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Il Miracolo Eucaristico di ALATRI (FR) (1228)

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view post Posted on 14/12/2011, 18:32

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A sud-est di Roma, sulle montagne, in provincia di
Frosinone, sta Alàtri, antichissima città eroica, a 25 km
(circa) ad est di Anagni. Entro la cinta delle imponenti
mura, Alàtri conserva nella Basilica con cattedrale di S.
Paolo apostolo, la sacra reliquia del quarto miracolo
eucaristico, avvenuto nel 1228.
Ne parla esplicitamente nientemeno che il Sommo
Pontefice Gregorio IX in una lettera chiamata “bolla” del
"13 marzo 1228 per rispondere ad una interpellanza
avanzata da mons. Giovanni vescovo di Alàtri che appunto
chiedeva come doveva comportarsi in merito ai miracolo
in questione.
Sentite cosa era accaduto: purtroppo anche stavolta non c'è
da stare allegri se si pensa come Gesù Eucaristia fu
oltraggiato con un atto sacrilego.
“Una ragazza, poco più che adolescente, addolorata per un
amore non più corrisposto, si rivolse ad una fattucchiera,
per riavere l'amato del suo cuore (scrive Padre Nasuti nel
suo libro dedicato alla narrazione dei 17 miracoli
Eucaristici avvenuti in Italia).
La maliarda, come soluzione, suggerì di procurarle un'ostia
consacrata, con cui poter preparare un efficace filtro
amoroso”.
“Vai - le disse - portami dalla tua chiesa un'ostia che sia
consacrata ed io ti darò un filtro portentoso che riporterà il
tuo ragazzo al tuo cuore.
L'ingenua ragazza pur di riavere il “Soggetto” del suo desiderio, finì per abboccare, tacitando sul momento il
richiamo della flebile voce della coscienza.
— Ma è peccato! - disse la ragazza.
— Taci! Sciocca! Vuoi riavere il tuo ragazzo?
— Sì.
— Ed allora, segui le mie istruzioni; domani recati nella tua chiesa, assisti alla celebrazione della messa. E
poi al momento giusto accostati a ricevere la comunione e senza dare nell'occhio - mi raccomando - affrettati
ad avvolgere l'ostia consacrata dal prete in un fazzoletto o in un panno di lino. Ora va e poi quando avrai
l'ostia, ritorna da me”.
Tutta trafelata, con il cuore gonfio la ragazza il giorno dopo andò a messa e fatta la comunione, riuscì senza
farsi vedere a portare a casa l'ostia consacrata avvolta in un fazzoletto. In attesa di portare il piccolo - grave
peso alla maga, lo nascose dentro la madia del pane.
Passò una notte terribile, combattuta dal dubbio se portare a termine il sacrilego intento o restituire il
santissimo carico al Sacerdote.
Passarono così tre giorni in una tremenda altalena: che faccio? Quando si decise di portare l'ostia consacrata
alla fattucchiera, aprendo la madia restò esterrefatta: invece dell'ostia bianca trovò un'ostia di carne viva.
Oh Dio, oh Dio! cominciò a singhiozzare, sgomenta, la povera ragazza sacrilega. Adesso che faccio? Che
faccio?
Fuggì dalla casa, in preda allo spavento; giunta alla chiesa si rivolse al Sacerdote e piangendo confessò il suo
terribile peccato.
Il ministro di Dio andò a prelevare l'involto e lo portò al Vescovo, che era Giovanni V. Il Vescovo si affrettò
a comunicare la notizia al Sommo Pontefice Gregorio IX, per iscritto chiedendo consigli sul da farsi.
Delle due donne non si conoscono i nomi e non si conoscono altre notizie. Il papa rispose con la bolla
pontificia che dice così:
“Gregorio vescovo, servo dei servi di Dio al venerato fratello di Alàtri, salute e apostolica benedizione.
Abbiamo ricevuto la tua lettera, fratello carissimo, che ci informava, come una certa giovane suggestionata
dal cattivo consiglio di una malefica donna, dopo aver ricevuto dalle mani del Sacerdote il Corpo santissimo
di Cristo, lo trattenne nella bocca fino al momento in cui, colta l'occasione favorevole, lo poté nascondere in
un panno, dove, dopo tre giorni, ritrovò lo stesso corpo che aveva ricevuto in forma di pane, trasformato in
carne, come tuttora ognuno può constatare con i propri occhi.
Poiché l'una e l'altra donna ti hanno tutto ciò umilmente rivelato, desideri un nostro parere circa la punizione
da infliggere ai colpevoli.
In primo luogo dobbiamo rendere grazie, con tutte le nostre forze, a colui che pur operando in ogni cosa in
