Gesù Luce del mondo

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view post Posted: 19/5/2013, 08:20 Nigeria nella violenza. Il card. Onaiyekan: governo sottovaluta Boko Haram‏ - La Santa Sede, Il Mondo Cattolico

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9 Maggio 2013

Nigeria in primo piano nelle cronache dei conflitti armati. Negli ultimi giorni, 28 poliziotti sono stati uccisi nello Stato centrale di Nasarawa in un attacco sferrato dalle milizia tribale Ombatse, mentre altre 55 vittime tra civili e forze dell’ordine si contano nello Stato nordorientale di Borno per mano degli estremisti islamici di Boko Haram. La frangia terroristica - cui va imputata anche la decapitazione di due predicatori musulmani contrari alla violenza - persegue il progetto di voler islamizzare l’intero Paese. In evidente difficoltà il presidente cattolico, Goodluck Jonathan, nel pacificare il Paese.
La giornalista vaticana Roberta Gisotti ha intervistato il cardinale John Olorunfemi Onaiyekan, arcivescovo di Abuja:
R. – Ciò che mi preoccupa è che sembra stiano crescendo le attività di questo gruppo. Hanno attaccato persino un campo dell’Esercito nigeriano. Questo prova i timori che abbiamo sempre espresso fin dall’inizio, che non si tratta solo di musulmani che uccidono i cristiani, ma piuttosto che nel loro mirino vi sia tutto lo Stato nigeriano: vogliono distruggere lo Stato nigeriano. E adesso si vede che le vittime degli ultimi attacchi non sono i cristiani, ma la povera gente e gli agenti di sicurezza del governo nigeriano. Questo significa che se il governo non cerca un modo migliore per fermare questi attacchi, non si sa che fine farà. Purtroppo, il metodo usato fino adesso, secondo me, è controproducente, specialmente quando i soldati usano misure sicuramente inaccettabili persino nel trattare i Boko Haram e nel rastrellamento generale dei giovani. Tutti sono sospettati di appartenere al gruppo. Questo modo di agire, purtroppo, sembra riempire ancora di più il gruppo di quelli che sostengono Boko Haram, che adesso, dunque, sono arrabbiati anche nei confronti dei nostri soldati.
D. – Il governo non gode, quindi, di un appoggio totale da parte della popolazione che, a quanto lei mi sta dicendo, è fortemente impaurita, frastornata...
R. – Io parlo piuttosto della capacità del governo di prendere le decisioni necessarie e di agire di conseguenza. Non mi sembra venga riconosciuta la gravità della situazione. Adesso, forse, con l’attacco alla base militare cominceranno a pensare seriamente in questo senso. Non dico che la risposta debba essere solo militare. Si deve trovare anche un modo per dialogare, se non con il gruppo, almeno con quelli che li capiscono, quelli con i quali possiamo cominciare a cercare una soluzione pacifica, si può anche dire politica, della situazione. Infatti, lo scopo politico che questa gente ha espresso è quello che la Nigeria debba diventare un Paese islamico. Questo non è possibile e si deve trovare qualcuno che possa far capire loro che questo scopo non è raggiungibile.
D. – E' caduta nel vuoto l’offerta agli inizi di aprile, da parte del presidente nigeriano Jonathan, di un’amnistia?
R. – E’ stato un grande equivoco. Cosa vuol dire amnistia? E’ caduta nel vuoto non solo per Boko Haram, ma anche per la popolazione nigeriana, specialmente per i tanti cristiani che si chiedono cosa voglia dire amnistia. Questo modo di agire, secondo me, è sbagliato. L’amnistia dovrebbe intendersi come un perdono a qualcuno che è pentito. Ma con chi non è pentito e crede di seguire la strada giusta, allora non ha senso parlare di amnistia. Si può sperare solo che qualcuno di loro, visto che sono tanti in questa avventura, si stanchi e voglia integrarsi nella vita normale nigeriana. In questo caso, si potrebbe offrire l’amnistia, ma non dare soldi, promettere tanti vantaggi, come fossero un premio per ciò che hanno fatto.
D. – Ci sarebbe forse bisogno di una mediazione internazionale a sostegno di questa opera di pacificazione in Nigeria?
R. – Si potrebbe parlare di mediazione internazionale, se il nostro governo avesse un piano chiaro, ma io non vedo la chiarezza dei loro piani. C’è un Comitato di amnistia con tanti musulmani, che sta ancora lavorando, ma il loro lavoro sembra non aver fermato l’attività di quelli che sparano.

Fonte: News.va

view post Posted: 19/5/2013, 08:18 Il cordoglio del Papa per il grave incidente ad Ecatepec‏ - Santo Padre Francesco - Jorge Mario Bergoglio

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8 Maggio 2013

Il Papa ha espresso profondo cordoglio per il tragico incidente verificatosi ieri a Ecatepec, a nord di Città del Messico, e che finora ha causato almeno 24 morti, tra cui 10 bambini. Un'autocisterna carica di gas liquido si è schiantata contro alcune case ed è esplosa. Le autorità hanno aperto un'inchiesta. In un telegramma, a firma del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, inviato a mons. Oscar Roberto Dominguez Couttolenc, vescovo di Ecatepec, il Papa manifesta la sua “vicinanza spirituale” a quanti sono stati “colpiti da questa tragedia”, assicurando le sue preghiere per i defunti. Offre poi “conforto e affetto a tutti i feriti”, di cui 13 in gravi condizioni, con “il vivo auspicio di un pronto e totale recupero”. Infine, invocando “il dolce nome di Nostra Signora di Guadalupe, imparte di cuore a tutti la benedizione confortatrice come segno di speranza in Cristo risorto”.

Fonte: News.va

view post Posted: 11/5/2013, 12:18 La preghiera del Papa per la Supplica di Pompei‏ - Santo Padre Francesco - Jorge Mario Bergoglio

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8 Maggio 2013

Si è tenuta stamani a Pompei la tradizionale preghiera della “Supplica alla Madonna del Rosario”, composta dal Beato Bartolo Longo. All’udienza generale, Papa Francesco ha invitato i fedeli ad unirsi “spiritualmente a questo popolare atto di fede e di devozione, affinché per intercessione di Maria, il Signore conceda misericordia e pace alla Chiesa e al mondo intero”. Sul valore della Supplica, il giornalista vaticano Luca Collodi ha intervistato l’arcivescovo prelato di Pompei e delegato pontificio per il Santuario, mons. Tommaso Caputo:

R. - Il testo della Supplica è molto coinvolgente, lirico e musicale; la sua coralità è, allo stesso tempo, unica e unificante. È nata dal cuore di Bartolo Longo, ma in realtà, ognuno può sentirsene l’autore, in quanto racchiude tutti i dolori e le speranze della famiglia umana e dà voce all’amore che dalla terra si leva verso il cielo. Pregare la Madonna di Pompei con questa preghiera significa esprimere la propria identità di figli che si rivolgono a Lei, la Madre che Gesù ci ha dato in dono dall’alto della Croce: una figliolanza che fa intimi, familiari con Lei e con Dio.

D. - Il santuario di Pompei è noto anche per le sue numerose opere di carità fondate dal Beato Bartolo Longo. Qual è la situazione in questo momento di crisi?

R. - L'impegno di carità del Beato Bartolo Longo s'inscrive perfettamente nella grande stagione dei santi sociali dell'Ottocento italiano: san Giovanni Bosco, san Luigi Orione, Madre Cabrini, san Giuseppe Moscati, ecc. Le loro opere sono arrivate ai giorni nostri perché erano fondate sulla santità dei fondatori, sulla loro consapevolezza di essere strumenti nelle mani di Dio. Quello che hanno realizzato non era frutto di ipotesi, congetture, analisi di mercato o pianificazione, ma era quello che Dio chiedeva loro in quel momento. Sono stati docili alla voce di Dio ed hanno lottato per concretizzare ciò che avevano ideato. Le opere del beato Bartolo Longo sono un perfetto esempio di carità che ha superato i confini di Pompei, grazie al sostegno economico dei nostri benemeriti benefattori presenti in varie parti del mondo. Nel corso degli anni è cambiato e si è evoluto il ciclo delle diverse attività, ma non è mutato la dedizione e lo spirito con i quali si concretizza un’accoglienza che, aprendo le porte di casa, spalanca quelle del cuore: ecco il segreto ed anche, direi, l'asse portante delle nostre istituzioni. Anche alla carità è chiesta, in periodi particolari, una forma di “fantasia”. Con il mutare dei tempi, cambiano anche gli strumenti e i mezzi con cui poterla esercitare, senza farsi fermare dalla crisi. Contiamo sulla provvidenza che non manca mai e ci industriamo per mantenere aperte ed efficienti tutte la nostre opere.

