Gesù Luce del mondo

Lettere di Padre Pio ai suoi Direttori Spirituali, Volume Primo - 100 lettere per te (a cura di Padre Pacifico Giuliano

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Mary Lourdes
view post Posted on 18/3/2011, 18:23




Padre Pio a padre Agostino



"Sto lottando col dolcissimo Gesù - Sentomi il cuore e le viscere tutte assorbite da fiamme d'un grandissimo fuoco - Parlatemi al riguardo - La recita dell'ufficio divino"

Pietrelcina, 30 gennaio 1915

Mio carissimo padre,
la grazia di Gesù riempia sempre più il vostro spirito e la celeste Madre ve la conservi. Così sia.
Innanzi che ricevessi la vostra lettera che mi comunicava, anche da parte del padre provinciale, il permesso di poter scrivere anche a quell'altra anima eletta, già il dolcissimo Signore mi aveva manifestato il da farsi ed il tutto per visione intellettuale, simile a quella espostavi in un'altra mia.
Questo è il modo ordinario che adesso tiene il Signore con questo vilissimo verme. Rimasi atterrito per una ordinazione impostami, chè a me sembra irrealizzabile. Adesso sto lottando, permettetemi, o padre, tale arrogante espressione, col dolcissimo Signore perchè voglia dispensarmene; ma sarà difficile, l'ordinazione è troppo perentoria.
Non so se il padre provinciale vi ha fatto leggere l'ultima mia a lui scritta. Nella supposizione affermativa voi vi avete potuto formare una languida idea di ciò che in me in questi giorni il Signore va operando.
Sentomi il cuore e le viscere tutte assorbite da fiamme di un grandissimo fuoco che si vanno sempre ingagliardendo. Tali fiamme fanno uscire la povera anima in flebili sospiri. Eppure chi li crederebbe? In un medesimo tempo l'anima sente, assieme al martirio atrocissimo che le viene cagionato dalle suddette fiamme, una soavità estremamente eccessiva, che tutto mi lascia divampare d'amor grande di Dio.
Mi sento annichilito, padre mio, e non trovo luogo per potermi nascondere a tale dono del divin maestro. Io sono ammalato, edf ammalato di cuore. Non ne posso proprio più; il filo sembra che sia per spezzarsi da un momento all'altro e questo momento non si vede giungere.
Quanto è triste, padre mio, lo stato di un'anima, a cui Iddio la ha fatta infermare del suo amore. Per carità, pregate il Signore che ponga fine ai miei giorni, che non sento affatto più la forza di poterla continuare in simile stato. Non veggo altro rimedio alla mia malattia del cuore se non quello d'essere una buona volta consunto da queste fiamme che bruciano e non mai consumano.
Non crediate poi che sia la sola anima quella che partecipi ad un tal martirio; anche il corpo vi partecipa, sebbene indirettamente, in un grado altissimo. Da che dura questa divina operazione, il corpo è per divenire impotente a tutto.
Parlatemi al riguardo e ditemi come debba comportarmi. Mi veggo sempre più aggravato di debiti dinanzi alla divina maestà, e non ne veggo il modo di come poterli pagare. Le sue grazie sono molte e troppo elevate e l'anima si sente schiacciata sotto di esse.
Riguardo alla recita del divino ufficio, la vista, come vi dissi, altre volte mi è venuta. E se pur vi sia luogo a dispensa dall'ufficio potrebbero essere le mie condizioni eccezionali di salute. Quindi vi ripeto ciò che vi ho detto altre volte, mi rimetto al giudizio del superiore. A me manca persino il breviario, vedendomi giungere il breviario è segno che posso dirmelo.
Chiesi per carità al padre provinciale l'applicazione, se non vi riesce di molestia, sarei a pregarvi a volerglielo rammentare.
Mi benedica, o padre, assieme al padre provinciale, e compatisca la mia povera e triste sventura.

Vostro ubbidientissimo figlio,
fra Pio, cappuccino.

Terrò presente il suggerimento datomi nell'ultima vostra riguardante la corrispondenza. A voce, se Iddio il permetterà, vi renderò ragione del mio operare.
 
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Mary Lourdes
view post Posted on 23/3/2011, 19:08




Padre Pio a padre Benedetto



"La pena dell'amore causata dal bacio e tocco sostanziale di Dio è arrivata al sommo - Dice: son crocifisso d'amore! - Pena intollerabile nel doversi cibare ecc. Se ne sente morire"

Pietrelcina, 18 marzo 1915

Mi carissimo padre,
Gesù è Maria siano sempre con voi e con tutti quelli che l'amano sinceramente. Così sia.
Rispondo con due lunghi giorni di ritardo alla vostra preziosissima lettera, a cagione che la crisi, di cui vi parlavo altrove, in questi giorni più che mai si è andata accentuando. A stento riesco al presente a buttare su questa carta queste brevi parole.
Padre, mi sia concesso sfogarmi con voi almeno: sono crocifisso d'amore! Non ne posso proprio più: l'è questo un cibo assai delicato per chi è avvezzo a cibi grossolani, ed è appunto questo che mi produce di continuo delle fortissime indigestioni spirituali, da crescere a tal punto da far gemere per vivissimo dolore ed amore insieme la povera anima. La meschinella non sa adattarsi a questo nuovo modo che tiene il Signore con lei; ed ecco che il bacio e il toccamento, direi così, sostanziale che questo amorosissimo padre celeste imprime sull'anima, le riesce ancora di una estrema pena.
Il buon Gesù vi faccia comprendere il mio vero stato! Ed intanto vi scongiuro a volermi usare ancora un altro pò di carita e pronunziarvi al riguardo.
Il soddisfare, carissimo padre, alle necessità della vita, come ol mangiare, il bere, il dormire ecc. i riescono di tanto peso, che non saprei trovare paragone se non nelle pene che dovettero sperimentare i nostri martiri nell'atto della suprema prova.
Padre, non crediate che vi sia in questa similitudine dell'esagerato; no, la cosa sta proprio così. Se il Signore, nella sua bontà, non mi toglierà la riflessione, come pel passato nell'atto che debbo soddisfare a tali azioni, io sento che non potrò durarla a lungo, mi sento mancare il terreno sotto i piedi. Il Signore mi aiuti e mi liberi da tanta angoscia! voglia diportarsi con me e trattarmi come mi si conviene. Sono un ribelle continuo alle divine operazioni e non merito affatto di essere trattato in tal guisa.
Accogliete poi, o padre, i miei sincerissimi auguri, che vi faccio di tutto cuore pel vostro onomastico. Voglia il buon Dio esaudire tutti i miei voti, che per voi a lui io fo. Vi accordi un filgidissimo tramonto, assai più splendente di quello che fù la vostra vita.
Questo è il mio augurio, che in me trovo assai più bello per voi.
Il buon Gesù vuole consolare quell'anima, a mezzo mio con una corrispondenza diretta. Diportarsi diversamente sarebbe per la poverina di peggior confusione e di maggior aggravio. Si potrebbe a tal fine, per evitare possibili e seri imbarazzi, indirizzare la mia lettera per lei al suo confessore.
Pregovi, sempre che il troviate giusto, volermi inviare l'indirizzo di lei confessore. Comprendo che questo mi riesci di estrema confusione, ma non si può far diversamente: voi già sapete com'è intransigente Gesù su certi punti.
Non ne posso più; finisco con chiedervi la vostra paterna benedizione ed una preghiera per me al Signore, per la mia sincera conversione a lui.

