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view post Posted: 4/5/2013, 12:14 Il Papa riceve il presidente del Libano‏ - Santo Padre Francesco - Jorge Mario Bergoglio

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3 Maggio 2013

Questa mattina, nel Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza il Signor Michel Sleiman, Presidente della Repubblica del Libano. Successivamente, il Presidente ha incontrato il Segretario di Stato, Cardinale Tarcisio Bertone, il quale era accompagnato dal Segretario per i Rapporti con gli Stati, Arcivescovo Dominique Mamberti.

Nel corso dei cordiali colloqui si è parlato della situazione nel Paese, sottolineando l’importanza del dialogo e della collaborazione tra i membri delle diversità comunità etniche e religiose, che compongono la società e ne costituiscono la ricchezza, in favore del bene comune, dello sviluppo e della stabilità della Nazione. A tale riguardo sono stati espressi i migliori voti per la formazione del nuovo Governo, che dovrà affrontare importanti sfide a livello nazionale e internazionale.

Ci si è soffermati anche sulla situazione regionale, con speciale riferimento al conflitto siriano. Particolare preoccupazione desta l’ingente numero di profughi siriani che hanno cercato rifugio in Libano e nei Paesi vicini e per i quali, come per tutta la popolazione sofferente, si è invocata una maggiore assistenza umanitaria, con il sostegno della Comunità internazionale. Si è auspicata anche una pronta e proficua ripresa dei negoziati tra Israeliani e Palestinesi, sempre più necessaria per la pace e la stabilità della Regione.

Non si è mancato, infine, di ricordare la delicata situazione dei Cristiani in tutto il Medio Oriente ed il significativo contributo che essi possono offrire alla luce dell’Esortazione Apostolica post-sinodale “Ecclesia in Medio Oriente”, che costituisce un importante punto di riferimento per le comunità cattoliche e per le società della Regione.

Fonte: News.va

view post Posted: 4/5/2013, 12:12 La Chiesa deve essere coraggiosa, no ai cristiani tiepidi‏ - Santo Padre Francesco - Jorge Mario Bergoglio

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Omelia di Papa Francesco del 3 Maggio 2013

Tutti i cristiani hanno il dovere di trasmettere la fede con coraggio. E’ l’esortazione che Papa Francesco ha rivolto, stamani, ai fedeli presenti alla Messa nella Cappella della Casa Santa Marta. Il Papa ha sottolineato che Gesù ci invita ad avere coraggio anche nella preghiera ed ha esortato i cristiani a non essere “tiepidi”. Alla Messa - concelebrata con l’arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente del dicastero delle Comunicazioni Socali - hanno preso parte le Guardie Svizzere Pontificie con il loro comandante Daniel Rudolf Anrig. Al termine della celebrazione, il Papa ha rivolto loro un particolare saluto. La vostra, ha detto, “è una bella testimonianza di fedeltà alla Chiesa” e di “amore per il Papa”.
“Che il Signore ci dia a tutti noi” la “grazia del coraggio” e la "perseveranza" nella preghiera. E’ quanto affermato da Papa Francesco che ha incentrato la sua omelia proprio sul tema del coraggio nell’annuncio del Vangelo. Tutti noi cristiani che abbiamo ricevuto la fede, ha detto, “dobbiamo trasmetterla”, “dobbiamo proclamarla con la nostra vita, con la nostra parola”. Ma qual è dunque questa fede fondamentale? E’, ha sottolineato il Papa, la “fede in Gesù Risorto, in Gesù che ci ha perdonato i peccati con la sua morte e ci ha riconciliato con il Padre”:
“E trasmettere questo chiede a noi di essere coraggiosi: il coraggio del trasmettere la fede. Un coraggio, alcune volte, semplice. Io ricordo - scusatemi - una storia personale: da bambino mia nonna ogni Venerdì Santo ci portava alla Processione delle Candele e alla fine della processione arrivava il Cristo giacente e la nonna ci faceva inginocchiare e ci diceva, a noi bambini: ‘Guardate è morto, ma domani sarà risorto!’. La fede è entrata così: la fede in Cristo morto e risorto. Nella storia della Chiesa sono stati tanti, tanti che hanno voluto come un po’ sfumare questa certezza forte e parlano di una resurrezione spirituale. No, Cristo è vivo!”.
“Cristo è vivo” ed è “anche vivo fra noi!”, ha ribadito Papa Francesco che ha esortato i cristiani ad avere il coraggio di annunciare la sua Risurrezione, la Buona Notizia. Ma, ha proseguito, c’è anche un altro coraggio che ci chiede Gesù:
“Gesù - per dirlo un po’ fortemente - ci sfida alla preghiera e dice cosi: ‘Qualunque cosa chiederete nel mio nome la farò perché il Padre sia glorificato nel Figlio’. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò… Ma è forte questo! Abbiamo il coraggio di andare da Gesù e chiedergli così: ‘Ma tu hai detto questo, fallo! Fa che la fede vada avanti, fa che la evangelizzazione vada avanti, fa che questo problema che ho venga risolto…’. Abbiamo questo coraggio nella preghiera? O preghiamo un po’ così, come si può, spendendo un po’ di tempo nella preghiera? Ma quel coraggio, quella parresia anche nella preghiera…”.
Il Papa ha così ricordato come nella Bibbia leggiamo che Abramo e Mosè hanno il coraggio di “negoziare col Signore”. Un coraggio “in favore degli altri, in favore della Chiesa” che serve anche oggi:
“Quando la Chiesa perde il coraggio, entra nella Chiesa l’atmosfera di tepore. I tiepidi, i cristiani tiepidi, senza coraggio… Quello fa tanto male alla Chiesa, perché il tepore ti porta dentro, incominciano i problemi fra noi; non abbiamo orizzonti, non abbiamo coraggio, né il coraggio della preghiera verso il cielo e neppure il coraggio di annunziare il Vangelo. Siamo tiepidi… E noi abbiamo il coraggio di immischiarci nelle nostre piccole cose, nelle nostre gelosie, nelle nostre invidie, nel carrierismo, nell’andare avanti egoisticamente… In tutte queste cose, ma questo non fa bene alla Chiesa: la Chiesa deve essere coraggiosa! Noi tutti dobbiamo essere coraggiosi nella preghiera, sfidando Gesù.”