D. - La Madonna di Pompei è nota in tutto il mondo ed ha devoti ad ogni latitudine…

R. - La devozione alla Madonna di Pompei è diffusa in tutto il mondo grazie soprattutto agli emigranti, ai quali, prima che si imbarcassero dal porto di Napoli, Bartolo Longo donava quadri della Madonna, assieme a corone del Rosario, immaginette e libretti di preghiere. Nel mondo sono nate, così, moltissime chiese, parrocchie e santuari dedicati alla Madonna di Pompei. Non si contano, poi, le Associazioni e le Confraternite a Lei dedicate. Negli Stati Uniti, in Canada, Brasile, Venezuela, Uruguay, Australia, ecc. e in tutte si organizzano numerose attività per promuovere il culto e la devozione alla Madonna. In Argentina, a Buenos Aires esiste il quartiere Nueva Pompeya. Quì, nel 1896, fu eretto un altare, sostituito, poi, nel 1900, dal Santuario de “Nuestra Señora de Pompeya”, retto dai frati minori cappuccini. Grazie alla nostra rivista, "Il Rosario e la Nuova Pompei", stampata in 250.000 copie in italiano e 25.000 in inglese, poi manteniamo i rapporti con tutti i devoti della Madonna di Pompei nel mondo. Voglio ricordare anche le Missioni Mariane del Rosario, svolte in tutta Italia e all'Estero. In anni recenti il Quadro della Madonna Pellegrina è tornato anche in Australia e Stati Uniti. Adesso si sta organizzando una Missione a Malta, dove sono stato per cinque anni Nunzio Apostolico.

D. - Pompei è sinonimo di Rosario. Qual è l'attualità di questa preghiera nell'Anno della Fede?

R. - Il Rosario è una preghiera antica, ma sempre nuova. Proprio dieci anni fa, il Beato Papa Giovanni Paolo II l'ha rilanciata, con la Lettera Apostolica Rosarium Virginis Mariae, delineando la necessità di contemplare Cristo mettendosi alla scuola di Maria. Il Santo Padre ha riproposto alla Chiesa del Terzo Millennio il Rosario come vera scuola di preghiera, che porta i fedeli alla conoscenza del mistero cristiano. Affermava, infatti, che “ciò che è veramente importante è che il Rosario sia sempre più concepito e sperimentato come itinerario contemplativo”. Tale valenza contemplativa rappresenta una novità coraggiosa: il Rosario si configura – così come Maria – anche quale mistico pellegrinaggio verso Gesù, vero Dio e vero uomo. A duemila anni di distanza dall’Incarnazione del Verbo, la Chiesa del XXI secolo scopre nel volto di Cristo il suo tesoro, la sua vera gioia. L’uomo e la donna del tempo post-moderno hanno bisogno di respirare a pieni polmoni il buon profumo di Cristo per disintossicarsi, ritemprarsi ed ossigenarsi della genuina bellezza e bontà del Mistero! Questa preghiera dalla “fisionomia mariana, dal cuore cristologico”, è la vera forza di Pompei e deve diventare la forza dei fedeli di tutto il mondo, secondo l’esortazione dataci anche da Papa Benedetto XVI per l’Anno della Fede, confermata proprio in questi giorni dai ripetuti inviti di Papa Francesco a recitare il Rosario, soprattutto in famiglia.

D. - Papa Francesco ha subito dichiarato la sua devozione a Maria. Come avete accolto qui a Pompei la sua elezione?

R. - Papa Francesco è un vero dono di Dio alla Sua Chiesa. Sono bastati pochi gesti e i primissimi giorni di Pontificato per rendersi conto di una realtà che continua a confermarsi e a consolidarsi. Stiamo vivendo un tempo non solo prezioso, ma anche bello, con la misericordia del Signore posta al centro non solo del magistero, ma dello stesso passaggio - pur così inedito – di pontificato tra due autentici “uomini di Dio”. In occasione della Messa Crismale, assieme ai sacerdoti, ho inviato un messaggio al Papa Dopo aver ricordato il forte legame tra il santuario di Pompei e la Sede di Pietro, abbiamo assicurato a Papa Francesco la nostra fervida preghiera alla Vergine Maria perché, con la sua materna intercessione, Lo sostenga e Lo accompagni nel Suo servizio, che auspichiamo fecondo di opere dello Spirito per il bene della Chiesa e dell’umanità. Infine, abbiamo espresso la speranza di una Sua visita pastorale a Pompei, che è il Santuario del Papa, perché il Beato Bartolo Longo lo donò alla Santa Sede.

Fonte: News.va

view post Posted: 11/5/2013, 12:15 Papa Francesco: I cristiani costruiscano ponti non muri, la verità è un incontro‏ - Santo Padre Francesco - Jorge Mario Bergoglio

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Omelia di Papa Francesco dell'8 Maggio 2013

L’evangelizzazione non è fare proselitismo. E’ quanto sottolineato da Papa Francesco nella Messa alla Casa Santa Marta. Il Papa ha ribadito che il cristiano che vuole annunciare il Vangelo deve dialogare con tutti, sapendo che nessuno possiede la verità, perché la verità si riceve dall’incontro con Gesù. Alla Messa, concelebrata dal cardinale Francesco Coccopalmerio e mons. Oscar Rizzato, hanno preso parte un gruppo di dipendenti dei Servizi generali del Governatorato, della Cancelleria del Tribunale dello Stato Vaticano e della Floreria.
I cristiani di oggi siano come Paolo che, parlando ai greci nell’Areopago, costruì ponti per annunziare il Vangelo senza condannare nessuno. E’ quanto sottolineato da Papa Francesco che ha messo l’accento sull’atteggiamento “coraggioso” di Paolo che “si avvicina di più al cuore” di chi ascolta, “cerca il dialogo”. Per questo, ha osservato, l’Apostolo delle Genti fu davvero un “pontefice, costruttore di ponti” e non “costruttore di muri”. Questo, ha aggiunto, ci fa pensare all’atteggiamento che sempre deve avere un cristiano:
“Un cristiano deve annunziare Gesù Cristo in una maniera che Gesù Cristo venga accettato, ricevuto, non rifiutato. E Paolo sa che lui deve seminare questo messaggio evangelico. Lui sa che l’annunzio di Gesù Cristo non è facile, ma che non dipende da lui: lui deve fare tutto il possibile, ma l’annunzio di Gesù Cristo, l’annunzio della verità, dipende dalla Spirito Santo. Gesù ci dice nel Vangelo di oggi: ‘Quando verrà Lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità’. Paolo non dice agli ateniesi: ‘Questa è la enciclopedia della verità. Studiate questo e avrete la verità, la verità!’. No! La verità non entra in una enciclopedia. La verità è un incontro; è un incontro con la Somma verità: Gesù, la grande verità. Nessuno è padrone della verità. La verità si riceve nell’incontro”.
Ma perché Paolo ha agito così? Innanzitutto, ha affermato il Papa, perché “questo è il modo” di Gesù che “ha parlato con tutti” con i peccatori, i pubblicani, i dottori della legge. Paolo, dunque, “segue l’atteggiamento di Gesù”:
“Il cristiano che vuol portare il Vangelo deve andare per questa strada: sentire tutti! Ma adesso è un buon tempo nella vita della Chiesa: questi ultimi 50 anni, 60 anni sono un bel tempo, perché io ricordo quando bambino si sentiva nelle famiglie cattoliche, nella mia: ‘No, a casa loro non possiamo andare, perché non sono sposati per la Chiesa, eh!’. Era come una esclusione. No, non potevi andare! O perché sono socialisti o atei, non possiamo andare. Adesso - grazie a Dio – no, non si dice quello, no? Non si dice quello no? Non si dice! C’era come una difesa della fede, ma con i muri: il Signore ha fatto dei ponti. Primo: Paolo ha questo atteggiamento, perché è stato l’atteggiamento di Gesù. Secondo: Paolo è consapevole che lui deve evangelizzare, non fare proseliti”.
La Chiesa, è stata la sua riflessione citando Benedetto XVI, “non cresce nel proselitismo”, ma “cresce per attrazione, per la testimonianza, per la predicazione”. E Paolo aveva proprio questo atteggiamento: annuncia non fa proselitismo. E riesce ad agire così perché “non dubitava del suo Signore”. “I cristiani che hanno paura di fare ponti e preferiscono costruire muri – ha avvertito – sono cristiani non sicuri della propria fede, non sicuri di Gesù Cristo". I cristiani invece, è stata la sua esortazione, facciano come Paolo e inizino "a costruire ponti e ad andare avanti":
“Paolo ci insegna questo cammino di evangelizzare, perché lo ha fatto Gesù, perché è ben consapevole che l’evangelizzazione non è fare proselitismo: è perché è sicuro di Gesù Cristo e non ha bisogno di giustificarsi e di cercare ragioni per giustificarsi. Quando la Chiesa perde questo coraggio apostolico diventa una Chiesa ferma, una Chiesa ordinata, bella, tutto bello, ma senza fecondità, perché ha perso il coraggio di andare alle periferie, qui dove sono tante persone vittime dell’idolatria, della mondanità, del pensiero debole… tante cose. Chiediamo oggi a San Paolo che ci dia questo coraggio apostolico, questo fervore spirituale, di essere sicuri. ‘Ma, Padre, noi possiamo sbagliarci’…. 'Avanti, se ti sbagli, ti alzi e avanti: quello è il cammino'. Quelli che non camminano per non sbagliarsi, fanno uno sbaglio più grave. Così sia”.