Il vostro povero
fra Pio, cappuccino
 
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Mary Lourdes
view post Posted on 28/3/2011, 16:11




Padre Pio a padre Agostini



"Ringraziamenti - La croce e l'amore - Teme che il suo amore per Iddio non sia autentico - Desidera soffrire per amore - Scrivetemi"

Pietrelcina, 21 aprile 1915

Mio carissimo padre,
Gesù vi faccia santo e vi conceda tutto quel bene che desiderate per l'altrui anime. Così sia.
Viva Gesù. La vostra ultima ha arrecato al mio spirito estremamente amareggiato un pò di consolazione. Voi con questa lettera avete gittato un pò di luce nel mio spirito; luce assai tenue, ma grazie al cielo, sufficiente a poter badare dove si mette il piede e non inciampare: luce che mi comunica la forza a potermi trascinare dietro la croce e farmi sentire un tantino di meno il suo enorme peso.
Mi copro il volto di rossore; so benissimo che la croce è il pegno dell'amore, la croce è caparra di perdono, e l'amore che non è alimentato, nutrito dalla croce, non è vero amore; esso si riduce a fuoco di paglia. Eppure con tale conoscenza questo falso discepolo del Nazareno si sente sul cuore pesare enormemente la croce, e molte volte (non vi scandalizzate e non vi inorridite, o padre, di fronte a ciò che sto per dire) va in cerca del pietoso cireneo che lo sollevi e lo conforti.
Che pregio potrà avere questo mio amore presso Dio? Temo fortemente per questo, che il mio amore per Iddio non sia vero amore. E questo è pure una delle tante spade che unite alla tante altre, in certi momenti mi opprimono e mi sento proprio sul punto di essere schiacciato.
Eppure, padre mio, ho grandissimo desiderio di soffrire per amore di Gesù. E come va poi che alla prova, contro ogni mio volere, si cerca qualche sollievo? Quanta forza e violenza debbo farmi in queste prove per ridurre al silenzio la natura, diciamola così, che reclama altamente di essere consolata.
Questa lotta non vorrei sentirla, molte volte mi fa piangere come un bambino perchè sembrami che sia mancanza di amore e di corrispondenza a Dio. Che ne dite al riguardo?
Scrivetemi, quando Gesù il vuole, e sempre a lungo; le vostre risposte sui tanti problemi, dubbi e difficoltà io le aspetto come luce di paradiso, come rugiada benefica su pianta assetata.
Beneditemi, o padre, e pregate sempre per chi fa continua memoria di voi davanti al Signore.
L'arciprete, i miei e gli amici tutti vi ossequiano e vi salutano cordialmente.

Il vostro povero figlio
fra Pio, cappuccino
 
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Mary Lourdes
view post Posted on 9/4/2011, 11:13




Padre Pio a padre Agostino[/CENTER]

"Quanto è dolce il nome croce! - Esortazione a seguire gli esempi della Madonna - usciamo con essa appresso Gesù - La pace del Cuore - Due Notizie"

