Gesù Luce del mondo

Esaltazione della Santa Croce

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view post Posted on 14/9/2010, 18:15

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14 settembre


La croce, già segno del più terribile fra i supplizi, è per il cristiano l'albero della vita, il talamo, il trono, l'altare della nuova alleanza. Dal Cristo, nuovo Adamo addormentato sulla croce, è scaturito il mirabile sacramento di tutta la Chiesa. La croce è il segno della signoria di Cristo su coloro che nel Battesimo sono configurati a lui nella morte e nella gloria. Nella tradizione dei Padri la croce è il segno del figlio dell'uomo che comparirà alla fine dei tempi. La festa dell'esaltazione della croce, che in Oriente è paragonata a quella della Pasqua, si collega con la dedicazione delle basiliche costantiniane costruite sul Golgota e sul sepolcro di Cristo. (Mess. Rom.)

Martirologio Romano: Festa della esaltazione della Santa Croce, che, il giorno dopo la dedicazione della basilica della Risurrezione eretta sul sepolcro di Cristo, viene esaltata e onorata come trofeo della sua vittoria pasquale e segno che apparirà in cielo ad annunciare a tutti la seconda venuta del Signore.


La festa in onore della Croce venne celebrata la prima volta nel 335, in occasione della “Crucem” sul Golgota, e quella dell'"Anàstasis", cioè della Risurrezione. La dedicazione avvenne il 13 dicembre. Col termine di "esaltazione", che traduce il greco hypsòsis, la festa passò anche in Occidente, e a partire dal secolo VII, essa voleva commemorare il recupero della preziosa reliquia fatto dall'imperatore Eraclio nel 628. Della Croce trafugata quattordici anni prima dal re persiano Cosroe Parviz, durante la conquista della Città santa, si persero definitivamente le tracce nel 1187, quando venne tolta al vescovo di Betlem che l'aveva portata nella battaglia di Hattin.
La celebrazione odierna assume un significato ben più alto del leggendario ritrovamento da parte della pia madre dell'imperatore Costantino, Elena. La glorificazione di Cristo passa attraverso il supplizio della croce e l'antitesi sofferenza-glorificazione diventa fondamentale nella storia della Redenzione: Cristo, incarnato nella sua realtà concreta umano-divina, si sottomette volontariamente all'umiliante condizione di schiavo (la croce, dal latino "crux", cioè tormento, era riservata agli schiavi) e l'infamante supplizio viene tramutato in gloria imperitura. Così la croce diventa il simbolo e il compendio della religione cristiana.
La stessa evangelizzazione, operata dagli apostoli, è la semplice presentazione di "Cristo crocifisso". Il cristiano, accettando questa verità, "è crocifisso con Cristo", cioè deve portare quotidianamente la propria croce, sopportando ingiurie e sofferenze, come Cristo, gravato dal peso del "patibulum" (il braccio trasversale della croce, che il condannato portava sulle spalle fino al luogo del supplizio dov'era conficcato stabilmente il palo verticale), fu costretto a esporsi agli insulti della gente sulla via che conduceva al Golgota. Le sofferenze che riproducono nel corpo mistico della Chiesa lo stato di morte di Cristo, sono un contributo alla redenzione degli uomini, e assicurano la partecipazione alla gloria del Risorto.


Autore: Piero Bargellini

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view post Posted on 13/9/2011, 20:22

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"Venite voi tutti che siete affaticati e oppressi e io vi ristorerò".
"Venite in disparte in un luogo solitario e riposatevi un poco"


"Bisogna che sia innalzato il Figlio dell'Uomo"
(Esaltazione della Santa Croce)


G. In Gesù crocifisso noi contempliamo la certezza che Dio ci ama e che tutte le nostre colpe sono perdonate per il sangue di Cristo. Guardando Gesù crocifisso e il suo corpo piagato abbiamo la certezza che Dio ci ama, ci salva e che ci mette nel cuore la grazia della santità. Ringraziamo il Padre per averci salvati attraverso l’offerta redentiva di Cristo sulla croce. Imploriamo il suo aiuto per essere capaci di partecipare alle sofferenze del Salvatore per giungere un giorno a partecipare alla sua gloria.

G. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. T. Amen

Canto

G. L’umanità è invitata a volgere lo sguardo a colui che è stato innalzato per noi. La fede nel Crocifisso, segno dell’amore di Dio per noi, è pegno di vita eterna.

(S) Bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo

1L Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 3,13-17)
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui». Parola del Signore

Davanti a Gesù Eucarestia
Durante la preghiera a Gesù Eucaristia ci metteremo in ginocchio. Stare inginocchiati ci fa ricordare
che siamo davanti al Signore e lo riconosciamo come l'Unico della nostra vita

(S) Signore, tante volte ti abbiamo pregato, tante volte, specie nella sofferenza e nel dolore,
ti abbiamo chiesto di liberarci dalla croce. E, se dopo personali o familiari richieste,
anche ripetute, il dolore non ci ha lasciato, abbiamo dubitato della tua bontà;
spesso abbiamo dubitato della tua stessa esistenza.
«Dio non c’è perché non ho fatto nulla di male e non mi aiuta» — abbiamo detto o pensato.
Quanti cuori sono giunti su questa linea di confine estremo e non sono più tornati indietro.
Ti cercavamo, nell’alto dei cieli, credendo ad una onnipotenza che sembrava sorda al nostro lamento.
Tutti pensiamo e vogliamo un Dio onnipotente e senza Croce.
E, invece, tu sei proprio sulla Croce e di lì è impossibile schiodarti.
Aiutaci a capire che tu, Dio, sei Dio crocifisso che ci aiuta non in virtù della sua onnipotenza,
ma in forza della sua debolezza. E’ doloroso pensare e vivere così,
ma questa è la verità della tua rivelazione: è la rivoluzione della fede.
Donaci questa fede, o Dio crocifisso; donacela come luce fino all’ultimo respiro della vita
e allora, ogni croce, sarà, con te e per te, benedizione e grazia.

Tutti
Padre ricco di misericordia, che hai esaltato il tuo Figlio fatto obbediente fino alla morte, infondi in noi
la forza dello Spirito, perché possiamo portare quotidianamente il peso e la gloria della croce.
Crea in noi, Signore, il silenzio per ascoltare la tua voce,
penetra nei nostri cuori con la spada della tua Parola, perché alla luce della tua sapienza,
possiamo valutare le cose terrene ed eterne, e diventare liberi e poveri per il tuo regno,
testimoniando al mondo che tu sei vivo in mezzo a noi come fonte di fraternità, di giustizia e di pace. Amen

Adorazione silenziosa


G. Ti sei accorto che gente strana sono i cristiani? Adorano uno ammazzato in croce; il crocifisso è il loro distintivo: "Scandalo per i giudei e stoltezza per i pagani" (1Cor 1,23). Cioè: fa ridere! Che Dio è un Dio fallito? Eppure proprio questa è l'immagine più vera e profonda di Sé che Dio ha voluto mostrarci. E' lo "spettacolo" (Lc 23,48) supremo che Gesù ci ha lasciato. Che senso ha? Cerchiamo di capirlo, perché è il cuore della nostra fede.

(S) Un uomo vive fino in fondo - fino al rischio della morte - l'atto di abbandono a Dio;
e Dio apprezza quell'atto, risuscitandolo! Ma quest'uomo è il nostro Dio che s'è sostituito a noi nell'esprimere quell'atto di obbedienza da noi dovuto, manifestando così l'eccedenza dell'amore
di un Dio che ha condiviso tutto di noi, fino alla "pena" del peccato.

2L Gesù va al Calvario ed è solo.