modo meraviglioso, tuttavia in qualche occasione ripete i miracoli e suscita nuovi prodigi, affinché,
irrobustendo la fede della verità delle Chiesa Cattolica, sostenendo la speranza, riaccendendo la carità,
richiami i peccatori, converta i perfidi e confonda la malvagità degli eretici.
Pertanto, fratello carissimo, a mezzo di questa lettera apostolica, disponiamo che tu infligga una punizione
più mite alla giovane che riteniamo abbia compiuta l'azione delittuosa più per debolezza che per cattiveria,
specialmente perché è da credersi che si sia sufficientemente pentita nel confessare il peccato. Alla istigatrice
poi, che con la sua perversità la spinse a commettere il sacrilegio, dopo averle applicate quelle misure
disciplinari chi crediamo opportuno di affidare al tuo criterio, imponi che visitando i vescovi più vicini,
confessi umilmente il suo reato, implorando con devota sottomissione, il perdono”.
Al termine della lettura della lettera pontificia, il vescovo e Alàtri mostrò al clero e al popolo lo scritto del
Papa e poi con tremore l'ostia incarnata, che ancora oggi si può adorare, tenuta tra due batuffoli di ovatta e
posta in forma di una pallottolino di colore scuro in un tubicino di vetro dell'altezza di cm. 4,00 a su volta
chiuso in un ostensorio - reliquiario collocato in un'ampia nicchia dell'altare dedicato all'ostia divenuta carne
in una cappella del transetto destro della con cattedrale di S. Paolo.
Nel fusto dell'ostensorio - reliquiario, di metallo dorato, sta scritto: “Il Verbo si fece carne e abitò fra noi”.
Dinanzi ad un miracolo simile di Gesù che converte l'ostia consacrata in carne viva, dite voi cari lettori,
lettrici che dobbiamo pensare? Che cosa dobbiamo concludere?
Certamente le due donne ormai dimenticate per sempre sono state soltanto la scintilla della forza demolitrice
del germe ereticale del secolo XII che aveva intaccato anche la verità della presenza reale del Signore
nell'Eucaristia, tanto a giungere, sul nascente XIII secolo, ad emarginare la pietà eucaristica, praticando nei
confronti dell'Eucaristia una specie di “sciopero bianco”.
Il miracolo di Alàtri si inserisce in questo clima di raffreddamento della fede eucaristica. Contro questa
tendenza nefanda reagì la Chiesa con il Concilio Lateranense IV (1215) nel quale si riaffermò la dottrina
Cattolica:
“Una è la Chiesa universale dei fedeli…, nella quale il medesimo Gesù Cristo è Sacerdote e vittima, il cui
Corpo e Sangue sono veramente contenuti nel sacramento dell'altare, sotto le specie del pane e del vino,
transustanziandosi il pane nel Corpo e il vino nel Sangue di Cristo”.
Anche oggi l'altare del miracolo eucaristico che ha confermato mirabilmente la sana fede cattolica, durante le
sacre funzioni viene illuminato e dinanzi alla preziosa Reliquia trova la sua espressione orante nelle parole di
questa meravigliosa preghiera:
“O Gesù, che a conferma della tua reale presenza nella divina Eucaristia ti degnasti mutare visibilmente in
carne la Particella che una fanciulla ricevette sacrilegamente per Consegnarla ad una donna malefica e che
dopo sette secoli e mezzo si conserva ancora visibile, ravviva la nostra fede e disponi le nostre anime a
riceverti degnamente nella santa Comunione. Noi vogliamo col tuo aiuto riparare le irriverenze e i sacrilegi
che ricevi in questo sacramento del tuo amore e uniti spiritualmente alle anime innamorate di te, che notte e
giorno vegliano in adorazione davanti ai tuoi tabernacoli, ti preghiamo per quanti non hanno la fortuna di
conoscerti e di amarti, perché siano conquistati dalla tua onnipotente bontà e si uniscano a noi nella lode
perenne. Amen!”.
Concludo con le parole di p. Natale Nasuti: “L'anima ha bisogno di certezza, di stabilità, di altezza. Ora in
alto c'è solo Lui, il Dio uno e trino, l'unico che può conservare e mantenere il mondo nella pace e nel bene.
La strada dell'uomo nella storia è dura e insidiosa. Solo il Cristo, nato da Maria, è la luce per i nostri nebbiosi
sentieri, la forza per i nostri piedi stanchi, la speranza per i nostri fragili sogni, il calore per il nostro
convalescente cuore.
Per tutti il miracolo è un invito potente a riempire la propria libertà con un sì radicale a Dio.

 
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