Pietrelcina, 1 Luglio 1915

Mio carissimo padre,

Gesù vi riempia lo spirito di tutte le più elette sue grazie e vi faccia sempre più sperimentare la dolcezza della croce portata cristianamente. Quanto è doce, padre, il nome croce!; qui, appiè della croce di gesù, le anime si rivestono di luce, s'infiammano di amore; qui mettono le ali per elevarsi ai voli più eccelsi.
Sia dessa croce anche per noi sempre il letto del nostro riposo, la scuola di perfezione, l'amata nostra eredità. A tal fine badiamo di non separare la croce dall'amore a Gesù: altrimenti quella senza di questo diventerebbe un peso insopportabile alla nostra debolezza.
La Vergine Addolorata ci ottenga dal suo santissimo Figliuolo di farci penetrare sempre più nel mistero della croce ed inebriarci con lei dei patimenti di Gesù. La più certa prova dell'amore consiste nel patire l'amato, e dopo che il Figliuolo di Dio patì per puro amore tanti dolori, non resta alcun dubbio che la croce portata per lui diviene amabile quanto l'amore.
La Santissima Vergine ci ottenga l'amore alla croce, ai patimenti, ai dolori ed ella che fu la prima a praticare il vangelo in tutta la sua perfezione, in tutta la sua severità, anche prima che fosse pubblicato, ottenga a noi pure e dessa stessa dia a noi la spinta di venire immediatamente a Le d'appresso.
Sforziamoci noi pure, come tante anime elette, di tener sempre dietro a questa benedetta Madre, di camminare sempre appresso ad Ella, non essendovi altra strada che a vita conduce, s enon quella battuta dalla Madre nostra: non ricusiamo questa via, noi che vogliamo giungere al ermine.
Associamoci sempre a questa sì cara Madre: usciamo con essa appresso Gesù fuori di gerusalemme, simbol e figura del campo della ostinazione giudaica, del mondo che rigetta e che rinnega Gesù cristo, e dal quale Gesù Cristo ha dichiarato di essersi separato, avendo detto "Ego non sum de mundo" e che ha escluso dalla sua preghiera fatta al Padre: "Non pru mundo rogo".
Sì padre, usciamo fuori di questa Gerusalemme rinnegata, di questa Gerusalemme deicida, di questa Gerusalemme infedele a campo aperto, portando appresso a Gesù l'obbrobrio glorioso della sua croce.
A questo ci invita l'Apostolo: "Exeamus ergo ad eum extra castra improperium eius portantes". A questo punto ci invita il divin maestro: "Qui vult venire post me, abneget semetipsum, tollat crucem suam, et sequatur me". Teniamo sempre fisso lo sguardo in quella nobile augusta e santa comitiva che segue Gesù al Golgota: non vi è un solo che non porti la professione della vera fede in fronte, l'annegazione nel cuore e sulle spalle la croce ed animiamoci a seguire questo popolo avventuroso, in cui tutte le consolazioni vi sono unite a tutti i sacrifizi, tutte le speranze a tutte le virtù.
Stiamo bene all'erta di non mai turbarci per qualsiasi sinistro accidente potesse a noi venire, essendo questo mai scompagnato dalla imperfezione, avendo sempre la sua origine nell'egoismo e nell'amor proprio. Di più quando il nostro cuore è inquieto, più frequenti e più diretti sono gli assalti del nemico, il quale approfitta della naturale debolezza, la quale c'impedisce il diritto sentiero della virtù.
Il nemico di nostra salute conosce troppo bene che sicuro indizio dell'assistenza divina è la pace del cuore e perciò non lascia sfuggirsi cosa alcuna per farcela perdere. Perciò stiamo sempre all'erta su questo punto. Gesù ci aiuterà.
Ahimè, padre mio, perdonate la mia spudoratezza: dimenticavo a chi scrivevo.
Riguardo al viaggio che quelle due persone vogliono fare, lo facciano pure, però sebbene non ho mai ignorato che il Tirreno non sia zona di guerra, in verità non veggo in pace questo viaggio.
Raccomando poi caldamente anche alle vostre preghiere il povero padre Evangelista, che a me sembra trovarsi al presente in una grande desolazione. Gesù voglia presto consolarlo.
Arrivederci, padre, quando e dove Iddio vorrà ed intanto, tenendoci sempre davanti a Gesù, non mi negate la vostra paterna e sincera benedizione.

Il vostro povero figlio
fra Pio, cappuccino
 
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view post Posted on 10/4/2011, 13:11
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Jack

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Mary Lourdes
view post Posted on 9/5/2011, 15:51




Padre Pio a padre Agostino



"Una burrasca continua mi travolge - Semper pati e nunquam morim- La desolazione presente grazia o castigo? - Il quadro della vita passata"

Pietralcina, 15 agosto 1915

Mio carissimo padre,
Gesù sia con voi sempre e vi rimuneri a cento doppi il bene che sempre procurate di fare all'anima mia.
Buio e spine sempre, padre mio; qualche raggio di luce, qualche stilla di conforto per le vostre lettere e poi...più fitte tenebre, spine ancora più amare.
Una burrasca continua mi travolge, e se vi è qualche sosta passeggera e momentanea, che in sostanza non si prolunga quasi mai quanto può impiegarsi nella recita di una Ave Maria, mi volgo intorno temendo e tremando con una domanda: che cosa mi avverrà di nuovo?
Gesù così vuole e così sia; ma il fiat, nonostante la prontezza e la sottomissione della parte superiore della volontà, che è sempre unita alla volontà di Dio, mi riesce assai difficile a profferirlo ed occorre farmi dei grandi sforzi per non vacillare.
Alle volte mi assale il dubbio se realmente la volontà vi partercipa nel pronunziare il fiat della rassegnazione, ed allora il tormento e lo strazio che sento in fondo all'anima è indescrivibile. Temo di spavento ed il dolore è tale, che non saprei se l'anima ne possa sentire di più di fronte alla morte.
Io non valgo ad intenderlo, solo so con certezza che sento una sete cocentissima di voler soffrire assai e sento un bisogno continuo di sempre dire al Signore: "Aut pati aut mori", anzi "semper pati et nunquam mori",
Ma ahimè, padre mio, che tale ardore di soffrire mi fa temere che non viene da Dio, perchè, messo alla prova, nonostante che permane sempre il poc'anzi desiderio espressovi, la natura quasi si ribella e rifugge il patire.
Essa si oppone in me ai dettami della ragione, alle ispirazioni della grazia. Di qui ha principio il martirio che mi lacera l'anima; sentomi in un medesimo tempo unito a Dio per mezzo dello spirito, per mezzo della volontà, e nello stesso tempo la carne, la natura che, scontenta sempre, vorrebbe staccarsi dalla croce, dalle divine disposizioni.
Quindi sento in me che lo spirito è in una lotta intestina continua, ostinata colla carne, e che vicendevolmente i fanno una guerra. Come spiegarlo tutto questo? Non vi è forse qui un inganno grandissimo del nemico? Il tutto in me non si riduce ad un puro fuoco di paglia?
Ditemelo francamente, la cosa non sta proprio così? Non è fondato forse il mio timore, il mio atrocissimo dubbio? Mi accorgo, o padre mio che vi cagiono colle mie lettere sempre nuovi dolori, vi ripeto sempre le stesse cose e voi con santa pazienza mi ascoltate; ma, che volete? le condizioni sono sempre le stesse, come fare a parlarvi di altro?
Sarà poi vero che il Signore mia abbia finalmente mandato la presente desolazione, in grazia delle mie suppliche a lui fatte di volere sempre patire ed essere partecipe dei dolori del divin maestro? Voi purtroppo me lo assicurate coll'ultima vostra. Ma è lungi dal mio spirito il credere che il mio stato attuale sia una grazia; per me sembrami essere un castigo del cielo, giustamente meritato e per acquietarmi alle vostre assicurazioni fattemi a riguardo bisogna che mi faccia una grandissima violenza. Piaccia al Signore che la cosa stia proprio come voi mi dite!
Del resto ubbidisco e credo di non sbagliare, non è vero? Ma vi ubbidisco in tutto? Dio mio! Questo pensiero mi atterrisce. Voi, padre, mi dite di non pensare più alla vita passata ed io vorrei ubbidiri anche in questo, che ne ho tutta la buonissima volontà. Ma come fare a non pensarci? e non rimanere atterrito e contraffatto persino nella più intima e secreta parte dello spirito?
So che niuno è mondo innanzi a Dio, ma la mia deformità è inconcepibile ad umano intelletto: Iddio ha squarciato il velo che mi teneva nascosto la mia immondezza. Egli ha finalmente manifestato agli occhi miei tutti i miei occulti mancamenti e mi conosco tanto deforme, che le stesse mie vesti sentono orrore della mia lordura.
Come fare adunque a non pensarci, se il quadro deforme è sempre davanti a me? Il mio accusatore non è già un uomo, con cui io possa agevolmente scolpare il mio operare, ma è Dio giudice senza appello, e niun arbitro potrà interporsi tra me e Dio. Ma viva Iddio, che non rimuove la sua misericordia dinanzi a lui.
Piaccia a lui di abbassare nuovamente la cortina che nasconde all'anima mia la lordura, affinchè io non rimanga schiacciato sotto il peso dei miei mancamenti e solo mi si lasci libero il corso ai lamenti nell'amarezza del mio cuore. Il padre provinciale continua a mantenermi il più stretto silenzio; che spina acuta l'è questa al cuor mio nello stato presente! Sia benedetto Iddio, chè anche questo entra nei disegni della sua provvidenza.

