Che bello preparare al matrimonio due giovani innamorati oppure vedere un giovane che si pone la domanda sul suo futuro e comincia a coltivare nel cuore il desiderio di percorrere la tua stessa strada vocazionale.
Che bello battezzare i bambini e donare loro la stessa vita divina; celebrare la Prima Comunione per fare innamorare questi ragazzi di Gesù; prepararli alla Cresima per renderli più forti nella testimonianza cristiana davanti al mondo. E nello stesso tempo aiutare i loro genitori nell’impegno imprescindibile dell’educazione alla fede delle nuove generazioni.
Che bello presiedere la domenica e ogni giorno l’Eucaristia e vedere che veramente trasforma la comunità e ci fa essere un solo corpo, una vera famiglia.
Che bello annunciare la Parola, ma soprattutto diventare Vangelo vivo, che tutti possono leggere.
Che bello dare il perdono dei peccati e far sperimentare la grande misericordia del Padre, perché io per primo sono un perdonato…
Che bello ancora la quotidianità della vita pastorale che ti porta a condividere gioie e dolori di tutti per essere, come Gesù Buon Pastore, vicino a tutti ma con un’attenzione speciale per ciascuno.
Che bello giocare la mia vita per questa gente, senza riserve…e ne vale la pena.
Che bello riuscire a non misurare il tempo dedicato agli altri, perché nessuno si senta solo, e finché anche l’ultimo, lo scartato, quello giudicato malamente da tutti, si senta amato.
Che bello portare la comunione agli ammalati, aiutare che ha bisogno, vedere tanta collaborazione e volontariato, saper anche chiedere scusa per primo per non rovinare il rapporto con nessuno, passare per le case della parrocchia per conoscere, ascoltare e trovare tante porte aperte, scoprire che esistono ancora tante belle famiglie.
Che bello diventare punto di riferimento per chi ha bisogno di parlare,dialogare o anche sfogarsi: se ne va con la pace nel cuore solo perché sei riuscito a fare il vuoto di te per ascoltarlo fino in fondo.
Che bella la vita di oratorio, la cura della gioventù, imparare dai ragazzi a giocare, a spendere il tuo tempo nella gratuità, vivere con loro i momenti forti dei ritiri, del campo-scuola, del grest.
Che bello servire e non essere serviti, dare senza aspettarsi nulla in cambio… e poi vedere che non ti manca niente.
Che bello vivere nella fraternità con gli altri sacerdoti.
Per me tutto questo è vero, è realtà quotidiana e devo dire un grande grazie anche alla mia comunità, alla loro preghiera, al loro esempio di fede e al loro aiuto.

un parroco


Cari Parrocchiani della Città,

Se si chiedesse ad un cristiano: “Tu, credi, che nell’Ostia Santa è realmente presente Gesù”? risponderebbe affermativamente..
Ma quanti saprebbero poi aggiungere qualche parola di spiegazione di questa loro fede?

Eppure la Chiesa da sempre ha creduto fermamente che la PRESENZA DIVINA di Gesù permane nell’Ostia Santa anche una volta terminata la S. Messa: ed ha conservato nel Tabernacolo questo Cibo Eucaristico per i suoi figli ammalati o comunque assenti dalla Celebrazione Comunitaria.



Nell’Eucaristia, nella celebrazione della Santa Messa e nell’Ostia Santa conservata nel tabernacolo, da sempre milioni di cristiani hanno adorato Gesù presente con il suo Corpo e Sangue, Anima e Divinità: Gesù, tutto Uomo, tutto Dio……


Cari Cristiani, le Sante QUARANTORE sono Giornate Eucaristiche in cui la Chiesa, la vostra Parrocchia vi invita, vi chiama, vi sollecita ad inginocchiarvi davanti al Padrone del Mondo: è lì, nella Santa Messa, nella Santa Comunione….

Ci sono S. Messe a tutte le ore: dal mattino alle ore 7 fino alla sera alle 18.30 e il sabato potrebbe offrirvi una miglior possibilità;
l’Adorazione personale vi è consentita per tutto il giorno, pausa pranzo compresa, ed anche fino a sera inoltrata Gesù nell’Eucaristia è lì per voi;
entrambe le chiese della nostra città sono aperte per accogliere la vostra preghiera: siate generosi con Lui: e Lui non si lascerà battere in generosità!

E insieme preghiamo: “Io credo, Signore! Ma tu aumenta la mia fede!”

i vostri Sacerdoti


Lo scorso anno 2008 ci siamo soffermati, durante le SS. QUARANTORE, a meditare e pregare su questa verità: che Gesù stesso ci parla dell’Eucaristia. Quest’anno proseguiamo il cammino ascoltando i suoi Apostoli.

Gli Atti degli Apostoli, le lettere di Paolo e degli altri apostoli ci parlano di Lui, ci raccontano la vita della prima comunità che ha creduto in Gesù: noi non avremmo mai potuto conoscere Gesù e la prima comunità cristiana, se non avessimo avuto queste loro testimonianze.

“Il luogo privilegiato in cui risuona la Parola di Dio, che edifica la Chiesa, come è stato detto tante volte nel Sinodo, è senza dubbio la li-turgia.
In essa appare che la Bibbia è il libro di un popolo e per un popolo; un'eredità, un testamento consegnato a lettori, perché attualizzino nella loro vita la storia di salvezza testimoniata nello scritto.
Vi è pertanto un rapporto di reciproca vitale appartenenza tra popolo e Libro: la Bibbia rimane un Libro vivo con il popolo, suo soggetto, che lo legge; il popolo non sussiste senza il Libro, perché in esso trova la sua ragion d'essere, la sua vocazione, la sua identità.

Questa mutua appartenenza fra popolo e Sacra Scrittura è celebrata in ogni assemblea liturgica, la quale, grazie allo Spirito Santo, ascolta Cristo, poiché è Lui che parla quando nella Chiesa si legge la Scrittura e si accoglie l'alleanza che Dio rinnova con il suo popolo.
Scrittura e liturgia convergono, dunque, nell'unico fine di portare il popolo al dialogo con il Signore e all’obbedienza alla volontà del Signore. La Parola uscita dalla bocca di Dio e testimoniata nelle Scritture torna a Lui in forma di risposta orante, di risposta vissuta, di risposta sgorgante dall’amore (cfr Is 55,10-11).

BENEDETTO XVI
PER LA CONCLUSIONE DELLA XII ASSEMBLEA GENERALE
ORDINARIA DEL SINODO DEI VESCOVI


GLI APOSTOLI CI PARLANO DELL’EUCARISTIA


La prima comunità cristiana (Atti 2, 41-48)

41Allora coloro che accolsero la sua parola furono battezzati e quel giorno si unirono a loro circa tremila persone.
42 Erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere. 43 Un senso di timore era in tutti e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli. 44 Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune; 45 chi aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno. 46 Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore, 47 lodando Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo. 48 Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati.


(COMMENTO)

In questo primo sommario Luca concentra i tratti carat-teristici e ideali della comunità cristiana. Il v. 42 potrebbe essere la presentazione della comunità dei convertiti di Pen-tecoste. Il v. 43 anticipa e prepara gli episodi dei capitoli successivi. I vv. 44-47 descrivono la vita comunitaria nel momento liturgico, nella sua organizzazione spirituale e so-ciale, e infine nel rapporto con l’ambiente esterno.
I tre piccoli quadri panoramici rivestono un particolare valore per entrare nel clima spirituale della prima comuni-tà. I lettori hanno davanti agli occhi un progetto di comunità cristiana ideale a cui ispirarsi.
L’elemento fondamentale che qualifica la comunità è la perseveranza nell’impegno assunto, la dedizione costante e impegnata dei convertiti.
Questa perseveranza si esprime in tre aspetti essenziali che danno il tono alla comunità:

l’insegnamento degli apostoli: è l’istruzione o approfon-dimento che segue all’adesione di fede iniziale segnata dal battesimo. Il contenuto abbraccia la rilettura dei testi bibli-ci alla luce del Cristo, il richiamo degli insegnamenti di Gesù per guidare le scelte pratiche dei credenti. Il punto di partenza di una comunità cristiana è l’ascolto della Parola. La sua crescita e maturazione dipendono ancora dall’approfondimento e interiorizzazione della Parola. Una parola che non è ideologia o moralismo, ma testimonianza autorevole degli apostoli, cioè di quelli che sono i garanti della rivelazione storica di Dio. L’insegnamento degli apo-stoli è la trasmissione fedele di quello che Gesù ha insegna-to (cf. 5,38);

la comunione fraterna: l’espressione traduce un vocabo-lo greco che troviamo solo qui in Luca, koinonia, che è l’unione spirituale dei credenti sulla base della stessa fede e dello stesso progetto di vita. La dimostrazione visibile e o-perativa di questa fraternità spirituale è la partecipazione dei beni nelle forme che vengono successivamente illustrate (cf. 2,44-45; 4, 34-35).
La comunità cristiana realizza l’ideale degli amici tra i quali ogni cosa è comune. Così a una logica proprietaria e padronale si sostituisce quella della partecipazione e della solidarietà. I beni materiali sono messi liberamente a dispo-sizione della comunione spirituale e vengono utilizzati per far scomparire quelle discriminazioni che derivano e si ba-sano sulla mancanza dei beni primari per le categorie più deboli.