(S) "C'erano alcune donne che stavano ad osservare da lontano"
(Mc 15,50)

Tra queste certamente Maria col discepolo Giovanni. Ma sotto la croce si sente solo scherno e cattiveria: sono "i passanti che scuotono il capo"; sono "i sommi sacerdoti e gli scribi che si fan beffe di lui"; sono "quelli che erano crocifissi con lui che lo insultano". Incomprensione e solitudine totale. Tutto il bene che ha fatto non è stato capito; anzi gli si ritorce contro:

(S) "Ha salvato gli altri, salvi se stesso...!"
(Lc 23,35)

Quest'uomo che ha usato tutta la sua potenza per gli altri e non per sé, è stimato un debole e un fallito. Il mondo misura sempre da angolature completamente diverse da quelle di Dio! Ma ci dice che questo è un Dio diverso da quello inventato da noi: forse per noi, quella di scendere dalla croce, sarebbe stata l'occasione della più vistosa rivincita contro i nemici...! Ma ben più profonda è la solitudine di Gesù: abbandonato anche dal Padre.

(S) "Mio Dio perché mi hai abbandonato?"
(Mt 27,46)

Questo è il cuore della croce: un uomo - che tra l'altro più di tutti conosce e stima e ama Dio, ne sa la premura e la passione per l'uomo - sperimenta l'abbandono di Dio, il suo silenzio, la sua indifferenza di fronte ad un giusto innocente schiacciato dalla malvagità. E' la prova suprema - all'interno della fede - dove per un uomo non ci sono più puntelli e motivi per fidarsi di Dio, fino allo scacco ultimo, quello della morte. Emblema d'ogni nostra stessa prova. Sui muri di Gemona del Friuli s'è trovato scritto: dov'era Dio nel giorno del terremoto? Santa Teresa di Lisieux dice che un muro terribile s'è come alzato davanti a chiuderle ogni fede in Dio; è l'esperienza della inutilità di Dio..!

(S) Dio vuol spremere da ognuno questo atto di totale obbedienza, di totale fiducia,
a riparazione della disobbedienza del peccato. Dio è esigente nell'amore.

Ed è questo ciò che riscatta. Con la risurrezione Dio approva quell'atto supremo. Giunto al punto in cui tutto sembrava finito, tutto si cambia e Dio riabilita il suo uomo. Dio non s'aspetta qualcosa di diverso da noi: quando uno esprime in qualche modo serio quell'atto di fiducia totale, Dio dice: Basta, ne ho a sufficienza! E dà la salvezza - come regalo, non come nostra conquista!

(S) La vicenda di Gesù è modello anche per noi: alla vita si giunge passando dallo scacco
delle presunzioni umane, ma al tempo stesso esprimendo fiducia in Dio.

Tutta la storia biblica - a partire da Abramo chiamato a sacrificare suo figlio e perciò benedetto – è l'esemplificazione del giusto innocente perseguitato e distrutto, ma fiducioso in Dio, e quindi riabilitato ed esaltato! Dio non delude mai!

(S) Il Signore è la nostra salvezza!
Lo ha sperimentato molte volte il popolo ebreo nel deserto,
lo sperimentiamo anche noi nelle vicende quotidiane della vita.
Ma soprattutto lo constatiamo nel perdono che Dio è sempre pronto a donare,
guadagnato dalla morte di Cristo sulla croce.
Non dimenticate le opere del Signore!

Pausa di silenzio per l’interiorizzazione
Sal 77

Tutti
Non dimenticate le opere del Signore!

(S) Ascolta, popolo mio, la mia legge, porgi l’orecchio alle parole della mia bocca.
Aprirò la mia bocca con una parabola, rievocherò gli enigmi dei tempi antichi.
Tutti
Non dimenticate le opere del Signore!

(S) Quando li uccideva, lo cercavano e tornavano a rivolgersi a lui,
ricordavano che Dio è la loro roccia e Dio, l’Altissimo, il loro redentore.
Tutti
Non dimenticate le opere del Signore!

(S) Lo lusingavano con la loro bocca, ma gli mentivano con la lingua:
il loro cuore non era costante verso di lui e non erano fedeli alla sua alleanza.
Tutti
Non dimenticate le opere del Signore!

(S) Ma lui, misericordioso, perdonava la colpa, invece di distruggere.
Molte volte trattenne la sua ira e non scatenò il suo furore.
Tutti
Non dimenticate le opere del Signore!