Fra Pio, cappuccino.
 
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Mary Lourdes
view post Posted on 30/5/2011, 14:08




Padre Pio a padre Agostino



"Ringrazia per l'ultima lettera - Mi sento quasi smarrito - L'idea della presenza di Dio avvolta in un fitto velo - Ferita aperta dalla parte del cuore - La vita non è corta, è infinita - Fervida preghiera - Faccia leggere le lettere al padre Benedetto"

Pietrelcina, 4 settembre 1915

Mio carissimo padre,

Gesù sia sempre con voi e piaccia a lui di rendere degne, tutte l'anime redente, d'essere accolte un giorno nel regno della gloria. Conceda a noi d'essere del bel numero di coloro che hanno saputo andare sempre innanzi nella scuola del suo amore. Così sia.
Ieri appunto mi è pervenuta la vostra ultima lettera e grazie infinite ne rendo a Gesù ed a voi ancora d'essermi pervenuta in un ora di suprema lotta spirituale. Per le belle parole che essa conteneva, ne fui alquanto sollevato nello spirito e mi sentii rinvigorito di nuova forza nell'alta punta dello spirito, per affrontar con maggiore rassegnazione la durissima prova, a cui è piaciuto a Gesù di sottopormi.
Ma il credereste? Cotesti sprazzi di luce, di lì a poco si convertirono in tenebre assai più fitte, le quali sono andate sempre più crescendo ed al presente sono giunte a tal punto, che mi sento quasi smarrito in sì folta oscurità. Non un spiraglio di luce, non un momento di tregua. Sento venirmi meno il coraggio ed il pensiero di andare errato, la idea di offendere Iddio mi riempiono di terrore, mi paralizzano le membra ed anima e corpo si sono posti sotto un pesantissimo torchio.
Sento dislogarmi tutte le ossa ed in pari tempo come se venissero stritolare e maciullate. L'idea di io è quella che regge l'anima ancora in piedi. Di tenuissimo conforto riesce per l'anima, che più non gode la dolce presenza del'amato, e che sente quanto è dura e pesante la sua solitudine, il pensare che Iddio si trova presente per tutto.
Ma quando poi la prova è più forte e cresce in maggiore intensità, il tormento di vedermi da Dio lontano, mi strazia più crudelmente ed il suddetto pensiero, allora non mi vale ad altro se non ad un maggior tormento per l'anima. Lo spirito allora si turba, la ragione fugge, mille idee di impazienza mi assalgono, e questa verità si consolante della presenza di Dio in tutte le cose resta come avvolta in un fitto velo.
Tutti i pensieri, tutti mi dicono che sono lontano da Dio, e non c'è balsamo che possa raddolcire questa piaga crudele, non c'è medicina che valga, nè altra consolazione all'infuori di quella di patire un vero martirio per sì degna cagione.
Padre mio, chi è tra i mortali che possa indovinare quanto sia dura la prova a cui vengo sottoposto? Chi vi è che possa indovinare quanto sia profonda la ferita che si è aperta dalla parte del cuore? Chi vi è che possa indovinare da quale mano sia partita la freccia? Chi vi è che possa indicarmi con quale sorta di balsamo si possa rendere meno aspro un tormento sì crudele?
Ahimè! quanto sono stolto, padre mio. Se si potesse curare coi meschini rimedi dell'arte umana, cesserebbe certamente di essere un male di così alta sfera.
Ed intanto...come potrò vivere inchiodato in questo duro carcere? Ah! non è vero che la vita dell'uomo è corta quaggiù; no, è troppo lunga, dessa è infinita. A che pro dunque restarmi io più lungamente confitto in questo mondo? Per me non c'è alcun balsamo, che valga a disacerbare questa piaga crudele, se non quello di rassegnarmi per piacere anche in questo al mio dolce Signore.
Deh! padre mio, preghiamo insieme così il confortatore dolcissimo dei veri amanti: o mio Dio, riposo dolcissimo dei vostri amanti, deh! fate gustare finalmente cotesto riposo a un cuore innamorato delle vostre bellezze, ad un cuore che vive a solo fine, chè voi il volete, voi solo potete rendere meno crudo il martirio di un'anima, che si strugge dal desiderio di unirsi per sempre a voi.
Vengo poi a pregarvi a volervi compiacere di far leggere al padre provinciale la lettera che porta la data del 19 luglio e se volete anche le altre, a voi dirette dopo di questa, meno che l'ultima del 25 scorso mese e pregate anche voi il padre provinciale a volersi compiacere a dare il suo giudizio. Credo che ciò non gli riuscirà sgradevole, sapendo che lo stato d'animo in cui mi trovo presentemente mi impedisce di trascrivergli nuovamente tutte quelle cose.
Mi addolora immensamente la tragica fine di quella povera persona ma il dolce pensiero di saperla in seno a Dio mi conforta.
 