la frazione del pane: frazione del pane o spezzare il pane nell’ambiente giudaico vuol dire compiere il gesto rituale all’inizio del pasto comune: il padre di famiglia o il capogruppo prende tra le mani il pane, rende grazie a Dio e lo spezza per distribuirlo ai commensali. Negli linguaggio degli Atti l’espressione si riferisce a tutto il pasto (2,42.46). Il v. 46b precisa che questo pasto avviene nelle case private, a differenza della preghiera e della liturgia tradizionali alle quali i cristiani partecipavano nel tempio.
Il pasto comune e riservato dei cristiani avviene in un clima di gioia e di semplicità di cuore. Il vocabolo "gioia" designa la letizia festosa che accompagna l’esperienza e la speranza della salvezza portata da Cristo (Lc 1,14.44), la "semplicità di cuore" indica la dedizione sincera e integra a Dio senza secondi fini.
Tenendo conto di tutto questo, si può ritenere che l’espressione frazione del pane negli Atti indichi il pasto fraterno dei cristiani che si ricollegava ai pasti di Gesù con i discepoli e in modo particolare all’ultima cena con la quale aveva interpretato profeticamente la sua morte e aveva annunciato la speranza della piena comunione nel regno di Dio (Lc 22,14-20; 24,30; At 20,7). Un pasto fraterno che dava la possibilità ai membri più poveri della comunità di avere la loro razione quotidiana di cibo e nello stesso tempo di prendere parte nella memoria di fede al gesto di amore e alla speranza di Gesù. Solidarietà, fraternità e celebrazione della fede erano fuse insieme nell’unico pasto. "Lo ‘spezzamento del pane’ include sia il pasto sia l’eucaristia, senza che Luca distingua" (G. Schneider);

le preghiere: si tratta di quelle preghiere che contraddi-stinguono la giornata del pio ebreo, la professione di fede all’inizio e al termine della giornata, il rendimento di grazie prima delle varie azioni. Il v. 46a ci informa che il gruppo dei cristiani prende parte assiduamente e comunitariamente alla liturgia del tempio (cf. At 3,1).
Il v. 47a ricorda un tratto caratteristico delle riunioni fraterne: il canto di lode a Dio. Una comunità unita, solidale, pronta a condividere anche i beni materiali, è aperta alla speranza e riconoscente a Dio.
Un’ultima pennellata completa questo quadro suggesti-vo. Come Gesù così anche la prima Chiesa gode del favore e della simpatia del popolo. Un ritornello della crescita chiude questo primo sommario. L’azione e l’iniziativa divi-na fanno espandere la comunità dei salvati. Non si può spiegare l’efficacia e il dinamismo del movimento cristiano senza l’entusiasmo carismatico nello Spirito che si traduce in uno stile nuovo di vita e in un clima di intensa spirituali-tà


Una celebrazione eucaristica (Atti 20, 7-12)

7Il primo giorno della settimana ci eravamo riuniti a spezzare il pane e Paolo conversava con loro; e poiché doveva partire il giorno dopo, prolungò la conversazione fino a mezzanotte. 8C`era un buon numero di lampade nella stanza al piano superiore, dove eravamo riuniti; 9un ragazzo chiamato Eutico, che stava seduto sulla finestra, fu preso da un sonno profondo mentre Paolo continuava a conversare e, sopraffatto dal sonno, cadde dal terzo piano e venne raccolto morto. 10Paolo allora scese giù, si gettò su di lui, lo abbracciò e disse: «Non vi turbate; è ancora in vita!». 11Poi risalì, spezzò il pane e ne mangiò e dopo aver parlato ancora molto fino all`alba, partì. 12Intanto avevano ricondotto il ragazzo vivo, e si sentirono molto conso-lati.

(COMMENTO)

Il primo giorno della settimana: si tratta della domenica, che viene dopo la festività ebraica del sabato: fin dall’inizio i cristiani si ritrovavano celebrare l’eucaristia la domenica; perciò la nostra Messa della Domenica non è un “obbligo” dei nostri giorni, ma una celebrazione dei primissimi tempi degli apostoli, che in tal giorno facevano gioiosa memoria della risurrezione di Gesù, risorto appunto il primo giorno dopo il sabato;
ci eravamo riuniti a spezzare il pane: è l’antico modo con cui veniva chiamata la Messa, perché nell’ultima Cena Gesù “prese il pane, lo spezzò….”; Paolo parlava e parlava… di che cosa? Della sua esperienza di Dio: e così dovrebbe fare ogni sacerdote quando predica, quando fa catechesi… E non “taglia” la predica, ma la prolunga per ore…
fu preso da un sonno profondo….: perché Paolo era noioso? O non piuttosto perché, data la presenza di molte lampade, viene a mancare l’aria? Anche nelle nostre chiese, d’estate, ogni tanto qualcuno si sente male… per il caldo.
Paolo lo risuscita.. e poi, tranquillo, continua a spiegare, ad insegnare fino all’alba. Ne aveva di cose da insegnare!


L’Eucaristia, Comunione con il Corpo di Cristo (1Cor. 10, 15-17)

15Parlo come a persone intelligenti; giudicate voi stessi quello che dico: 16il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? 17Poiché c`è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell`unico pane.

(COMMENTO)

Fin dai primi tempi gli apostoli, e Paolo come loro, celebravano l’Eucaristia, sull’esempio e per comando di Gesù ricevuto nell’Ultima Cena.
E questa celebrazione del pane e del svino benedetti, erano reale comunione con il corpo di Cristo: meditiamo, riflettiamo, cari cristiani se noi, ricevendo il Corpo di Cristo nella Santa Comunione, siamo sempre attenti e pensierosi con questi stessi pensieri: partecipiamo realmente del Corpo di Cristo Benedetto!!

Se poi lo riceviamo con altri, vicini a noi…. quanto dovremmo essere con loro fratelli, realmente; un corpo che ama tutte le sue membra…
Possa l’eucaristia operare in noi tale miracolo….



La presenza di Cristo nell’Eucaristia (1Cor 11, 17-34)

17E mentre vi do queste istruzioni, non posso lodarvi per il fatto che le vostre riunioni non si svolgono per il meglio, ma per il peggio. 18Innanzi tutto sento dire che, quando vi radunate in assemblea, vi sono divisioni tra voi, e in parte lo credo. 19E` necessario infatti che avvengano divisioni tra voi, perché si manifestino quelli che sono i veri credenti in mezzo a voi. 20Quando dunque vi radunate insieme, il vostro non è più un mangiare la cena del Signore. 21Ciascuno infatti, quando par-tecipa alla cena, prende prima il proprio pasto e così uno ha fame, l`altro è ubriaco. 22Non avete forse le vostre case per man-giare e per bere? O volete gettare il disprezzo sulla chiesa di Dio e far vergognare chi non ha niente? Che devo dirvi? Lodarvi? In questo non vi lodo!

23Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane 24e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». 25Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me». 26Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga. 27Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore. 28Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; 29perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna. 30E` per questo che tra voi ci sono molti ammalati e infermi, e un buon numero sono morti. 31Se però ci esaminassimo attentamente da noi stessi, non saremmo giudicati; 32quando poi siamo giudicati dal Signore, veniamo ammoniti per non esser condannati insieme con questo mondo.
33Perciò, fratelli miei, quando vi radunate per la cena, aspettatevi gli uni gli altri. 34E se qualcuno ha fame, mangi a casa, perché non vi raduniate a vostra condanna. Quanto alle altre cose, le sistemerò alla mia venuta.

(COMMENTO)

Questo intenso brano di Paolo si può dividere in due parti. La prima parte evidenzia le divisioni che esistono all’interno della Comunità cristiana, e che si esprimono nell’egoismo con cui uno mangia del “suo”cibo portato da casa, senza condividerne con i fratelli meno fortunati.
Forse questa notizia può sorprenderci: ma come? Si andava alla Q”Santa Cena dell’Eucaristia” non a digiuno, ma addirittura mangiando e bevendo a crepapelle?
In effetti, imitando l’Ultima Cena di Gesù, l’Eucaristia veniva celebrata nel corso di un vera e propria CENA: durante la quale l’Apostolo ch presiedeva la Santa Assemblea, ad un certo punto consacrava il Corpo ed il Sangue del Signore.
(questi abusi descritti nei primi versetti dall’Apostolo Paolo hanno poi convinto, nel tempo, la Chiesa a separare la Cena dalla Celebrazione Eucaristica vera e propria).
Ma il fatto della divisione tra i cristiani, resta…. e resta anche ai nostri tempi. Oggi non si porta più da mangiare da casa, ma si portano ugualmente nel nostro cuore i rancori, le divisioni, i giudizi… verso gli altri fratelli partecipanti all’Eucaristia.

