Gesù Luce del mondo

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view post Posted: 5/5/2013, 15:14 Maria è la madre che ci insegna ad essere liberi e a fare scelte buone e definitive - Santo Padre Francesco - Jorge Mario Bergoglio

PAROLE DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Basilica Papale di S. Maria Maggiore
Sabato, 4 maggio 2013


Ringrazio l’Eminentissimo Signor Arciprete di questa Basilica per le parole dette all’inizio. Ringrazio lei, fratello e amico, un’amicizia che nacque in quel Paese alla fine del mondo! Grazie tante. Ringrazio per la presenza il Signor Cardinale Vicario, i Signori Cardinali, i Vescovi, i Sacerdoti. E ringrazio voi, fratelli e sorelle, che oggi siete venuti a pregare la Madonna, la madre, la “Salus Populi Romani”. Perché questa sera siamo qui davanti a Maria. Abbiamo pregato sotto la sua guida materna perché ci conduca ad essere sempre più uniti al suo Figlio Gesù; le abbiamo portato le nostre gioie e le nostre sofferenze, le nostre speranze e le nostre difficoltà; l’abbiamo invocata con il bel titolo di “Salus Populi Romani” chiedendo per tutti noi, per Roma, per il mondo che ci doni la salute. Sì, perché Maria ci dona la salute, è la nostra salute.

Gesù Cristo, con la sua Passione, Morte e Risurrezione, ci porta la salvezza, ci dona la grazia e la gioia di essere figli di Dio, di chiamarlo in verità con il nome di Padre. Maria è madre, e una madre si preoccupa soprattutto della salute dei suoi figli, sa curarla sempre con grande e tenero amore. La Madonna custodisce la nostra salute. Che cosa vuol dire questo, che la Madonna custodisce la nostra salute? Penso soprattutto a tre aspetti: ci aiuta a crescere, ad affrontare la vita, ad essere liberi; ci aiuta a crescere, ci aiuta ad affrontare la vita, ci aiuta ad essere liberi.

1. Una mamma aiuta i figli a crescere e vuole che crescano bene; per questo li educa a non cedere alla pigrizia - che deriva anche da un certo benessere -, a non adagiarsi in una vita comoda che si accontenta di avere solo delle cose. La mamma ha cura dei figli perché crescano sempre di più, crescano forti, capaci di prendersi responsabilità, di impegnarsi nella vita, di tendere a grandi ideali. Il Vangelo di san Luca dice che, nella famiglia di Nazareth, Gesù «cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui» (Lc 2,40). La Madonna fa proprio questo in noi, ci aiuta a crescere umanamente e nella fede, ad essere forti e non cedere alla tentazione dell’essere uomini e cristiani in modo superficiale, ma a vivere con responsabilità, a tendere sempre più in alto.

2. Una mamma poi pensa alla salute dei figli educandoli anche ad affrontare le difficoltà della vita. Non si educa, non si cura la salute evitando i problemi, come se la vita fosse un’autostrada senza ostacoli. La mamma aiuta i figli a guardare con realismo i problemi della vita e a non perdersi in essi, ma ad affrontarli con coraggio, a non essere deboli, e a saperli superare, in un sano equilibrio che una madre “sente” tra gli ambiti di sicurezza e le zone di rischio. E questo una mamma sa farlo! Non porta sempre il figlio sulla strada della sicurezza, perché in questa maniera il figlio non può crescere, ma anche non lo lascia soltanto sulla strada del rischio, perché è pericoloso. Una mamma sa bilanciare le cose. Una vita senza sfide non esiste e un ragazzo o una ragazza che non sa affrontarle mettendosi in gioco, è un ragazzo e una ragazza senza spina dorsale! Ricordiamo la parabola del buon samaritano: Gesù non propone il comportamento del sacerdote e del levita, che evitano di soccorrere colui che era incappato nei briganti, ma il samaritano che vede la situazione di quell’uomo e la affronta in maniera concreta, anche con rischi. Maria ha vissuto molti momenti non facili nella sua vita, dalla nascita di Gesù, quando «per loro non c’era posto nell’alloggio» (Lc 2,7), fino al Calvario (cfr Gv 19,25). E come una buona madre ci è vicina, perché non perdiamo mai il coraggio di fronte alle avversità della vita, di fronte alla nostra debolezza, di fronte ai nostri peccati: ci dà forza, ci indica il cammino di suo Figlio. Gesù dalla croce dice a Maria, indicando Giovanni: «Donna, ecco tuo figlio!» e a Giovanni: «Ecco tua madre!» (cfr Gv 19,26-27). In quel discepolo tutti noi siamo rappresentati: il Signore ci affida nelle mani piene di amore e di tenerezza della Madre, perché sentiamo il suo sostegno nell’affrontare e vincere le difficoltà del nostro cammino umano e cristiano; non avere paura delle difficoltà, affrontarle con l’aiuto della mamma.

3. Un ultimo aspetto: una buona mamma non solo accompagna i figli nella crescita, non evitando i problemi, le sfide della vita; una buona mamma aiuta anche a prendere le decisioni definitive con libertà. Questo non è facile, ma una mamma sa farlo. Ma che cosa significa libertà? Non è certo fare tutto ciò che si vuole, lasciarsi dominare dalle passioni, passare da un’esperienza all’altra senza discernimento, seguire le mode del tempo; libertà non significa, per così dire, buttare tutto ciò che non piace dalla finestra. No, quella non è libertà! La libertà ci è donata perché sappiamo fare scelte buone nella vita! Maria da buona madre ci educa ad essere, come Lei, capaci di fare scelte definitive; scelte definitive, in questo momento in cui regna, per così dire, la filosofia del provvisorio. È tanto difficile impegnarsi nella vita definitivamente. E lei ci aiuta a fare scelte definitive con quella libertà piena con cui ha risposto “sì” al piano di Dio sulla sua vita (cfr Lc 1,38).

Cari fratelli e sorelle, quanto è difficile, nel nostro tempo, prendere decisioni definitive! Ci seduce il provvisorio. Siamo vittime di una tendenza che ci spinge alla provvisorietà… come se desiderassimo rimanere adolescenti. E’ un po’ il fascino del rimanere adolescenti, e questo per tutta la vita! Non abbiamo paura degli impegni definitivi, degli impegni che coinvolgono e interessano tutta la vita! In questo modo la vita sarà feconda! E questo è libertà: avere il coraggio di prendere queste decisioni con grandezza.

Tutta l’esistenza di Maria è un inno alla vita, un inno di amore alla vita: ha generato Gesù nella carne ed ha accompagnato la nascita della Chiesa sul Calvario e nel Cenacolo. La Salus Populi Romani è la mamma che ci dona la salute nella crescita, ci dona la salute nell’affrontare e superare i problemi, ci dona la salute nel renderci liberi per le scelte definitive; la mamma che ci insegna ad essere fecondi, ad essere aperti alla vita e ad essere sempre fecondi di bene, fecondi di gioia, fecondi di speranza, a non perdere mai la speranza, a donare vita agli altri, vita fisica e spirituale.

Questo ti chiediamo questa sera, O Maria, Salus Populi Romani, per il popolo di Roma, per tutti noi: donaci la salute che solo tu puoi donarci, per essere sempre segni e strumenti di vita. Amen.

* * *

All’uscita dalla Basilica, dal Sagrato il Santo Padre ha rivolto le seguenti parole ai numerosi fedeli radunati in Piazza:

Fratelli e sorelle,

Buona sera! Grazie tante per la vostra presenza nella casa della mamma di Roma, della nostra Madre. Viva la Salus Populi Romani. Viva la Madonna. E’ la nostra Madre. Affidiamoci a lei, perché lei ci custodisce come una buona mamma. Io prego per voi, ma vi chiedo di pregare per me, perché ne ho bisogno. Tre “Ave” per me. Vi auguro una buona domenica, domani. Arrivederci. Adesso vi do la benedizione - a voi e a tutta la vostra famiglia. Vi benedica il Padre Onnipotente.. Buona domenica.