Fonte: News.va

view post Posted: 4/5/2013, 12:10 Il Papa ai vescovi delle Marche: attenzione a giovani, famiglia e lavoro‏ - Santo Padre Francesco - Jorge Mario Bergoglio

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3 Maggio 2013

Il Papa ha ricevuto oggi il primo gruppo di vescovi della Conferenza episcopale delle Marche, in visita "ad Limina". Tra di essi c’era anchemons. Edoardo Menichelli, arcivescovo di Ancona-Osimo. Il giornalista vaticano Sergio Centofanti gli ha chiesto di raccontare l'incontro con il Papa:

R. – E’ stato un incontro molto bello, familiare, un dialogo molto aperto. Le cose principali sulle quali il Santo Padre si è soffermato con noi sono state: i giovani, ai quali va offerta una proposta cristiana seria, un accompagnamento, perché siano aperti alla missionarietà, alla formazione spirituale, e, altra preoccupazione è l’attenzione pastorale sulla famiglia.

D. – C’è qualcosa che l’ha colpita di questo incontro col il Papa?

R. – La prima cosa è questo suo desiderio profondo di conoscere, di star vicino e l’altra cosa è che parla con la sua esperienza pastorale. In ogni sua parola, in ogni suo gesto c’è un vissuto e questo ha confortato molto me e gli altri confratelli vescovi, che erano insieme a me.

D. – In questo momento di crisi anche per il Paese, quali sono le vostre preoccupazioni come vescovi e anche quelle del Papa?

R. – Noi abbiamo presentato al Santo Padre anche quest’aspetto, perché la nostra terra, che era segnata da un benessere piuttosto diffuso, vive una stagione di difficoltà. Allora è necessaria questa attenzione particolare alla povertà e soprattutto questo desiderio profondo e forte di ridare dignità alle persone. La dignità si ridà attraverso l’offerta di lavoro.

D. – Il Papa vi ha parlato di questa sua attenzione alla povertà e al lavoro…

R. – Sì, richiamando anche quello che aveva detto qualche giorno fa, il 1° maggio, nel discorso durante l’udienza generale.

D. – Quale appello lancerebbe ai responsabili della cosa pubblica in questo momento così difficile per il Paese?

R. – Dico una cosa molto personale, quella di guardare più il bene comune che l’interesse di parte. E’ necessario riscoprire una comune appartenenza e far valere il fatto che il bene individuale debba essere a vantaggio di tutti. Non si può costruire una società dove alcuni stanno bene e altri non stanno bene. E’ necessario fare questo passo coraggioso, che si fonda sulla dignità della persona e, per quanto riguarda noi cristiani, sul rispetto di tutti e sulla buona volontà di tutti.

Fonte: News.va

view post Posted: 4/5/2013, 12:08 Presto Beate la regina Maria Cristina di Savoia e la mistica Maria Bolognesi‏ - La Santa Sede, Il Mondo Cattolico

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3 Maggio 2013

Una regina che predilesse i poveri e una mistica che patì sul suo corpo le sofferenze di Gesù. Maria Cristina di Savoia e Maria Bolognesi sono le due prossime Beate delle quali la Chiesa ha riconosciuto il miracolo che le innalzerà agli altari. I Decreti che riguardano loro e le virtù eroiche di altri due Servi di Dio – il sacerdote Gioacchino Rossellò i Ferrà, fondatore della Congregazione dei Sacri Cuori di Gesù e Maria, e suor Maria Teresa di San Giuseppe, fondatrice della Congregazione delle Suore Carmelitane del Bambino Gesù – sono stati promulgati oggi dalla Congregazione delle Cause dei Santi, dopo l’autorizzazione concessa ieri da Papa Francesco al cardinale Angelo Amato. Un ritratto delle due future Beate:
Una carrozza transita per le strade sterrate della Napoli dei primi anni Trenta dell’800. A un tratto si blocca e con grazia scende e si inginocchia fino a terra, incurante anche del fango, la regina in persona. Dal finestrino ha visto passare un prete con il Viatico, l’Ostia per gli ammalati, eppure quel gesto immediato di devozione cristiana in Maria Cristina di Savoia non sorprende più nessuno. Anche perché, poco tempo prima, andata in sposa al re di Napoli, Ferdinando II, quella stessa regina aveva stabilito, d’accordo col marito, che una parte del denaro per la festa nuziale servisse da dote per 240 spose povere e a riscattare un buon numero di pegni depositati al Monte di Pietà. Nel 1832, appena ventenne e fresca sposa, Maria Cristina è dunque una donna di solida fede cristiana, che ha nutrito con una solida formazione fin dall’infanzia assieme alle sue sorelle. Nel suo cuore, in particolare, il Vangelo produce un’eco spirituale profonda che la porta a desiderare di ritirarsi in clausura. La ragion di Stato la vuole invece sul trono e moglie di un re. Lei accetta ma con il suo atteggiamento improntato ai valori cristiani modella anche l’ambiente di corte che la circonda: come quando fa in modo che per tutti sia possibile nei giorni festivi partecipare alla Messa. La sua giornata, fatti salvi i suoi doveri, è per i poveri. Per meglio dire, sono i poveri il suo “dovere”. Il direttore spirituale aveva un bauletto pieno di ricevute delle persone da lei beneficate. E a lei devono la vita anche tutti quei condannati alla pena di morte che, per intervento di Maria Cristina, videro commutata in grazia l'esecuzione capitale. La vita di Maria Cristina di Savoia si spezza col parto del primogenito, che nasce il 16 gennaio 1836. Il 29, a un passo dall’agonia, prende in braccio il bambino, lo porge al re suo marito e gli dice: “Tu ne risponderai a Dio e al popolo… e quando sarà grande gli dirai che io muoio per lui”. Si spegne il 31 gennaio 1836 tra il dolore di una città che in soli tre anni ha imparato ad amare colei che da quel momento verrà ricordata come la “Regina santa”.
Di circa cento anni dopo, in tempi molto vicino a noi, è la vicenda umana e soprannaturale di Maria Bolognesi, originaria della provincia di Rovigo, dove nasce il 21 ottobre 1924. All’opposto della regina di Napoli, Maria nasce in un ambiente di miseria estrema, al punto che talvolta si ciba delle bucce di patate che le sue amiche hanno gettato sullo sterco di vacca e che lei pulisce con un po’ d’acqua prima di mangiarle. Arriva a completare le prime due classi della scuola elementare, poi la sua penna diventa la zappa e l’aula i campi dove è costretta a lavorare per aiutare la famiglia. Fa da mamma ai fratelli e intanto, nei silenzi della campagna. Intanto Dio la prepara per una particolarissima esperienza, rivivere i dolori della Passione di Gesù. Ma prima per la mistica, appena sedicenne, comincia un periodo di possessione demoniaca, che va dal giugno 1940 al primo aprile del ’42. In quei mesi, durissimi, la preghiera le risulta impossibile e violento è il senso di repulsa che le provoca la vicinanza di una chiesa. Poi, da quel primo aprile vede il primo dei tre anelli che Cristo le darà – che reca incastonati cinque rubini segno delle cinque piaghe di Gesù – e da quel momento il suo corpo diventa ciò che per Cristo è stato il Calvario. Maria patisce sudorazioni sanguigne e numerose patologie di vario tipo. Il primo anello viene sostituito dapprima con uno più prezioso (l’anello dell’Ecce Homo), quindi con uno di oro massiccio. La morte arriva il 30 giugno 1980 e non le permette di vedere completato il suo sogno di una casa per convalescenti. Ma per la gente delle sue parti lei è e resta la “donna riservata, timida e silenziosa della carità”.