C’è poi la seconda parte del brano:
mentre Paolo sta rimproverando le divisioni tra i partecipanti al banchetto eucaristico, per rendere più forte il suo richiamo, dice loro: “Ehi, ma non vi rendete conto che state celebrando l’ULTIMA CENA di Gesù? Voi portate i vostri peccati di divisione proprio all’interno della vita cristiana! All’interno del Mistero del Corpo e del Sangue di Gesù versati per la vostra salvezza!

Ed aggiunge delle frasi terribili. Ma vere. Dice: se non celebrate l’eucaristia degnamente, attenti! Vi tirate addosso da soli il castigo di Dio.
Varrebbe la pena anche oggi meditare (per noi, non per gli altri) queste parole così forti. Prova a rileggere i versetti 27-34…..


Cristo, Sommo Sacerdote (Ebrei 9, 11-15)

11Cristo invece, venuto come sommo sacerdote di beni futuri, attraverso una Tenda più grande e più perfetta, non costruita da mano di uomo, cioè non appartenente a questa creazione, 12non con sangue di capri e di vitelli, ma con il proprio sangue entrò una volta per sempre nel santuario, procurandoci così una redenzione eterna. 13Infatti, se il sangue dei capri e dei vitelli e la cenere di una giovenca, sparsi su quelli che sono contaminati, li santificano, purificandoli nella carne, 14quanto più il sangue di Cristo, che con uno Spirito eterno offrì se stesso senza macchia a Dio, purificherà la nostra coscienza dalla opere morte, per servire il Dio vivente?
15Per questo egli è mediatore di una nuova alleanza, perché, essendo ormai intervenuta la sua morte per la delle colpe com-messe sotto la prima alleanza, coloro che sono stati chiamati ricevano l`eredità eterna che è stata promessa.

vv. 24-26

24Cristo infatti non è entrato in un santuario fatto da mani d`uomo, figura di quello vero, ma nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore, 25e non per offrire se stesso più volte, come il sommo sacerdote che entra nel santuario ogni anno con sangue altrui. 26In questo caso, infatti, avrebbe dovuto soffrire più volte dalla fondazione del mondo. Ora invece una volta sola, alla pienezza dei tempi, è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso.


Ebrei 10, 11-14

11Ogni sacerdote si presenta giorno per giorno a celebrare il culto e ad offrire molte volte gli stessi sacrifici che non possono mai eliminare i peccati. 12Egli al contrario, avendo offerto un solo sacrificio per i peccati una volta per sempre si è assiso alla destra di Dio, 13aspettando ormai solo che i suoi nemici vengano posti sotto i suoi piedi. 14Poiché con un`unica oblazione egli ha reso perfetti per sempre quelli che vengono santificati.

(COMMENTO)

Questi tre brani della lettera agli Ebrei evidenziano molto bene il ruolo di Gesù, vero ed Eterno Sacerdote dell’a Versa alleanza: nessun altro, all’infuori di Lui è il nostro Salvatore! Nessuna altra offerta nostra ci salva, fosse anche la più preziosa (nemmeno gli “Ex-Voto d’oro offerti alla Madonna….): solo la sua Vita, offerta fino a dare il Sangue suo sulla Croce, ci dona la Vita Eterna.

Nessun’altra persona, nessun sacerdote, nemmeno il più santo, può mettersi alla pari con Gesù-Sacerdote! Lui è l’Unico Mediatore tra Dio e l’Umanità: e lo è perché solo Lui è vero Uomo e vero Dio.

Prova, cristiano, a rileggere tu stesso queste parole della lettera agli Ebrei: sottolinea tu le parole che trovi più importanti, decisive: anche tu hai lo Spirito Santo che ti illumina….


LA MIA SOLA FORZA, L'EUCARISTIA

« Lei ha potuto celebrare la Messa in prigione? », è la domanda che molti mi hanno posto più volte. E hanno ragione: l'eucaristia è la più bella preghiera, è il culmine della vita di Gesù. Quando rispondo «sì », conosco già la domanda seguente: « Come ha potuto procurar si il pane e il vino? ».
Quando fui arrestato, dovetti andarmene subito, a mani vuote. L'indomani, mi è permesso di scrivere per chiedere le cose più necessarie: vestiti, dentifricio... Ho scritto al mio destinatario: «Per favore, mi mandi un po' di vino, come medicina contro il mal di stomaco ». I fedeli capiscono cosa significa; mi mandano una piccola bottiglia di vino per la Messa, con l'etichetta «medicina contro il mal di stomaco », e delle ostie celate in una fiaccola contro l'umidità. La polizia mi ha domandato:
- Lei ha male allo stomaco?
- Sì.
- Ecco, un po' di medicina per lei.
Non potrò mai esprimere la mia grande gioia: ogni giorno, con tre gocce di vino e una goccia d'acqua nel palmo della mano, celebro la mia Messa.
Comunque, dipendeva dalla situazione. Sulla nave che ci portava verso nord, ho celebrato nella notte e comunicato i prigionieri intorno a me. Talvolta devo celebrare quando tutti vanno al bagno dopo la ginnastica. Nel campo di rieducazione siamo divisi in gruppi di 50 persone; dormiamo su un letto comune, ciascuno ha diritto a 50 cm. Ci siamo arrangiati in modo che ci siano cinque cattolici con me.
Alle 21 e 30 bisogna spegnere la luce e tutti devono dormire. Mi curvo sul letto per celebrare la Messa, a memoria, e distribuisco la comunione passando la mano sotto la zanzariera. Fabbrichiamo sacchettini con la carta dei pacchetti di sigarette, per conservare il Santissimo Sacramento. Gesù eucaristico è sempre con me nella tasca della camicia.
Ricordo ciò che ho scritto: «Tu credi in una sola forza: l'eucaristia, il Corpo e Sangue del Signore che ti darà la vita. "Sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza" (Gv 10,10). Come la manna nutrì gli Israeliti nel loro viaggio verso la Terra Promessa, così l'Eucaristia ti nutrirà nel tuo cammino della speranza (cfr. Gv 6,50)» (Il cammino della speranza, n. 983).

Ogni settimana, ha luogo una sessione di indottrinamento, a cui deve partecipare tutto il campo. Al momento della pausa, con i miei compagni cattolici, approfittiamo per passare un pacchettino a ciascuno degli altri quattro gruppi di prigionieri: tutti sanno che Gesù è in mezzo a loro, è lui che cura tutte le sofferenze fisiche e mentali. La notte, i prigionieri si alternano in turni di adorazione; Gesù eucaristico aiuta in modo tremendo con la sua presenza silenziosa.
Molti cristiani ritornano al fervore della fede durante questi giorni; anche buddhisti e altri non cristiani si convertono. La forza dell' amore di Gesù è irresistibile. L'oscurità del carcere diventa luce, il seme è germinato sotto terra durante la tempesta.

Offro la Messa insieme al Signore: quando distribuisco la comunione do me stesso insieme al Signore per farmi cibo per tutti. Questo significa che sono sempre totalmente al servizio degli altri.
Ogni volta che offro la messa ho l'opportunità di stendere le mani e di inchiodarmi sulla Croce con Gesù, di bere con lui il calice amaro.
Ogni giorno, recitando o ascoltando le parole della consacrazione, confermo con tutto il cuore e con tutta l'anima un nuovo patto, un patto eterno fra me e Gesù, mediante il suo Sangue mescolato al mio (1Cor 11,23-25).

Gesù sulla croce iniziò una rivoluzione. La vostra rivoluzione deve cominciare dalla mensa eucaristica e da qui essere portata avanti. Così potrete rinnovare l'umanità.

Ho trascorso 9 anni in isolamento. Durante questo periodo celebro la Messa ogni giorno verso le 3 del pomeriggio: l'ora di Gesù agonizzante sulla croce. Sono solo, posso cantare la mia Messa come voglio, in latino, francese, vietnamita... Porto sempre con me il sacchettino che contiene il Santissimo Sacramento: «Tu in me ed io in te ».
Sono le più belle Messe della mia vita.
La sera, dalle 21 alle 22, faccio un'ora di adorazione, canto Lauda Sion, Pange lingua, Adoro Te, Te Deum e cantici in lingua vietnamita, malgrado il rumore dell' altoparlante che dura dalle 5 del mattino alle 11 e 30 della sera. Sento una singolare pace di spirito e di cuore, e la gioia, la serenità della compagnia di Gesù e Maria e Giuseppe. Canto Salve Regina, Salve Mater, Alma Redemptoris mater, Regina coeli... in unità con la Chiesa univer-sale.