© Copyright 2013 - Libreria Editrice Vaticana

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view post Posted: 5/5/2013, 11:48 5 Maggio 2013 - VI DOMENICA DI PASQUA (ANNO C) - La Parola di oggi (a cura di onegirl)

Parola - Prima lettura At 15, 1-2.22-29
In quei giorni, alcuni, venuti dalla Giudea, insegnavano ai fratelli: «Se non vi fate circoncidere secondo l’usanza di Mosè, non potete essere salvati». Poiché Paolo e Bàrnaba dissentivano e discutevano animatamente contro costoro, fu stabilito che Paolo e Bàrnaba e alcuni altri di loro salissero a Gerusalemme dagli apostoli e dagli anziani per tale questione. Agli apostoli e agli anziani, con tutta la Chiesa, parve bene allora di scegliere alcuni di loro e di inviarli ad Antiòchia insieme a Paolo e Bàrnaba.... E inviarono tramite loro questo scritto: «... Abbiamo saputo che alcuni di noi... sono venuti a turbarvi con discorsi che hanno sconvolto i vostri animi... È parso bene, infatti, allo Spirito Santo e a noi, di non imporvi altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie...».

Riflessione
I Giudei ritenevano che la circoncisione fosse indispensabile. Paolo e Barnaba, che avevano colto proprio lo spirito proveniente dai pagani dicevano: «No, non è giusto imporre loro la circoncisione, è Cristo che ci libera, non la legge di Mosè». Paolo chiese a Pietro: «Confermami nella mia fede, se quello che dico è secondo Cristo». C’era un problema e tutti si sono riuniti per risolverlo, in ascolto dello Spirito Santo. Battaglie, botta e risposta, così, fino a che Pietro alzò la mano dicendo: «Si farà così!» e non per ordine, ma per obbedienza, gli Apostoli eseguirono perché lo Spirito Santo e loro avevano deciso. Che bella libertà nella Chiesa, nell’unità e nell’obbedienza! Fin quando ameremo Cristo avremo sempre la libertà; quando non ameremo più Cristo si formeranno i partiti e saremo partiti anche noi!

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Parola - Seconda lettura Ap 21, 10-14.22-23
L’angelo mi trasportò in spirito su di un monte grande e alto, e mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scende dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio... Le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell’Agnello. In essa non vidi alcun tempio: il Signore Dio, l’Onnipotente, e l’Agnello sono il suo tempio. La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna: la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l’Agnello.

Riflessione
Il Figlio di Dio ha preso un corpo umano dotato di anima, ed è venuto su questa terra per realizzare una nuova creazione e una nuova umanità formandosi un nuovo popolo di Dio. Solo una piccola parte del popolo ebraico si è unito a Gesù. Da questi pochi, rinnovati dallo Spirito Santo e uniti a Gesù, è nato il nuovo popolo di Dio, adunato nel Padre, nel Figlio, nello Spirito Santo. Questo nuovo popolo è la Chiesa Cattolica. I dodici apostoli, con Pietro, sono il basamento di questa adunata universale, sono i capi delle nuove dodici tribù d’Israele. Il tempio in cui si riunisce questo nuovo popolo è Dio Padre e Gesù Cristo che nello Spirito Santo sono un solo Dio. Questa nuova Gerusalemme non ha bisogno delle dottrine umane perché essa stessa è illuminata da Dio e illumina ogni uomo che viene su questa terra. Tu sei figlio/figlia di questa Chiesa, unica salvezza del mondo.

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Parola - Vangelo Gv 14, 23-29
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole... Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore...».

Riflessione
Dio è una comunione di Persone. Il Signore Gesù ci ha detto che se uno ama Dio, il Padre viene in lui: «Il Padre mio ed io verremo a lui e porremo in lui la nostra dimora in lui». Per il battesimo egli ha già la sua dimora presso di noi, ma questa dimora sul piano pratico non serve a niente se egli non viene momento per momento dentro di noi, ed egli viene nella misura in cui lo lasciamo venire. E poiché Dio è amore, noi lo lasciamo venire nella misura in cui amiamo, ma fin da questo istante, in questo momento!

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view post Posted: 4/5/2013, 20:51 Commento al Vangelo del 5 Maggio 2013 per bambini e ragazzi - Uno spazio un pò speciale, dedicato ai nostri piccoli grandi amici: i Bambini

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VANGELO (Gv 14,23-29)
Lo Spirito Santo vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse [ai suoi discepoli]: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.
Avete udito che vi ho detto: "Vado e tornerò da voi". Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l'ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».
Parola del Signore.


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Commento

Nel tempo di pasqua la Chiesa ricorda in diversi modi il Cristo risorto, concretamente presente e vivente. In queste settimane i Vangeli hanno insistito sull’incontro del Risorto con la Maddalena, con i discepoli di Emmaus, con Tommaso e alla fine con Pietro; inoltre nella quarta e nella quinta domenica è stato ricordato che il Risorto è presente in coloro che nella Chiesa svolgono un servizio pastorale ed anche nell’amore concretamente vissuto nella comunità dei cristiani (secondo il modello della carità che Gesù stesso ha mostrato). Alla fine, la preghiera di colletta della sesta domenica afferma: «O Dio, che hai promesso di stabilire la tua dimora in quanti ascoltano la tua parola e la mettono in pratica, manda il tuo Spirito, perché richiami al nostro cuore tutto quello che il Cristo ha fatto a insegnato e ci renda capaci di testimoniarlo con le parole e con le opere».
Il messaggio delle domeniche di Pasqua arriva dunque al culmine perché il Risorto è presente perché prende dimora nel credente che lo ascolta (così nel Vangelo di questa domenica) e il credente attraverso il Risorto diventa dimora della Trinità. Nella prima lettura viene raccontata l’azione ecclesiale del Risorto, quando per risolvere i conflitti generati dalle diverse componenti del cristianesimo (quella gentile e quella giudaica) viene convocato il sinodo di Gerusalemme. I brani degli Atti degli Apostoli che ritornano con abbondanza nel tempo di Pasqua (sia nella liturgia festiva che in quella feriale) sottolineano a più riprese come la Chiesa annuncia il Risorto semplicemente perché vive di Lui. Nella seconda lettura c’è la descrizione della dimora escatologica di Dio, la Gerusalemme celeste, che rappresenta la realizzazione del Regno. Il Vangelo e le letture descrivono in modo completo l’azione del Risorto sul livello personale del credente, su quello ecclesiale e su quello escatologico.
Nel Vangelo di questa domenica c’è una coincidenza tra l’amore e la fede: «Se uno mi ama osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui». La fede quindi è sicuramente conoscenza del deposito, è impegno di carattere morale, cioè osservanza dei comandamenti, ma prima di tutto è abbandono fiducioso in Dio, consegna della nostra vita al Padre: insomma un atto di amore. Anche Gesù parte dall’amore: «Se uno mi ama …» e da questa scelta fa discendere tutto il resto come una conseguenza naturale. L’invito del Signore fa riflettere in primo luogo a proposito dei doni ricevuti dalla Chiesa che hanno acceso la presenza di Cristo nei cristiani a partire dal Battesimo; in particolare sulla formazione permanente necessaria a custodire e far fruttificare i sacramenti ricevuti e la parola ascoltata. In secondo l’invito di Cristo ricorda come la preghiera permette di riconoscere e far crescere la Sua presenza nella vita di ognuno. In terzo luogo sottolinea che la carità concretamente vissuta Lo rende visibile a tutti gli uomini. La dimora di Dio nei discepoli per mezzo di Cristo riempie allo stesso tempo di consolazione e di responsabilità, perché questa realtà straordinaria deve diventare foriera di buoni frutti e soprattutto di una gioia piena nella vita quotidiana di tutti i credenti.
La venuta del Signore non solo non è un evento futuro e lontano, ma soprattutto può avvenire nel nascondimento del cuore di ogni uomo. Lo Spirito Consolatore promesso da Gesù è colui che deve suscitare la dimora di Dio nell’interiorità del credente e ogni maestro e guida spirituale dovrà essere a servizio del maestro interiore che è lo Spirito.
Chi non crede è presentato da Gesù come colui che prima di tutto non è interessato a nessuna relazione con lui, che non vuole confessarlo come Signore, né intende ascoltare la sua parola. E necessario non perdere di vista l’intima identità relazionale della fede che non è semplicemente un atto di carattere formale. Per lo stesso motivo solo gli uomini e le donne coscienti della vita divina che dimora in loro sapranno veramente narrare e annunciare il Regno di Dio.
(di Mauro Manganozzi - omelie.org)