view post Posted: 4/5/2013, 12:28 Benedetto XVI rientrato in Vaticano. Ad accoglierlo Papa Francesco‏ - Sua Santità Benedetto XVI

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2 Maggio 2013

Il Papa emerito Benedetto XVI è rientrato nel pomeriggio in Vaticano dopo il soggiorno di due mesi a Castel Gandolfo. Al suo arrivo, nel convento “Mater Ecclesiae”, è stato accolto da Papa Francesco. “La casa - ha detto il Pontefice emerito riferendosi alla sua nuova residenza - è accogliente, qui si può lavorare bene”.
Benedetto XVI – si legge nel comunicato della Sala Stampa della Santa Sede - è giunto in elicottero dalla cittadina laziale poco dopo le 16.45, accompagnato da mons. Georg Gaenswein, prefetto della Casa Pontificia. All’eliporto vaticano è stato accolto, dal cardinale decano Angelo Sodano, dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone dal presidente del Governatorato cardinale Giuseppe Bertello, dal sostituto della Segreteria di Stato, mons. Angelo Becciu, dal segretario per i Rapporti con gli Stati, mons. Dominique Mamberti, e dal segretario generale del Governatorato, mons. Giuseppe Sciacca. Benedetto XVI si è quindi trasferito in auto alla sua nuova residenza, il monastero “Mater Ecclesiae”, recentemente ristrutturato. Al suo arrivo nel convento è stato accolto da Papa Francesco, che gli ha dato il benvenuto con grande e fraterna cordialità. Il Pontefice emerito e Papa Francesco si sono recati nella cappella del monastero per un breve momento di preghiera. Benedetto XVI – si ricorda poi nel comunicato - si era trasferito a Castel Gandolfo nel pomeriggio del 28 febbraio, quando, in seguito alla sua rinuncia, iniziava la Sede Vacante. Vi si è trattenuto per due mesi, nel corso dei quali ha ricevuto, il 23 marzo, la visita del Papa Francesco, ed ha atteso il completamento dei lavori di preparazione della sua nuova residenza. Oggi è rientrato in Vaticano, nel luogo in cui intende dedicarsi, come da lui stesso annunciato l’11 febbraio scorso, al servizio della Chiesa anzitutto con la preghiera. Nel convento Mater Ecclesiae risiederanno con Benedetto XVI mons. Georg Gaenswein e le Memores Domini che hanno già fatto parte della Famiglia pontificia negli ultimi anni.
La compresenza di Benedetto XVI e di Papa Francesco in Vaticano è anche un invito a riflettere sul profondo legame, nella vita cristiana, tra la dimensione contemplativa e quella dell’azione pastorale. E’ quanto sottolinea il priore generale della Congregazione camaldolese, padre Alessandro Barban:

R. – Noi abbiamo due grandi figure di Pontefici. Da un lato, il Papa emerito, Benedetto, con la sua grande testimonianza di fede, il suo servizio alla Chiesa, con la presenza contemplativa, con lo sguardo oltre l’odierno. Poi abbiamo Papa Francesco, un figlio di Sant’Ignazio, un gesuita. Anche lì, quindi, la preghiera e la contemplazione è molto forte. La Chiesa nella sua presenza nella storia del mondo, in mezzo agli uomini, fa risaltare sia con Papa Benedetto che con Papa Francesco questa dimensione della presenza, del servizio attivo, ma sempre anche questo rimando profondo alla vita di preghiera, di meditazione, alla dimensione contemplativa della vita cristiana.

D. – Mi sembra che quanto Sant’Ignazio di Loyola diceva a proposito della contemplazione in azione, che poi ogni cristiano dovrebbe vivere in prima persona, in questo momento storico, sia particolarmente esaltata...

R. – Sant’Ignazio di Loyola è stato veramente grande nell’aver intuito che la vita cristiana è una cosa sola. Noi venivamo da una separazione tra vita attiva e vita contemplativa, tra un impegno più apostolico e una dimensione – potremmo dire - più claustrale. Invece, Ignazio ci ha fatto capire quanto sia importante vedere la vita cristiana nel suo complesso, sia nella dimensione della presenza dell’apostolicità del servizio, ma anche ad esempio in quel rimando al senso ultimo, in questa dimensione più profonda della contemplazione.