Fonte: News.va

view post Posted: 11/5/2013, 12:13 Discorso di Papa Francesco all'U.I.S.G - Santo Padre Francesco - Jorge Mario Bergoglio

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DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
AI PARTECIPANTI ALL'ASSEMBLEA PLENARIA
DELL'UNIONE INTERNAZIONALE DELLE SUPERIORE GENERALI
(U.I.S.G.)

Aula Paolo VI
Mercoledì, 8 maggio 2013


Signor Cardinale,
venerato e caro Fratello nell’Episcopato,
care sorelle!
Sono contento di incontrarvi oggi e desidero salutare ciascuna di voi, ringraziandovi per quanto fate affinché la vita consacrata sia sempre una luce nel cammino della Chiesa. Care sorelle, prima di tutto ringrazio il caro Fratello Cardinale João Braz de Aviz, per le parole che mi ha rivolto; mi piace anche la presenza del Segretario della Congregazione. Il tema del vostro Convegno mi pare particolarmente importante per il compito che vi è stato affidato: “Il servizio dell’autorità secondo il Vangelo”. Alla luce di questa espressione vorrei proporvi tre semplici pensieri, che lascio al vostro approfondimento personale e comunitario.

1. Gesù, nell’Ultima Cena, si rivolge agli Apostoli con queste parole: «Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi» (Gv 15,16), che ricordano a tutti, non solo a noi sacerdoti, che la vocazione è sempre una iniziativa di Dio. È Cristo che vi ha chiamate a seguirlo nella vita consacrata e questo significa compiere continuamente un “esodo” da voi stesse per centrare la vostra esistenza su Cristo e sul suo Vangelo, sulla volontà di Dio, spogliandovi dei vostri progetti, per poter dire con san Paolo: «Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me» (Gal 2,20). Questo “esodo” da se stessi è mettersi in un cammino di adorazione e di servizio. Un esodo che ci porta a un cammino di adorazione del Signore e di servizio a Lui nei fratelli e nelle sorelle. Adorare e servire: due atteggiamenti che non si possono separare, ma che devono andare sempre insieme. Adorare il Signore e servire gli altri, non tenendo nulla per sé: questo è lo “spogliamento” di chi esercita l’autorità. Vivete e richiamate sempre la centralità di Cristo, l’identità evangelica della vita consacrata. Aiutate le vostre comunità a vivere l’”esodo” da sé in un cammino di adorazione e di servizio, anzitutto attraverso i tre cardini della vostra esistenza.

L’obbedienza come ascolto della volontà di Dio, nella mozione interiore dello Spirito Santo autenticata dalla Chiesa, accettando che l’obbedienza passi anche attraverso le mediazioni umane. Ricordate che il rapporto autorità-obbedienza si colloca nel contesto più ampio del mistero della Chiesa e ne costituisce una particolare attuazione della sua funzione mediatrice.

La povertà come superamento di ogni egoismo nella logica del Vangelo che insegna a confidare nella Provvidenza di Dio. Povertà come indicazione a tutta la Chiesa che non siamo noi a costruire il Regno di Dio, non sono i mezzi umani che lo fanno crescere, ma è primariamente la potenza, la grazia del Signore, che opera attraverso la nostra debolezza. «Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza», afferma l’Apostolo delle genti (2Cor12,9). Povertà che insegna la solidarietà, la condivisione e la carità, e che si esprime anche in una sobrietà e gioia dell’essenziale, per mettere in guardia dagli idoli materiali che offuscano il senso autentico della vita. Povertà che si impara con gli umili, i poveri, gli ammalati e tutti quelli che sono nelle periferie esistenziali della vita. La povertà teorica non ci serve. La povertà si impara toccando la carne di Cristo povero, negli umili, nei poveri, negli ammalati, nei bambini.

E poi la castità come carisma prezioso, che allarga la libertà del dono a Dio e agli altri, con la tenerezza, la misericordia, la vicinanza di Cristo. La castità per il Regno dei Cieli mostra come l’affettività ha il suo posto nella libertà matura e diventa un segno del mondo futuro, per far risplendere sempre il primato di Dio. Ma, per favore, una castità “feconda”, una castità che genera figli spirituali nella Chiesa. La consacrata è madre, deve essere madre e non “zitella”! Scusatemi se parlo così, ma è importante questa maternità della vita consacrata, questa fecondità! Questa gioia della fecondità spirituale animi la vostra esistenza; siate madri, come figura di Maria Madre e della Chiesa Madre. Non si può capire Maria senza la sua maternità, non si può capire la Chiesa senza la sua maternità e voi siete icona di Maria e della Chiesa.

2. Un secondo elemento che vorrei sottolineare nell’esercizio dell’autorità è il servizio: non dobbiamo mai dimenticare che il vero potere, a qualunque livello, è il servizio, che ha il suo vertice luminoso sulla Croce. Benedetto XVI con grande sapienza, ha richiamato più volte alla Chiesa che se per l’uomo spesso autorità è sinonimo di possesso, di dominio, di successo, per Dio autorità è sempre sinonimo di servizio, di umiltà, di amore; vuol dire entrare nella logica di Gesù che si china a lavare i piedi agli Apostoli e che dice ai suoi discepoli: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dóminano su di esse… Tra voi non sarà così; proprio il motto della vostr a assemblea, 'tra voi non sarà così' - ma chi vuole essere grande tra voi, sarà il vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo» (Mt 20,25-27). Pensiamo al danno che arrecano al Popolo di Dio gli uomini e le donne di Chiesa che sono carrieristi, arrampicatori, che “usano” il popolo, la Chiesa, i fratelli e le sorelle – quelli che dovrebbero servire -, come trampolino per i propri interessi e le ambizioni personali. Ma questi fanno un danno grande alla Chiesa.

Sappiate sempre esercitare l’autorità accompagnando, comprendendo, aiutando, amando; abbracciando tutti e tutte, specialmente le persone che si sentono sole, escluse, aride, le periferie esistenziali del cuore umano. Teniamo lo sguardo rivolto alla Croce: lì si colloca qualunque autorità nella Chiesa, dove Colui che è il Signore si fa servo fino al dono totale di sé.

3. Infine l’ecclesialità come una delle dimensioni costitutive della vita consacrata, dimensione che deve essere costantemente ripresa e approfondita nella vita. La vostra vocazione è un carisma fondamentale per il cammino della Chiesa, e non è possibile che una consacrata e un consacrato non “sentano” con la Chiesa. Un “sentire” con la Chiesa, che ci ha generato nel Battesimo; un “sentire” con la Chiesa che trova una sua espressione filiale nella fedeltà al Magistero, nella comunione con i Pastori e il Successore di Pietro, Vescovo di Roma, segno visibile dell’unità. L’annuncio e la testimonianza del Vangelo, per ogni cristiano, non sono mai un atto isolato. Questo è importante, l'annuncio e la testimonianza del Vangelo per ogni cristiano non sono mai un atto isolato o di gruppo, e qualunque evangelizzatore non agisce, come ricordava molto bene Paolo VI, «in forza di un’ispirazione personale, ma in unione con la missione della Chiesa e in nome di essa». E proseguiva Paolo VI: è una dicotomia assurda pensare di vivere con Gesù senza la Chiesa, di seguire Gesù al di fuori della Chiesa, di amare Gesù senza amare la Chiesa (cfr ibid., 16). Sentite la responsabilità che avete di curare la formazione dei vostri Istituti nella sana dottrina della Chiesa, nell’amore alla Chiesa e nello spirito ecclesiale.

Insomma, centralità di Cristo e del suo Vangelo, autorità come servizio di amore, “sentire” in e con la Madre Chiesa: tre indicazioni che desidero lasciarvi, a cui unisco ancora una volta la mia gratitudine per la vostra opera non sempre facile. Che cosa sarebbe la Chiesa senza di voi? Le mancherebbe maternità, affetto, tenerezza, intuizione di madre!

Care sorelle, siate certe che vi seguo con affetto. Io prego per voi, ma anche voi pregate per me. Salutate le vostre comunità da parte mia, soprattutto le sorelle ammalate e le giovani. A tutte va il mio incoraggiamento a seguire con parresia e con gioia il Vangelo di Cristo. Siate gioiose, perché è bello seguire Gesù, è bello diventare icona vivente della Madonna e della nostra Santa Madre Chiesa gerarchica. Grazie.

© Copyright 2013 - Libreria Editrice Vaticana

view post Posted: 11/5/2013, 12:10 Udienza Generale di Papa Francesco dell'8 Maggio 2013‏ - Santo Padre Francesco - Jorge Mario Bergoglio

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PAPA FRANCESCO

UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro
Mercoledì, 8 maggio 2013



Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Il tempo pasquale che con gioia stiamo vivendo, guidati dalla liturgia della Chiesa, è per eccellenza il tempo dello Spirito Santo donato «senza misura» (cfr Gv 3,34) da Gesù crocifisso e risorto. Questo tempo di grazia si conclude con la festa della Pentecoste, in cui la Chiesa rivive l’effusione dello Spirito su Maria e gli Apostoli raccolti in preghiera nel Cenacolo.