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Sussidio per bambini

Nel vangelo di oggi il Signore, anche se non in modo diretto, pone una domanda importantissima a tutti, anche a voi bambini: “Ma tu, mi ami?”.
Provo a farvi qualche ipotesi di risposta:“Sì, io amo tanto Gesù perché vado a messa tutte le domeniche!”. Oppure: ”Sì che lo amo perché io prego 5 minuti al giorno!”. Oppure ancora:”Sì, io amo Gesù perché quando sono in chiesa non chiacchiero!”.
Certamente questi sono modi necessari per amare il Signore ma non sono sufficienti! Gesù, infatti, ci ha amato in modo SUPER, ci ha amato così tanto da soffrire fino alla morte più infamante, la croce, ed è risorto affinché un giorno risorgiamo anche noi!
E tutto questo l’ha fatto per me, per te Massimo, per te Anna, per te, per te...
Sono certa che, anche se siete piccoli, sapete bene che una persona innamorata dà tutto per la persona amata!
Vi rendete conto che il Signore è innamorato proprio di ciascuno di voi?
Purtroppo spesso ci dimentichiamo che Dio ci vuole così bene, ci dimentichiamo che con lui non siamo mai soli neanche nei momenti più difficili, ci dimentichiamo, o non ci accorgiamo, che ci cammina sempre accanto…
Il Signore è come l’aria. La vedete voi l’aria? Certo che no, però, se non ci fosse, noi non saremmo qui ora, non saremmo vivi perché non potremmo respirare!!!
Inoltre, avete notato, nel vangelo di oggi, quanto rispetto Gesù ha nei nostri confronti?
Col presupposto di questo bene immenso che lo ha portato a morire per regalarci il Paradiso, ci lascia liberi di ricambiare: non pretende ma attende il nostro amore.
Infatti dice : ”Se uno mi ama”.
Il Vangelo inizia con un “Se”, ed è proprio questo “Se” che ci fa capire che Dio ci sta facendo la domanda di cui parlavamo all’inizio di questa riflessione: ”Ma tu, mi ami?”
Il Signore ve lo sta chiedendo con tutto il suo cuore perché voi siete i suoi figli e non vi vuole perdere per nessuna cosa al mondo.
Il Signore ve lo sta chiedendo perché, lui che attraverso i vostri genitori vi ha donato questa vita terrena, vi vuole fare un dono ancora più grande, vi vuole dare la vita eterna, la vita “per sempre”.
Se volete amarlo, allora, dovete fare la cosa più logica che esista al mondo, la cosa che oggi Lui dice di fare: ”Se uno mi ama, osserverà la mia parola”.
Ecco il modo per ricambiare all’amore!!!
Voglio fermarmi a riflettere sulla parola “osservare”.
Il primo significato che ci viene in mente è “guardare”.
Si può guardare qualcosa o qualcuno per curiosità, per conoscere, per imparare, si può anche guardare senza vedere perché si pensa ad altro… si può guardare in tanti modi e, in questo senso, sono coinvolti prevalentemente i nostri occhi.
Ma la parola “osservare” che oggi troviamo nel vangelo esprime un qualcosa di più, non esprime solo un coinvolgimento della vista!
La parola ebraica “osservare” è tradotta con un parolone difficile il cui significato è questo: custodire la Parola nel cuore e metterla in pratica nella vita.
Custodire la Parola come si fa con le cose preziose, come si fa con un gioiello donato, come si fa con un bambino piccolo…
Certo che prima di custodirla bisogna riceverla, ascoltarla!
E’ per questo che alla messa domenicale è necessario prestare attenzione alle letture che vengono fatte! Le parole che vengono lette dai lettori e dal sacerdote sono parole dette da Dio al vostro cuore per cui le dovete custodire con cura, le dovete fare vostre perché vi fanno capire che cosa il Signore vuole da voi, perché sono parole che vi indicano la strada per essere felici!
Abbiamo capito fin qui, allora, che “osservare”significa ascoltare e custodire nel cuore.
Pensate al bene che volete a mamma e papà: se li amate, li ascoltate e custodite nel vostro cuore le loro parole perché sapete che sono dette per la vostra felicità!
Pensate all’amore di due fidanzati: ognuno è in ascolto dell’altro, ognuno considera la parola dell’altro come un tesoro di inestimabile valore!
Pensate al bene che vi volete fra amici: non è sempre facile accettare le loro idee, anzi, il desiderio di prevalere è molto forte ma, se ci tenete veramente a loro, sono certa che mettete da parte il vostro orgoglio, sono certa che ascoltate e considerate preziose le parole di coloro che vi stanno più a cuore!
Però attenzione bambini, perché la parola “osservare” ha anche l’altro IMPORTANTISSIMO significato: mettere in pratica nella vita!
Potremmo conoscere alla perfezione tutto il Vangelo, potremmo addirittura sapere a memoria tutto il librone della Bibbia, ma se non viviamo quello che abbiamo ascoltato e custodito nel nostro cuore, non serve a niente…
Mettere in pratica la Parola è questo: AMARE TUTTI SENZA MISURA. Mica facile.
Certo. Ma è l’unica cosa che ci può rendere felici.
Felici noi e felice Gesù che ci ha amati proprio in questo modo: senza misura.
Sapete come si potrebbe tradurre, in un altro modo, la parola “osservare”?
VIVERE DA RISORTI.
“Ma come - direte voi- per vivere da risorti bisogna prima essere morti!”. Noooo!!!
Vivere da risorti significa vivere nella pace: Gesù risorto ci dona la pace. Vivendo con lui noi accogliamo la pace che lui ci dona e poi la ridoniamo a tutti.
Allora questo è il primo impegno per la settimana: fare il “passapace”, proprio come si fa il “passaparola”!
Vivere da risorti significa vivere nell’amore, come ci ha detto Gesù nell’ultima cena: ”Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”. Dunque, amore reciproco e gratuito. Ecco allora il secondo impegno: il “passamore”!
Vivere da risorti significa vivere nella luce: Cristo vivo è luce che illumina la nostra vita, che ci indica la strada giusta per non perderci. Lui fa luce a noi e noi dobbiamo fare luce agli altri. E siamo al terzo impegno: il “passaluce”!
Vivere da risorti significa vivere nella gioia, con quella gioia sperimentata dai discepoli dopo la sofferenza per la morte di Gesù: la gioia della presenza di Gesù vivo in mezzo a loro. Ma Gesù è vivo anche in mezzo a noi!!!
Voi, siete felici? Ecco allora l’ultimo impegno: il “passagioia”!
Come ci ha detto papa Francesco nella Domenica delle palme, i cristiani non possono mai essere tristi perché la loro gioia non nasce dal possedere tante cose ma nasce dall’avere incontrato una persona: Gesù.



Un giorno la piccola Lucia chiese alla nonna: "Ma Gesù è morto o vivo?”.
A dire il vero, era un po' che le frullava in testa questa domanda.
Il parroco, infatti, era andato alla scuola materna ed aveva spiegato a lungo che Gesù era stato crocifisso e sepolto.
La nonna capì molto bene la domanda della sua nipotina, aprì il vangelo e le lesse che le donne erano andate al sepolcro il mattino dopo il sabato, che avevano trovato il sepolcro vuoto e che proprio lì stava un angelo ad annunciare che Gesù era vivo, che era risorto, che era stato glorificato dal Padre, e che sarebbe stato per sempre vicino ad ognuno di noi con tutto il suo amore.
Lucia, a queste parole, era piena di gioia.

Qualche giorno dopo, la nonna si recò con Lucia alla messa domenicale. Sul presbiterio c’era il prete e tra i banchi poca gente, un po' triste e un po' annoiata. Anche i canti che una donna intonava dal primo banco erano bassi, lenti, cantati da pochi, senza voglia e senza convinzione. Allora Lucia, dopo essersi guardata ben bene in giro, chiese alla nonna: "Ma loro lo sanno che Gesù è risorto?".

(Di Maria Teresa Visonà - omelie.org)

view post Posted: 4/5/2013, 20:38 5 Maggio 2013 - VI DOMENICA DI PASQUA (ANNO C) - La Parola di oggi (a cura di onegirl)

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Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico: Bianco


Un’antica leggenda racconta che san Giovanni evangelista, vecchio e ormai sul suo letto di morte, continuava a mormorare: “Figli miei, amatevi gli uni gli altri, amatevi gli uni gli altri...”. Questo testamento di Gesù, che egli ci ha trasmesso, era per lui molto importante. E, certamente, questo amore non era facile nemmeno in quei tempi. Non è mai così necessario parlare d’amore come là dove non ce n’è. È la stessa cosa che succede per la pace: non si è mai parlato tanto di pace come oggi, e intanto si continua a fare la guerra in moltissimi luoghi. Ma, proprio su questo punto, il Vangelo di Giovanni pone un’importante distinzione: c’è una pace di Gesù e un’altra pace, data dal mondo. San Giovanni attira la nostra attenzione sul fatto che noi non dobbiamo lasciarci accecare dalle parole, dobbiamo tenere conto soprattutto dello spirito nel quale esse sono dette. Dio ci ha mandato lo Spirito Santo per insegnarci la sua volontà. Il suo Spirito ci insegna anche a penetrare il senso delle parole. Possiamo allora rivolgerci a lui quando siamo disorientati, quando ci sentiamo deboli, quando non sappiamo più cosa fare. È un aiuto al quale possiamo ricorrere quando ci aspettano decisioni difficili da prendere. Egli ci aiuta!
Antifona d'ingresso
Con voce di giubilo
date il grande annunzio,
fatelo giungere ai confini del mondo:
il Signore ha liberato il suo popolo. Alleluia. (cf. Is 48,20).