Fonte. News.va



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view post Posted: 4/5/2013, 12:02 Papa Francesco si collega via webcam con la Tomba del Poverello d'Assisi‏ - Santo Padre Francesco - Jorge Mario Bergoglio

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2 Maggio 2013

“O Francesco d'Assisi, intercedi per la pace dei nostri cuori”. E' la preghiera di Papa Francesco pubblicata, via tablet, sul sito "sanfrancesco.org", alla pagina che mostra la webcam accesa 24 ore su 24 sulla tomba di San Francesco, nella Basilica di Assisi. Occasione dell’inedito evento, informa un comunicato della Sala Stampa del Sacro Convento, è stata l’udienza che stamani il Papa ha concesso in Vaticano al ministro generale dei Frati minori conventuali, padre Marco Tasca, accompagnato dal custode del Sacro Convento di Assisi, padre Mauro Gambetti, e dal direttore della rivista "San Francesco Patrono d'Italia", padre Enzo Fortunato.
Durante l'incontro – riferisce una nota del Sacro Convento – c’è stata la presentazione al Santo Padre del numero speciale della rivista, edita dai frati di Assisi, dedicata alla elezione di Papa Francesco. Il ministro generale ha riferito che il Papa andrà ad Assisi e ha donato una sua benedizione particolare a tutto l'Ordine conventuale, chiedendo di sostenerlo nella preghiera.

Fonte: News.va

view post Posted: 4/5/2013, 12:00 Cristiani e buddisti: creare insieme un clima di pace - La Santa Sede, Il Mondo Cattolico

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2 Maggio 2013

Un Messaggio, a firma del Cardinale Jean-Louis Tauran, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso e del Padre Miguel Ángel Ayuso Guixot, MCCJ, Segretario del medesimo Pontificio Consiglio, è stato indirizzato ai seguaci del Buddhismo in occasione della festa di Vesakh 2013 (era buddhista 2556).

Vesakh è la principale festa buddista che ricorda i tre momenti fondamentali della vita di Gautama Buddha. Secondo la tradizione, il Buddha storico nacque, ebbe l'illuminazione e disparve raggiungendo il Nirvana durante la luna piena del mese di maggio. Si tratta pertanto di una festa mobile che quest'anno cade il 25 maggio. In questi giorni i seguaci del Buddhismo decorano le loro case con fiori e le profumano con incenso, visitano i templi locali, ascoltano gli insegnamenti dei monaci e offrono loro dei doni.

Il messaggio di quest'anno s'intitola: "Cristiani e Buddisti: amore, difesa e promozione della vita umana". Di seguito riportiamo il testo integrale:

"A nome del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, vorrei estendere a tutti voi i miei sentiti saluti ed auguri in occasione della celebrazione della festa di Vesakh, che offre a noi cristiani l’opportunità di rinnovare il nostro dialogo amicale e la stretta collaborazione con le differenti tradizioni che voi rappresentate".

"Papa Francesco, proprio all’inizio del suo ministero, ha riaffermato la necessità del dialogo e dell’amicizia tra i seguaci di differenti religioni, facendo notare che 'La Chiesa è (…) consapevole della responsabilità che tutti portiamo verso questo nostro mondo, verso l’intero creato, che dobbiamo amare e custodire. E noi possiamo fare molto per il bene di chi è più povero, di chi è debole e di chi soffre, per favorire la giustizia, per promuovere la riconciliazione, per costruire la pace'. Il Messaggio della Giornata Mondiale della Pace 2013, intitolato “Beati gli operatori di Pace”, nota: 'Via di realizzazione del bene comune e della pace è anzitutto il rispetto per la vita umana, considerata nella molteplicità dei suoi aspetti, a cominciare dal suo concepimento, nel suo svilupparsi, e sino alla sua fine naturale. Veri operatori di pace sono, allora, coloro che amano, difendono e promuovono la vita umana in tutte le sue dimensioni: personale, comunitaria e trascendente. La vita in pienezza è il vertice della pace. Chi vuole la pace non può tollerare attentati e delitti contro la vita'".

"Desidero esprimere il sincero rispetto della Chiesa cattolica per la vostra nobile tradizione religiosa. Spesso notiamo una consonanza con valori espressi anche nei vostri libri religiosi: rispetto per la vita, contemplazione, silenzio, semplicità. Il nostro autentico dialogo fraterno esige che noi buddisti e cristiani facciamo crescere ciò che abbiamo in comune, e specialmente il profondo rispetto per la vita che condividiamo".

"Cari amici buddisti, il vostro primo precetto vi insegna ad astenersi dal distruggere la vita di ogni essere senziente, proibendo così l'uccisione di se stessi e degli altri. La pietra angolare della vostra etica risiede nell’amorevole gentilezza verso tutti gli esseri. Noi cristiani crediamo che il nocciolo dell’insegnamento morale di Gesù è duplice: l’amore di Dio e l’amore del prossimo. Gesù dice: 'Come il Padre ha amato me, così io ho amato voi; rimanete nel mio amore' E poi: 'Questo è il mio comandamento, che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amato'. E il quinto comandamento cristiano, 'Non uccidere', è in perfetta armonia con il vostro primo precetto. La Nostra Aetate insegna che 'la Chiesa cattolica nulla rigetta di ciò che è vero e santo in queste religioni'. Penso, perciò, che sia urgente creare, sia per i buddisti che per i cristiani, sulla base dell’autentico patrimonio delle nostre tradizioni religiose, un clima di pace per amare, difendere e promuovere la vita umana".

"Come tutti sappiamo, malgrado questi nobili insegnamenti sulla santità della vita umana, il male contribuisce in diverse forme alla disumanizzazione della persona, attenuando il senso di umanità degli individui e delle comunità. Questa tragica situazione esige che noi, buddisti e cristiani, uniamo le forze per smascherare le minacce alla vita umana e risvegliare la coscienza etica dei nostri rispettivi seguaci per generare una rinascita spirituale morale degli individui e delle società al fine di essere veri operatori di pace, amando, difendendo e promuovendo la vita umana in tutte le sue dimensioni".

"Cari amici buddisti, continuiamo a collaborare con rinnovata compassione e fraternità per alleviare le sofferenze della famiglia umana, tutelando la sacralità della vita umana. Èin questo spirito che vi rinnovo l’augurio di una pacifica e gioiosa festa di Vesakh".