Canto


G. La Croce, strumento di morte e sofferenza, diventa l’albero della vita. "Guarderanno a colui che hanno trafitto", all'albero della croce su cui è appesa la salvezza del mondo.

(S) "Allora un centurione che gli stava di fronte, vistolo spirare in quel modo, disse:
Veramente quest'uomo era Figlio di Dio"
(Mc 15,39)

3L Probabilmente rimase impressionato dal perdono dato ai suoi uccisori; oppure più propriamente dalla piena fiducia espressa a Dio, quando disse:

(S) "Padre, nelle tue mani affido il mio spirito"
(Lc 23,46)

Un pagano arriva a vedere in quell'uomo Gesù il Figlio di Dio: questa è tutta la fede della Chiesa; ma non quando lo vede predicare o fare miracoli, bensì quando lo vede in croce! Lo spettacolo più alto che Dio dà di sé, il più convincente, è quello che dà dalla croce! Dirà Gesù:

(S) "Tutto è compiuto"
(Gv 19,30)

Ecco, con la croce, Dio ha fatto tutto quello che doveva fare, ha mostrato tutto quello che doveva mostrare agli uomini! Il vertice della rivelazione è la croce. In che consiste propriamente questo spettacolo? Che cosa cioè vuol mostrare Dio scegliendo di farsi conoscere crocifisso?

(S) Che ha tanto voluto condividere con noi la vita,
da sostituirsi a noi nel nostro riscatto dal male e dal peccato.

San Paolo dice che è diventato per noi "peccato" e "maledizione", con una solidarietà che non ha guardato limiti:

(S) "Avendo amato i suoi li amò fino alla fine"
(Gv 13,1)

E' propriamente l'idea di redenzione preannunciata dall'immagine del Servo Sofferente di Isaia:

(S) "Quando offrirà se stesso in espiazione vedrà una discendenza..,
il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà la loro iniquità.
Perciò io gli darò in premio le moltitudini,
perché ha consegnato se stesso alla morte ed è stato annoverato fra gli empi,
mentre egli portava il peccato di molti e intercedeva per i peccatori"
(Isaia 53,10-12)

La chiamiamo "soddisfazione vicaria": il voler prendersi a nome nostro - ma non senza la nostra partecipazione - l'impegno di quell'obbedienza che ci riscatta dalla disobbedienza e ci libera dalla morte!
Una condivisione espressa con la forza del sangue: Dio è uno che ci mette la pelle per noi:

(S) "Non c'è amore più grande di chi dà la vita per i suoi amici"
(Gv 15,13)

Sant'Agostino ha una espressione illuminante:

(S) "Potuit gutta, venit unda"; poteva salvarci con una goccia di sangue, ne venne una valanga...!

Ad amare quando le cose van bene, son buoni tutti: anche per noi la prova d'amore vuole sacrificio! La croce allora è lo spettacolo della eccedenza di Dio, del suo voler strafare in amore…
(S) …voler convincerci che "avendoci dato il suo Figlio,
come non ci donerà ogni cosa insieme con lui?"
(Rm 8,32)

Dio ha voluto toccare il cuore perché la sua vittoria non è in potenza ma in amore! E gli uomini un poco attenti sono affascinati da un Dio così:

(S) "Guarderanno a Colui che hanno trafitto"
(Gv 19,37)
E' un Dio crocifisso la nostra gloria di cristiani.

San Luca mette a contemplare lo spettacolo una grande folla, che proprio a tale spettacolo si commuove e cambia il cuore:

(S) "Tutte le folle che erano accorse a questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto,
se ne tornarono percuotendosi il petto"
(Lc 23,48)

E' proprio l'invito fatto anche a noi:

(S) Guardare alla croce per convertirci all'amore di Dio!

Pausa di silenzio per l’interiorizzazione

Tutti
Eccoti, Gesù, nostro Signore e nostro Dio,
con le braccia spalancate per annunciare a tutti gli abitanti della terra:

(S) “Guardate, c'è posto per tutti nell'amore del Padre che è nei cieli."