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Colletta
Dio onnipotente,
fa’ che viviamo con rinnovato impegno
questi giorni di letizia
in onore del Cristo risorto,
per testimoniare nelle opere
il memoriale della Pasqua
che celebriamo nella fede.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

Oppure:
O Dio, che hai promesso
di stabilire la tua dimora
in quanti ascoltano la tua parola
e la mettono in pratica,
manda il tuo Spirito,
perché richiami al nostro cuore
tutto quello che il Cristo ha fatto e insegnato
e ci renda capaci di testimoniarlo
con le parole e con le opere.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

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Prima lettura

At 15,1-2.22-29
È parso bene, allo Spirito Santo e a noi, di non imporvi altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie.


Dagli Atti degli Apostoli

In quei giorni, alcuni, venuti dalla Giudea, insegnavano ai fratelli: «Se non vi fate circoncidere secondo l’usanza di Mosè, non potete essere salvati».
Poiché Paolo e Bàrnaba dissentivano e discutevano animatamente contro costoro, fu stabilito che Paolo e Bàrnaba e alcuni altri di loro salissero a Gerusalemme dagli apostoli e dagli anziani per tale questione.
Agli apostoli e agli anziani, con tutta la Chiesa, parve bene allora di scegliere alcuni di loro e di inviarli ad Antiòchia insieme a Paolo e Bàrnaba: Giuda, chiamato Barsabba, e Sila, uomini di grande autorità tra i fratelli. E inviarono tramite loro questo scritto: «Gli apostoli e gli anziani, vostri fratelli, ai fratelli di Antiòchia, di Siria e di Cilìcia, che provengono dai pagani, salute! Abbiamo saputo che alcuni di noi, ai quali non avevamo dato nessun incarico, sono venuti a turbarvi con discorsi che hanno sconvolto i vostri animi. Ci è parso bene perciò, tutti d’accordo, di scegliere alcune persone e inviarle a voi insieme ai nostri carissimi Bàrnaba e Paolo, uomini che hanno rischiato la loro vita per il nome del nostro Signore Gesù Cristo. Abbiamo dunque mandato Giuda e Sila, che vi riferiranno anch’essi, a voce, queste stesse cose. È parso bene, infatti, allo Spirito Santo e a noi, di non imporvi altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie: astenersi dalle carni offerte agl’idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalle unioni illegittime. Farete cosa buona a stare lontani da queste cose. State bene!».

Parola di Dio

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Salmo responsoriale
Sal 66


Ti lodino i popoli, o Dio, ti lodino i popoli tutti.

Dio abbia pietà di noi e ci benedica,
su di noi faccia splendere il suo volto;
perché si conosca sulla terra la tua via,
la tua salvezza fra tutte le genti.

Gioiscano le nazioni e si rallegrino,
perché tu giudichi i popoli con rettitudine,
governi le nazioni sulla terra.

Ti lodino i popoli, o Dio,
ti lodino i popoli tutti.
Ci benedica Dio e lo temano
tutti i confini della terra.

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Seconda lettura

Ap 21,10-14.22-23
L’angelo mi mostrò la città santa che scende dal cielo.


Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo

L’angelo mi trasportò in spirito su di un monte grande e alto, e mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scende dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio. Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino.
È cinta da grandi e alte mura con dodici porte: sopra queste porte stanno dodici angeli e nomi scritti, i nomi delle dodici tribù dei figli d’Israele. A oriente tre porte, a settentrione tre porte, a mezzogiorno tre porte e a occidente tre porte.
Le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell’Agnello.
In essa non vidi alcun tempio:
il Signore Dio, l’Onnipotente, e l’Agnello
sono il suo tempio.
La città non ha bisogno della luce del sole,
né della luce della luna:
la gloria di Dio la illumina
e la sua lampada è l’Agnello.

Parola di Dio

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Canto al Vangelo (Gv 14,23)
Alleluia, alleluia.
Se uno mi ama, osserverà la mia parola, dice il Signore,
e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui.
Alleluia.

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Vangelo

Gv 14,23-29
Lo Spirito Santo vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.


+ Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse [ai suoi discepoli]:
«Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.
Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».

Parola del Signore

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Preghiera dei fedeli
Il Signore ci ama nel profondo e il nostro compito di cristiani è solo quello di aver fiducia in questo sguardo d’amore.
Preghiamo insieme e diciamo: Signore prendi dimora in noi.

1. Perché il rapporto con te non si riduca ad un resoconto dei nostri fallimenti e delle nostre vittorie. Preghiamo.
2. Perché ci sia sempre continuità tra la nostra fede in te e la nostra partecipazione alla vita sociale. Preghiamo.
3. Perché la pace, condizione interiore prima che equilibrio esteriore, accompagni sempre il nostro cammino. Preghiamo.
4. Perché la tua voce ci ricordi sempre che siamo liberi figli di Dio e nulla di meno. Preghiamo.

O Padre, Tu ci chiedi solo di abbandonarci al tuo abbraccio paterno. Aiutaci a sopportare la nostra fragilità che ci tiene lontani da te e dal tuo amore. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.

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Preghiera sulle offerte
Accogli Signore, l’offerta del nostro sacrificio,
perché, rinnovati nello spirito,
possiamo rispondere sempre meglio
all’opera della tua redenzione.
Per Cristo nostro Signore.


PREFAZIO PASQUALE I, II, III, IV, V


Antifona di comunione
“Se uno mi ama, osserverà la mia parola
e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui
e prenderemo dimora presso di lui”.
Alleluia. (Gv 14,23)


Preghiera dopo la comunione
Dio grande e misericordioso,
che nel Signore risorto
riporti l’umanità alla speranza eterna,
accresci in noi l’efficacia del mistero pasquale
con la forza di questo sacramento di salvezza.
Per Cristo nostro Signore.

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Commento a cura di Padre Ermes Ronchi
"Chiamati a lasciarci amare da Dio


Se uno mi ama, osserverà la mia parola. Affermazione così importante da essere ribadita subito al negativo: chi non mi ama non osserva le mie parole, non riesce, non ce la può fare, non da solo.
Una limpida constatazione: solo se ami il Signore, allora e solo allora la sua Parola, il tuo desiderio e la tua volontà cominciano a coincidere. Come si fa ad amare il Signore Gesù? L'amore verso di lui è un'emozione, un gesto, molti gesti di carità, molte preghiere o sacrifici? No. Amare comincia con una resa, con il lasciarsi amare. Dio non si merita, si accoglie.
Io sono un campo dove circola vento, cade pioggia di vita, scoccano dardi di sole. «Capisco che non posso fare affidamento sui pochi centesimi di amore che soli mi appartengono, non bastano per quasi nulla. Nei momenti difficili, se non ci fossi tu, Padre saldo, Figlio tenero, Spirito vitale, cosa potrei comprare con le mie monetine?» (M. Marcolini).
Proprio come continua il Vangelo oggi: e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Noi siamo il cielo di Dio, abitati da Dio intero, Padre Figlio e Spirito Santo. Un cielo trinitario è dentro di noi. Ci hanno spesso insegnato che l'incontro con il Signore era il premio per le nostre buone azioni. Il Vangelo però dice altro: se, come Zaccheo, ti lasci incontrare dal Signore, allora sarà lui a trasformarti in tutte le tue azioni.
Simone Weil usa questa delicata metafora: Le amiche della sposa non conoscono i segreti della camera nuziale, ma quando vedono l'amica diversa, gloriosa di vita nuova, con il grembo che s'inarca come una vela, allora capiscono che a trasformarla è stato l'incontro d'amore. Ci è rivolta qui una delle parole più liberanti di Gesù: il centro della fede non è ciò che io faccio per Dio, ma ciò che Dio fa per me. Al centro non stanno le mie azioni, buone o cattive, ma quelle di Dio, il Totalmente Altro che viene e mi rende altro.
Il primo posto nel Vangelo non spetta alla morale, ma alla fede, alla relazione affettuosa con Dio, allo stringersi a Lui come un bambino si stringe al petto della madre e non la vuol lasciare, perché per lui è vita.
Lo Spirito vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto. Una affermazione colma di bellissimi significati profetici. Due verbi: Insegnare e Ricordare. Sono i due poli entro cui soffia lo Spirito: la memoria cordiale dei grandi gesti di Gesù e l'apprendimento di nuove sillabe divine; le parole dette «in quei giorni» e le nuove conquiste della mente e dell'anima che lo Spirito induce. Colui che in principio covava le grandi acque e si librava sugli abissi, continua ancora a covare le menti e a librarsi, creatore, sugli abissi del cuore.