Fonte. News.va

view post Posted: 4/5/2013, 11:58 Il Papa riceve il nuovo ambasciatore della Federazione russa in Vaticano‏ - Santo Padre Francesco - Jorge Mario Bergoglio

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2 Maggio 2013

Papa Francesco ha ricevuto stamani il Signor Aleksander Avdeev, ambasciatore della Federazione Russa, per la presentazione delle Lettere Credenziali; Mons. Claudio Maria Celli, Arcivescovo tit. di Civitanova, Presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali e il Signor Josef Dravecký, ambasciatore della Repubblica Slovacca, in visita di Congedo. Oggi pomeriggio, il Papa riceverà il card. Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi.
In Siria, Papa Francesco ha concesso il Suo Assenso all’elezione canonicamente fatta dal Sinodo della Chiesa Greco-Melkita del Rev. Archimandrita Nicola Antipa, B.A., ad Arcivescovo Metropolita di Bosra e Hauran dei Greco-Melkiti.
In Irlanda, Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Kerry, presentata da Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor William Murphy, per sopraggiunti limiti di età. Il Papa ha nominato vescovo di Kerry il reverendo Sacerdote Raymond Browne, del clero della diocesi di Elphin, finora Parroco a Ballagh, Roscommon.

Fonte: News.va

view post Posted: 4/5/2013, 11:56 La Chiesa è una comunità del “sì”, perché nasce dall'amore di Cristo‏ - Santo Padre Francesco - Jorge Mario Bergoglio

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Omelia di Papa Francesco del 2 Maggio 2013

La Chiesa è una comunità del “sì” perché nasce dall’amore di Cristo. E’ quanto affermato, stamani, da Papa Francesco nella Messa celebrata nella Cappella della Casa Santa Marta. Il Papa ha sottolineato che quando i cristiani non fanno lavorare lo Spirito Santo allora cominciano le divisioni nella Chiesa. Alla Messa, concelebrata con il cardinale Albert Malcolm Ranjith Patabendige, ha preso parte un gruppo di dipendenti dei Musei Vaticani.
Papa Francesco si è soffermato sui primi passi della Chiesa che, dopo Pentecoste, è uscita per andare nelle “periferie della fede” ad annunciare il Vangelo. Il Papa ha osservato che lo Spirito Santo fa due cose: “prima spinge” e crea anche dei “problemi” e poi “fa l’armonia della Chiesa”. A Gerusalemme dunque, tra i primi discepoli, “c’erano tante opinioni” sull’accoglienza dei pagani nella Chiesa. C’è chi diceva “no” ad un accordo, e chi invece era aperto:
“C’era una Chiesa del 'No, non si può; no, no, si deve, si deve, si deve’, e una Chiesa del 'Sì: ma … pensiamo alla cosa, apriamoci, c’è lo Spirito che ci apre la porta’. Lo Spirito Santo doveva fare il suo secondo lavoro: fare l’armonia di queste posizioni, l’armonia della Chiesa, fra loro a Gerusalemme e fra loro e i pagani. E’ un bel lavoro che fa sempre, lo Spirito Santo, nella storia. E quando noi non lo lasciamo lavorare, incominciano le divisioni nella Chiesa, le sètte, tutte queste cose … perché siamo chiusi alla verità dello Spirito”.
Ma qual è dunque la parola chiave in questa disputa alle origini della Chiesa? Papa Francesco ha ricordato le parole ispirate di Giacomo, del vescovo di Gerusalemme, che sottolinea come non si debba imporre sul collo dei discepoli un giogo che gli stessi padri non sono stati in grado di portare:
“Quando il servizio del Signore diventa un giogo così pesante, le porte delle comunità cristiane sono chiuse: nessuno vuole venire dal Signore. Noi invece crediamo che per la grazia del Signore Gesù siamo salvati. Prima questa gioia del carisma di annunciare la grazia, poi vediamo cosa facciamo. Questa parola, giogo, mi viene al cuore, mi viene in mente”.
Il Papa si è soffermato su cosa significhi oggi nella Chiesa portare un giogo. Gesù, ricorda, chiede a tutti noi di rimanere nel suo amore. Ecco allora che proprio da questo amore nasce l’osservanza dei suoi comandamenti. Questa, ha ribadito, è “la comunità cristiana del sì” che rimane nell’amore di Cristo e dice dei ‘no’ “perché c’è quel sì”. E’ questo amore, ha affermato ancora il Papa, che “ci porta alla fedeltà al Signore”… “perché io amo il Signore non faccio questo” o quest’altro:
“E’ una comunità del ‘sì’ e i ‘no’ sono conseguenza di questo ‘sì’. Chiediamo al Signore che lo Spirito Santo ci assista sempre per diventare comunità di amore, di amore a Gesù che ci ha amato tanto. Comunità di questo ‘sì’. E da questo ‘sì’ compiere i comandamenti. Comunità di porte aperte. E ci difenda dalla tentazione di diventare forse puritani, nel senso etimologico della parola, di cercare una purezza para-evangelica, una comunità del ‘no’. Perché Gesù ci chiede prima l’amore, l’amore per Lui, e di rimanere nel Suo amore”.

Ed ecco allora, conclude il Papa, che “quando una comunità cristiana vive nell’amore confessa i suoi peccati, adora il Signore, perdona le offese”. E, ancora, "ha carità con gli altri" e "la manifestazione dell’amore” e così “sente l’obbligo di fedeltà al Signore di fare come i comandamenti”.

Fonte: News.va

view post Posted: 4/5/2013, 11:55 Benedetto XVI rientra oggi in Vaticano‏ - Sua Santità Benedetto XVI

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2 Maggio 2013

Benedetto XVI torna oggi in Vaticano dopo il soggiorno di due mesi a Castel Gandolfo. Il Papa emerito dimorerà nel convento "Mater Ecclesiae", recentemente ristrutturato. A confermarlo padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa Vaticana, che sulla salute di Benedetto XVI ha aggiunto: “è un uomo anziano, indebolito dall'età, ma non ha nessuna malattia”.
E’ il giorno del rientro in Vaticano per Benedetto XVI. Nel pomeriggio di oggi, tra le 16.30-17, il Papa emerito partirà in elicottero dal Palazzo apostolico di Castel Gandolfo dove ha risieduto negli ultimi due mesi. A partire dal pomeriggio di oggi abiterà nel monastero “Mater Ecclesiae”, ristrutturato dal novembre 2012, ed abitato fino ad allora dalle suore visitandine. Con lui risiederanno il suo segretario, il prefetto della Casa Pontificia, mons. Georg Gaenswein, e le quattro memores che lo hanno accompagnato in questi anni. Il 28 febbraio scorso, giorno dell’inizio della Sede vacante, Benedetto XVI aveva salutato i tanti fedeli che lo avevano accolto a Castelgandolfo definendosi “un semplice pellegrino”, giunto all’ultima tappa della sua esistenza, ma sempre vicino alla Chiesa con il cuore, l’amore e la preghiera. Preghiere assicurate anche al nuovo Pontefice – Papa Francesco – che ha incontrato il 23 marzo scorso sempre a Castelgandolfo. Un incontro storico tra “fratelli”, segnato dall’affetto, un momento di profondissima comunione. In questo tempo non sono mancati i colloqui telefonici come in occasione – il 16 aprile – del compleanno di Benedetto XVI. Papa Francesco gli ha rivolto gli auguri mentre in mattinata, nella cappellina di Santa Marta, aveva offerto la messa per il Papa emerito “perché il Signore sia con lui – aveva detto - lo conforti e gli dia molta consolazione”.