Ma chi è lo Spirito Santo? Nel Credo noi professiamo con fede: «Credo nello Spirito Santo che è Signore e dà la vita». La prima verità a cui aderiamo nel Credo è che lo Spirito Santo è Kýrios, Signore. Ciò significa che Egli è veramente Dio come lo sono il Padre e il Figlio, oggetto, da parte nostra, dello stesso atto di adorazione e di glorificazione che rivolgiamo al Padre e al Figlio. Lo Spirito Santo, infatti, è la terza Persona della Santissima Trinità; è il grande dono del Cristo Risorto che apre la nostra mente e il nostro cuore alla fede in Gesù come il Figlio inviato dal Padre e che ci guida all’amicizia, alla comunione con Dio.

Ma vorrei soffermarmi soprattutto sul fatto che lo Spirito Santo è la sorgente inesauribile della vita di Dio in noi. L’uomo di tutti i tempi e di tutti i luoghi desidera una vita piena e bella, giusta e buona, una vita che non sia minacciata dalla morte, ma che possa maturare e crescere fino alla sua pienezza. L’uomo è come un viandante che, attraversando i deserti della vita, ha sete di un’acqua viva, zampillante e fresca, capace di dissetare in profondità il suo desiderio profondo di luce, di amore, di bellezza e di pace. Tutti sentiamo questo desiderio! E Gesù ci dona quest’acqua viva: essa è lo Spirito Santo, che procede dal Padre e che Gesù riversa nei nostri cuori. «Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza», ci dice Gesù (Gv 10,10).

Gesù promette alla Samaritana di donare un’“acqua viva”, con sovrabbondanza e per sempre, a tutti coloro che lo riconoscono come il Figlio inviato dal Padre per salvarci (cfr Gv 4, 5-26; 3,17). Gesù è venuto a donarci quest’“acqua viva” che è lo Spirito Santo, perché la nostra vita sia guidata da Dio, sia animata da Dio, sia nutrita da Dio. Quando noi diciamo che il cristiano è un uomo spirituale intendiamo proprio questo: il cristiano è una persona che pensa e agisce secondo Dio, secondo lo Spirito Santo. Ma mi faccio una domanda: e noi, pensiamo secondo Dio? Agiamo secondo Dio? O ci lasciamo guidare da tante altre cose che non sono propriamente Dio? Ciascuno di noi deve rispondere a questo nel profondo del suo cuore.

A questo punto possiamo chiederci: perché quest’acqua può dissetarci sino in fondo? Noi sappiamo che l’acqua è essenziale per la vita; senz’acqua si muore; essa disseta, lava, rende feconda la terra. Nella Lettera ai Romani troviamo questa espressione: «L’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (5,5). L’“acqua viva”, lo Spirito Santo, Dono del Risorto che prende dimora in noi, ci purifica, ci illumina, ci rinnova, ci trasforma perché ci rende partecipi della vita stessa di Dio che è Amore. Per questo, l’Apostolo Paolo afferma che la vita del cristiano è animata dallo Spirito e dai suoi frutti, che sono «amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé» (Gal 5,22-23). Lo Spirito Santo ci introduce nella vita divina come “figli nel Figlio Unigenito”. In un altro passo della Lettera ai Romani, che abbiamo ricordato più volte, san Paolo lo sintetizza con queste parole: «Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi… avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo “Abbà! Padre!”. Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria» (8,14-17). Questo è il dono prezioso che lo Spirito Santo porta nei nostri cuori: la vita stessa di Dio, vita di veri figli, un rapporto di confidenza, di libertà e di fiducia nell’amore e nella misericordia di Dio, che ha come effetto anche uno sguardo nuovo verso gli altri, vicini e lontani, visti sempre come fratelli e sorelle in Gesù da rispettare e da amare. Lo Spirito Santo ci insegna a guardare con gli occhi di Cristo, a vivere la vita come l’ha vissuta Cristo, a comprendere la vita come l’ha compresa Cristo. Ecco perché l’acqua viva che è lo Spirito Santo disseta la nostra vita, perché ci dice che siamo amati da Dio come figli, che possiamo amare Dio come suoi figli e che con la sua grazia possiamo vivere da figli di Dio, come Gesù. E noi, ascoltiamo lo Spirito Santo? Cosa ci dice lo Spirito Santo? Dice: Dio ti ama. Ci dice questo. Dio ti ama, Dio ti vuole bene. Noi amiamo veramente Dio e gli altri, come Gesù? Lasciamoci guidare dallo Spirito Santo, lasciamo che Lui ci parli al cuore e ci dica questo: che Dio è amore, che Dio ci aspetta, che Dio è il Padre, ci ama come vero Papà, ci ama veramente e questo lo dice soltanto lo Spirito Santo al cuore. Sentiamo lo Spirito Santo, ascoltiamo lo Spirito Santo e andiamo avanti per questa strada dell'amore, della misericordia e del perdono. Grazie.

Saluti:

Je salue cordialement les pèlerins francophones, particulièrement les fidèles venus de diverses paroisses de France ainsi que les nombreux élèves présents. Chacun de nous est aimé de Dieu comme un fils, et il l’est vraiment par l’action du Saint Esprit. Je vous invite à l’invoquer chaque jour pour qu’il vous renouvelle et vous rende capables d’aimer à la manière de Jésus. Bon pèlerinage à tous !

I am pleased to greet the many English-speaking pilgrims and visitors present at today’s Audience, including those from England, Scotland, Wales, Denmark, Sweden, Malta, Iran, Australia, China, India, Indonesia, the Philippines, Canada and the United States. Upon you and your families I invoke an outpouring of the Holy Spirit’s gifts of wisdom, joy and peace!

Von Herzen grüße ich alle Pilger und Besucher deutscher Sprache, insbesondere die Angehörigen und Freunde der neuen Schweizergardisten, die aus Anlass der Vereidigung nach Rom gekommen sind. Lassen wir uns ein auf die Freundschaft mit Christus. Im Hören auf sein Wort und in der Anbetung seines heiligsten Leibes, der in der Eucharistie gegenwärtig ist, werde er uns zur Quelle neuen Lebens. Der Herr segne euch und begleite euch auf all euren Wegen!

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en especial a la Delegación del Estado de México, así como a los grupos venidos de España, Colombia, Venezuela y otros países latinoamericanos. En este día en el que se celebra Nuestra Señora de Luján, celestial Patrona de Argentina, un aplauso a la Virgen de Luján,… más fuerte, no siento, más fuerte. En este día de la Virgen de Luján deseo hacer llegar a todos los hijos de esas queridas tierras argentinas mi sincero afecto, a la vez que pongo en manos de la Santísima Virgen todas sus alegrías y preocupaciones. Muchas gracias.

Dirijo uma cordial saudação aos peregrinos de língua portuguesa, nomeadamente aos numerosos trabalhadores católicos do «Clube do Milhão». Agradeço a vossa presença e encorajo-vos a continuar a dar o vosso fiel testemunho cristão na sociedade. Uma saudação fraterna dirijo ainda ao grupo de sacerdotes do Rio de Janeiro, com as minhas felicitações pelo seu aniversário de Ordenação. A vós e a todos, eu digo: Deixai-vos guiar pelo Espírito Santo para crescerdes repletos dos seus frutos. De bom grado abençoo a vós e aos vossos entes queridos

كلمات الأب الأقدس للحجاج الناطقين باللغة العربية:

الأخوات والإخوة الأحباء الناطقون باللغة العربية! يعلمنا الروح القدس أن ننظر للعالم بأعين المسيح، وأن نحيّا الحياة كما عاشها هو، وأن نفهم الوجود كما فهمه المسيح. فعلى مثال يسوع يمكننا أن نحي كأبناء لله: أي محبوبين منه ومحبين له كأبناء حقيقيين. لهذا اصغوا للروحالقدس الذي يتكلم إلى قلوبكم ويدفعكم لأن تدعوا الله كـ"آب"، وبالتالي لأن تروا الآخرين كـ"أخوة". أمنح للجميع البركة الرسولية !

Witam polskich pielgrzymów. Drodzy bracia i siostry, dziś Kościół w Polsce przeżywa uroczystość św. Stanisława Biskupa i Męczennika, patrona Krakowa i wszystkich Polaków. Jego troska o człowieka i o zachowanie ładu moralnego w życiu społecznym niech będzie dla was przykładem i natchnieniem w działaniu dla dobra rodaków i ojczyzny, a jego opieka i wstawiennictwo niech stale wam towarzyszą i będą źródłem łaski. Umocnieni Duchem Świętym trwajcie w wierze i miłości! Niech Bóg wam błogosławi!

* * *

Rivolgo il mio benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare saluto i fedeli della Diocesi di San Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto, con il Vescovo Mons. Gestori, convenuti alla Sede di Pietro in occasione dell’Anno della Fede; quelli di Roiate e di Conversano, che incoronano rispettivamente la Madonna delle Grazie e la Madonna della Fonte; e i devoti del Santuario della Ravanusa, che celebrano il Giubileo Mariano. Saluto i sacerdoti, le religiose - in particolare il gruppo delle Figlie della Carità -, i seminaristi, i gruppi parrocchiali e le numerose scolaresche. La visita alle tombe degli Apostoli rafforzi in tutti la fede in Cristo, che, asceso alla destra del Padre, è sempre vivo e presente tra noi!