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Meditazione del giorno
Beato Giovanni Paolo II (1920-2005), papa
Enciclica « Dominum et vivificantem », § 24 (© Libreria Editrice Vaticana)
“Il Consolatore, lo Spirito Santo... v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto”


Il Cristo, che «aveva reso lo spirito» sulla Croce», come Figlio dell'uomo e Agnello di Dio, una volta risorto, va dagli apostoli per «alitare su di loro» ... La venuta del Signore riempie di gioia i presenti: «La loro afflizione si cambia in gioia», come già aveva egli stesso promesso prima della sua passione. E soprattutto si avvera il principale annuncio del discorso di addio: il Cristo risorto, quasi avviando una nuova creazione, «porta» agli apostoli lo Spirito Santo. Lo porta a prezzo della sua «dipartita»: dà loro questo Spirito quasi attraverso le ferite della sua crocifissione: «Mostrò loro le mani e il costato». È in forza di questa crocifissione che egli dice loro: «Ricevete lo Spirito Santo».

Si stabilisce così uno stretto legame tra l'invio del Figlio e quello dello Spirito Santo. Non c'è invio dello Spirito Santo (dopo il peccato originale) senza la Croce e la Risurrezione: «Se non me ne vado, non verrà a voi il consolatore». Si stabilisce anche uno stretto legame tra la missione dello Spirito Santo e quella del Figlio nella redenzione. La missione del Figlio, in un certo senso, trova il suo «compimento» nella redenzione. La missione dello Spirito Santo «attinge» alla redenzione: «Egli prenderà del mio e ve l'annuncerà». La redenzione viene totalmente operata dal Figlio come dall'Unto, che è venuto ed ha agito nella potenza dello Spirito Santo, offrendosi alla fine in sacrificio sul legno della Croce. E questa redenzione viene, al tempo stesso, operata costantemente nei cuori e nelle coscienze umane - nella storia del mondo - dallo Spirito Santo, che è l'«altro consolatore».

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Video Commento a cura di Don Claudio Doglio



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view post Posted: 4/5/2013, 20:18 Maria è la madre che ci insegna ad essere liberi e a fare scelte buone e definitive - Santo Padre Francesco - Jorge Mario Bergoglio

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4 Maggio 2013

Essere liberi non vuol dire fare ciò che si vuole, seguire le mode del tempo, passare da un’esperienza ad un’altra, rimanendo adolescenti tutta la vita. Libertà vuol dire fare scelte buone e definitive nella vita, come Maria. Così Papa Francesco questa sera al termine della recita del Rosario nella Basilica Papale di Santa Maria Maggiore nel primo sabato del mese mariano. Prima della celebrazione il Santo Padre con il bacio del Crocifisso ha preso possesso della Basilica Liberiana, salutato dall’arciprete il card. Santos Abril y Castelló.
Papa Francesco torna a pregare Maria Salus Populi Romani, l'immagine della Vergine cara alla città di Roma e conservata nel più antico tempio mariano d'occidente, la Basilica di Santa Maria Maggiore e posta per l'occasione sopra l'altare. Era già accaduto lo scorso 14 marzo a poche ore dall’elezione al Soglio Pontificio quando volle porre sotto la benedizione della Madre di Dio il ministero ricevuto. Questa volta nel primo sabato del mese mariano il Santo Padre prende possesso della Bailica Liberiana e, recitando i misteri gaudiosi del Rosario, indica nella Madonna la mamma che dona salute ai propri figli. Come una madre, Maria, – spiega il Pontefice – “ci aiuta a crescere, ad affrontare la vita, ad essere liberi”. Crescere vuol dire non cedere alla pigrizia derivante dal benessere, dalla vita comoda, significa prendersi responsabilità, tendere a grandi ideali: "La Madonna fa proprio questo con noi, ci aiuta a crescere umanamente e nella fede, ad essere forti e non cedere alla tentazione dell’essere uomini e cristiani in modo superficiale, ma a vivere con responsabilità, a tendere sempre più in alto".
Come una madre, Maria insegna a non evitare i problemi e le sfide della vita, come se questa fosse un’autostrada senza ostacoli. La Vergine ha conosciuto momenti non facili e – prosegue Papa Francesco- aiuta i suoi figli a guardare con realismo i problemi, a non perdersi in essi, a saperli superare: "Una vita senza sfide non esiste e un ragazzo o una ragazza che non sa affrontarle mettendosi in gioco, è senza spina dorsale!".
Infine Maria, donna del sì, libero e incondizionato alla chiamata del Signore, da buona mamma aiuta i suoi figli ad essere liberi. "Ma cosa significa libertà? Non è certo fare tutto ciò che si vuole, lasciarsi dominare dalle passioni, passare da un’esperienza all’altra senza discernimento, seguire le mode del tempo; libertà non significa, per così dire, buttare tutto ciò che non piace dalla finestra. La libertà ci è donata perché sappiamo fare scelte buone nella vita!".
Da qui l’esortazione di Papa Francesco a non aver paura delle scelte definitive in un tempo in cui è forte la seduzione della provvisorietà: "Siamo vittime di una tendenza che ci spinge alla provvisorietà… come se desiderassimo rimanere adolescenti per tutta la vita! Non abbiamo paura degli impegni definitivi, degli impegni che coinvolgono e interessano tutta la vita! In questo modo la nostra vita sarà feconda!"
Maria – conclude il Santo Padre - ci insegna ad essere aperti alla vita, fecondi di bene, di gioia, di speranza, segni e strumenti di vita. Papa Francesco ha quindi ringraziato per le parole indirizzategli l’arciprete della Basilica Liberiana, card. Santos Abril y Castelló, "fratello e amico, la cui amicizia nacque in quel Paese alla fine del mondo". Al termine della celebrazione infine il saluto fuori programma alla città di Roma sul sagrato di Santa Maria Maggiore:
"Fratelli e sorelle, buonasera! Grazie tante per la vostra presenza nella casa della Mamma di Roma, della Nostra Madre! Viva la Salus Populi Romani, viva la Madonna che e' la nostra mamma e ci sostiene! Viva la Madonna!Io prego per voi ma voi pregate per me che ne ho bisogno. Vi auguro una buona domenica! Arrivederci!"

Fonte: News.va

view post Posted: 4/5/2013, 20:14 Messa del Papa in Piazza San Pietro per la Giornata delle Confraternite - Santo Padre Francesco - Jorge Mario Bergoglio

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4 Maggio 2013

Le “Giornate delle Confraternite e della Pietà popolare” radunano a Roma, da venerdì a domani, più di cinquantamila confratelli provenienti dall’Italia e dal mondo in rappresentanza di migliaia di sodalizi, di origine anche medievale. Momento culminante del pellegrinaggio,
ideato dal Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione nell’ambito dell’Anno della Fede, sarà la Messa di domani in Piazza San Pietro presieduta da Papa Francesco. Il giornalista Fabio Colagrande ha intervistato mons. Antonio Interguglielmi, direttore dell’ufficio per le aggregazioni laicali e le confraternite della diocesi di Roma:

R. – Il pellegrinaggio sta andando molto bene. Il significato che abbiamo voluto dargli è soprattutto quello di un recupero delle Confraternite, come di una realtà ancora attuale: non solo folkloristica, legata ai riti antichi, ma con una sua funzione ancora fondamentale dal punto di vista spirituale e sociale.

D. – Qual è lo stato d’animo delle persone che arrivano da diverse regioni italiane, anche da altri Paesi del mondo, per pregare sulla tomba di Pietro, proprio alla vigilia dell’incontro con Papa Francesco?