Fonte. News.va

view post Posted: 4/5/2013, 11:53 Udienza Generale Papa Francesco del 1°Maggio 2013‏ - Santo Padre Francesco - Jorge Mario Bergoglio

PAPA

PAPA FRANCESCO
UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro
Mercoledì, 1° maggio 2013


Cari fratelli e sorelle,
buongiorno

oggi, primo maggio, celebriamo san Giuseppe lavoratore e iniziamo il mese tradizionalmente dedicato alla Madonna. In questo nostro incontro, vorrei soffermarmi allora su queste due figure così importanti nella vita di Gesù, della Chiesa e nella nostra vita, con due brevi pensieri: il primo sul lavoro, il secondo sulla contemplazione di Gesù.

1. Nel Vangelo di san Matteo, in uno dei momenti in cui Gesù ritorna al suo paese, a Nazaret, e parla nella sinagoga, viene sottolineato lo stupore dei suoi paesani per la sua sapienza, e la domanda che si pongono: «Non è costui il figlio del falegname?» (13,55). Gesù entra nella nostra storia, viene in mezzo a noi, nascendo da Maria per opera di Dio, ma con la presenza di san Giuseppe, il padre legale che lo custodisce e gli insegna anche il suo lavoro. Gesù nasce e vive in una famiglia, nella santa Famiglia, imparando da san Giuseppe il mestiere del falegname, nella bottega di Nazaret, condividendo con lui l’impegno, la fatica, la soddisfazione e anche le difficoltà di ogni giorno.

Questo ci richiama alla dignità e all’importanza del lavoro. Il libro della Genesi narra che Dio creò l’uomo e la donna affidando loro il compito di riempire la terra e soggiogarla, che non significa sfruttarla, ma coltivarla e custodirla, averne cura con la propria opera (cfr Gen 1,28; 2,15). Il lavoro fa parte del piano di amore di Dio; noi siamo chiamati a coltivare e custodire tutti i beni della creazione e in questo modo partecipiamo all’opera della creazione! Il lavoro è un elemento fondamentale per la dignità di una persona. Il lavoro, per usare un’immagine, ci “unge” di dignità, ci riempie di dignità; ci rende simili a Dio, che ha lavorato e lavora, agisce sempre (cfr Gv 5,17); dà la capacità di mantenere se stessi, la propria famiglia, di contribuire alla crescita della propria Nazione. E qui penso alle difficoltà che, in vari Paesi, incontra oggi il mondo del lavoro e dell’impresa; penso a quanti, e non solo giovani, sono disoccupati, molte volte a causa di una concezione economicista della società, che cerca il profitto egoista, al di fuori dei parametri della giustizia sociale.

Desidero rivolgere a tutti l’invito alla solidarietà, e ai Responsabili della cosa pubblica l’incoraggiamento a fare ogni sforzo per dare nuovo slancio all’occupazione; questo significa preoccuparsi per la dignità della persona; ma soprattutto vorrei dire di non perdere la speranza; anche san Giuseppe ha avuto momenti difficili, ma non ha mai perso la fiducia e ha saputo superarli, nella certezza che Dio non ci abbandona. E poi vorrei rivolgermi in particolare a voi ragazzi e ragazze a voi giovani: impegnatevi nel vostro dovere quotidiano, nello studio, nel lavoro, nei rapporti di amicizia, nell’aiuto verso gli altri; il vostro avvenire dipende anche da come sapete vivere questi preziosi anni della vita. Non abbiate paura dell’impegno, del sacrificio e non guardate con paura al futuro; mantenete viva la speranza: c’è sempre una luce all’orizzonte.

Aggiungo una parola su un’altra particolare situazione di lavoro che mi preoccupa: mi riferisco a quello che potremmo definire come il “lavoro schiavo”, il lavoro che schiavizza. Quante persone, in tutto il mondo, sono vittime di questo tipo di schiavitù, in cui è la persona che serve il lavoro, mentre deve essere il lavoro ad offrire un servizio alle persone perché abbiano dignità. Chiedo ai fratelli e sorelle nella fede e a tutti gli uomini e donne di buona volontà una decisa scelta contro la tratta delle persone, all’interno della quale figura il “lavoro schiavo”.

2. Accenno al secondo pensiero: nel silenzio dell’agire quotidiano, san Giuseppe, insieme a Maria, hanno un solo centro comune di attenzione: Gesù. Essi accompagnano e custodiscono, con impegno e tenerezza, la crescita del Figlio di Dio fatto uomo per noi, riflettendo su tutto ciò che accadeva. Nei Vangeli, san Luca sottolinea due volte l’atteggiamento di Maria, che è anche quello di san Giuseppe: «Custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore» (2,19.51). Per ascoltare il Signore, bisogna imparare a contemplarlo, a percepire la sua presenza costante nella nostra vita; bisogna fermarsi a dialogare con Lui, dargli spazio con la preghiera. Ognuno di noi, anche voi ragazzi, ragazze e giovani, così numerosi questa mattina, dovrebbe chiedersi: quale spazio do al Signore? Mi fermo a dialogare con Lui? Fin da quando eravamo piccoli, i nostri genitori ci hanno abituati ad iniziare e a terminare la giornata con una preghiera, per educarci a sentire che l’amicizia e l’amore di Dio ci accompagnano. Ricordiamoci di più del Signore nelle nostre giornate!