Oggi, 8 maggio, si eleva l’intensa preghiera della “Supplica alla Madonna del Rosario” di Pompei, composta dal Beato Bartolo Longo. Ci uniamo spiritualmente a questo popolare atto di fede e di devozione, affinché per intercessione di Maria, il Signore conceda misericordia e pace alla Chiesa e al mondo intero.

Infine, un pensiero affettuoso ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. La Madre di Gesù educhi voi, cari giovani, al coraggio delle scelte definitive; aiuti voi, cari ammalati, specialmente quelli dell’Unitalsi di Roma e della “Emme Due” di Sessa Aurunca, ad accettare la sofferenza con amore; e sia di modello a voi, cari sposi novelli, per costruire nella fedeltà la vostra unione coniugale.

Prima di cantare il Padre Nostro, ricordatevi: dobbiamo ascoltare lo Spirito Santo che è dentro di noi, sentirlo. Cosa ci dice? Che Dio è buono, che Dio è padre, che Dio ci ama, che Dio ci perdona sempre. Ascoltiamo lo Spirito Santo.

© Copyright 2013 - Libreria Editrice Vaticana

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view post Posted: 11/5/2013, 12:06 Papa Francesco: Un buon cristiano non si lamenta, ma affronta il dolore con gioia‏ - Santo Padre Francesco - Jorge Mario Bergoglio

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Omelia di Papa Francesco del 7 Maggio 2013

Anche in mezzo alle tribolazioni, il cristiano non è mai triste ma testimonia sempre la gioia di Cristo. E’ quanto affermato stamani da Papa Francesco, durante la Messa alla Casa Santa Marta. Il Papa ha sottolineato che il “sopportare gioioso” ci fa diventare giovani. Alla Messa, concelebrata con il cardinale Angelo Comastri e il cardinale Jorge María Mejía, ha preso parte un gruppo di dipendenti della Fabbrica di San Pietro.
Anche nelle tribolazioni, i cristiani sono gioiosi e mai tristi. E’ quanto sottolineato da Papa Francesco che ha messo l’accento sulla gioia di Paolo e Sila, chiamati ad affrontare prigionia e persecuzioni per testimoniare il Vangelo. Erano gioiosi, ha detto, perché seguivano Gesù nella strada della sua Passione. Una strada che il Signore percorre con pazienza:
“Entrare in pazienza: quella è la strada che Gesù anche ci insegna a noi cristiani. Entrare in pazienza… Questo non vuol dire essere tristi. No, no, è un’altra cosa! Questo vuol dire sopportare, portare sulle spalle il peso delle difficoltà, il peso delle contraddizioni, il peso delle tribolazioni. Questo atteggiamento cristiano di sopportare: entrare in pazienza. Quello che nella Bibbia si dice con una parola greca, ma tanto piena, la Hypomoné, sopportare nella vita il lavoro di tutti i giorni: le contraddizioni, le tribolazioni, tutto questo. Questi - Paolo e Sila - sopportano le tribolazioni, sopportano le umiliazioni: Gesù le ha sopportate, è entrato in pazienza. Questo è un processo - mi permetto la parola 'un processo' - un processo di maturità cristiana, attraverso la strada della pazienza. Un processo da tempo, che non si fa da un giorno all’altro: si fa durante tutta la vita per venire alla maturità cristiana. E’ come il buon vino”.

Il Papa ha così ricordato che tanti martiri erano gioiosi, come per esempio i martiri di Nagasaki che si aiutavano l’uno con l’altro, “aspettando il momento della morte”. Di alcuni martiri, ha poi rammentato, si diceva che “andavano al martirio” come a una “festa di nozze”. Questo atteggiamento del sopportare, ha aggiunto, è l’atteggiamento normale del cristiano, ma non è un atteggiamento masochista. E’ invece un atteggiamento che li porta “sulla strada di Gesù”:
“Quando vengono le difficoltà, anche arrivano tante tentazioni. Per esempio il lamento: ‘Ma guardi quel che mi viene'... un lamento. E un cristiano che continuamente si lamenta, tralascia di essere un buon cristiano: è il signore o la signora lamentela, no? Perché sempre si lamenta di tutto, no? Il silenzio nel sopportare, il silenzio nella pazienza. Quel silenzio di Gesù: Gesù nella sua Passione non ha parlato di più, soltanto due o tre parole necessarie… Ma anche non è un silenzio triste: il silenzio del sopportare la Croce non è un silenzio triste. E’ doloroso, tante volte molto doloroso, ma non è triste. Il cuore è in pace. Paolo e Sila pregavano in pace. Avevano dolori, perché si dice che poi il Signore del carcere ha lavato le piaghe - avevano piaghe - ma sopportavano in pace. Questo cammino di sopportare ci fa approfondire la pace cristiana, ci fa forti in Gesù”.
Ecco che allora il cristiano è chiamato a sopportare come Gesù ha fatto, “senza lamentele, sopportare in pace”. E, ha detto ancora Papa Francesco, questo “andare in pazienza, rinnova la nostra giovinezza e ci fa più giovani”:
“Il paziente è quello che, alla lunga, è più giovane! Pensiamo a quegli anziani e anziane nella casa del riposo, a quelli che hanno sopportato tanto nella vita: Guardiamo gli occhi, occhi giovani, hanno uno spirito giovane e una rinnovata giovinezza. E a questo ci invita il Signore: a questa rinnovata giovinezza pasquale per il cammino dell’amore, della pazienza, del sopportare le tribolazioni e anche - mi permetto di dire - di sopportarci l’uno l’altro. Perché questo dobbiamo farlo anche con carità e con amore, perché se io devo sopportare te, sono sicuro che tu mi sopporti a me e così andiamo avanti nel cammino della strada di Gesù. Chiediamo al Signore la grazia di questo sopportare cristiano che ci dà la pace, di questo sopportare col cuore, di questo sopportare gioioso per diventare sempre più giovani, come il buon vino: più giovani con questa rinnovata gioventù pasquale dello spirito. Così sia”.

Fonte: News.va

view post Posted: 11/5/2013, 12:04 Conferenza a Londra sulla Somalia. Mons. Bertin: servono più aiuti umanitari‏ - La Santa Sede, Il Mondo Cattolico

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7 Maggio 2013

Il futuro della Somalia al centro della seconda Conferenza internazionale, aperta oggi a Londra - la prima si è svolta lo scorso anno - per dare sostegno ad un Paese martoriato da oltre 20 anni di conflitto civile, anarchia, povertà e fame. Oltre 50 le delegazioni presenti. La Giornalista vaticana Roberta Gisotti ha intervistato mons. Giorgio Bertin, nunzio apostolico della Somalia e vescovo di Mogadiscio, residente per motivi di sicurezza a Gibuti:
Tante le speranze per la Somalia dopo le elezioni nel settembre scorso del presidente Hassan Sheikh Mohamud e la formazione di un governo federale, riconosciuto dalla comunità internazionale. Proseguono, tuttavia, gli attentati terroristici dei ribelli islamici Shabaab, legati ad al Qaeda. Gli osservatori evidenziano aspetti positivi su cui costruire il futuro democratico della Somalia e aspetti ancora oscuri da valutare a Londra. Mons. Bertin:
R. – L’ombra più importante è costituita da questa opposizione armata e dal concetto di federalismo che probabilmente o non è chiaro oppure trova difficoltà ad essere messo in pratica. Rimangono dei punti da studiare meglio, in questa occasione, per potere dare una risposta più appropriata alla situazione attuale della Somalia.
D. – Anche negli ultimi giorni ci sono stati attacchi terroristici: come potrà il governo in carica, il presidente attuale, fronteggiare questa situazione?
R. – Quello che ho notato durante i miei due recenti viaggi del mese di aprile a Mogadiscio è, appunto, questa situazione delle istituzioni nuove, riconosciute ed accettate dalla comunità internazionale ma che sul posto ancora stentano ad essere riconosciute, ad essere accettate, probabilmente anche perché i somali si sono abituati da 22 anni a vivere senza istituzioni statali. Allora direi che questa difficoltà è ben presente. La questione degli attacchi di questi ultimi due mesi è una riprova della difficoltà oggettiva che le nuove istituzioni, che il nuovo Stato deve affrontare. Io spesso dico che è un inizio tutto in salita per le nuove istituzioni, e allora io non dispererei. Mi dispiace per quelli che hanno perso la vita e che perderanno ancora la vita per questa opposizione che c’è, però è questo il cammino da proseguire.
D. – Può essere importante in questo momento sostenere con aiuti umanitari la Somalia, dove la popolazione – oltre ad aver vissuto, appunto, oltre 20 anni di anarchia – ha sofferto molte crisi di carestia?
R. – Sì! Certamente l’azione umanitaria è assolutamente necessaria, anche perché le nuove istituzioni, il nuovo governo incominciano con le "tasche vuote". Il consiglio che io darei è quello di cercare di favorire le istituzioni governative a prendere esse stesse in mano qualche azione a carattere sociale, perché per il momento ci sono diverse agenzie dell’Onu, organizzazioni umanitarie internazionali, Ong locali che operano per dare tutta la risposta al dramma umanitario. Ecco, quello che io mi aspetterei è che la comunità internazionale sostenga e incoraggi il governo a prendere in mano anche lui qualche azione umanitaria, pur sapendo che la priorità è quella della sicurezza.