R. – Io sono qui, in questo momento, proprio davanti alla tomba di Pietro. Le persone stanno professando la fede, e danno un’immagine di Chiesa viva: molto contenti, molto felici ma anche presi da questa opportunità che viene loro data, di testimoniare la fede e di testimoniarla non solo attraverso il culto ma anche attraverso i loro costumi storici, abiti che dimostrano che non hanno paura di far vedere che sono cristiani. Questi abiti hanno anche il valore di testimonianza.

D. – Molto spesso, l’aspetto folkloristico sembra prevalente quando si parla di Confraternite; ma cosa c’è dietro questi costumi, questi simboli, alle immagini sacre che vengono portate in processione?

R. – E’ l’aspetto più esteriore e quindi è più facile soffermarsi su questo. In realtà, dietro c’è un’attività di catechesi, un’attività spirituale, un’attività di formazione cristiana all’interno della Confraternita ma, come dicevo prima, anche un’attività sociale perché siamo in un momento in cui le persone sono molto sole: non parlano, non comunicano se non in maniera virtuale. Le Confraternite, invece, danno la possibilità di ritrovarsi tra persone, di dialogare, di scambiare esperienze ma anche di attivare un aiuto concreto per tante famiglie. Vediamo in questo momento tante Confraternite del Sud che stanno aiutando famiglie in difficoltà, persone sole, anziani abbandonati: hanno una funzione bellissima, molto nascosta – il Signore, infatti, ci ha detto: “Non sappia la destra cosa fa la sinistra” – ma non per questo meno importante, anzi.

D. – Ho visto nei gruppi che venivano in pellegrinaggio una prevalenza di adulti e anziani; ma ci sono anche giovani nelle Confraternite, mi sembra …

R. – Sì: in questo momento proprio, io sto assistendo una Confraternita che arriva dal Sud, nella quale sono in prevalenza giovani. E’ chiaro che, soprattutto nei piccoli centri dell’Italia centro-meridionale, troviamo una tradizione che si tramanda di padre in figlio e quindi persone adulte che trasmettono questo modo di manifestare la fede anche ai giovani.

D. – Quindi, una realtà pastorale importante accanto a quella delle aggregazioni laicali che la Chiesa vuole che si mantenga viva, che contribuisca alla nuova evangelizzazione …

R. – E’ una realtà importante per la nuova evangelizzazione. Certo, deve essere attualizzata, ovviamente, perché alcune attività che venivano svolte dalle Confraternite nell’antichità, come seppellire i morti, non hanno più ragion d’essere; deve essere attualizzata ma ha una funzione fondamentale proprio perché legata alla tradizione e quindi è un collegamento tra ieri ed oggi.

Fonte: News.va

view post Posted: 4/5/2013, 20:09 Il card. Bertone alla messa per le Confraternite convenute a Roma - La Santa Sede, Il Mondo Cattolico

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Il card. Bertone alla messa per le Confraternite convenute a Roma: "testimoniate Cristo con la coerenza della vita personale e comunitaria"

“Per le strade del mondo testimoni della fede: le Confraternite in pellegrinaggio alla tomba di Pietro per la nuova evangelizzazione”, è il tema delle Giornate delle Confraternite e della Pietà popolare che si sono aperte ieri in occasione dell’Anno della Fede. Nel pomeriggio di oggi il segretario di Stato, card. Tarcisio Bertone, ha celebrato per i tanti pellegrini convenuti la messa nella Basilica di S. Maria degli Angeli e dei Martiri a Roma.
Ricorda le parole che Papa Benedetto XVI scrive nella Lettera Apostolica “Porta Fidei” con la quale ha indetto l’Anno della Fede, il card. Bertone all’inizio della sua omelia. “La ‘porta della fede’ che introduce alla vita di comunione con Dio e permette l’ingresso nella sua Chiesa è sempre aperta per noi…. Attraversare quella porta significa immettersi in un cammino che dura tutta la vita”. Cita poi le parole stesse di Gesù che proprio con l’immagine della porta definisce se stesso: “Io sono la porta delle pecore”. Anche i pellegrinaggi di questo Anno speciale, afferma il porporato, ci conducono a Cristo Porta fidei: “è Lui, in effetti, la porta della fede, e se voi siete qui è perché avete scelto Lui come via”. L’autorivelazione di Gesù , continua il card. Bertone, “oggi come ai suoi tempi, è una salutare provocazione per l’intelligenza e la libertà dell’uomo” . E’ arrivato il tempo in cui Dio manda il Messia per liberare il suo popolo, per ridonare ai ciechi la vista, per rimettere in libertà gli oppressi, e questo Messia è Cristo. “Questa Scrittura profetica, continua il card. Bertone, è una Parola programmatica per la Chiesa di ogni tempo… in modo particolare, per le Confraternite, che vantano una storia gloriosa di culto e di carità”. “L’importante, raccomanda il porporato, è che tutto – tradizioni, consuetudini, riti, opere –sia conforme a questa missione evangelizzatrice di Cristo e della Chiesa, e il Vangelo sia non solo proclamato con le parole, i simboli, le processioni, ma sia testimoniato” con la coerenza della vita. Le Confraternite, sottolinea il card. Bertone, sono un’esperienza privilegiata in cui esercitare lo spirito di fraternità. Il volersi bene tra confratelli è la prima testimonianza da dare agli altri. Un secondo aspetto importante è la formazione dei membri. E ancora, il vivere bene la dimensione ecclesiale, sia a livello parrocchiale che diocesano. A tutti i presenti, infine, il card. Bertone augura abbondanti frutti spirituali dal pellegrinaggio in corso, una preziosa occasione di crescita sia personale che comunitaria.

Fonte: News.va

view post Posted: 4/5/2013, 20:01 Le confraternite per l’Anno della fede - La Santa Sede, Il Mondo Cattolico

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4 Maggio 2013

Domenica 5 maggio le confraternite celebrano con Papa Francesco l'Anno della fede. L’appuntamento è in piazza San Pietro, alle 10. E' questa la conclusione di una tre-giorni di preghiera e di riflessione intensamente vissuta dai rappresentanti di tutte quelle aggregazioni che fanno delle opere di misericordia e delle attività pastorali caritative uno stile di vita. Il tema scelto per queste giornate è «per le strade del mondo, testimoni della fede: le confraternite in pellegrinaggio alla tomba di San Pietro per la nuova evangelizzazione». Nel pomeriggio i pellegrini partecipano a celebrazioni in varie chiese: a Santa Maria dell’Orto gli spagnoli con il cardinale Cañizares Llovera; a Santa Maria in Traspontina gli anglofoni con l’arcivescovo Roche; a Trinità dei Monti i francofoni con il vescovo Laffitte; e a Santa Maria degli Angeli e dei Martiri gli italiani con il cardinale Bertone e l’arcivescovo Fisichella.

All’omelia il cardinale Bertone ha invitato in particolare «i presbiteri e i vescovi, a vigilare con sollecitudine pastorale» sulle attività delle confraternite, ricordando come anch’egli personalmente abbia «avuto la gioia di accompagnarne tante nel servizio pastorale a Vercelli e a Genova, e di ammirarne lo zelo e la fedeltà». E in proposito ha richiamato l’esortazione della lettera agli Ebrei, contenuta nella prima lettura, dove si chiede di prestare «attenzione gli uni agli altri, per stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone». Perciò, ha detto il porporato, «le confraternite sono un’esperienza privilegiata in cui esercitare la fraternità, il reciproco stimolarsi e incoraggiarsi nella carità, nel servizio ai poveri, nella partecipazione alle riunioni». E in tal senso, la prima regola, la prima testimonianza data agli altri, è «l’amore vicendevole, il volersi bene tra confratelli».

Un secondo aspetto messo in luce dal celebrante è l’importanza della formazione. «le confraternite — ha spiegato — sono ricche di tradizioni, ma sono chiamate a offrire ai loro membri anche alcuni momenti in cui approfondire le conoscenze liturgiche, bibliche, catechistiche».

Infine un terzo aspetto è quello «del vivere bene la dimensione ecclesiale», a livello sia parrocchiale, sia diocesano. «Le confraternite devono essere esemplari — ha affermato — nella collaborazione con i pastori e nel servizio alla comunità, secondo le esigenze indicate dal parroco o dal vescovo». E «questo non soltanto nelle grandi cose, nei compiti più rilevanti, ma anche e soprattutto per le necessità ordinarie, umili, nascoste». Da qui l’invocazione conclusiva affinché il pellegrinaggio romano porti alle confraternite «abbondanti frutti spirituali. La partecipazione a questo evento di grazia — ha auspicato il cardinale Bertone — possa farvi crescere sia personalmente sia come associati». Anche perché — ha concluso — «l’Anno della fede spinge i movimenti e i gruppi ecclesiali a ritrovare nella nuova evangelizzazione un elemento di comune partecipazione per il cammino della Chiesa».