Malgrado le accuse, le calunnie contro la Chiesa, canto Tu es Petrus, Oremus pro Pontifice nostro, Christus vincit... Come Gesù ha sfamato la folla che lo seguiva nel deserto, nell' eucaristia è lui stesso che continua ad essere cibo di vita eterna.

Nell'eucaristia annunciamo la morte di Gesù e proclamiamo la sua risurrezione. Vi sono momenti di tristezza infinita, come faccio? Guardare a Gesù crocifisso e abbandonato sulla croce. Agli occhi umani, la vita di Gesù è fallita, è inutile, è frustrata, ma, agli occhi di Dio, sulla croce Gesù ha compiuto l'azione più importante della sua vita, perché ha versato il suo sangue per salvare il mondo. Quanto Gesù è unito a Dio, quando, sulla croce, non può più predicare, curare gli infermi, visitare la gente, fare miracoli, ma rimane nell'immobilità assoluta!
Gesù è il mio primo esempio di radicalismo dell' amore, per il Padre e per le anime. Gesù ha dato tutto: «Li amò sino alla fine» (Gv 13,1), fino al« Tutto è compiuto» (Gv 19,30). E il Padre ha tanto amato il mondo « da consegnare il suo unico Figlio» (Gv 3,16). Dare tutto se stesso come un pane per essere mangiato «per la vita del mondo» (Gv 6,51).
Gesù ha detto: «Ho compassione di questa folla » (Mt 15,32). La moltiplicazione dei pani è un annuncio, un segno dell' eucaristia che Gesù istituirà fra poco.

Carissimi giovani, ascoltate il Santo Padre: « Gesù vive in mezzo a noi nell' eucaristia... fra le incertezze e le distrazioni della vita quotidiana, imitate i discepoli in cammino verso Emmaus... Invocate Gesù, perché lungo le strade delle tante Emmaus dei nostri tempi rimanga sempre con voi. Sia lui la vostra forza, Lui il vostro punto di riferimento, Lui la vostra perenne speranza» (Giovanni Paolo II, Messaggio per la XII giornata mondiale della Gioventù, 1997, n. 7).


Preghiera

PRESENTE E PASSATO

Gesù amatissimo,
questa sera, in fondo alla mia cella,
senza luce, senza finestra, caldissima,
penso con fortissima nostalgia alla mia vita pastorale.

Otto anni da vescovo, in questa residenza,
a soltanto due chilometri dalla mia cella di prigionia,
sulla stessa strada, sulla stessa spiaggia...
Sento le onde del Pacifico, le campane della cattedrale.

- Una volta celebravo con patena e calice dorati,
ora il tuo sangue nel palmo della mia mano.

- Una volta percorrevo il mondo per conferenze e raduni,
ora sono recluso in una cella stretta, senza finestra.

- Una volta andavo a visitarti nel tabernacolo,
ora ti porto, giorno e notte, con me nella tasca.

- Una volta celebravo la messa davanti a migliaia di fedeli,
ora nell' oscurità della notte, passando la comunione sotto le zanzariere.

- Una volta predicavo gli esercizi spirituali ai preti, ai religiosi, ai laici...
ora un prete, anche lui prigioniero, mi predica gli Esercizi di sant'Ignazio attraverso le crepe del legno.

- Una volta impartivo la benedizione solenne con il Santissimo nella cattedrale,
ora faccio l'adorazione eucaristica ogni sera alle 21, in silenzio, cantando sottovoce il Tantum Ergo, la Salve Regina, e concludendo con questa breve preghiera: «Signore, ora sono contento di accettare tutto dalle tue mani: tutte le tristezze, le sofferenze, le angosce, persino la mia morte. Amen ».


Sono felice, qui, in questa cella,
dove sulla stuoia di paglia ammuffita crescono funghi bianchi,
perché tu sei con me,
perché tu vuoi che viva qui con te.

Ho parlato molto nella mia vita,
adesso non parlo più.
È il tuo turno, Gesù, di parlarmi.
Ti ascolto: che cosa mi hai sussurrato?
È un sogno?
Tu non mi parli del passato, del presente,
non mi parli delle mie sofferenze, angosce...
Tu mi parli dei tuoi progetti, della mia missione.

Allora canto la tua misericordia,
nell'oscurità, nella mia fragilità, nel mio annientamento.

Accetto la mia croce
e la pianto, con le mie due mani, nel mio cuore.

Se tu mi permettessi di scegliere, non cambierei
perché tu sei con me!
Non ho più paura, ho capito,
ti seguo nella tua passione
e nella tua risurrezione


Nell'isolamento, prigione di Phú Khánh (Centro Viet Nam),
7 ottobre 1976, Festa del santo Rosario



A VOI, GIOVANI

Cari giovani,
Da Roma, sono lieto di salutarvi e di assicurarvi della mia preghiera mentre siete riuniti in occasione del quarantanovesimo Congresso eucaristico internazionale di Québec.

Vi invito a meditare incessantemente questo "grande mistero della fede", come noi lo proclamiamo in ogni Messa, dopo la consacrazione.

In primo luogo, nell'Eucaristia riviviamo il sacrificio del Signore al termine della sua vita, mediante il quale salva tutti gli uomini.
Restiamo così vicini a Lui e riceviamo in abbondanza le grazie necessarie alla nostra vita quotidiana e alla nostra salvezza.
L'Eucaristia è per eccellenza il gesto dell'amore di Dio per noi. Cosa c'è di più grande di donare la propria vita per amore? In ciò Gesù è il modello del dono totale di sé, cammino lungo il quale dobbiamo ugualmente procedere nella sua sequela.

L'Eucaristia è altresì un modello del cammino cristiano, che deve forgiare tutta la nostra esistenza.

Per accedere alle due mense della Parola e del Pane, dobbiamo innanzitutto accogliere il perdono di Dio, quel dono che ci risolleva nel nostro percorso quotidiano, che ripristina in noi l'immagine divina e che ci mostra fino a che punto siamo amati.

Poi, come al fariseo Simone, nel Vangelo di Luca, Gesù si rivolge continuamente a noi attraverso la Scrittura: "Ho una cosa da dirti" (7, 40).
In effetti, ogni parola della Scrittura è per noi una parola di vita, che dobbiamo ascoltare con molta attenzione. In modo particolare, il Vangelo costituisce il cuore del messaggio cristiano, la rivelazione totale dei misteri divini.
Nel suo Figlio, la Parola fattasi carne, Dio ci ha detto tutto. Nel suo Figlio, Dio ci ha rivelato il suo volto di Padre, un volto di amore, di speranza.

Durante la consacrazione, momento particolarmente forte dell'Eucaristia perché ricordiamo il sacrificio di Cristo, siete chiamati a contemplare il Signore Gesù, come san Tommaso: "Mio Signore e mio Dio" (Gv. 20, 28).
Dopo aver ricevuto la Parola di Dio, dopo esservi nutriti del suo Corpo, lasciatevi trasformare interiormente e ricevete da Lui la vostra missione.
In effetti, Egli vi manda nel mondo, per essere portatori della sua pace e testimoni del suo messaggio d'amore.
Non abbiate paura di annunciare Cristo ai giovani della vostra età. Mostrate loro che Cristo non ostacola la vostra vita, né la vostra libertà; mostrate loro al contrario che Egli vi dona la vera vita, vi rende liberi per lottare contro il male e per fare della vostra esistenza qualcosa di bello.

Non dimenticate che l'Eucaristia domenicale è un incontro amorevole con il Signore di cui non possiamo fare a meno. Quando lo riconoscete "nella frazione del pane", come i discepoli di Emmaus diventerete suoi compagni. Vi aiuterà a crescere e a dare il meglio di voi.
Ricordate che nel pane dell'Eucaristia Cristo è realmente, totalmente e sostanzialmente presente. Pertanto, è nel mistero dell'Eucaristia, nella messa e durante la silenziosa adorazione dinanzi al Santissimo Sacramento dell'altare che lo incontrerete in modo privilegiato.
Aprendo il vostro stesso essere e tutta la vostra vita sotto lo sguardo di Cristo non verrete schiacciati, al contrario, scoprirete che siete infinitamente amati.

Dinanzi al Signore, nel silenzio del vostro cuore, alcuni di voi potrebbero sentirsi chiamati a seguirlo in una maniera più radicale nel sacerdozio o nella vita consacrata. Non abbiate paura di ascoltare questa chiamata e di rispondere con gioia.
Come ho detto all'inizio del mio Pontificato, Dio non toglie nulla a coloro che si donano a lui. Al contrario, dà loro ogni cosa. Riesce a tirare fuori il meglio che c'è in ciascuno di noi, affinché la nostra vita possa veramente fiorire.