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view post Posted on 7/7/2011, 09:32
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Avete letto il vangelo di Ezechiele?
 
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Mary Lourdes
view post Posted on 1/8/2011, 10:36




Padre Pio a padre Agostino

"Io non mi arresterò di piangere tutte le ore che mi restano" - deplorevole stato dei ciechi spirituali - chi mi assicura che non sia io del numero di questi infelici?" - inizio delle celesti visioni - Le stimmate - La coronazione di spine e la flagellazione - Donna Raffaelina"

Pietralcina, 10 ottobre 1915

Mio carissimo padre,
la pace di gesù custodisca il vostro cuore da ogni macchia di colpa e la Vergine santissima vi ottenga dal suo Figliuolo quell'abbondanza di grazia, che vi faccia sempre camminare in modo degno della vostra vocazione, con ogni umiltà e mansuetudine. Così sia.
Ricevo la vostra ultima, la leggo con stupore e sembrami di sognare ad occhi aperti. Mio Dio! sarà mai vero tutto quello che mi annunziate? E' mai possibile che il Signore abbia da rimanere glorificato in una sì meschinella sua creatura?
Piaccia al Signore di rendere esauditi i nostri comuni voti e di rendere avverato il vostro sogno fatto in mio riguardo!
In quanto a me, io non mi arresterò dal piangere tutte le ore che mi restano da vivere, poichè voi conoscete quanto mi strazia il cuore il vedere tanti poveri ciechi, che fuggono più del fuoco quel dolcissimo invito del divin maestro: "Venite a me voi tutti che avete sete, ed io vi darò da bere"!.
L'animo mio si vede estremamente straziato nel trovarsi di fronte a questi ciechi che non sentono punto pietà per se stessi, avendo le passioni tolto loro talmente il senno, che non sognano neppure di venire a bere a questa vera acqua di paradiso.
Uno sguardo, o padre, e poi ditemi se ho ragione di menare vita infelice per la follia di cotesti ciechi. Mirate come trionfano i nemici della croce sempre più ed in ogni giorno. Oh cielo! costoro di continuo bruciano di vivo fuoco, tra mille desideri di soddifazioni terrene.
Gesù l'invita di andare a dissetarsi di quell'acqua sempre viva. Cesù conosce assai ben quanto bisogno hanno costoro di bere a sazietà di questa nuova acqua, che lui tiene apparecchiata a chi veramente ha sete, per non perire in mezzo alle fiamme dalle quali son dessi divorati.

Gesùrivolge loro quel tenerissimo invito: "venite a me, voi tutti che avete sete, ed io vi darò da bere"; ma, Dio mio! qual risposta ne ottenne da dotesti infelici? Essi danno segno di non intendervi, vi sfuggono e, quello che è peggio, cotesti sciagurati avvezzi da lunga età a vivere in quel fuoco di soddisfazioni terrene, inecchiati tra quelle fiamme, più non sentono gli amorosi vostri inviti e neppure s'avveggono più del pericolo grande, orrendo in cui sono...

(continua...)

 
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Mary Lourdes
view post Posted on 2/9/2011, 08:42




Quale rimedio vi è da usare verso cotesti Giuda infelice per farli ritornare in se stess? Qual rimedio si può sperare perchè cotesti veri morti risuscitino? Ahi! Padre mio, l'anima mi si scoppia dal dolore; anche a costo Gesù ha dato un saluto, un amplesso, un bacio; ma per questi miseri è stato un saluto che non li ha santificati, un amplesso che non li ha convertiti, un bacio, ahimè!, fui per dire, che non li ha salvati non solo, ma che forse nella grande maggioranza non li salverà giammai!
La divina pietà più non l'ammollisce; coi benefici non si attirano, coi castighi non si domano, colle dolci insolentiscono; colle austere imperseversano; nella prosperità s'inalberano; nell'avversità disperano; e sordi, ciechi, insensibili ad ogni più dolce invito e ad ogni più atroce rimprovero della divina pietà, che potrebbe scuoterli e convertirli, non fanno che confermarsi nel loro indurimento, ed a rendere più intense le loro tenebre. Ma, deh! o padre mio, quanto sono stolto; chi mi assicura che non sia anche io del numero di codesti infelici? Sento, è vero, anch'io sete du questa vera acqua di paradiso, ma chi sa che non sia dessa veramente quella che pur ardentemente desidera l'anima mia?!
E questo tormento si va sempre più intensificando, a misura che quest'acqua non estingue la sete, ma che anzi l'accresce sempre più.
Non è questo forse, o padre, una ragione potentissima per fortemente dubitarne che quest'acqua che desidera la povera anima non sia dessa propriamente quella di cui il dolcissimo salvatore c'invita a bere a larghi sorsi?
Piaccia al Signore, srgente di tutta la vita, non voler negare a me quest'acqua si dolce e preziosa, che egli nella esuberanza del suo amore per gli uomini promise a chi ne ha sete. Io la bramo, o padre mio, quest'acqua; io la chieggio a Gesù con gemiti e sospiri continui. Pregate anche voi, affinchè non si nasconda a me; ditegli, o padre, che egli sa quanto gran bisogno ho io di cotesta acqua, che sola può guarire un'anima ferita d'amore.

(continua...)
 