Fonte: News.va

view post Posted: 11/5/2013, 12:02 Religiose Usa: piena collaborazione tra dicasteri della Dottrina della Fede e Vita consacrata‏ - La Santa Sede, Il Mondo Cattolico

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7 Maggio 2013

"La Congregazione per la Dottrina della Fede e la Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e la Società di Vita Apostolica da tempo collaborano ad una rinnovata visione teologica della vita religiosa nella Chiesa. La preoccupazione della Santa Sede, parzialmente espressa nella Valutazione Dottrinale della Presidenza della Conferenza delle Superiori Religiose negli Stati Uniti d'America (LCWR), è motivata dal desiderio di sostenere la bella e nobile vocazione religiosa affinché l'eloquente testimonianza della vita religiosa prosperi nella Chiesa a beneficio delle future generazioni.

Le iniziative della Santa Sede in questo ambito riguardano principalmente la fede della Chiesa e la sua espressione nella vita religiosa. La fede della Chiesa - nell'amoroso disegno del Padre che ha mandato il suo Figlio per essere nostro Salvatore, nell'ispirazione della Sacra Scrittura, nel dono della grazia attraverso i sacramenti, nella natura della Chiesa guidata dallo Spirito Santo - questa fede è il fondamento dei Consigli Evangelici. Essa motiva la passione per la giustizia condivisa da tanti religiosi e religiose nel mondo, e cerca sempre di esprimersi in attiva carità verso i più bisognosi.

I recenti commenti dei media sulle osservazioni all'Assemblea Generale dell'Unione Internazionale delle Superiori Generali di domenica 5 maggio, del Cardinale João Braz de Avis, Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata, hanno voluto vedere una divergenza fra la Congregazione per la Dottrina della Fede e la Congregazione per le Religiose nel loro approccio al rinnovamento della vita religiosa. Tale interpretazione delle osservazioni del Cardinale non è giustificata. I Prefetti delle due Congregazioni operano insieme secondo le loro specifiche responsabilità ed hanno collaborato durante tutto il processo di valutazione dottrinale del LCWR. L'Arcivescovo Gerhard Müller, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, e il Cardinale Braz de Aviz, incontratisi ieri, hanno riaffermato il loro comune impegno per il rinnovamento della vita religiosa, particolarmente per la valutazione dottrinale del LCWR e per il programma di riforme che esso richiede, in accordo con i desideri del Santo Padre".

Fonte: News.va

view post Posted: 11/5/2013, 12:00 Programma del Viaggio Apostolico di Papa Francesco a Rio De Janeiro‏ - Santo Padre Francesco - Jorge Mario Bergoglio

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IN OCCASIONE DELLA XXVIII GIORNATA MONDIALE
DELLA GIOVENTÙ

22-29 LUGLIO 2013

PROGRAMMA


Tratto dal Sito Ufficiale del Vaticano:


Lunedì 22 luglio 2013

Roma


ore 08.45:Partenza in aereo dall’Aeroporto di Roma Ciampino per Rio de Janeiro

Rio de Janeiro

ore 16.00:
Accoglienza ufficiale all’Aeroporto Internazionale Galeão/Antonio Carlos Jobim di Rio de Janeiro

ore 17.00:Cerimonia di benvenuto nel Giardino del Palazzo Guanabara di Rio de Janeiro (Discorso del Santo Padre)

ore 17.40:Visita di cortesia al Presidente della Repubblica nel Palazzo Guanabara a Rio de Janeiro

Soggiorno privato nella Residenza di Sumaré a Rio de Janeiro


Mercoledì 24 luglio 2013

ore 8.15:
Partenza in elicottero dall’Eliporto di Sumaré al Santuario di Nostra Signora della Concezione di Aparecida

ore 9.30:Arrivo all’Eliporto del Santuario di Nostra Signora della Concezione di Aparecida

ore 10.00:Venerazione dell'Immagine della Vergine nella Sala dei 12 Apostoli del Santuario di Nostra Signora della Concezione di Aparecida

ore 10.30:Santa Messa nella Basilica del Santuario di Nostra Signora della Concezione di Aparecida (Omelia del Santo Padre)

ore 13.00:Pranzo con il Seguito Papale, i Vescovi della Provincia e i Seminaristi nel Seminario Bon Jesús di Aparecida

ore 16.10:Partenza in elicottero dall’Eliporto del Santuario di Nostra Signora della Concezione di Aparecida per Rio de Janeiro

ore 17.25:Arrivo all’Aeroporto Santos Dumont (III Comar) di Rio de Janeiro

ore 18.30:Visita all'Ospedale São Fancisco de Assis na Providência - V.O.T. a Rio de Janeiro (Discorso del Santo Padre)


Giovedì 25 luglio 2013

ore 7.30:
Santa Messa in privato nella Residenza di Sumaré a Rio de Janeiro

ore 9.45:Consegna delle chiavi della città al Santo Padre e Benedizione delle bandiere olimpiche nel Palazzo della Città a Rio de Janeiro

ore 11.00:Visita alla Comunità di Varginha (Manguinhos) a Rio de Janeiro (Discorso del Santo Padre)

ore 18.00:Festa di accoglienza dei giovani sul lungomare di Copacabana a Rio de Janeiro (Saluto e Discorso del Santo Padre)


Venerdì 26 luglio 2013

ore 7.30:
Santa Messa in privato nella Residenza di Sumaré a Rio de Janeiro

ore 10.00:Confessione di alcuni giovani della XXVIII GMG nel Parco della Quinta da Boa Vista a Rio de Janeiro

ore 11.30:Breve incontro con alcuni giovani detenuti nel Palazzo Arcivescovile St. Joaquim a Rio de Janeiro

ore 12.00:Preghiera dell'Angelus Domini dal Balcone centrale del Palazzo Arcivescovile St. Joaquim a Rio de Janeiro (Allocuzione del Santo Padre)

ore 12.15:Saluto al Comitato Organizzatore della XXVIII Giornata Mondiale della Gioventù e ai Benefattori nel Palazzo Arcivescovile St. Joaquim a Rio de Janeiro

ore 13.00:Pranzo con i giovani nel Salone rotondo del Palazzo Arcivescovile St. Joaquim a Rio de Janeiro

ore 18.00:Via Crucis con i giovani sul Lungomare di Copacabana a Rio de Janeiro (Discorso del Santo Padre)


Sabato 27 luglio 2013

ore 9.00:
Santa Messa con i Vescovi della XXVIII GMG e con i Sacerdoti, i Religiosi e i Seminaristi nella Cattedrale di San Sebastiano a Rio de Janeiro (Omelia del Santo Padre)

ore 11.30:Incontro con la Classe Dirigente del Brasile nel Teatro Municipale a Rio de Janeiro (Discorso del Santo Padre)

ore 13.30:Pranzo con i Cardinali del Brasile, la Presidenza della Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile, i Vescovi della Regione e il Seguito Papale nel Grande Refettorio del Centro Studi di Sumaré a Rio de Janeiro

ore 19.30:Veglia di preghiera con i giovani nel Campus Fidei a Guaratiba (Discorso del Santo Padre)


Domenica 28 luglio 2013

ore 10.00:
Santa Messa per la XXVIII Giornata Mondiale della Gioventù nel Campus fidei a Guaratiba (Omelia del Santo Padre)

Preghiera dell'Angelus Domini nel Campus fidei a Guaratiba (Allocuzione del Santo Padre)

ore 14.00:Pranzo con il Seguito Papale nel Refettorio del Centro Studi di Sumaré a Rio de Janeiro

ore 16.00:Incontro con il Comitato di Coordinamento del CELAM nel Centro Studi di Sumaré a Rio de Janeiro (Discorso del Santo Padre)

ore 16.40:Congedo dalla Residenza di Sumaré a Rio de Janeiro

ore 17.30:Incontro con i Volontari della XXVIII GMG nel Padiglione 5 di Rio Centro a Rio de Janeiro (Discorso del Santo Padre)

ore 18.30:Cerimonia di congedo all’Aeroporto Internazionale Galeão/Antonio Carlos Jobim di Rio de Janeiro (Discorso del Santo Padre)

ore 19.00:Partenza in aereo dall’Aeroporto Internazionale Galeão/Antonio Carlos Jobim di Rio de Janeiro per Roma


Lunedì 29 luglio 2013

Roma

ore 11.30:
Arrivo all’Aeroporto di Roma Ciampino


Fuso orario

Fuso orario
Roma: + 2 UTC
Rio de Janeiro e Aparecida do Norte: - 3 UTC

view post Posted: 11/5/2013, 11:45 MESSAGGIO INVIATO AI BUDDISTI PER LA FESTA DEL VESAKH 2013 - Siamo tutti fratelli

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PONTIFICIO CONSIGLIO PER IL DIALOGO INTERRELIGIOSO

MESSAGGIO INVIATO AI BUDDISTI
PER LA FESTA DEL VESAKH 2013

Cristiani e buddisti: amore, difesa e promozione della vita umana


Cari amici buddisti,

1. A nome del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, vorrei estendere a tutti voi i miei sentiti saluti ed auguri in occasione della celebrazione della festa di Vesakh, che offre a noi cristiani l’opportunità di rinnovare il nostro dialogo amicale e la stretta collaborazione con le differenti tradizioni che voi rappresentate.