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
AI GIOVANI PARTECIPANTI AL 49° CONGRESSO EUCARISTICO
INTERNAZIONALE DI QUÉBEC
21 giugno 2008


MANDA SANTI SACERDOTI ALLA TUA CHIESA

(preghiera di Adorazione Comunitaria)

Canto

ADORAZIONE: O Gesù che tanto mi ami, Dio realmente nascosto nell'Eucaristia, ascoltami!
La tua volontà sia pure la mia volontà. Dammi di cercarla, di trovarla, di compierla. Tu hai su di me i tuoi disegni; fammeli conoscere e dammi di seguirli sino alla definitiva salvezza dell'anima mia.
Rendimi amara ogni gioia che non sia la tua, im¬possibile qualunque desiderio fuori di te, deliziosa ogni fatica sopportata per te, insopportabile ogni ri¬poso che non sia in te.
O Gesù, bontà suprema, io ti domando un cuore fedele e generoso, che non vacilli né si abbassi mai; un cuore indomito, sempre pronto a lottare in ogni tempesta; un cuore libero, un cuore retto che non si smarrisca nelle vie tortuose. Con la grazia effondi i doni del tuo amore sulla strada del mio esilio.
La gioia della tua eterna visione inebri la mia ani¬ma nella patria celeste. ( S. Tommaso)


Diciamo insieme: Questo è il Signore, il nostro Dio nei secoli. Venite, adoriamo!

Nel mio Signore esulta il mio cuore, grazie al mio Dio la fronte innalzo: esplode il canto su tutti i nemici, perché io godo del suo favore. - Rit.

Non vi è un santo uguale al Signore, né rocca come il nostro Iddio: più non tenete superbi discorsi né arroganza riempia la bocca! - Rit.

Egli è un Dio che tutto conosce, tutte perfette sono le opere sue: rotto, spezzato è. l'arco dei forti, del suo vigore egli cinge i deboli! - Rit.

Vita e morte concede il Signore, egli sotterra oppure risuscita:
è lui a rendere poveri o ricchi, lui che umilia oppure in-nalza! - Rit.

Sono del Signore le basi del mondo e fa poggiare su di esse la terra: è sempre in veglia sui passi dei giusti, mentre gli empi svaniscono nel nulla! - Rit.

Non per la forza un uomo prevale: egli, il Signore, abbatte i potenti! Tuona l'Altissimo Iddio dai cieli, a giudicare la terra egli viene. - Rit.

Gloria al Padre che ha stabilito il Primogenito avanti l'aurora, vero Signore di tutte le genti: nel santo Spirito canti la terra. - Rit.

Insieme: Noi crediamo in te, Signore Gesù, presente nel Sacramento del tuo amore e, davanti al tuo altare, ti ringraziamo e ti adoriamo.T u sei il nostro Salvatore e Maestro, crocifisso per i nostri peccati e risuscitato per la potenza del Padre. O Signore misericordioso, vieni e rimani in noi, perdona i nostri peccati e donaci la pace. Allontana dai nostri cuori ogni dubbio e ogni timore e rinvigorisci in noi la fede nella tua passione e nella tua risurrezione, così che, per la tua grazia, possiamo vivere intensamente il nostro impegno battesimale e meritiamo di conseguire la vita eterna nel tuo regno.


SILENZIO DI MEDITAZIONE


Ripetiamo insieme: Rit. Ti ringraziamo, Signore

Ti ringraziamo, Signore Gesù Cristo, per coloro che con la vita ci insegnano che sono: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli ». /R.

Ti lodiamo, Maestro buono, tu hai detto: «Beati i miti, perché erediteranno la terra», e ci mostri la via che libera dalle discordie, dalla violenza e dalla guerra. /R.


Ti benediciamo buon Pastore, tu hai detto: «Beati gli afflitti perché saranno consolati», e affidato il ministero della consolazione alla Chiesa e alle anime che si consacrano al servizio di questa carità. /R.

Ti esaltiamo dal profondo del cuore, Amico dei nostri cuori, tu hai detto: «Beati coloro che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno saziati», e hai messo nel cuore di uomini e donne l'energia del tuo
Spirito per desiderare solo di te, fonte di ogni santità, e di portare a tutti la tua giustizia e verità. /R.

Salga a te la nostra gioia, fratello nostro Gesù Cristo; tu hai detto: «Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia», e hai affidato al ministero sacerdotale della Chiesa la forza della salvezza, per insegnare a tutti che solo il perdono è capace di rinnovare mondo. /R.

Grazie Gesù; tu hai detto: «Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio», e, poiché il peccato ha oscurato i nostri occhi e ingannato il nostro cuore, tu nella Verginità Consacrata di uomini e donne, ci mostri la via migliore dell'amore unico e pieno per te. /R.

Benedetto sei tu, Signore Gesù; tu hai detto: «Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio» e ci hai mostrato il vero volto dell'uomo creato a tua immagine e somiglianza. /R.

Lode a te, Signore Gesù; tu hai detto: «Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli», e nella Croce mostri la via della vittoria sulla morte e su ogni male. /R.


Canto

Sacerdote: Invochiamo lo Spirito santo: ci guidi ad odorare il Signore in spirito e verità.
Rit. Donaci Signore un cuore nuovo

Dice il Signore: Vi aspergerò con acqua pura e sa¬rete purificati; io vi purificherò da ogni vostra sporci¬zia e da tutti i vostri idoli. - Rit


Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. - Rit.

Porrò il mio spirito dentro di voi, e vi farò vivere secondo i miei precetti e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi. - Rit.

Abiterete nella terra che io diedi ai vostri padri; voi sarete mio popolo, e io sarò il vostro Dio. - Rit.

Sia lode al Padre e al Figlio, sia onore al santo Spirito, al Dio trino e unico nei secoli sia gloria. Amen. - Rit


Preghiamo insieme. Venga su di noi, Signore, la forza dello Spirito santo, perché aderiamo pienamente alla tua volontà, per testimoniarla con amore di figli. Amen.




Lettura della Prima Lettera ai Corinzi. (11 23-34)

23Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane 24e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». 25Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me». 26Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga. 27Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore. 28Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pa-ne e beva di questo calice; 29perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna. 30E` per questo che tra voi ci sono molti ammalati e infermi, e un buon numero sono morti. 31Se però ci esaminassimo attentamente da noi stessi, non saremmo giudicati; 32quando poi siamo giudicati dal Signore, veniamo ammoniti per non esser condannati insieme con questo mondo.
33Perciò, fratelli miei, quando vi radunate per la cena, aspettatevi gli uni gli altri. 34E se qualcuno ha fame, mangi a casa, perché non vi raduniate a vostra condanna. Quanto alle altre cose, le sistemerò alla mia venuta.


Riflessione del Sacerdote e poi silenzio di meditazione


Canto


Sacerdote: Innalziamo al Signore la nostra preghiera e ti diciamo:
Rit. Manda numerosi e santi sacerdoti alla tua Chiesa
Signore, mandato dal Padre a portare il lieto annunzio ai poveri e risanare i cuori affranti, abbi pietà di noi. /R.

Signore, che sei venuto per chiamare e salvare i peccatori, abbi pietà di noi. /R.

Signore, che accogliesti la donna peccatrice e per il suo grande amore le perdonasti i suoi molti peccati, abbi pietà di noi. /R.

Signore, che ti degnasti di stare insieme con i pubblicani e i peccatori, abbi pietà di noi. /R.

Cristo, buon pastore, che sulle tue spalle riporti all'ovile la pe-corella smarrita, abbi pietà di noi. /R.

Signore, che non condannasti la donna adultera, ma la riman-dasti in pace, abbi pietà di noi. /R.

Signore, che chiamasti Zaccheo, il pubblicano, alla conversione e alla vita nuova, pietà di noi. /R.

Signore, che al ladrone pentito promettesti il paradiso, abbi pietà di noi. /R.


Signore, che vivi e regni alla destra del Padre per intercedere in nostro favore, abbi pietà di noi. /R.

LITANIE DEL PADRE

O Dio, Padre del Cielo Abbi pietà di noi
O Dio, Figlio redentore del mondo
O Dio, Spirito Santo
Santa Trinità, unico Dio
Padre creatore del mondo
Padre propiziatore del mondo
Padre sapienza eterna
Padre bontà infinita
Padre provvidenza ineffabile
Padre sorgente di ogni cosa
Padre santissimo
Padre dolcissimo
Padre d'infinita misericordia
Padre nostro difensore
Padre nostra gioia e nostra gloria
Padre ricco per tutte le creature
Padre magnificenza della Chiesa
Padre speranza dei cristiani
Padre capovolgimento degli idoli
Padre saggezza dei capi
Padre magnificenza dei re
Padre consolazione dei popoli
Padre gioia dei sacerdoti
Padre guida degli uomini
Padre dono della vita di famiglia
Padre aiuto dei miseri
Padre amico dei piccoli
Padre libertà degli schiavi
Padre luce di coloro che sono nelle tenebre
Padre distruzione dei superbi
Padre saggezza dei giusti
Padre riposo nelle tribolazioni
Padre speranza nella desolazione
Padre rifugio di salvezza per i disperati
Padre consolazione dei poveri
Padre porto di salvezza nei pericoli
Padre pace e protezione nel denudamento
Padre consolazione degli afflitti
Padre rifugio degli orfani
Padre rifugio degli anziani
Padre rifugio dei moribondi
Padre che estingui la sete
Nella nostra povertà
Padre vita dei morti
Padre gloria dei santi
Agnello di Dio,che togli i peccati del mondo perdonaci o Signore
Agnello di Dio,che togli i peccati del mondo esaudiscici o Signore
Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo
Abbi pietà di noi.