In precedenza il porporato aveva ricordato come nella lettera apostolica Porta fidei Benedetto xvi avesse delineato «fin dall’inizio e chiaramente quali sarebbero state le caratteristiche essenziali e spirituali di tale evento», sottolineando che «l’immagine della porta è quanto mai felice ed efficace, perché Gesù stesso la utilizzò quando disse: “Io sono la porta delle pecore” (Giovanni 10, 7). Questa autorivelazione di Gesù — ha proseguito il cardinale Bertone — ci dice che Lui è il passaggio ben definito che occorre attraversare per entrare nello spazio di Dio, nella vita di Dio. Un passaggio stretto, ma aperto sempre e per tutti. Un simbolo, questo della porta, che trova una realizzazione forte nelle Porte sante dei Giubilei». E sebbene l’Anno della fede non sia un Giubileo, per analogia è comunque possibile affermare «che anche i pellegrinaggi di questo Anno speciale conducono a Cristo Porta fidei: è Lui, in effetti, la porta della fede, e se voi siete qui è perché avete scelto Lui come via e come passaggio decisivo della vostra vita, sia personale sia comunitaria». E questo — ha concluso — «è una salutare provocazione per l’intelligenza e la libertà dell’uomo».

Fonte: News.va

view post Posted: 4/5/2013, 13:17 "Maria terra di Dio" di padre Emanuele Boarga - Libri per l'anima (A Cura di Mary Lourdes)

Salve Regina

Salve, Regina, madre di misericordia, vita, dolcezza e speranza nostra, salve.
A Te ricorriamo, noi esuli figli di Eva;
a Te sospiriamo gementi e piangenti in questa valle di lacrime.
Orsù dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi quegli occhi Tuoi misericordiosi.
E mostraci dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del Tuo seno.
O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.
Amen

view post Posted: 4/5/2013, 13:07 Il Papa: siate miti e umili per vincere l'odio del mondo - Santo Padre Francesco - Jorge Mario Bergoglio

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4 Maggio 2013

Rimaniamo sempre miti e umili per sconfiggere le lusinghe e l'odio del mondo. E’ quanto affermato da Papa Francesco nella Messa di stamani nella Casa Santa Marta. Nell’omelia, il Papa ha ribadito che la strada dei cristiani è la strada di Gesù e per questo non dobbiamo avere paura di essere perseguitati. Alla Messa - concelebrata da mons. Lorenzo Baldisseri, segretario della Congregazione per i Vescovi – ha preso parte un gruppo di Guardie Svizzere Pontificie alle quali il Papa ha dedicato un saluto di affetto e gratitudine. “La Chiesa – ha detto – vi vuole tanto bene” e “anche io”.
Sono l’umiltà e la mitezza le armi che abbiamo per difenderci dall'odio del mondo. E’ quanto sottolineato da Papa Francesco che ha incentrato la sua omelia sulla lotta tra l’amore di Cristo e l’odio del principe del mondo. Il Signore, ha ricordato, ci dice di non spaventarci perché il mondo ci odierà come ha odiato Lui:
“La strada dei cristiani è la strada di Gesù. Se noi vogliamo essere seguaci di Gesù, non c’è un’altra strada: quella che Lui ha segnato. E una delle conseguenze di questo è l’odio, è l’odio del mondo, e anche del principe di questo mondo. Il mondo amerebbe ciò che è suo. ‘Vi ho scelti io, dal mondo’: è stato Lui proprio che ci ha riscattato dal mondo, ci ha scelti: pura grazia! Con la sua morte, con la sua resurrezione, ci ha riscattati dal potere del mondo, dal potere del diavolo, dal potere del principe di questo mondo. E l’origine dell’odio è questa: siamo salvati. E quel principe che non vuole, che non vuole che noi siamo stati salvati, odia”.
Ecco allora che l’odio e la persecuzione dai primi tempi della Chiesa arrivano fino ad oggi. Ci sono “tante comunità cristiane perseguitate nel mondo – ha constatato con amarezza il Papa – in questo tempo più che nei primi tempi: oggi, adesso, in questo giorno e in questa ora”. Perché questo, si chiede ancora il Papa? Perché “lo spirito del mondo odia”. E da questo deriva un ammonimento sempre attuale:
“Con il principe di questo mondo non si può dialogare: e questo sia chiaro! Oggi il dialogo è necessario fra noi, è necessario per la pace. Il dialogo è un’abitudine, è proprio un atteggiamento che noi dobbiamo avere tra noi per sentirci, capirci … ma quello deve mantenere sempre. Il dialogo nasce dalla carità, dall’amore. Ma con quel principe non si può dialogare: soltanto rispondere con la Parola di Dio che ci difende, perché il mondo ci odia. E come ha fatto con Gesù, farà con noi. ‘Ma, guarda, fai questo, una piccola truffa … non c’è niente, è piccola …’, e incomincia a portarci su una strada un po’ non giusta. Questa è una pia bugia: ‘Fallo, fallo, fallo: non c’è problema’, e incomincia da poco, sempre, no? E: ‘Ma … tu sei bravo, tu sei bravo: puoi farlo’. E’ lusinghiero, e con le lusinghe ci ammorbidisce. Fa così. E poi, noi cadiamo nella trappola”.
Il Signore, ha proseguito Papa Francesco, ci chiede di rimanere pecorelle, perché se uno lascia di essere pecorella, allora non si ha “un pastore che ti difenda e cadi nelle mani di questi lupi”:
“Voi potete fare la domanda: ‘Padre, qual è l’arma per difendersi da queste seduzioni, da questi fuochi d’artificio che fa il principe di questo mondo?, da queste lusinghe?’. L’arma è la stessa arma di Gesù: la Parola di Dio - non dialogare - ma sempre la Parola di Dio e poi l’umiltà e la mitezza. Pensiamo a Gesù, quando gli danno quello schiaffo: che umiltà, che mitezza! Poteva insultarlo, no? Soltanto una domanda, mite e umile. Pensiamo a Gesù nella sua Passione. Il suo Profeta dice: ‘Come una pecora che va al mattatoio’. Non grida, niente: l’umiltà. Umiltà e mitezza. Queste sono le armi che il principe del mondo e lo spirito del mondo non tollera, perché le sue proposte sono proposte di potere mondano, proposte di vanità, proposte di ricchezze male acquisite, sono proposte così”.
Oggi, ha proseguito, “Gesù ci fa pensare a quest’odio che ha il mondo contro di noi, contro i seguaci di Gesù”. Ci odia, ha riaffermato, “perché Lui ci ha salvati, ci ha riscattati”. E pensiamo alle “armi per difenderci”, ha aggiunto: rimanere sempre pecorelle, “perché così abbiamo un pastore, ed essendo pecorelle siamo miti e umili”. Infine, l’invocazione alla Madonna affinché “ci aiuti a diventare umili e miti nella strada di Gesù”.

Fonte: News.va

view post Posted: 4/5/2013, 13:01 I Tweet di Papa Francesco - Santo Padre Francesco - Jorge Mario Bergoglio

Tweet di Papa Francesco del 4 Maggio 2013

Chiediamo alla Vergine Maria che ci insegni a vivere la nostra fede nelle azioni di ogni giorno, e a dare più spazio al Signore.

view post Posted: 4/5/2013, 12:56 Tweet del Papa: la Madonna ci insegni a dare più spazio a Dio. Oggi Rosario a Santa Maria Maggiore - Santo Padre Francesco - Jorge Mario Bergoglio

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4 Maggio 2013

“Chiediamo alla Vergine Maria che ci insegni a vivere la nostra fede nelle azioni di ogni giorno, e a dare più spazio al Signore”: questo il nuovo tweet lanciato stamani dal Papa, che questa sera alle 18.00, nella Basilica di Santa Maria Maggiore, presiederà la preghiera del Santo Rosario nel primo sabato del mese. Ieri, in un tweet, il Santo Padre aveva scritto: “Sarebbe bello, nel mese di maggio recitare assieme in famiglia il Santo Rosario. La preghiera rende ancora più salda la vita familiare”. Papa Francesco si era recato nella Basilica romana già all’indomani della sue elezione, la mattina del 14 marzo, raccogliendosi in preghiera dinanzi all'immagine della Vergine Salus Populi Romani.
Ai nostri microfoni, il cardinale spagnolo Santos Abril y Castelló, arciprete della Basilica Papale di Santa Maria Maggiore, ha sottolineato che Papa Francesco è “un Papa molto mariano” e che “ha posto ai piedi della Madonna il suo Pontificato”.