E in questo mese di maggio, vorrei richiamare all’importanza e alla bellezza della preghiera del santo Rosario. Recitando l'Ave Maria, noi siamo condotti a contemplare i misteri di Gesù, a riflettere cioè sui momenti centrali della sua vita, perché, come per Maria e per san Giuseppe, Egli sia il centro dei nostri pensieri, delle nostre attenzioni e delle nostre azioni. Sarebbe bello se, soprattutto in questo mese di maggio, si recitasse assieme in famiglia, con gli amici, in Parrocchia, il santo Rosario o qualche preghiera a Gesù e alla Vergine Maria! La preghiera fatta assieme è un momento prezioso per rendere ancora più salda la vita familiare, l’amicizia! Impariamo a pregare di più in famiglia e come famiglia!

Cari fratelli e sorelle, chiediamo a san Giuseppe e alla Vergine Maria che ci insegnino ad essere fedeli ai nostri impegni quotidiani, a vivere la nostra fede nelle azioni di ogni giorno e a dare più spazio al Signore nella nostra vita, a fermarci per contemplare il suo volto. Grazie.
Saluti:

Bienvenus chers pèlerins francophones venant de Belgique et de France. J’adresse un salut particulier aux pèlerins de l’Archidiocèse de Paris et des différentes paroisses, ainsi qu’aux jeunes! Je vous invite tous à apprendre à prier en famille et comme famille! Quant à vous chers jeunes, que chacun mette du sien dans ses devoirs quotidiens, ses études, son travail, ses amitiés et dans sa vie de charité. Bon pèlerinage à tous!

I am pleased to greet the many pilgrimage groups present at today’s Audience, including those from the Archdiocese of Gwangju in South Korea. Upon all the English-speaking visitors, including those from England, Scotland, Denmark, Canada and the United States, I invoke the joy and peace of the Risen Lord.

Mit Freude heiße ich alle deutschsprachigen Pilger willkommen, insbesondere die vielen Schützen aus Deutschland. Wie Maria und Josef wollen wir in der Gegenwart des Herrn leben. Das Beten des Rosenkranzes hilft uns, an der Seite Marias die Geheimnisse des Lebens Jesu zu betrachten. Es wäre schön, gerade im Marienmonat Mai in den Familien gemeinsam den Rosenkranz zu beten. Das gemeinsame Gebet festigt das Familienleben. Beten wir wieder mehr in unseren Familien. Dann wächst der Glaube und kann der Herr in uns und durch uns wirken. Die Heilige Familie schütze euch alle.

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos provenientes de España, Argentina, Costa Rica, Perú, Chile, México y los demás países latinoamericanos. Pidamos a san José y a la Virgen María que nos enseñen a ser fieles en nuestro trabajo cotidiano y a afrontar con fe las vicisitudes de cada día. Muchas gracias.

Dirijo uma cordial saudação a todos os peregrinos de língua portuguesa, nomeadamente aos grupos de brasileiros presentes nesta Audiência. Neste mês mariano, com a ajuda de Nossa Senhora e São José, buscai contemplar mais intensamente a face do Senhor Jesus para que Ele seja o centro dos vossos pensamentos, das vossas ações, da vossa vida. Grazie.


كلمات الأب الأقدس للحجاج الناطقين باللغة العربية:

أيها الأخوات والإخوة الأحباء الناطقون باللغة العربية! لا تخافوا من الالتزام، ومن التضحية، ولا تنظروا إلى المستقبل بخوف؛ بل احتفظوا برجاء حي لأن هناك دائما شعاع نور يطل في الأفق. ولا تنسوا الصلاة، وخاصة تلاوة المسبحة المقدسة، طالبين من القديس يوسف، ومن العذراء مريم، نعمة أمانة الالتزام اليومي: إعطوا للرب مكانا أكبر في حياتكم. أمنح للجميع البركة الرسولية !

Dzisiaj, w drugą rocznicę beatyfikacji Jana Pawła II, szczególnie witam przybyłych na audiencję Polaków. Pozdrawiam liczną pielgrzymkę z Diecezji kaliskiej i grupę z Sanktuarium z Pólka. Pozdrawiam kleryków i ich moderatorów z Seminariów Duchownych w Pelplinie i w Białymstoku. Niech wasze życie przenika przykład wiary, miłości i odwaga apostolska Jana Pawła II. W modlitwie wypraszam dla was wszystkich, dla Kościoła i całej Polski, opiekę Matki Bożej i potrzebne dary Bożej Opatrzności. Z serca wam błogosławię.

* * *

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i sacerdoti del Pontificio Collegio Missionario San Paolo, i sacerdoti e seminaristi di Vicenza, e i seminaristi dell’Opera Don Guanella. Saluto poi i religiosi della Società delle Missioni Africane e le Figlie della Presentazione di Maria Santissima al Tempio, che celebrano i rispettivi Capitoli generali. Saluto i fedeli delle numerose parrocchie, come pure le Associazioni, i Gruppi Scout e le varie realtà ecclesiali. Possa questo incontro rafforzare in ciascuno un generoso impegno di fedeltà alla propria vocazione e di testimonianza cristiana. Desidero infine rivolgermi, come di consueto, ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Cari giovani, siate innamorati di Cristo, per seguirlo con slancio e fedeltà. Voi, cari ammalati, immergete le vostre sofferenze nel mistero d’amore del Sangue del Redentore. E voi, cari sposi novelli, col vostro reciproco e fedele amore siate segno eloquente dell’amore di Cristo per la Chiesa. Grazie.