PREGHIAMO insieme:
Padre, per i figli, per ogni figlio, per tutti i figli, noi ti implo-riamo:dona pace e salvezza in nome del Sangue del tuo Figlio Gesù ed in nome del Cuore sofferente di Maria. Amen.


Canto


Diciamo insieme: Manda, Signore, apostoli santi alla tua Chiesa
Perché l'esigenza di educazione e formazione umana e cristiana dei ragazzi e dei giovani, sia avvertita con maggiore chiarezza nella Chiesa e promuova nuove vocazioni, preghiamo.

Perché la presenza della carità cristiana presso i malati sia nelle strutture ospedaliere che nelle loro case non venga meno per la mancanza di religiosi e religiose dedite a questo servizio, preghiamo.

Perché gli Immigrati, che, lasciate le loro terre giungono a noi, trovino anime consacrate che promuovono la loro accoglienza e un equilibrato inserimento nelle nostre società, preghiamo.

Perché gli anziani non si sentano inutili, ma trovino assistenza, aiuto e valorizzazione per l'opera generosa di religiosi e religiose che si dedicano loro servizio, preghiamo.

Perché quanti cercano di essere liberati dal male, incontrino sul loro cammino Ministri santi della Parola di Dio e del Perdono Sacramentale, preghiamo.


Preghiera per le vocazioni e i sacerdoti

Lettore

Signore, donaci presbiteri plasmati su di Te, sommo ed eterno Sacer¬dote.
Sacerdoti pieni di Spirito Santo, innamorati di Te, dell'Eucarestia, della Parola.

Sacerdoti dediti alla preghiera e che insegnano a pregare.
Sacerdoti appassionati dei giovani, dei poveri, di chi non ha consolazione e non ha amore.

Sacerdoti pronti alla carità, capaci di comprensione e di misericordia per tutte le sofferenze e le dispera¬zioni umane.
Mandaci Sacerdoti fedeli alla Chiesa, allenati al sacrificio, evan-gelicamente poveri, capaci di condi¬videre la loro vita coi fratelli.

Mandaci Sacerdoti dal cuore grande instancabili nell'insegnare, nel guidare, nell'edificare la comu¬nità.
Mandaci Sacerdoti forti e sapienti che portino il Vangelo nella loro vita prima che nella loro parola.

Donaci Sacerdoti santi. O Signore suscita nelle Comunità cristiane
numerose risposte ai Ministeri ecclesiali.
Maria, Madre dei Sacerdoti, Madre della Chiesa,
sostieni questa nostra preghiera

e presentala al tuo Figlio Gesù per noi.

Tutti: Amen.




Tutti Insieme:

Dio sia benedetto
Benedetto il suo santo Nome
Benedetto Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo
Benedetto il Nome di Gesù
Benedetto il suo sacratissimo Cuore
Benedetto il suo preziosissimo Sangue
Benedetto Gesù nel SS. Sacramento dell'altare
Benedetto lo Spirito Santo Paraclito
Benedetta la gran Madre di Dio, Maria Santissima
Benedetta la sua Santa ed Immacolata Concezione
Benedetta la sua gloriosa Assunzione
Benedetto il nome di Maria, Vergine e Madre
Benedetto S. Giuseppe, suo castissimo sposo
Benedetto Iddio nei suoi Angeli e nei suoi Santi

Canto Finale a Maria


PREGHIERE DAVANTI A GESÙ-EUCARISTIA
Queste preghiere ti sono offerte, caro fratello/sorella,
perché tu possaq - lentamente - pregarle, meditarle, gustarle,
davanti a Gesù-Eucaristia: non aver fretta di recitarle una dopo l’altra!

Fermati su quelle parole che più nutrono la tua meditazione,
gustale, riprendile: non “recitarle”…. pregale!





GESÙ EUCARISTIA, CENTRO DELLA COMUNITÀ



Signore Gesù, nell'Eucaristia
tu sei il centro di tutta la comunità cristiana,
tu sei il vincolo della carità, perché tu sei l'amore.

Tu, ricco di misericordia e di bontà,
accresci l'amore tra noi, disperdi ogni avversione,
togli ogni tristezza dell'anima.

Rassicura i cuori ansiosi,
rinvigorisci gli animi avviliti,
spegni l'odio nei cuori,
porta concordia e tranquillità nel mondo intero.

Fai che tutti ci riconosciamo figli del Padre celeste,
per sentirci tutti fratelli,
con te, in te, per te.
Si aprano i nostri occhi
per vedere le necessità dei bisognosi.

Si aprano i nostri cuori per amare tutti.
Si aprano le nostre mani per aiutare sempre.

Rendici un cuor solo e un'anima sola.
Ogni steccato sia abbattuto,
ogni rottura sia ricomposta,
ogni rancore sia spento.

Sepolto sia l'orgoglio,
distrutta l'invidia, vinta la cattiveria.
Signore Gesù, rendici testimoni del tuo amore.

Il tuo Spirito ci unisca tutti

in comunione di fede e di carità.

Con te, Signore, saremo Chiesa presente nel mondo,
tuoi discepoli che imparano da te l'amore.





GESÙ, PANE DI VITA

Gesù pane di vita, fa della tua Chiesa la comunità di coloro che cercano la volontà del Padre.

Gesù pane di vita, che tutti gli uomini possano entrare nel Regno facendo la volontà del Padre.

Gesù pane di vita, la volontà del Padre da noi compiuta ci renda tuoi fratelli, sorelle e madri.

Gesù pane di vita, rendici, a tua imitazione, miti ed umili, perché piace al Padre di rivelarsi ai piccoli.

Gesù pane di vita, donaci di fare sempre, in tutte le cose, ciò che piace al Padre.

Gesù pane di vita, alimenta il nostro amore al Padre perché tutto cooperi al nostro bene.

Gesù pane di vita, mostraci il Padre nella lettura attenta della tua vita e delle tue parole.

Gesù pane di vita, donaci l’intelligenza delle Scritture perché conosciamo il disegno nascosto del Padre di salvare tutti gli uomini, facendoli, in te, un unico corpo.

Gesù pane di vita, ogni volta che mangiamo di tè nella cena, si accenda in noi il fuoco che ardeva nel tuo cuore e che tanto desiderasti che divampasse in tutto il mondo: il fuoco dell’amore di Dio.

Gesù pane di vita, fa comprendere a tutti i battezzati che sono «sacerdoti» ed ogni volta che partecipano all’eucaristia debbono offrire se stessi al Padre, insieme a te.

Gesù pane di vita, i giovani trovino in te l’alimento per amare e per impiegare la vita nel fare la volontà del Padre.

Gesù pane di vita, fa sentire a quelli che ti ricevono la chiamata ad essere operai del tuo regno e dona la forza di rispondere.

Gesù pane di vita, sii la forza per gli sposi ad amarsi come tu ami la Chiesa, di amore gratuito, fedele, fecondo.

Gesù pane di vita, sostieni la fedeltà di coloro che hanno consacrato la loro vita interamente alla causa del Regno.

Gesù pane di vita, le assemblee domenicali dei cristiani siano luoghi e momenti di assimilazione dei tuoi sentimenti di obbedienza. Che nessuno torni a casa senza aver maturato il desiderio di cercare la sua pace nella volontà del Padre.

Gesù pane di vita, che i cristiani non lascino deserte le loro chiese dove tu sei presente sotto il segno del pane: e chi sosta davanti a te ricordi la tua obbedienza e chieda con insistenza di essere conformato a tè.

Gesù pane di vita, i tuoi ministri che celebrano ogni giorno la Santa Cena sappiano imitare il mistero d’amore che si avvera nelle loro mani.

Gesù pane di vita, sostieni i morenti perché dicano con fiducia il loro ultimo e definitivo: «Si, Padre».