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Mary Lourdes
view post Posted on 12/9/2011, 09:01




Consoli questo tenerissimo sposo della sacra cantica un'anima che ha sete di lui e la consoli di quello stesso bacio divino, del quale ne lo richiedeva la sacra sposa. Ditegli che fino a quando un'anima non arriverà a ricevere questo bacio non potrà giammai stringere un patto con lui in questi termini: "Io son tutto pel mio diletto ed il mio diletto è tutto per me".
Piaccia al Signore non abbandonare chi in lui solo ha posto tutta la sua fiducia! Deh! che questa mia speranza non vada mai fallita, e che io sia a lui sempre fedele....
Nella vostra risoluta volontà di sapere o meglio di ricevere riscontro a quelle vostre interrogazioni, non posso non riconoscere la espressa volontà di Dio, e con mano tremante e con cuore traboccante dal dolore, ignorandone la vera causa, mi dispongo ad ubbidervi.
La prima vostra domanda è che volete sapere da quando gesù cominciò a favorire la sua povera creatura delle sue celesti visioni. Se male non mi appongo, queste dovettero incominciare non molto dopo del noviziato.
La seconda domanda è se l'ha concesso il dono ineffabile delle sue stante stimmate.
A ciò devesi rispondere affermativamente e la prima volta di quando Gesù volle degnarla di questo suo favore, furono visibili, specie in una mano, e poichè quest'anima a tal fenomeno rimase assai esterrefata, pregò il Signore che avesse ritirato un tal fenomeno visibile. D'allra non apparsero più; però, scomparse le trafitture, non per questo scomparve il dolore acutissimo che si fa sentire, specie in qualche circostanza e in determinati giorni.
La terza ed ultima vostra domanda si è se il Signore l'abbia fatto provare, e quante volte, la sua coronazione di spine e la sua flagellazione.
La risposta anche a quest'altra domanda deve essere pure affermativa; circa il numero non saprei determinarlo, solo quello che valgo a dirne si è che quest'anima sono vari anni che ciò patisce e quasi una volta per settimana.
Parmi d'avervi ubbidito, non è vero?
Donna Raffaelina e sorella non ancora rimpatriano. pregate con più assiduità per ambedue queste afflittissime anime, specie per Raffaellina che più dell'altra ha bisogno del divin aiuto.
In un'altra mia vi risrbo una sorpresa riguardo a Raffaellina. Intanto pregate affinchè il tutto riesca secondo il cuore di Dio.
Con stima vi bacio le mani e degnatevi di sempre benedire questo vostro figliolo.

Fra Pio
 
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Mary Lourdes
view post Posted on 4/10/2011, 11:05




Padre Pio a padre Agostino

"La corrispondenza epistolare - Preghiere per un ammalato - Un'anima chiamata alla perfzione - Desidera ardentemente la morte, ma questa tarferà ancora a venire"

Pietrelcina, 14 gennaio 1916

Mio carissimo padre,

lo Spirito Santo sia sempre nel vostro cuore e vi faccia santo. Così sia.
Se il mio modo di comportarmi nella nostra corrispondenza può sembrare ad altri poco corretto, voi però che sapete tutto, sapete se non altro compiangermi ed anche compatirmi. Con questa fiducia quindi nell'animo io vi scrivo, ed in pace sopporto le infermità, a cui il divino sposo mi sottopone.
Quanto mi addolora lo stato del nostro venerando vecchio lo lascio immaginare a voi! Egli è atteso dal divin Agnello in cielo. Questo pensiero mi conforta alquanto e questo ancora deve confortare voi e quanti a lui sono uniti nella carità Santa.
Nella mia indegnità non cesso di fare ascendere di continuo le mie povere preghiere al trono di Dio per lui; prego pure la divina pietà a che voglia conservarl in vita ancora per un altro poco, ma che volete? a me sembra impossibile essere ascoltato su questo punto. E poi, a dirvi il vero, ne provo una ripugnanza assai grande nel fare questo, perchè sembrami pure che vogliamo trattenere in carcere un condannato che già è vicino ad acquistare la sua libertà, dopo aver soddisfatto per intero la sua pena.
Ad ogni modo non cesserò di pregare a solo fine di ubbidire a voi che così volete.
Che debbo dirvi di quell'altra anima, che tanta carità mi ha usato davanti al Signore? Beata lei che viene chiamata a gran perfezione cristiana. Il buon Dio l'aiutò in questo viaggio, che non potrà essere certamente non ingombro di grandissime difficoltà. Molto dovrà soffrire per l'ascensione di questo Calvario e non tarderà molto che ne incomincierà ad esperimentare l'asprezza di un tal viaggio. Il Signore Iddio la sorregga come sempre, ed a questo fine non mancheranno le mie povere e deboli preghiere.
Quella vostra espressione: "A me sembra che la fine del tuo terreno esilio non sia lontano", mi ha fatto uscire, nel leggerla, fuori di me stesso. Mi ha arrestato nella lettura della vostra lettera, mi sentii per un istante alleggerire le mie sofferenze che sono insostenibili; i polmoni me li sento alquanto dilatarsi e respirare quasi un'aria pura e refrigerante; quest'aria vivificatrice me la son sentita penetrare per tutte le fibre del corpo, correre per le vene, avvivare ogni globulo, ogni molecola del sangue.
Ho sentito un'ebbrezza dolce assai, una quiete dello spirito e del corpo, pura come un cielo tersissimo che mi ha fatto esclamare dal fondo dell'anima: oh che bel giorno è questo; oh che vista magnifica è quella di chiudere gli occhi del corpo per aprire quelli dello spirito davanti allo sposo divino! Come si sta bene!
La morte me la sento netta, piena di elasticità, il cuore libero e largo come il mare; i pensieri molesti, le cure pungenti, le noie della vita, tutto quel fascio di amarezze, di fastidi, di seccature, di disinganni, di pene, che affannano l'anima mia, quasi per incanto me le sentii sparire, non le ricordavo nemmeno.
Ma, ahimè, di lì a poco mi rinvengo e tutta la vita di prima la sento far peso sulle mie spalle. Mi sento come schiacciato sotto il peso del mio lungo esilio che ancora mi rimane. E' vero che un passo ancora....e la croce sarà piantata sul Golgota, ma bisogna pur convenire che il passo da fare per piantarvi la croce richiede tempo ancora, e poi agonizzarvi lì con gesù se ne passa del tempo.
Piaccia al Signore presentarlo alla mia mennte meno lungo, questo giorno che dovrà spuntare, di quello che mi viene rappresentato. Sento un estremo bisogno parlarvi dell'attuale stato del mio spirito, stato affatto niovo che mi fa orrore a doverne parlare. Per adesso non lo posso affatto, stante le mie attuali condizioni di salute, spero di farlo non a lungo. Il credereste? son quattro giorni, padre mio, che sto a scrivere la presente.
Beneditemi in ogni momento e non mi dimenticate davanti a Gesù.