Fonte: News.va

view post Posted: 4/5/2013, 12:46 Il card. Abril y Castelló: il Papa pone il Pontificato ai piedi della Madonna - Santo Padre Francesco - Jorge Mario Bergoglio

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4 Maggio 2013

“Chiediamo alla Vergine Maria che ci insegni a vivere la nostra fede nelle azioni di ogni giorno, e a dare più spazio al Signore”: questo il nuovo tweet lanciato stamani dal Papa, che questa sera alle 18.00, nella Basilica di Santa Maria Maggiore, presiederà la preghiera del Santo Rosario nel primo sabato del mese. Ascoltiamo, in proposito, il cardinale Santos Abril y Castelló, arciprete della Basilica Papale di Santa Maria Maggiore:

R. - Il Santo Padre ha invitato i fedeli a recitare la preghiera del Santo Rosario pregando per tutte le intenzioni della Chiesa, a recitarlo anche in famiglia - come ha in detto in questi giorni - in maniera tale da consolidare l’unità della famiglia e far sì che il bene spirituale sia anche bene sociale e familiare, bene di convivenza.

D. - Il Papa è già venuto a Santa Maria Maggiore il 14 marzo scorso per ringraziare la Madonna all’indomani della sua elezione. Lei che ricordo ha?

R. - Ha voluto recarsi in visita alla Basilica non soltanto per un ringraziamento alla Madonna ma - come mi disse personalmente – per fare un atto di affidamento, per porre ai piedi della Madonna il suo Pontificato. È venuto per chiedere la protezione e l’aiuto della Madonna, lui che è un Papa molto mariano. Ho avuto modo di conoscerlo bene quando ero nunzio in Argentina. So che andava molto spesso a visitare il Santuario nazionale della Madonna di Luján e non era la prima volta che visitava la Salus populi romani. Ma trovandosi a Roma, ha voluto recarsi al Santuario. Questa visita, a noi personalmente, ci ha dato una grande gioia soddisfazione, e ci ha dato modo di poter unirci al Santo Padre ad appena poche ore dalla sua elezione. Ed è stato molto significativo e molto bello.

D. - Che cosa chiedere a Maria in questo tempo difficile?

R. - Credo che bisogna chiedere molto, attraverso la sua intercessione, affinché ogni giorno aiuti la Chiesa a poter vivere in maniera più viva e più responsabile l’esigenza della vita cristiana di consolidare la fede. Siamo nell’Anno della Fede e pertanto è importante consolidare questa fede nel popolo cristiano seguendo le direttive che furono già tracciate in maniera molto chiara durante il tempo delle discussioni e nelle decisioni del Concilio Vaticano II. Rimane ancora molto da mettere in pratica, ha detto il Santo Padre. Credo quindi che questo consolidamento della fede sia importante, in maniera tale che vivendo all’interno della Chiesa in profondità, in maniera responsabile e convinta la propria fede, saremo capaci di dare anche la testimonianza a tutto il mondo dei valori che la Chiesa porta, valori profondi che il cristianesimo propone e su cui, se anche le nostre società si fondassero, credo, potremmo risolvere molti dei problemi che purtroppo oggi stiamo lamentando.

D. - Come vivere il Rosario come una preghiera vera ed autentica e non una preghiera ripetitiva?

R. - Questo è un problema che si è sempre presentato. Bisogna tener presente che il Rosario – e questo è molto importante - non è soltanto l’enunciazione di un Mistero. E’ vero, il Padre Nostro, l’Ave Maria si ripetono… ma è un momento di meditazione di questi misteri centrali della nostra fede che vengono contemplati nel Rosario. Fare un po’ di meditazione insieme alla Madonna chiedendo la sua protezione ed il suo aiuto per noi e per tutta la Chiesa. Se si recita questo Rosario un po’ meditato, questo ci porta un po’ più in profondità verso la parte essenziale della nostra fede, verso l’amore per la Chiesa e all’apertura dei bisogni della Chiesa, non soltanto per pregare per noi ma anche per tutti gli altri in spirito ecclesiale.

Fonte: News.va

view post Posted: 4/5/2013, 12:35 Proclamata Beata "Nhá Chica", schiava brasiliana del 1800 - La Santa Sede, Il Mondo Cattolico

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4 maggio 2013

Viene Beatificata oggi a Baependi, in Brasile (alle 20.00, ora italiana), Francisca de Paula De Jesus, detta "Nhá Chica", ovvero “Zia Francesca”, schiava vissuta nel 1800. A presiedere il rito, in rappresentanza del Santo Padre, il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi.
Tutta la vita della Beata “Zia Chica” è un cammino verso la libertà: cresce senza cognome, non ne ha diritto, perché figlia naturale di una schiava. Il padre era forse il padrone della fattoria in cui la madre lavorava. Totalmente analfabeta, impara dalla mamma una sola cosa: il Rosario. Resta orfana ancora adolescente. La mamma le lascia come eredità non soldi o averi, che non ha, ma un’esortazione: quella di amare Gesù e Maria e di avere carità verso tutti. A questo invito resta fedele tutta la vita, e – una volta affrancata dalla schiavitù - nonostante le tante proposte di matrimonio, sceglie di non sposarsi, anche se resta laica: organizza ogni giorno incontri di preghiera nella sua povera casa, che diventa ben presto un luogo di pellegrinaggio per poveri e ricchi che giungono da ogni parte del Brasile in cerca di conforto spirituale. Lei, nelle mani ha sempre la sua catena: la coroncina del Rosario. Più si lega a Dio, più si scopre davvero libera. Poi, all’improvviso, “Zia Chica” diventa ricca per la morte del fratello, che le lascia un’immensa fortuna. Ma molto presto ridiventa povera perché distribuisce tutto ai più bisognosi. L’unica cosa che tiene per sé è una somma di denaro per far costruire una Cappellina dedicata all’Immacolata Concezione. Muore ultraottantenne, nel 1895: viene sepolta nella Cappella da lei intitolata a Maria. Qui, ancora oggi, in tanti vengono per ritrovare la vera libertà di spirito grazie all’esempio e all’intercessione della schiava Francisca.
Sulla Beatificazione di “Nhá Chica”, il giornalista Roberto Piermarini ha intervistato il cardinale Angelo Amato:

R. - Anzitutto diciamo che è un grande dono che Papa Francesco fa alla chiesa brasiliana. Il Santo Padre, primo papa latinoamericano, conosce bene la bontà del popolo brasiliano, il suo spirito religioso, l'amore a Gesù e al suo Vangelo di vita e di gioia, la devozione alla Beata Vergine Maria, l'attaccamento filiale alla Chiesa, l'amore al Papa, ai vescovi ai sacerdoti, la venerazione per gli anziani, la disponibilità all'accoglienza della vita come inestimabile dono di Dio, la carità verso i poveri, il suo senso di uguaglianza e di fraternità, il rispetto per la natura. Questa ricchezza di valori umani e spirituali rende il Brasile una terra benedetta da Dio e una dimora degna di ogni persona umana. La Beata Nhá Chica ha vissuto in pieno questi valori, lasciandoli in eredità a tutti i brasiliani, ma anche a tutta la Chiesa.

D. - Ci può delineare un breve ritratto di questa Beata laica brasiliana?

R. - Ce lo consegna Papa Francesco, che, nella sua lettera di beatificazione dice che Nhá Chica era una donna di preghiera assidua e una testimone fedele della misericordia di Cristo verso i bisognosi nel corpo e nello spirito. Unanimemente i testimoni affermano che Nhá Chica pregava molto e che aveva sempre il Rosario in mano. Adoratrice instancabile del SS. Sacramento e contemplatrice della Passione di Gesù, aveva una profonda devozione alla Madonna, che chiamava Minha Sinhà (mia Signora). La Salve Regina era la sua preghiera preferita.

D. – Qual era la principale caratteristica della nuova Beata?

R. - La nostra Beata era umile. Non attribuiva niente alla sua persona, ma tutto a Dio e alla Madonna. Le richieste dei fedeli le deponeva davanti alla Beata Vergine. Quando una persona veniva a ringraziarla per una grazia ricevuta, ella diceva: «Io prego la Madonna, che mi ascolta e mi risponde». È sempre stata consistente e persistente la fama di santità della nostra Beata, che era chiamata la Santina di Baependi (a Santinha de Paependi). La sua beatificazione è una lezione di vita cristiana autentica.

Fonte: News.va

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