DAVANTI A TE


Signore Gesù,
siamo qui raccolti davanti a te.
Tu sei il Figlio di Dio fatto uomo,
da noi crocifisso e dal Padre Risuscitato.
Tu, io vivente, realmente presente in mezzo a noi.
Tu, la vita, la verità e la vita:
Tu, che solo hai parole di vita eterna.
Tu, l'unico fondamento della nostra salvezza,
e l'unico nome Da invocare per avere speranza.
Tu l'immagine del Padre e il donatore dello Spirito;
Tu, l'Amore: l'Amore non amato.
Signore Gesù, noi crediamo in Te,
ti adoriamo, ti amiamo con tutto il nostro cuore,
e proclamiamo il tuo nome al di sopra di ogni altro nome.
Signore Gesù rendici vigilanti nell'attesa della tua venuta.

(Giovanni Paolo II)



TU SEI

Tu sei il Cristo, Figlio del Dio vivo
Tu sei il rivelatore di Dio invisibile,
il primogenito di ogni creatura, il fondamento di ogni cosa;
Tu sei il maestro dell’umanità
Tu sei il Redentore, tu sei nato, sei morto, sei risorto per noi;
Tu sei il centro della storia e del mondo;
Tu sei colui che ci conosce e ci ama;
Tu sei il compagno e l’amico della nostra vita;
Tu sei l’uomo del dolore e della speranza;
Tu sei colui che deve venire
e che deve essere un giorno il nostro giudice,
e, noi speriamo, la nostra felicità in Te.
Tu sei la luce, la verità,
anzi Tu sei la “Via, la Verità e la Vita”.
Tu sei il Pane, la fonte dell’acqua viva
per la nostra fame e la nostra sete;
Tu sei il Pastore, la nostra guida,
il nostro esempio,
il nostro conforto, il nostro fratello!

(Paolo VI)




CREDO, SIGNORE


Signore Gesù, credo che sei nell’eucaristia, vivo e vero.
Tutto ciò che fa di te una persona,
il Figlio dell’uomo ed il Figlio di Dio, tutto è presente.
Credo che tu sei presente ,
nato a Betlemme dalla Vergine,
crocifisso sul Calvario, risorto il terzo giorno
ed ora nella gloria alla destra del Padre.
La tua presenza, o Signore,
è misteriosa ed invisibile;
se anche non vedo nulla, se anche non sento nulla,
credo fermamente, o Signore,
che tu sei realmente presente, perché tu l’hai detto!
Quando sei venuto in mezzo a noi,
nascosta era la tua divinità, evidente la tua umanità.
Ora nel mistero dell’Eucaristia,
velata rimane anche la tua umanità.
Questo esige fede grande e fede viva.
Signore, accresci la mia fede,
Signore, donami una fede che ama.
Tu che mi vedi, tu che mi ascolti, tu che mi parli:
illumina la mia mente perché creda di più;
riscalda il mio cuore perché ti ami di più!
La tua presenza, mirabile e sublime,
mi attragga, mi afferri, mi conquisti.
affinchè professi la mia fede in te: «Signore mio e mio Dio!».





INSIEME A TE

Signore, ogni volta che decido di adorarti mi rendo
mi conto che non è sufficiente guardare fisso verso
l'Eucaristia. Tu mi chiedi anche di guardare intorno,
di guardare «oltre», «lontano».
L'Eucaristia crea sempre uno sguardo infinito,
uno sguardo attento, uno sguardo presente,
uno sguardo penetrante.
La nostra presenza qui è anche segno della tua Presenza:
noi siamo il tempio del Dio vivente,
il segno della tua Gloria.

Per questo la preghiera di adorazione
non è un fatto nostro, privato, esclusivo,
ma un evento di Chiesa:
è un popolo che adora il suo Dio.

L' adorazione non si esaurisce nel dialogo io-Tu.
Tu, Signore, vuoi vedere quanto sono capace di
accogliere quelli che mi stanno accanto:
mi vieni a cercare per fare del mio volto
il segno dell'amicizia e della speranza,
per riaccendere in tanti il desiderio dell’amore.
Vuoi afferrarmi perché non venga preso
dalla tentazione di scappare, di non voler sentire,
di non voler sapere,
di non diventare messaggio di Te, parola di Te.
Vuoi cercarmi in mezzo al volto dei miei fratelli;
mi vuoi cercare in mezzo agli altri per poi
inviarmi proprio a loro.


PENSIERI EUCARISTICI

VUOI ONORARE IL CORPO DI CRISTO?

Vuoi onorare il corpo di Cristo?
Non permettere che sia oggetto di disprezzo nelle sue membra, cioè nei poveri, privi di panni per coprirsi. Non onorarlo qui in chiesa con stoffe di seta, mentre fuori lo trascuri quando soffre per il freddo e la nudità. Colui che ha detto: "Questo è il mio corpo", confermando il fatto con la parola, ha detto anche: "Mi avete visto affamato e non mi avete dato da mangiare" e "ogni volta che non avete fatto queste cose a uno dei più piccoli fra questi, non l'avete fatto neppure a me".

Il corpo di Cristo che sta sull'altare non ha bisogno di mantelli, ma di anime pure; mentre quello che sta fuori ha bisogno di molta cura. Impariamo dunque a pensare e a onorare Cristo come egli vuole. Infatti l'onore più gradito, che possiamo rendere a colui che vogliamo venerare, è quello che lui stesso vuole, non quello escogitato da noi.

Che vantaggio può avere Cristo se la mensa del sacrificio è piena di vasi d'oro, mentre poi muore di fame nella persona del povero? Prima sazia l'affamato, e solo in seguito orna l'altare con quello che rimane. Gli offrirai una calice d'oro e non gli darai in bicchiere d'acqua? che bisogno c'è di adornare con veli d'oro il suo altare, se poi non gli offri il vestito necessario? che guadagno ne ricava egli? Dimmi: se vedessi uno privo del cibo necessario e, senza curartene, adornassi d'oro solo la sua mensa, credi che ti ringrazierebbe, o piuttosto non s'infurierebbe contro di te? e se vedessi uno coperto di stracci e intirizzito dal freddo, e, trascurando di vestirlo, gli innalzassi colonne dorate, dicendo che lo fai in suo onore, non si riterrebbe forse di essere beffeggiato e insultato in modo atroce?

Pensa la stessa cosa di Cristo, quando va errante e pellegrino, bisognoso di un tetto. Tu rifiuti di accoglierlo nel pellegrino e adorni invece il pavimento, le pareti, le colonne e i muri dell'edificio sacro. Attacchi catene d'argento alle lampade, ma non vai a visitarlo quando lui è incatenato in carcere. Dico questo non per vietarvi di procurare tali addobbi e arredi sacri, ma per esortarvi a offrire, insieme a questi, anche il necessario aiuto ai poveri, o, meglio, perché questo sia fatto prima di quello. Nessuno è mai stato condannato per non aver cooperato ad abbellire il tempio, ma chi trascura il povero è destinato alla Geenna, al fuoco inestinguibile e al supplizio con i demoni. Perciò, mentre adorni l'ambiente per il culto, non chiudere il tuo cuore al fratello che soffre. Questo è il tempio vivo più prezioso di quello.

Dalle «Omelie su Matteo» di san Giovanni Crisostomo



BENEDETTO XVI ALLA PROCESSIONE DEL CORPUS DOMINI 2008

Il senso del terzo elemento costitutivo del Corpus Domini: inginocchiarsi in adorazione di fronte al Signore.
Adorare il Dio di Gesù Cristo, fattosi pane spezzato per a-more, è il rimedio più valido e radicale contro le idolatrie di ieri e di oggi.
Inginocchiarsi davanti all’Eucaristia è professione di libertà: chi si inchina a Gesù non può e non deve prostrarsi davanti a nessun potere terreno, per quanto forte.

Noi cristiani ci inginocchiamo solo davanti al Santissimo Sa-cramento, perché in esso sappiamo e crediamo essere presente l’unico vero Dio, che ha creato il mondo e lo ha tanto amato da dare il suo Figlio unigenito (cfr Gv 3,16).
Ci prostriamo dinanzi a un Dio che per primo si è chinato verso l’uomo, come Buon Samaritano, per soccorrerlo e ridargli vita, e si è inginocchiato davanti a noi per lavare i nostri piedi sporchi.

Adorare il Corpo di Cristo vuol dire credere che lì, in quel pezzo di pane, c’è realmente Cristo, che dà vero senso alla vita, all’immenso universo come alla più piccola creatura, all’intera storia umana come alla più breve esistenza.
L’adorazione è preghiera che prolunga la celebrazione e la comunione eucaristica e in cui l’anima continua a nutrirsi: si nutre di amore, di verità, di pace; si nutre di speranza, perché Colui al quale ci prostriamo non ci giudica, non ci schiaccia, ma ci libera e ci trasforma.