Fra Pio, cappuccino

A Napoli Gesù mi fece conoscere un'anima veramente degna del suo divin Cuore. Ella mi scrisse verso natale ed io risposti e credo di non aver fatto male. Scrivendomi in seguito, potrò rispondere?
 
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Mary Lourdes
view post Posted on 4/11/2011, 15:28




Padre Pio a padre Agostino

"Ringraziamento - Una mano che respinge - Effetti dolorosi - Si raccomanda ai direttori - Difficoltà di esprimersi - Desiderio della morte - Stato fisico- Donna Raffaelina - Perchè non scrive al provinciale"

Foggia, 27 febbraio 1916

Mio carissimo padre,
Gesù sia sempre il re supremo del vostro cuore e vi renda sempre più degno dei suoi celesti favori. Così sia.
Ricevo proprio or ora la vostra sospiratissima lettera...Gesù vi rimuneri di tutti i sacrifizi che fate per la mia povera persona. Non debbo però nascondervi che mi veggo, per tante cure che mi usano, profondamente umiliato. E come potrebbe essere diversamente, mio buon padre? Oh! non sono io privo di ogni merito personale? Forse si vuole venire in aiuto di un povero infermo. Ma come fare a sdebitarmi di tutto ciò che mi si fa?
Purtroppo prevengo la risposta di sì dolorosa dimanda per me. Sdebitare tutto colla preghiera al Signore. Sta bene; e questo io il fo; ma dovete pure convenire con me, che a questo sono astretto per moltissimi altri vincoli. E poi cosa può valere mai la preghiera di chi prega in un sepolcro di morte, di cui il Signore non ha più memoria di lui?
Prego di continuo, ma la mia preghiera non si eleverà mai da questo basso mondo. Il cielo, padre mio, sembrami divenuto di bronzo; una mano di ferro è posata sulla mia testa: ella mi respinge di continuo lontano lontano.
In alcuni istanti sembrami che l'anima è li sul punto di afferrare l'oggetto delle sue brame. Ma chi il crederebbe? L'oggetto delle sue torture di un tratto a lei si nasconde e con una mano, direi crudele, mi respinge lungi da sè.
Chi può dire quanto sia pesante questa mano che così respinge? Se tutti gli astri che sono in mezzo al firmamento si riversassero tutti su della povera anima, a mio credere, non produrrebbero tanto peso su lei, quanto peso produce cotesta mano respingitrice.
Aggiungete a tutto questo il riconoscimento di questa anima dopo sì fatta respinta e giudicatelo voi se si può vivere a lungo in simile stato. Avvertite pure che questo avvicinamento dell'anima al suo oggetto e la ripulsione che le succede sono continue e ditemi poi se il mio stato sia invidiabile.
Mi sforzo di stare alle assicurazioni di chi tiene le veci di Dio, ma nell'anima non può mai scendere un raggio di luce. Una credenza secca, senza alcun conforto e solo bastevole a non gittare l'anima nella disperazione.
Per carità, padre mio, ritornate sempre sul mio caso col padre provinciale; lo studiino bene e poi....mi parlino chiaro, se pur rimedio v'è di potere rientrare nella grazia del sjupremo re. So che questo ultimo mio periodo ecciterà il loro sdegno contro di me. Per carità non vogliano molto adirarsi col loro servo. Permettetemi che io sfoghi il mio dolore con voi che siete stato messo a parte di ciò che fin qui è andato succedendo.
Lasciate che una pecorella smarrita sfoghi il suo dolore sul cuore del proprio padre e che le sue lagrime si confondano con quelle di lui.
Non è l'incredulità che così mi fa parlare, ma sibbene è l'acerbità del dolore, che si è impossessata di tutto l'essere mio. Compatite ad un povero cieco che va errando nel più fitto buio di un'alta notte.
Ditemi sinceramente: non sono io forse uno di quei ciechi di cui parla il profeta: "oculos habent et non vident".
Mi si parli pure e aiutino a rimettermi sulla diritta strda; m'indichino il modo del come devo diportarmi per ritrovare l'oggetto delle mie amarezze.
Oh! se mi fosse possibile aprirvi tutto il mio cuore e farvi leggere tutto ciò che vi passa, forse chi sa che non mi apportasse un pò di sollievo!
Ma voi sapete tutto, che è il Signore che ha rimosso da me ogni mezzo per esprimermi. Or ditemi: non è questo un gran castigo? Vorrei, vorrei parlarvi, ma a che vale il parlare senza intenderci? E' meglio uno stretto silenzio, che un mal parlare.
Rendete per me vivissime grazie a tutte l'anime che per me pregano ed assicurate loro che io fo continua memoria davanti a Gesù di tutte indistintamente.
Adesso, padre, mi sia lecito raccomandarvi una vostra promessa fattami. Mi diceste che quando Gesù avrebbe richiamato al suo ovile la pecorella errante, avreste pregato e fatto pregare per la di lei dipartita.
Oramai, grazie al cielo, la vittima è già salita all'altare degli olocausti e da sè dolcemente si va distendendo su di esso: il sacerdote è già pronto ad immolarla, ma dov'è il fuoco che deve consumare la vittima? Questo appunto è ciò che si deve chiedere a voi che a tanto vi siete obbligato, dovete incessantemente chiederlo e strapparlo al divin cuore.
Tralascio di parlarvi del mio fisico, non è desso l'oggetto del nostro trattenimento, e poi è una cosa che non mi preme affatto ed anche per voi voglio che sia lo stesso. Solo vi dico che Gesù mi lascia il conforto di celebrare sempre. Ma se anche d questo vorrà privarmi, fiat!
Le sorelle Cerase vi restituiscono centuplicati gli auguri che fate per esse e m'incaricano di ossequiare da parte loro il padre provinciale. La povera inferma sta assai male: pregate e fate sempre pregare per la povera paziente.
Sono costretto a far punto, perchè il porgitore della presente è in partenza. Avrei scritto pure al padre provinciale, ma non ho fatto a tempo e poi son convinto che la presente sarà notificata anche a lui.
Intanto ossequiatemelo tanto tanto, mentre chiedendo la paterna loro benedizione, mi profferisco sempre

il vostro poverop
fra Pio, cappuccino
 
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Mary Lourdes
view post Posted on 7/3/2013, 17:21