Tutti
Eccoti, Cristo, nostro Signore e nostro Dio,
con le braccia spalancate per dire agli abitanti della terra:

(S) “Venite, seguitemi!
Nessun odio, nessuna violenza potranno mai fermare l'amore!
Poiché dalle mie braccia crocifisse io eliminerò il male e la morte,
e vi guiderò attraverso lo stretto passaggio che porta alla vita senza fine!”

Tutti
Eccoci, Gesù Cristo, in ginocchio davanti a te, per contemplarti e dirti:
«Grazie, nostro Signore e nostro Dio; insegnaci ed aiutaci ad amare come Te!»
Amen

Canto

Preghiere spontanee

Padre nostro

G. Per portare a pieno compimento l’opera della salvezza, il Redentore continua ad associare a sé e alla sua missione uomini e donne disposti a prendere la croce e a seguirlo. Come per Cristo, così pure per i cristiani portare la croce non è dunque facoltativo, ma è una missione da abbracciare per amore. Nel nostro mondo attuale, dove sembrano dominare le forze che dividono e distruggono, il Cristo non cessa di proporre a tutti il suo chiaro invito: chi vuol essere mio discepolo, rinneghi il proprio egoismo e porti con me la croce.

(S) La croce è sempre stata ed è un mistero che ci sconvolge, spaventa e turba,
provando un senso di disagio, orrore e scandalo. Lasciarsi crocifiggere significa lasciarsi umiliare,
porsi al servizio degli altri per la salvezza di tutti.
La croce ci fa riflettere sul sacrificio di Cristo per l’umanità e da strumento di morte
diventa strumento di redenzione e di salvezza per chi vive alla luce dell’amore.
Per essere veri seguaci di Gesù, dobbiamo essere sulla croce con lui e come lui,
perché portare la croce, per chi crede, è grazia.
Fratelli, seguiamo Gesù sulla via della croce. Andiamo con decisione dietro al Signore,
per sperimentare fin d’ora, pur nella prova, la gloria della risurrezione.

Tutti
A Te, Signore, che poni le tue mani su di noi, mani forate dai chiodi ma braccia spalancate
in un gesto di enorme, universale accoglienza, a Te, Signore, affidiamo la nostra preghiera:
per coloro che trascorrono i loro giorni senza alcun affetto,
per coloro che non ne possono più di soffrire,
per coloro che non sanno più in chi credere,
per coloro che attendono un segno da Dio,
per coloro che sono stati feriti nella loro fedeltà,
per coloro che non trovano un po' di posto da nessuna parte,
per coloro che non si aspettano niente da nessuno,
per coloro che vorrebbero lavorare, ma non possono,
per coloro che vorrebbero gridare aiuto, ma non hanno più voce,
per coloro che sognano la gioia, per coloro che sono soli, per i vivi e per i morti
e anche per noi che gridiamo verso di Te !
Signore, tu che poni le tue mani su di noi, manifestaci la tua tenerezza e allora noi potremo vivere !
Guidaci sui difficili sentieri della vita e fa rinascere sul calvario
delle nostre esperienze umane i segni della speranza e della risurrezione.
Amen

Canto

 
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view post Posted on 13/9/2012, 11:56

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Il senso della festa della Croce.

"Abbiate in voi, fratelli miei, lo stesso sentimento da cui era animato Cristo Gesù il quale esistendo nella forma di Dio, non considerò questa sua eguaglianza con Dio come una rapina, ma annichilì se stesso, prendendo la forma di servo e, divenendo simile agli uomini, apparve come semplice uomo. Egli umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce". Le parole dell'Apostolo, che leggiamo nell'Epistola della Messa, ci danno il senso della festa che oggi celebriamo. I termini schiavo, croce sono, è vero, per noi parole correnti, perché hanno perduto il senso abbietto che avevano nel mondo antico, prima dell'era cristiana e perciò i destinatari della lettera di san Paolo capivano meglio di noi l'orrore della cosa e misuravano meglio di noi quanto Gesù Cristo si era abbassato con l'Incarnazione e la morte sulla Croce.


Il supplizio della Croce.