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view post Posted: 4/5/2013, 11:51 Società ingiusta quella che non dà lavoro o sfrutta i lavoratori‏ - Santo Padre Francesco - Jorge Mario Bergoglio

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1°Maggio 2013

La società non è giusta se non offre a tutti un lavoro o sfrutta i lavoratori: lo ha affermato il Papa nella Messa presieduta nella Cappellina di Casa Santa Marta in occasione della Memoria di San Giuseppe Lavoratore. Erano presenti alcuni minori e ragazze madri, ospiti del Centro di solidarietà “Il Ponte”, nato a Civitavecchia nel 1979, accompagnati dal presidente dell’associazione, don Egidio Smacchia.
Nel Vangelo proposto dalla liturgia Gesù viene chiamato il “figlio del falegname”. Giuseppe era un lavoratore e Gesù ha imparato a lavorare con lui. Nella prima lettura si legge che Dio lavora per creare il mondo. Questa “icona di Dio lavoratore – afferma il Papa - ci dice che il lavoro è qualcosa di più che guadagnarsi il pane”:
“Il lavoro ci dà la dignità! Chi lavora è degno, ha una dignità speciale, una dignità di persona: l’uomo e la donna che lavorano sono degni. Invece quelli che non lavorano non hanno questa dignità. Ma tanti sono quelli che vogliono lavorare e non possono. Questo è un peso per la nostra coscienza, perché quando la società è organizzata in tal modo, che non tutti hanno la possibilità di lavorare, di essere unti della dignità del lavoro, quella società non va bene: non è giusta! Va contro lo stesso Dio, che ha voluto che la nostra dignità incominci di qua”.
“La dignità – ha proseguito il Papa - non ce la dà il potere, il denaro, la cultura, no! …. La dignità ce la dà il lavoro!” e un lavoro degno, perché oggi tanti “sistemi sociali, politici ed economici hanno fatto una scelta che significa sfruttare la persona”:
“Non pagare il giusto, non dare lavoro, perché soltanto si guarda ai bilanci, ai bilanci dell’impresa; soltanto si guarda a quanto io posso approfittare. Quello va contro Dio! Quante volte – tante volte – abbiamo letto su ‘L’Osservatore Romano’…. Un titolo che mi ha colpito tanto il giorno della tragedia del Bangladesh, ‘Vivere con 38 euro al mese’: questo era il pagamento di queste persone che sono morte… E questo si chiama ‘lavoro schiavo!’. E oggi nel mondo c’è questa schiavitù che si fa col più bello che Dio ha dato all’uomo: la capacità di creare, di lavorare, di farne la propria dignità. Quanti fratelli e sorelle nel mondo sono in questa situazione per colpa di questi atteggiamenti economici, sociali, politici e così via…”.
Il Papa cita un rabbino del Medio Evo che raccontava alla sua comunità ebraica la vicenda della Torre di Babele: allora i mattoni erano molto preziosi:
“Quando un mattone, per sbaglio, cadeva, c’era un problema tremendo, uno scandalo: ‘Ma guarda cosa hai fatto!’. Ma se uno di quelli che facevano la torre cadeva: ‘Requiescat in pace!’ e lo lasciavano tranquillo… Era più importante il mattone che la persona. Questo raccontava quel rabbino medievale e questo succede adesso! Le persone sono meno importanti delle cose che danno profitto a quelli che hanno il potere politico, sociale, economico. A che punto siamo arrivati? Al punto che non siamo consci di questa dignità della persona; questa dignità del lavoro. Ma oggi la figura di San Giuseppe, di Gesù, di Dio che lavorano - questo è il nostro modello - ci insegnano la strada per andare verso la dignità”.
Oggi – ha osservato il Papa – non possiamo dire più quello che diceva San Paolo: “Chi non vuol lavorare, non mangi”, ma dobbiamo dire: “Chi non lavora, ha perso la dignità!”, perché “non trova la possibilità di lavorare”. Anzi: “La società ha spogliato questa persona di dignità!”. Oggi – ha aggiunto il Pontefice – ci fa bene riascoltare “la voce di Dio, quando si rivolgeva a Caino” dicendogli: “Caino, dov’è tuo fratello?”. Oggi, invece, sentiamo questa voce: “Dov’è tuo fratello che non ha lavoro? Dov’è tuo fratello che è sotto il lavoro schiavo?”. Il Papa conclude: “Preghiamo, preghiamo per tutti questi fratelli e sorelle che sono in questa situazione. Così sia”.

Fonte. News.va

view post Posted: 4/5/2013, 11:46 Il Papa riceve Shimon Peres: pace in Terra Santa e Siria. Papa Francesco invitato in Israele‏ - Santo Padre Francesco - Jorge Mario Bergoglio

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30 Aprile 2013

“Decisioni coraggiose e disponibilità da ambedue le parti” per portare il conflitto israelo-palestinese sulla strada della pace. E un invito rivolto al Papa a visitare la Terra Santa. Sono alcuni dei punti principali emersi durante l’incontro che questa mattina Papa Francesco ha avuto in Vaticano con il presidente dello Stato d’Israele, Shimon Peres, il quale si è successivamente intrattenuto con il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, e con il segretario per i Rapporti con gli Stati, l’arcivescovo Dominique Mamberti.
Per ciò che riguarda la situazione sociopolitica del Medio Oriente, “dove – si legge nel comunicato ufficiale – perdurano non poche realtà conflittuali”, si “è auspicata una pronta ripresa dei negoziati tra Israeliani e Palestinesi” affinché, “con il sostegno della comunità internazionale, si possa raggiungere un accordo rispettoso delle legittime aspirazioni dei due Popoli e così contribuire risolutamente alla pace e alla stabilità della Regione”. Non è mancato, poi, un riferimento – prosegue la nota – all’importante questione della Città di Gerusalemme” e inoltre “si è manifestata particolare preoccupazione per il conflitto che affligge la Siria per il quale si è a si è auspicato una soluzione politica, che privilegi la logica della riconciliazione e del dialogo”.
Infine, conclude il comunicato, “sono state affrontate anche alcune questioni riguardanti i rapporti tra lo Stato d’Israele e la Santa Sede e tra le Autorità statali e le comunità cattoliche locali. Sono stati apprezzati infine i notevoli progressi fatti dalla Commissione bilaterale di lavoro, impegnata nell’elaborazione di un Accordo su questioni di comune interesse, per il quale si auspica una pronta conclusione”. Il direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Federico Lombardi, ha confermato l’invito rivolto dal presidente Peres a Papa Francesco perché possa al più presto venire in visita in Israele.

Fonte: News.va

view post Posted: 4/5/2013, 11:44 Emissione filatelica congiunta Stato della Città del Vaticano e Argentina‏ - Santo Padre Francesco - Jorge Mario Bergoglio
Caro atriolo, ti ringrazio veramente di cuore per questi approfondimenti. Non sai quanto sono graditi, per noi è un aiuto molto prezioso perchè il forum è molto grande e aggiornarlo non è semplice.
Ti ringrazio davvero di cuore
Dio ti benedica e la madonna ti protegga sempre
4984 replies since 31/8/2010