Padre Pio a padre Agostino

Rammarico dell'anima viatrice - "Chi è più misero di questa creatura?" - Desidera il giorno in cui "andrà naufrago in quel mare immens dell'eterna verità". Donna Raffaelina operata.

Pietrelcina, 27 ottobre 1915

Mio carissimo padre,
Gesù facci anche a voi sentire quella carità purissima che cacci via il timore, e che ha l'interiore sicurezza di quella grazia sovrana che esclude ogni macchia. Così sia.
Quanto grandemente infelice si riconosce l'anima viatrice che con tutte le sue forze procura di crescere nelle vie del divino amore! Che orribile contrasto ella va esperimentando di continua in se stessa! Io non so se il Signore vi abbia mai fatto esperimentare quello che fa sentire da molto a questa sua creatura. Mai ella ha sentito come lo sente in questo stato la dolcezza e la profondità, che contengono varie sentenze della Scrittura Santa.
Di queste, una la sarebbe: "L'amore è forte al par della morte, e duro al par dell'inferno". Questa creatura sente assai al vivo di essere ferita da uno strale, che non può essere nè può provenire da altra creatura, anche la più nobile. Alla poverina assai duramente le riesce di tirarsi dietro la catena della sua prigionia; ella conosce di essere assai duramente inchiodata in questo suo divino inferno.
Primo ed ultimo affetto che sorge in cuore a questa infelicissima creatura, allorquando ritorna alla coscienza della vita, è un vivo rammarico di essere viatrice, è un atrocissimo tormento di non esser morta in prove sofferte per lo innanzi. Dopo aver la poverina tanto sospirato il momento della sua dipartita, dopo di esser giunta più volte là sul limitare della vita, dopo di aver assoporate le dolcezze della morte e soffertane tutta la lotta e tutto il tormento, proveniente dalla natura che reclamava i suoi diritti, dopo che ella uscì fuori di sè, fino a perdere di vista il mondo di qua, dopo che la poverina ebbe quasi toccato col dito le porte della Gerusalemme celeste, il ridestarsi tuttora in questo luogo di esilio, ripiombando nella condizione di viatore che sempre può perdersi, l'è per fermo una nuova specie di agonia più dura assai della stessa morte e di qualsiasi genere di martirio.
A guisa, o padre, dell'apostolo delle genti, che dopo aver udito nel terzo cielo misteriose parole, che solo il Verbo divino può dire, fu rimandato a vivere di quella vita che non è vita perchè nemica di farci vivere della vera vita, fu rimandato dico, a soffrire sulla terra le ceffate di satana, oppure a guisa di chi avendo salito l'arduo monte colla croce sulle spalle, e mentre un passo ancora e l'avrebbe piantata sulla vetta, si trovasse nuovamente risospinto sullo stesso luogo da cui era partito.
Ahimè! padre mio, quanto è dura questa via mortale, finchè ella dura, l'eterna è sempre incerta! Oh vita crudele, nemica del mio amore, che ci ama infinitamente più di quello che noi possiamo amarlo, conoscerlo, oh! perchè non ci è dato di finirti?
Oh vita, che per sì fatta creatura non sei più vita, ella ti sopporta in pace, perchè Dio ti sopporta; si prende cura di te, perchè sei dono suo; ma tu almeno non voler fare con questo poverino la traditrice e l'ingrata!
Padre mio, chi è più misero di questa creatura? Ella sente il suo libero arbitrio, schiavo infelice della sua libertà, è strettamente legato alla catena dal timore e dall'amore di quel Dio che la creò; ma non le basta, ella vorrebbe sentirsi stretta a lui da un altro amore, che non potrà realizzarsi in questo basso mondo. Ella vorrebbe entrare presto in quell'eterno riposo per sempre vivere perduta in quell'oceano immenso di bontà, per conoscere solo ciò che egli ama e per godere di quello onde è beato egli stesso.
La poverina sospira che spunti questo di avventurato, per non vedere aggirarsi il suo intelletto in mille altre verità, le quali se tali sono, perchè l'oggetto del suo amore è la verità prima e ad altre si comunica; quest'infelice creatura sospira questo fortunatissimo giorno, per non vedere la sua volontà di continuo aggirarsi in tante voglie diverse.
Oh quando fia, padre mio, che venga questo giorno sospiratissimo, in cui la poverina andrà naufraga in quel mare immenso dell'eterna verità, dove non avrà più libertà di peccare, nè punto si curerà di essere creatura dotata di libero arbitrio, perchè quivi tutte le miserie son finite, ed ella non potrà più svolgere gli occhi da quella infinita bellezza, nè lasciare di deliziarsi in Dio in una perpetua estasi di dolcissimo amore?
Piaccia al Signore di porre termine quando a lui piacerà a sì crudele martirio.
Vi promisi in un'altra mia di serbarvi una sorpresa circa la povera Raffaelina. Per evitarvi un dispiacere, volli tacervi il fatto che a lei avvenne proprio in quei giorni. La poverina ha dovuto subire una operazione chirurgica, delicatissima e pericolosissima nello stesso tempo, e giacchè ormai è fatto compiuto e col divino aiuto tutto è andato bene, godo di notificarvelo, affinchè ne godiate anche voi, grazie al Signore.
Ora ne sospiro il dì, in cui potrò riabbracciarvi.

Fra Pio.
 
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43 replies since 22/10/2010, 20:30   1963 views
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