2. Papa Francesco, proprio all’inizio del suo ministero, ha riaffermato la necessità del dialogo e dell’amicizia tra i seguaci di differenti religioni, facendo notare che "La Chiesa è (…) consapevole della responsabilità che tutti portiamo verso questo nostro mondo, verso l’intero creato, che dobbiamo amare e custodire. E noi possiamo fare molto per il bene di chi è più povero, di chi è debole e di chi soffre, per favorire la giustizia, per promuovere la riconciliazione, per costruire la pace" (Incontro con i Rappresentanti delle chiese e delle comunità ecclesiali, e di altre religioni, 20 marzo 2013). Il Messaggio della Giornata Mondiale della Pace 2013, intitolato "Beati gli operatori di Pace", nota: "Via di realizzazione del bene comune e della pace è anzitutto il rispetto per la vita umana, considerata nella molteplicità dei suoi aspetti, a cominciare dal suo concepimento, nel suo svilupparsi, e sino alla sua fine naturale. Veri operatori di pace sono, allora, coloro che amano, difendono e promuovono la vita umana in tutte le sue dimensioni: personale, comunitaria e trascendente. La vita in pienezza è il vertice della pace. Chi vuole la pace non può tollerare attentati e delitti contro la vita" (Messaggio per la Giornata della Pace 2013, n. 4).

3. Desidero esprimere il sincero rispetto della Chiesa cattolica per la vostra nobile tradizione religiosa. Spesso notiamo una consonanza con valori espressi anche nei vostri libri religiosi: rispetto per la vita, contemplazione, silenzio, semplicità (cf. Verbum Domini, n. 119). Il nostro autentico dialogo fraterno esige che noi buddisti e cristiani facciamo crescere ciò che abbiamo in comune, e specialmente il profondo rispetto per la vita che condividiamo.

4. Cari amici buddisti, il vostro primo precetto vi insegna ad astenersi dal distruggere la vita di ogni essere senziente, proibendo così l'uccisione di se stessi e degli altri. La pietra angolare della vostra etica risiede nell’amorevole gentilezza verso tutti gli esseri. Noi cristiani crediamo che il nocciolo dell’insegnamento morale di Gesù è duplice: l’amore di Dio e l’amore del prossimo. Gesù dice: "Come il Padre ha amato me, così io ho amato voi; rimanete nel mio amore" E poi: "Questo è il mio comandamento, che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amato" (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1823). E il quinto comandamento cristiano, "Non uccidere", è in perfetta armonia con il vostro primo precetto. La Nostra Aetate insegna che "la Chiesa cattolica nulla rigetta di ciò che è vero e santo in queste religioni" (NA, n. 2). Penso, perciò, che sia urgente creare, sia per i buddisti che per i cristiani, sulla base dell’autentico patrimonio delle nostre tradizioni religiose, un clima di pace per amare, difendere e promuovere la vita umana.

5. Come tutti sappiamo, malgrado questi nobili insegnamenti sulla santità della vita umana, il male contribuisce in diverse forme alla disumanizzazione della persona, attenuando il senso di umanità degli individui e delle comunità. Questa tragica situazione esige che noi, buddisti e cristiani, uniamo le forze per smascherare le minacce alla vita umana e risvegliare la coscienza etica dei nostri rispettivi seguaci per generare una rinascita spirituale morale degli individui e delle società al fine di essere veri operatori di pace, amando, difendendo e promuovendo la vita umana in tutte le sue dimensioni.

6. Cari amici buddisti, continuiamo a collaborare con rinnovata compassione e fraternità per alleviare le sofferenze della famiglia umana, tutelando la sacralità della vita umana. E’ in questo spirito che vi rinnovo l’augurio di una pacifica e gioiosa festa di Vesakh.



Jean-Louis Cardinal Tauran
Presidente

P. Miguel Ángel Ayuso Guixot, MCCJ
Segretario

view post Posted: 11/5/2013, 11:42 Cristiani e buddisti in dialogo - La Santa Sede, Il Mondo Cattolico

Cristiani e buddisti in dialogo. Interventi del card. Tauran, Raffaello Longo e mons. Mansueto Bianchi‏

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6 Maggio 2013

Un evento che risponde all’invito lanciato da Papa Francesco a costruire ponti di dialogo. E’ il colloquio fra cristiani e buddisti organizzato oggi a Roma presso l’Università Urbaniana dal Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso in collaborazione con la Cei, Movimento dei Focolari e Unione buddisti italiana. Si tratta della quarta tappa di un percorso avviato dal dicastero vaticano nel 1964 e che nell’odierna giornata ha avuto per tema “Pace interiore, pace con i popoli”.
Il giornalista Paolo Ondarza intervista il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso:

R. - La cosa importante è che malgrado le difficoltà, tutti siamo convinti che non vi sia altra soluzione ai problemi che il dialogo, che è incontro, comprensione, amore. Tema di questo convegno è “Pace interiore, pace nel mondo”: questo vuol dire che quando uno è in pace con se stesso, trasmette un messaggio di serenità, speranza, bontà, misericordia - il Papa insiste molto sulla misericordia… - e quindi è portatore di pace. Tutto il dialogo col buddismo insiste molto sulla vita interiore e forse nel mondo di oggi è l’aspetto che manca di più.

D. - Lei ha detto: “La pace non è solo un patto per una vita tranquilla, né assenza di guerra. Pace - ha detto - è essere completi e intatti. Recuperare quell’armonia con Dio, con gli altri e con il Creato…”

R. - Già Pascal diceva che “il grande problema dell’uomo è che non sa stare in pace nella sua stanza”. Io penso che dobbiamo imparare a ricostruire quest’uomo interiore.

D. - Questa pace interiore è un punto comune tra cristianesimo e buddismo?

R. - Sì, penso di sì. E’ la meditazione che ci permette di sapere chi siamo, dove andiamo, anche se ovviamente il buddismo è una tradizione religiosa molto diversa dalla nostra.

D. - Sfida comune per le religioni, in particolare per cristianesimo e buddismo, sono le tante minacce contro la vita nelle società contemporanee…

R. - Sì, la vita in senso largo. Leggevo l’altro giorno la testimonianza di uno studente della Cina continentale venuto a studiare in Europa. Dopo tre anni è tornato a Pechino e ha detto ai suoi compagni: “Lì sono talmente liberi che nessuno bada a nessuno”. Questo è molto triste, ma è anche una diagnosi - penso - molto vera.
Contemplazione e silenzio, amore e compassione, rispetto della vita: punti di contatto tra cristiani e buddisti. “La pace interiore è premessa per la pace tra i popoli”. Ne è convinto il venerabile Raffaello Longo, presidente dell’Unione Buddista Italiana. Paolo Ondarza lo ha intervistato:

R. - Senza pace interiore non c’è possibilità di avere una pace con l’esterno. E’ inutile, ovviamente, fare dimostrazioni pacifiste se poi dentro di noi c’è una rivoluzione, una guerra interiore. Le religioni devono unirsi per far passare questo messaggio che la spiritualità non è solo un qualcosa di religioso, ma soprattutto umano.

D. - Lei ha detto che “per dialogare è fondamentale avere una buona preparazione per quanto riguarda la propria tradizione”: questo è un presupposto fondamentale?

R. - Sì, il dialogo non è un qualcosa di romantico dove si parla solo delle cose in comune e si lasciano fuori le differenze. Per poter dialogare, bisogna avere la padronanza della propria disciplina, della propria tradizione: altrimenti non ci si confronta su nulla! Il dialogo interreligioso è un qualcosa di entusiasmante e per poterlo comprendere bisogna farlo.

D. - Lei ha detto: “io ho punti di riferimento in amici cristiani”…

R. - Assolutamente, la considero una ricchezza e anche una forma di libertà, perché se riesco a espandere il mio orizzonte molto più in là di quello che dice la mia tradizione, non può essere che un arricchimento!

D. - Dialogare non ha come obiettivo quello di far accrescere numericamente gli appartenenti alle singole religioni, ma trasmettere un messaggio: che la spiritualità è importante, è fondamentale per costruire percorsi di pace…

R. - Questo assolutamente. Di più: io penso che il dialogo interreligioso debba portare un esponente di una religione a difendere la religione degli altri. Mi è capitato più volte di difendere le altre religioni di fronte a un auditorium: quando l’esponente di un’altra religione difende la religione che ha di fianco, le persone rimangono positivamente disorientate.
Buddismo e cristianesimo hanno un ruolo essenziale per la costruzione del nuovo umanesimo del Terzo Millennio. Ne è convinto mons. Mansueto Bianchi, vescovo di Pistoia e presidente della Commissione Cei per l’Ecumenismo e il Dialogo che, al microfono di Paolo Ondarza, ricorda il grande valore dell’incontro tra le religioni organizzato ad Assisi nel 1996 da Giovanni Paolo II:

R. – Direi che è stato un evento epocale. E’ uno di quegli eventi che fanno più da soli, come immagine, che non intere generazioni di testi o di libri pubblicati. Perché trasmettono un’immagine dell’esperienza religiosa positiva: una grandissima risorsa per l’umanità. Giovanni Paolo II, veramente, ha avuto un’intuizione profetica grande. Occorre che passi fortemente il messaggio che l’esperienza religiosa è amica dell’uomo, è amica della convivenza tra le persone, ha molto da dire sul nuovo progetto umano che si sta varando.