In due gocce d'acqua

Venceslaa è ora un'anziana missionaria in Colombia.
Io la osservavo con ammirazione: aveva molto da fare, ma si muoveva tutto il giorno con uno splendido sorriso e una fine disponibilità. Le cose non andavano sempre bene; anzi, si verificò nella comunità un tristissimo episodio, fortunatamente rimasto a conoscenza di pochi. Essa ne era al corrente, eppure continuava a sorridere e a servire come se nulla fosse. Gliene volli parlare: "Come fa a mantenersi sempre serena, anche nei momenti difficili?". Mi rispose: "E' la Messa, Padre!".
E mi raccontò: "Quando avevo dodici anni, in parrocchia si tenne un ritiro. Il predicatore parlò della messa, spiegò il rito delle gocce d'acqua nel calice, all'offertorio. Le gocce d'acqua sono così insignificanti che si perdono nel vino. Possiamo dire che diventano vino. Quando il sacerdote offre il calice non le menziona più: 'Benedetto sei tu, Signore, per questo vino'...
Ora, l'evangelista Giovanni fa capire che il vino ricorda la natura divina e l'acqua la natura umana. Il vino ricorda il Verbo Eterno, l'acqua l'umanità assunta; il vino il Redentore, l'acqua l'umanità redenta; il vino Gesù capo, l'acqua gli uomini membra del suo corpo; il vino Gesù, l'acqua l'assemblea e ognuno dei partecipanti.
Questa dottrina mi folgorò. Da quel giorno non ho più potuto perdere una sola messa. Abitavo a tre chilometri dalla chiesa, nella campagna. La strada non era asfaltata e a volte poteva essere fangosa. La celebrazione avveniva all'alba, perché contadini e operai potessero parteciparvi prima di andare al lavoro.
Ma ogni mattino, col buio, sulla mia bicicletta, dovevo recarmi là: ero troppo interessata ad essere una delle piccole gocce d'acqua. Mi capitava a volte di essere distratta prima o dopo, ma mai durante quel momento. E tutto questo mi sostiene. Le gioie e le difficoltà non mi appartengono e vengono prese da Gesù".

Giovanni Dutto
Don ORIONE

Non si potrà mai capire la carità e l’opera di don Orione senza collegare intimamente la sua persona con l’Eucaristia, punto cardine della sua spiritualità.

Le radici del suo intenso rapporto con Cristo partono dall’Eucarisita celebrata ogni giorno, adorata per ore ed ore e vissuta nel servizio umile dei fratelli più poveri.
Egli afferma: “…Ci vuole Gesù Cristo! Ci vuole Gesù! E Gesù tutti i giorni; e non fuori di noi, ma in noi. E non solo spiritualmente, ma sacramentalmente…. Egli sarà la vita, la felicità nostra e di quelli che la sua mano ci conduce”.




IL VIATICO

Voglia il Signore concederci la grazia
di non morire senza viatico,
di entrare nel mistero della morte
col solo amico
che possa con noi oltrepassare la porta…
Che ci sia data la grazia
di ritrovare, al di là della nostra terra,
Colui che si abbassa
fino ad unire la sua carne, il suo sangue e la sua divinità
ad un corpo già quasi corrotto
e per tre quarti distrutto.
Che egli senta il nostro impercettibile singhiozzo;
che egli riceva sulla sua faccia adorabile
l’ultimo sospiro.
E così, addormentati in Cristo,
possiamo risvegliarci ai piedi di Cristo Re,
vincitore del mondo.
Che egli sia benedetto
per l’immensa speranza di non morire da soli.

(François Mauriac)

Il fine ultimo dell’Eucaristia è l’amore.

(Carlo Maria Martini, Storia dell’Eucaristia, 01 – ed Yaka Book)


Non siamo soli finché c’è un tabernacolo sulla terra.

(Chiara Lubich)




Nel secolo XII l’esercizio della “Visita al Santissimo Sacramento” è ancora in via di formazione. San Domenico passava giornate intere nella chiesa: ora col viso prostrato contro terra, ora tenendo le braccia in croce.
San Tommaso non ne parla nelle sue opere, ma spesso, dopo l’Ufficio Divino, restava a lungo in preghiera davanti al Santissimo Sacramento; fu durante una di queste “visite” che Nostro Signore gli apparve e gli disse: “Hai scritto bene di me".
San Francesco d’Assisi non intraprendeva nulla senza andare prima a consultare Gesù Cristo: “Quando io non posso ascoltare la Messa - diceva - adoro il corpo di Cristo nell’orazione e con gli occhi dello spirito, come quando vado a Messa”. Nei suoi viaggi entrava nelel chiese e le riordinava lui stesso, nel caso fossero in disordine, e lo si sentiva esclamare: “Ti adoriamo, o santissimo Signore Gesù Cristo, qui e in tutte le chiese che sono sulla terra”.




San Tommaso d’Acquino, prima di ricevere il Viatico, così disse:
“Accolgo Te, premio della mia Redenzione,
per amor tuo ho studiato, a lungo ho vegliato e ho lavorato;
Te solo ho predicato ed insegnato:
nulla contro di Te mai ho pronunciato.



Caterina De Bar (+1698) fondatrice delle Benedettine del SS. Sacramento, diceva alle sue suore dedite all’adorazione riparatrice dell’Eucaristia:

“Che consolazione poter andare a tutte le ore ad adorare il Signore nel Santissimo Sacramento,
dover egli è realmente!
E se siamo occupate altrove, non c’è nemmeno bisogno di andare in Chiesa, per rendergli omaggio!
Dobbiamo soltanto rivolgere a lui il nostro cuore: i muri non gli impediscono di vederci e di sentirci….
Avete bisogno di comunicarvi spesso, per immergere la vostra debolezza nella sua forza divina.

(Storia dell’Eucaristia, 40 – ed Yaka Book)



Sant’Alfonso Maria De’ Liguori (+1787) scrisse un celebre libretto: “Visite al SS.Sacramento”.
Egli, che per primo passava lunghe ore in adorazione davanti al Santissimo Sacramento, usa un linguaggio legato al suo tempo e che oggi è per noi antiquato, ma conserva la capacità di alimentare la preghiera-incontro-colloquio- personale con Cristo.
Sentiamo qualche tratto delle “Visite” di Sant’Alfonso:

“Signore mio Gesù Cristo, che per l’amore che porti agli uomini te ne stai notte e giorno in questo Sacramento,
tutto pieno di pietà e di amore,
aspettando, chiamando ed accogliendo
tutti coloro che vengono a visitarti,
io ti credo presente nel santissimo sacramento dell’altare.
Ti adoro nell’abisso del mio niente
e ti ringrazio di tutte le grazie che mi hai fatto,
specialmente di avermi donato te stesso in questo divin sacramento,
d’avermi dato per avvocata e madre la tua stessa santissima madre,
e d’avermi chiamato a visitarti in questa chiesa”.

(Storia dell’Eucaristia, 40 – ed Yaka Book)

don Carlo Gnocchi DA “CRISTO CON GLI ALPINI” (1943)

«Passa ultimo e frettoloso un giovane ufficiale. Riconosce il Cappellano. - Ciao, gli dice sottovoce, hai il Signore? - Sì, - Dammelo da baciare. Un balenio metallico della piccola teca tratta di sotto la divisa; un bacio intenso e poi via animosamente. Verso la battaglia. Ricomincia il colloquio e il cammino « a due ». Il Cappellano parla al suo grande Compagno.
Sono le preghiere e i voti di tutte le mamme per i figli in armi, sono benedizioni e domande per ciascuno di quei generosi e umili combattenti incolonnati verso la linea del fuoco.
E quando la domanda si fa più pressante, la gioia più intensa, il dolore più fondo, la mano corre istintivamente alla piccola teca che racchiude il Cristo.
Come per un gesto di possesso e una riaffermazione di diritto, come per un bisogno di conferma e una rinnovazione di una ricchezza così augusta e troppo felice.
Così vai e non sai bene se Egli sia che ti porta o tu che porti Lui.
Vai sollecito e ansioso di dare allo strazio dei feriti il conforto e il sigillo del più grande e divino di tutti i Feriti, per dare a quelli che ca-dono il solo e valido Compagno che sappia tutte le vie oscure della morte e della vita, per esserne, il solo, vittoriosamente tornato.
E quando sei fra i combattenti si effonde da te, inavvertita ma reale, un'irradiazione arcana di calma, di forza e di coraggio.
Non hai notato che, quando il Cappellano appare in linea, i volti dei soldati, contratti e fissamente intenti, si distendono a un sorriso di fidu-cia e di serenità? (Ricordi quell'alpino, appostato dietro la sua bella e formidabile arma, la mattina della tua prima visita alle linee avanzate? «Ora sì, Cappellano, che andiamo bene. Adesso siamo a posto anche di anima!».)
Quando, nelle notti passate all'addiaccio, immense e rotte dagli in-cubi, hai la fortuna di portare Cristo, Egli ti si addormenta leggermente sul cuore e - senza irriverenza - ti vien fatto di pensare al privilegio in-comparabile della Vergine Madre.

 
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