Non era la croce considerata dagli antichi come "il supplizio più terribile e più infamante" (Cicerone, In Verrem II)? Era allora cosa frequente vedere un ladro o uno schiavo messo in croce e ciò che di questo supplizio indirettamente conosciamo ci permette di valutarne l'atrocità. Il crocifisso moriva con lenta agonia, soffocato per l'asfissia, determinata dalla estensione delle braccia in alto, e torturato da crampi ai nervi irrigiditi.



Il culto della Croce.

Il Cristo ha subito lo spaventevole supplizio per ciascuno di noi; ha offerto al Padre, con un amore infinito, il sacrificio del suo corpo disteso sulla Croce. Lo strumento di supplizio, fino allora oggetto di infamia, diventa per i cristiani la gloria e san Paolo non vuole aver gloria che nella croce del Signore, nella quale risiede la nostra salvezza, la nostra vita, la risurrezione, e per la quale siamo stati salvati e liberati (Introito della Messa).

Il culto della Croce, strumento della nostra redenzione, si è molto diffuso nella Chiesa: la Croce è adorata e riceve omaggi, che non si concedono ad altre reliquie e le feste della Santa Croce rivestono particolare splendore.

È stato già festeggiato il fortunato avvenimento del rinvenimento della Croce il tre maggio, oggi la Chiesa celebra l'Esaltazione della Croce, festa che ha un'origine complessa ma che la storia ci permetterà di precisare.



Origine della festa.

La data del 14 settembre segna l'anniversario di una dedicazione che lasciò nella storia ecclesiastica un profondo ricordo.

Il 14 settembre del 335 una folla considerevole di curiosi, di pellegrini, di monaci, di clero, di prelati, accorsi da tutte le province dell'Impero, si riunivano a Gerusalemme per la Dedicazione del magnifico santuario restaurato dall'imperatore Costantino nel luogo stesso dove il Signore aveva sofferto ed era stato sepolto.

L'anniversario continuò ad essere celebrato con non minore splendore negli anni seguenti. La pellegrina Eteria, venuta a Gerusalemme, al tramonto del IV secolo, ci riferisce che più di 50 vescovi assistevano ogni anno alla solennità del 14 settembre. La Dedicazione aveva rito pari alla Pasqua e all'Epifania e si protraeva per otto giorni con immenso concorso di pellegrini.



Doppio oggetto della festa.

Altri elementi si aggiunsero in seguito alla festa anniversaria della Dedicazione. Primo fu il ricordo dell'antica festa giudaica dei Tabernacoli, che coronava le fatiche della vendemmia. Si credeva che fosse celebrata il 14 settembre e la festa cristiana della Dedicazione doveva prenderne il posto. Dal secolo IV un altro ricordo, questo prettamente cristiano, si attaccava alla festa del 14 settembre. e cioè il ritrovamento del legno sacro della Croce. Una cerimonia liturgica detta elevazione o esaltazione (hypsosis) della Croce ricordava tutti gli anni la fortunata scoperta. Il luogo in cui la Croce era stata innalzata era considerato centro del mondo e per questo un sacerdote alzava il legno sacro della Croce verso le quattro diverse parti del mondo. I pellegrini, a ricordo della cerimonia, si portavano a casa una minuscola ampolla contenente dell'olio, che era stata posta a contatto del legno della Croce.



Diffusione della festa.

La cerimonia prese un'importanza sempre più grande e avvenne che nel VI secolo il ricordo del rinvenimento della Croce e la Dedicazione avvenuta sul Golgota passarono in secondo piano.

I frammenti del sacro legno furono distribuiti nel mondo e con i frammenti si diffuse nelle Chiese cristiane la cerimonia della Esaltazione. Costantinopoli adottò la festa nel 612, sotto l'imperatore Eraclio e Roma l'ebbe nel corso del secolo VII. Sotto papa Sergio († 701) al Laterano il 14 settembre si ripeteva l'adorazione della Croce del Venerdì Santo e gli antichi Sacramentari hanno conservato un'orazione ad crucem salutandam in uso in tale cerimonia. Il rito durò poco e scomparì dagli usi romani, ma l'orazione restò nelle raccolte di orazioni private (Ephemerides liturgicae, 1932, p. 33 e 38, n. 16). Ai nostri tempi l'adorazione della Croce il 14 settembre si fa ormai solo nei monasteri e in poche chiese.