D. – Oggi in una società globalizzata sempre di più siamo chiamati a confrontarci con le differenze: ecco perché incontri come quello odierno sono importanti per costruire ponti, per confrontarsi e per conoscersi …

R. – Esattamente. Sono importanti per la composizione delle differenze, perché le differenze possono diventare collisioni o possono diventare sinfonie. Sinfonie, non perché tutte le esperienze religiose siano uguali o intercambiabili: non per questo, assolutamente! Ma perché dentro lo stare insieme delle persone, la composizione – per così dire – del percorso spirituale diventa un grande potenziale di umanizzazione e diventa anche una grande risorsa per conoscere, per vivere, per amare più intensamente la propria esperienza religiosa nella stima, nel rispetto e nell’accoglienza di quella dell’altro.

D. – Colpisce come tra tanti italiani, ci sia un certo fascino esercitato dalla filosofia buddista, dal buddismo in generale. Come porsi di fronte a tutto questo?

R. – Il primo atteggiamento, ovviamente, è l’atteggiamento del rispetto perché ogni vicenda di coscienza, ogni percorso di coscienza ha bisogno, prima di tutto, di essere riconosciuto e rispettato. Ma certamente queste vicende hanno una provocazione nei confronti delle nostre comunità cristiane. E’ un richiamo forte alla nostra responsabilità educativa: penso prima di tutto alle famiglie, penso alle comunità parrocchiali. Occorre investire molto sull’aspetto formativo perché l’identità cattolica sia veramente un’identità e non semplicemente un movimento o un momento di passaggio nel lungo percorso della vita.

D. – A volte è proprio l’aspetto emotivo a muovere: lo sottolineava anche il presidente dell’Unione buddista italiana quando diceva: “Tante persone che a volte si avvicinano al buddismo si scoraggiano di fronte ad un cammino che presenta difficoltà o ad un percorso di impegno, di lavoro” …

R. – Sì, perché oggi molta gente sembra come essere in visita al “supermercato del sacro”, e si atteggia mentalmente come un passeggiatore in mezzo a molti stand religiosi, cercando di cogliere o di prendere quello che più immediatamente, epidermicamente la stupisce, la affascina, la conquista … Quando poi ci si accorge che l’esperienza religiosa è tutt’altro che una vicenda di brivido emotivo, di curiosità intellettuale o di sensazione epidermica, ma tocca le scelte di fondo della vita e implica un costruire la vita intorno a queste scelte, allora molta gente riposa sul banco – per così dire – la merce che aveva presa.

Fonte: News.va

view post Posted: 11/5/2013, 11:38 Il Papa ai vescovi del Piemonte: mostrate la misericordia di Dio alle famiglie in difficoltà‏ - Santo Padre Francesco - Jorge Mario Bergoglio

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6 Maggio 2013

Stamani il Papa ha ricevuto i vescovi della Conferenza episcopale del Piemonte, in visita “ad Limina”. I presuli erano guidati da mons. Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino.
R. – E’ stato un incontro sereno, costruttivo, direi di un padre con i suoi figli, per conoscere un po’ la situazione della nostra Regione, a partire dai problemi ma anche dalle prospettive positive che ci sono. Un incontro ricco di umanità, di fraternità in cui il Papa ci ha ascoltati, ha dialogato con ciascuno di noi, insieme, affrontando diverse problematiche. In particolare, ci ha dato speranza, ci ha incoraggiati a seguire con affetto e amore i sacerdoti - il problema delle vocazioni è un problema sempre molto acuto, anche da noi - soprattutto i sacerdoti anziani e malati, mostrando la nostra paternità, la nostra vicinanza, e quelli più giovani che si trovano ad affrontare una situazione a volte un po’ complessa e difficile, nel passaggio dal Seminario alla loro vita. Poi, il problema delle famiglie, che gli stanno molto a cuore: tutte le famiglie, quelle che stanno abbastanza bene dal punto di vista spirituale o sociale, ma soprattutto quelle in difficoltà, sia sul piano morale sia anche sul piano sociale. Abbiamo notato quanta eco ed attenzione ha verso la famiglia e come sia vicino a queste situazioni, e ci invita ad essere, anche lì, padri e amici di ogni famiglia, accogliendo, cercando di dare risposte anche appropriate ai bisogni che la famiglia ha. E poi, certamente il problema dei giovani, che è anche la sfida più grande della Chiesa, su cui però dobbiamo poter contare con speranza, con fiducia, spronandoli a uscire da se stessi, ad essere protagonisti anche negli ambienti di vita – università, scuola … a dare molta fiducia ai giovani …
D. – Il Papa vi ha parlato anche della crisi attuale, della povertà …
R. – Sì. Abbiamo parlato di questo, anche perché è una questione che ci sta molto a cuore: il Piemonte soffre moltissimo, in questo momento. Abbiamo tanti disoccupati, abbiamo situazioni anche molto dure dal punto di vista dei nuovi poveri. Lui si è mostrato molto sensibile: ci ha invitato a fare della nostra Chiesa un esempio anche sotto questo profilo perché ha ricordato anche i nostri Santi, giustamente, i cosiddetti santi sociali – don Bosco, il Murialdo, il Cottolengo – che hanno dato grande impulso anche all’impegno dei cristiani nell’ambito della società, soprattutto per aiutare chi soffre, chi è più povero, chi è ultimo ad avere la dignità, ad avere la giustizia e la solidarietà di cui ha bisogno. Insomma, è stato un incontro veramente molto ricco di tanti spunti che adesso noi, come Conferenza episcopale, riprenderemo perché vogliamo veramente dare un’adeguata risposta a queste indicazioni e a questi suggerimenti che ci ha dato il Papa. Quindi, lo ringraziamo sentitamente e speriamo che venga anche a trovarci: l’abbiamo anche invitato! Credo che tutte le Conferenze avranno fatto così, però il Piemonte, forse, può darsi che sia una Regione che gli sia cara in quanto richiama un po’ anche la sua famiglia: ci sono diversi parenti del Papa anche a Torino … Ma al di là di questo, è stato un momento ricchissimo che ci ha dato tanta gioia e tanta speranza nel cuore.
D. – Cosa l’ha colpita in particolare di questo incontro?
R. – Mi ha colpito molto la semplicità e il tratto familiare, però, nello stesso tempo, l’acutezza e la profondità delle cose che il Papa ci ha detto. Soprattutto, ci ha affidato questo grande impegno di essere verso i sacerdoti, verso le nostre comunità, padri, vescovi e amici nello stesso tempo, sull’esempio di Gesù Cristo e sull’esempio dei nostri santi, per mostrare ogni giorno quanto la misericordia, l’amore di Gesù, il cuore del Signore, veramente, sia vicino alla nostra gente.

Fonte: News.va

view post Posted: 11/5/2013, 11:37 Incontro del Papa con il presidente svizzero Maurer - Santo Padre Francesco - Jorge Mario Bergoglio

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Diritti umani, pace e giustizia al centro dell'incontro del Papa con il presidente svizzero Maurer

6 Maggio 2013


Stamani il Papa ha ricevuto nel Palazzo Apostolico Vaticano, il presidente della Confederazione Elvetica, Ueli Maurer, che poi ha incontrato il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone e mons. Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati. “Durante i cordiali colloqui – riferisce un comunicato della Sala Stampa vaticana - evocando l’encomiabile servizio plurisecolare della Guardia Svizzera Pontificia nell’annuale ricorrenza del giuramento delle reclute, è stato sottolineato il comune desiderio di rafforzare ulteriormente i buoni rapporti che intercorrono tra la Santa Sede e la Confederazione Elvetica, e di intensificare la collaborazione fra la Chiesa cattolica e lo Stato. Ci si è poi soffermati su temi di comune interesse, quali la tutela dei diritti umani, la formazione della gioventù e la collaborazione internazionale per la promozione della giustizia e della pace”.

Fonte: News.va

view post Posted: 11/5/2013, 11:33 I Tweet di Papa Francesco - Santo Padre Francesco - Jorge Mario Bergoglio

Tweet di Papa Francesco del 7 Maggio 2013

Non accontentatevi di una vita cristiana mediocre; camminate con decisione verso la santità.

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Tweet di Papa Francesco dell'8 Maggio 2013

Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza, dice Gesù. Questa è la vera ricchezza, non quella materiale!

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Tweet di Papa Francesco del 9 Maggio 2013

Dono prezioso che lo Spirito Santo porta nei nostri cuori è la profonda fiducia nell’amore e nella misericordia di Dio.

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4984 replies since 31/8/2010