Nuovo splendore della festa.

Un avvenimento venne nel corso dei secoli a rinnovare lo splendore della festa della Esaltazione. Gerusalemme nel 614 era stata occupata dai Persiani e messa a ferro e fuoco. Dopo le vittorie del pio imperatore Eraclio, la città santa era stata restaurata ed Eraclio aveva ottenuto che fosse restituita la Santa Croce, portata dagli invasori a Ctesifonte. Il 21 marzo del 630, la Croce fu di nuovo eretta nella Chiesa del S. Sepolcro e si riprese il 14 settembre seguente la cerimonia della Esaltazione.



Carattere nuovo della festa.

Si resta stupiti nel vedere che la festa, ripristinata con l'antica cerimonia, ha un nuovo carattere di tristezza e di penitenza. Hanno forse contribuito a fare della cerimonia di adorazione un rito di intercessione, nel corso del quale si ripete il Kyrie eleison, le sventure dell'Impero. Il digiuno diventa in quel giorno di rigore, almeno nel mondo monastico. Il carattere di intercessione resta nei testi della nostra liturgia proprii della festa di questo giorno (gli altri testi sono presi dalla festa del 3 maggio o dalla Settimana Santa). Offertorio e Postcommunio chiedono protezione e soccorso mentre il Vangelo ricorda l'Esaltazione del Figlio dell'Uomo sulla Croce, figurata dal serpente di bronzo.

Essendo stata l'adorazione della Croce un rito della festa di oggi per molto tempo, riportiamo la preghiera composta da sant'Anselmo per la cerimonia del Venerdì Santo.

O Croce Santa, la vista della quale ci ricorda un'altra croce, quella sulla quale Nostro Signore Gesù Cristo ci ha strappati con la sua morte alla morte eterna, nella quale stavamo precipitando miseramente, risuscitandoci alla vita eterna perduta per il peccato, adoro, venero, glorifico in te la Croce che rappresenti e, in essa, il misericordioso Signore. Per essa egli compì la sua opera di misericordia. O amabile Croce, in cui sono salvezza, vita, e resurrezione nostra! O legno prezioso per il quale fummo salvati e liberati! O simbolo di cui Dio ci ha segnati! O Croce gloriosa della quale soltanto dobbiamo gloriarci!

Come ti lodiamo? Come ti esaltiamo? Con quale cuore ti preghiamo? Con quale gioia ci glorieremo di te? Per te è spogliato l'inferno; è chiuso per tutti coloro che in te sono stati riscattati. Per te i demoni sono terrificati, compressi, vinti, schiacciati. Per te il mondo è rinnovato, abbellito, in virtù della verità che splende e della giustizia che regna in Lui. Per te la natura umana peccatrice è giustificata: era condannata ed è salvata; era schiava del peccato e dell'inferno ed è resa libera; era morta ed è risuscitata. Per te la beata città celeste è restaurata e perfezionata. Per te Dio, Figlio di Dio, volle per noi obbedire al Padre fino alla morte (Fil 2,8-9). Per questo egli, elevato da terra, ebbe un nome che è al di sopra di ogni nome. Per te egli ha preparato il suo trono (Sal 9,8) e ristabilito il suo regno.

Sia su di te e in te la mia gloria, in te e per te la mia vera speranza. Per te siano cancellati i miei peccati, per te la mia anima muoia alla sua vita vecchia e sorga a vita nuova, la vita della giustizia. Fa', te ne prego, che, avendomi purificato nel battesimo dai peccati nei quali fui concepito e nacqui, tu ancora mi purifichi da quelli che ho contratto dopo la nascita alla seconda vita, e che per te io pervenga ai beni per i quali l'uomo è stato creato per il medesimo Gesù Cristo Nostro Signore, cui sia benedizione nei secoli.

 
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